Название | Nozze d'oro |
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Автор произведения | Enrico Castelnuovo |
Жанр | Языкознание |
Серия | |
Издательство | Языкознание |
Год выпуска | 0 |
isbn | 4064066070649 |
Insomma l'Angela Torralba non aveva mai spiegata tanta attività e tanta energia.
Rimasta sola in casa a custodia dei vecchi parenti, zitella a 44 anni e senza speranza di matrimonio, ell'era una di quelle donnette savie e tranquille che sono la provvidenza delle famiglie, e che le famiglie si avvezzano a considerare come esseri sbiaditi e subalterni, liberandosi in questo modo dall'obbligo della gratitudine. I fratelli e le sorelle dicevano: — Quell'Angela manca di ogni charme femminile. Non è da stupirsi se non ha trovato marito. — E i genitori, che dell'Angela avevano bisogno come dell'aria e del pane, ripetevano a sazietà: — Dei nostri sette figliuoli quella è stata la meno favorita dalla natura. È buona, anzi buonissima, ma non ha slancio, non ha brio, non ha vita. Non è stata mai giovine.
Ebbene, come il dottor Vignoni aveva notato, ora l'Angela pareva ringiovanita. E non solo pel suo fervore epistolare, ma per l'assiduità infaticabile con cui ella attendeva a tutti i preparativi necessari per la buona riuscita del suo disegno. Giacchè l'ottener l'assenso di quelli che sarebbero dovuti venire non bastava; bisognava far sì che non si pentissero d'esser venuti, che quella vetusta casa di campagna situata in una pianura disamena, quella Villarosa la quale d'allegro non aveva altro che il nome, non apparisse troppo umile, troppo incomoda, troppo inospitale a gente ormai usa alle raffinatezze delle villeggiature moderne. È certo intanto che se l'invito fosse stato accolto nel senso più largo; se i fratelli e le sorelle si fossero tirati dietro le mogli, i mariti e tutti quanti i figliuoli, sarebbe stato un affar serio il trovar posto per tutti. Ma l'Angela non si confondeva, tra perch'era sicura che più d'uno avrebbe mancato, tra perchè aveva ormai preso i debiti accordi col giardiniere e col fattore, affinchè, in caso estremo, cedessero per pochi giorni le loro abitazioni.
Rivelando a sè stessa qualità organizzatrici fino allora ignorate, ell'aveva compilato tre specie di preventivi: il minimo, il medio, e quello ch'ella chiamava della massima gioja e che, oimè, sarebbe stato anche del massimo disturbo e doveva servir nell'ipotesi che le varie famiglie giungessero in massa. Tante stanze, tanti letti, tante persone di servizio ausiliarie occorrevano nel primo caso, tante nel secondo e tante nel terzo. E com'è naturale, le spese sarebbero state proporzionate al numero degli ospiti.
Questo della spesa era un affar serio, e guai se l'Angela non vi avesse contribuito liberalmente col suo peculio particolare! Perchè il commendatore Ercole Torralba, ex Prefetto, invecchiando, era diventato avaro e si spaventava d'ogni strappo fatto al suo bilancio ordinario. — Non voglio mica morir sulla paglia per solennizzar le mie nozze d'oro — egli aveva dichiarato alla figliuola. Ma ella gli aveva risposto: — Non aver paura. Faremo le cose con giudizio.
E per far le cose con giudizio l'Angela aveva venduto in silenzio una sua cartella di 500 lire di rendita e attingeva a piene mani nella somma che ne aveva ricavata. — Poichè lo zio Luigi mi ha favorita nel suo testamento — ella pensava — è ben giusto che le mie entrate vadano a benefizio dell'intera famiglia.
III.
Niente di più naturale che in quella sera di giovedì 12 Ottobre ch'era la vigilia dei primi arrivi, si fosse un po' nervosi alla Villa. Però la nervosità del commendatore Ercole Torralba aveva in sè qualche cosa di acre che impensieriva la buona Angela.
— Oggi non capita nessuno — brontolava l'ex Prefetto; — nè Vignoni, nè don Antonio, nè il farmacista, nè il segretario... Si è fatta correre una parola d'ordine...
