Nozze d'oro. Enrico Castelnuovo

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Название Nozze d'oro
Автор произведения Enrico Castelnuovo
Жанр Языкознание
Серия
Издательство Языкознание
Год выпуска 0
isbn 4064066070649



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uno che non ci vede e che non può far due passi fuori delle sue stanze se non è accompagnato; e che importa lo stomaco per uno che non ha denti e deve rinunziare alle vivande più saporite?... E che giornate interminabili erano le sue! Egli, ch'era stato sempre avvezzo a occuparsi, non poter scrivere una lettera, non poter leggere un libro, un giornale!... Almeno avesse avuto il sonno a sua disposizione!... Nossignori... Sonnolenza, sì... non foss'altro che per effetto della noja; ma una buona ora di sonno profondo, ristoratore, mai, meno forse di giorno, dopo il pranzo... Ah gran brutta vita!

      — Gli è che Villarosa è fatta apposta per ammalarsi — sentenziò la Letizia. — Così triste, così umida, così fredda...

      L'Antonietta Frassini non potè trattenere un'esclamazione.

      — Trovi triste Villarosa, zia?... A me par tanto allegra...

      Tullio era dell'opinione della cugina.

      — Villarosa è calunniata... Non è in una posizione amena, siamo d'accordo, ma non è triste... Il giardino è così bello, ha di così belle piante... Io ci fui anche d'inverno e vi ho trovato dei giorni di sole come questo... Certo che se piove è un'altra faccenda... Ma la pioggia getta un velo di tristezza da per tutto... Vorrei che vedeste Parigi.

      — Es-tu bête, mon enfant? — interruppe Luciano, il padre. — Che confronti!... Con la pioggia o col sole Parigi è sempre allegra... E poi importa molto la pioggia o il sole a chi è nel vortice degli affari?

      E soggiunse che in quanto a lui non comprendeva la vita fuori d'un gran centro, senza giornali, senza listini di borsa, senza telefono, senza telegrafo. — Pensare che quì bisogna far cinque chilometri per poter mandare un dispaccio, e che l'ufficio non è nemmeno aperto la notte!

      — Siamo agli antipodi, caro cognato — dichiarò Frassini, il pittore rifiutato da anni a tutte l'Esposizioni. — Il vostro telegrafo, il vostro telefono, le vostre strade ferrate hanno rovinato il mondo... A forza di sentir le voci degli altri non sentiamo più la nostra... A forza di veder passare dinanzi a noi dei fantocci non abbiamo più occhi per cogliere i grandi simboli che soli chiudono la verità... L'arte ha smarrito la strada.

      Luciano si accingeva a rispondere. Marialì lo prevenne.

      — Se badassi a mio marito si andrebbe a vivere sulla cima d'un monte, o in mezzo a un deserto... Ci andrai tu, amico mio.

       — Il povero babbo finisce sempre col fare quello che vuole la mamma — sussurrò l'Antonietta nell'orecchio al cugino. — In quanto a me, avrei molti de' suoi gusti.

      L'Adele, la donna politica, volle dire anch'ella la sua.

      — Io sono d'accordo con Luciano. Un gran centro ci vuole. Fuori di Roma non mi ci potrei vedere.

      — A Roma — ribattè il commendatore Prefetto — non ci starei nemmeno dipinto... Mi pare che tutte quelle fucine d'intrighi, Parlamento, Ministeri, eccetera eccetera, debbano emanare delle esalazioni pestifere... Quel Ministero dell'interno è una camorra...

      — E quello della marina? — esclamò la Letizia.

      — Chi ve lo nega? — soggiunse il deputato. — Sono uno peggio dell'altro... Il guasto è nel sistema... Bisogna rinnovare ogni cosa ab imis fundamentis... E noi dell'estrema siamo lì per questo.

      L'ex Prefetto si strinse nelle spalle.

      — Voi?... Voi farete un monte di rovine, ecco quello che farete.

       Luciano assentì.

      — Voi rovinate il credito del vostro paese... Se fosse dipeso da voi, la Rendita italiana sarebbe oggi a 60...

      — E voi, uomini di Borsa... — replicò Girolamo.

      Ma l'Angela interruppe la disputa.

      — Per amor di Dio, lasciate dormir la politica e la finanza... Non occupiamoci nè di Parlamenti, nè di Ministri, nè di Borsa, nè di Parigi, nè di Roma... Restiamo a Villarosa.

      — Ma! disse Cesare. — Quanti anni che non ci troviamo seduti a questa tavola noi sei, fratelli e sorelle, intorno al babbo e alla mamma!

      Si fecero i conti, si passarono in rassegna i vari avvenimenti, anche i tristi, in occasione dei quali la famiglia s'era riunita... Ora mancava l'uno, ora l'altro. Alla morte del povero Manlio, Cesare era lontano; ai funerali dello zio Luigi non era potuto venire Luciano, trattenuto da' suoi affari a Parigi... Conveniva risalire al matrimonio di Marialì, vent'anni addietro.

      — Già, già — osservò il commendatore Ercole nel Settembre 1879... l'anno prima del mio collocamento a riposo,... quand'ero a disposizione del Ministero... Ministero Cairoli-Depretis.

      — Tre di quei giovinetti non c'erano per la buonissima ragione che non erano nati — ripigliò Cesare accennando ai due Alvarez e all'Antonietta... C'era Tullio...

      — Sicuro che c'ero — affermò costui. — E rammento...

      — Che cosa vuoi rammentare? — interruppe la Letizia. — Ella sì avrebbe rammentato, la mia povera Laura... Aveva cinqu'anni allora.

      — E io — ribattè Tullio — rammento benissimo ch'eravamo insieme e che, in chiesa, la zia Angela ci sollevò tutti e due perchè vedessimo meglio... Vestita di bianco, la zia Marialì mi pareva un angelo.

      La Marialì arrossì come una collegiale. Avvezza a ricever di questi complimenti, avvezza anzi a cercarli, ella non sapeva dissimulare la soddisfazione che l'era procurata da ogni nuovo omaggio alla sua bellezza. E la ingenuità della sua civetteria era forse una delle sue maggiori seduzioni, era uno dei coefficienti di quella sua aria giovanile che, a quarantadue anni, l'avrebbe fatta credere, piuttosto che la madre, la sorella maggiore dell'Antonietta.

      Giulio Frassini, il marito, la guardò attraverso la tavola con un misto d'ammirazione e di dispetto. Ell'era stata, ell'era sempre il suo idolo e il suo cattivo genio. Ell'aveva in lui avvilito l'uomo e ucciso l'artista, s'era impossessata di tutto l'esser suo, del suo corpo e della sua anima; aveva preso il suo tempo, sciupato il suo ingegno, trascinata nel fango la sua dignità... E nondimeno, anche oggi, dopo vent'anni di matrimonio, egli sentiva che non avrebbe potuto vivere senza di lei; anche oggi egli si maravigliava che vi fosse stato un momento un cui egli le aveva preferita la sorella Angela, la buona e sbiadita creatura che gli sedeva dirimpetto, occupata a sminuzzar le vivande per renderle mangiabili ai suoi genitori.

      E com'era commossa l'Angela, e con che studio teneva bassi gli occhi, tanto da non lasciar veder le lacrime che le gonfiavano le palpebre! Il matrimonio della Marialì! Tutte le più minute circostanze ella ne ricordava; l'ora in cui s'era svegliata, l'abito che aveva indossato, il guanto che le si era stracciato calzandolo, le poche goccie di pioggia ch'eran cadute nel ritorno dalla stazione dopo l'accompagnamento degli sposi, il fazzoletto di batista ch'ell'aveva bagnato di pianto nel silenzio della sua camera, lo sforzo che aveva fatto per nascondere a tutti la sua emozione... E nessuno aveva capito, nessuno, dallo zio Luigi in fuori, aveva saputo niente. Ella lo sentiva ancora sulla fronte il bacio dello zio Luigi; sentiva le sue parole: — Quel balordo di Frassini se ne accorgerà dello sproposito che ha commesso sposando la Marialì invece di te.

      Ella non aveva allora che ventiquattr'anni, eppure in quel giorno ell'aveva compreso che la sua giovinezza era tramontata, che il suo primo disinganno le aveva aperto nel cuore una ferita non sanabile mai. Ed ella aveva, in quel giorno, letto chiaro nell'avvenire. Sposate le sorelle, dispersi pel mondo i fratelli a eccezione di Manlio, ell'aveva previsto che le sarebbe convenuto rinunziare alle gioje di moglie e di madre e consacrarsi tutta quanta ai genitori e allo zio che probabilmente non si sarebbero mossi da Villarosa. I fatti le avevano dato ragione. Dopo un'effimera Prefettura durata pochi mesi, il commendatore Torralba aveva dovuto abbandonare in modo definitivo il servizio e s'era ritirato nella villa spezzando ogni legame col mondo; indi la morte di Manlio e dello zio Luigi, le vicende varie di Cesare e la partenza di lui per l'America avevano gettata una nuova ombra sulla casa e ribadite le catene dell'Angela. No, non l'era possibile, non l'era lecito pensare a sè stessa. E non vi aveva pensato più, aveva compito il suo sacrifizio umile, quotidiano, quel sacrifizio che nessuno avverte appunto perch'è quotidiano,