— No — disse l'Angela sollevando gli occhi dal giornale; — avranno creduto che tu volessi coricarti più presto del solito.
Il commendatore si strinse nelle spalle. — Sciocchezze!... Così si passa da un estremo all'altro... Oggi un mortorio, domani uno schiamazzo indiavolato.
— Domani Cesare ci racconterà le sue avventure — soggiunse la figliuola.
— Belle avventure, sì — ribattè il padre. — Un ragazzaccio che ha provato cento mestieri senza fermarsi su nulla.
— Ora s'è fermato — riprese l'Angela con dolcezza.
— Chi lo sa?... A ogni modo, per fermarsi è dovuto andare in America... Ha piantato i suoi genitori, ha piantato te... Poteva viver tranquillo quì, prendere il posto lasciato vuoto da suo fratello Manlio, investire in fondi la somma ereditata dallo zio, e invece...
— Non aveva vocazione per l'agricoltura...
— Già, tu lo hai sempre difeso... per amor dei contrasti.
— Babbo! — supplicò l'Angela colta da un subito sgomento. — Non amareggiamoci questi giorni che devono esser giorni di felicità e di concordia... Saremo tutti uniti,... tutti quelli che rimangono... ed era tanto tempo che non eravamo uniti!... Se pur ci furono attriti in passato, dimentichiamoli, non diamo posto fra noi ai tristi ricordi... Non dico bene, mamma, non sei della mia opinione?
Questa interrogazione era rivolta a una vecchietta in cuffia bianca e vestito nero di seta che se ne stava rannicchiata su una poltrona, con uno sciallo sulle spalle e una coperta di lana sulle gambe.
La vecchietta era sempre stata dell'opinione di qualchedun altro, e questa volta ell'aveva il desiderio vivissimo d'esser dell'opinione della sua figliuola, ma non osava parlare per tema di dar torto al marito il quale la teneva compressa sotto il suo pugno di ferro.
Nondimeno ella balbettò: — Eh sì... tu dici bene... sì... anch'io... L'unione nelle famiglie è una bella cosa...
Subito dopo ella se la prese con le sue doglie. — Ah questo braccio, questo braccio... Neanche il massaggio ha servito.
— Niente di quello che ordinano i medici serve — borbottò Torralba.
— Credo sia l'ora della mia pillola — ripigliò la signora Laura.
— No, mamma — rispose la figliuola. — È presto.
— Mi pareva...
— Sta tranquilla che ci penso io.
— Pillole e unguenti — disse il commendatore Prefetto. — Ecco le allegrezze della nostra età... Tu l'hai spuntata, Angela. Ti sei messa in quattro a questa impresa, e ormai non si può più tirarsi indietro. Le festeggieremo le nostre nozze d'oro. Ma, credilo, non c'è sugo a chiamare a raccolta i figliuoli perchè ci vedano ciechi, sordi, sdentati, rammolliti, impotenti. Quelli che ci son stati sempre vicini, quelli dinanzi a cui siamo declinati a grado a grado si capisce che ci portino le loro congratulazioni per un avvenimento che a loro sembra giocondo... Ma gli altri si poteva contentarsi che ci mandassero i loro auguri per lettera...
Come se questa tirata l'avesse stancato, Ercole Torralba chinò la testa sul petto e parve assopirsi.
L'Angela rasciugò in fretta una lacrima e avvicinandosi a sua madre inerte sulla poltrona tentò divagarla col richiamar l'attenzione di lei sui regali ch'erano disposti in bell'ordine tutt'all'intorno. Regali dei figli e delle figliuole, dei generi e delle nuore, regali dei nipoti e delle nipoti, regali di qualche raro amico superstite e memore. Alcuni s'adattavano all'età delle persone a cui erano destinati; pantofole ricamate, sacchi da piedi, coperte di seta, guanciali di piuma, paralumi e paraventi; altri erano i soliti gingilli che si trovano dal chincagliere: album, vasi, coppe, statuine, calcafogli, ecc. ecc.
— E ne verranno ancora domani — notò l'Angela mentre lo sguardo della signora Laura si posava distrattamente sui vari oggetti.
— Sì, sì, — sospirò la vecchia signora. — Ma nessuno mi regalerà un specifico per i miei reumatismi.
Il