Nozze d'oro. Enrico Castelnuovo

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Название Nozze d'oro
Автор произведения Enrico Castelnuovo
Жанр Языкознание
Серия
Издательство Языкознание
Год выпуска 0
isbn 4064066070649



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di tutto...

      — Credi pure che in questi giorni avrò altro da fare che sdraiarmi sulla poltrona!... Già me ne servo sempre pochissimo... E ora un'occhiatina alla camera di mio nipote, e poi scenderemo... Dev'esser tardi?

      — Non ha sentito?... Saranno già dieci minuti che l'orologio di sala ha battuto la mezzanotte.

      — Quì non c'è nulla di troppo — disse l'Angela guardando lo scarso mobilio della camera ove avrebbe dormito suo nipote...

      — Oh, il signor Tullio non ha esigenze...

      — No, affatto... È un gran ragazzo simpatico.

      — E per quello che ci starà lui nella sua camera!... Monterà all'alba sulla sua bicicletta e non tornerà fino a ora di colazione.

      L'Angela fece un segno negativo col capo. — Intanto io credo che questa volta non l'avrà mica con lui la bicicletta... E se non viene che per due tre giorni non avrà mica tanta fretta d'andare in giro per la campagna... Però — ella soggiunse come se le rimordesse di non aver pensato anche a questo, — però, in caso disperato, potremo trovare una bicicletta a prestito... C'è quella del giardiniere, c'è quella del fattore...

      — Ormai non c'è' altra abbondanza — notò Giacomo. — Perfino la moglie del segretario comunale ha la sua... Ella, padroncina, non ha mai voluto saperne...

      — Tutta questa, caro mio, è roba da giovani e non fa per me.

      — O ch'è vecchia forse?

      — Si è quello che le circostanze ci fanno. Son vecchia, anche più della mia età... Mi basta vivere fin che vivono quei due poveri infermi... Come tirerebbero innanzi s'io non ci fossi?... Andiamo, Giacomo... Riaccompagnami giù.

      La Maddalena sonnecchiava nella poltrona. Al giungere dell'Angela ella si scosse, si fregò le palpebre e si alzò in piedi.

      — È lei, signorina?

      — Sì... Mi hanno chiamata?

      — Nossignora... Dormono.

      Dalle due camere di destra e di sinistra si sentiva il respiro corto, sibilante dei due conjugi. Oh nozze d'oro, nozze d'oro!

       Indice

      La campana che a' bei tempi di Villarosa annunziava l'ora dei pasti ai membri della famiglia ed agli ospiti e il cui allegro e insistente din din richiamava i dispersi dalla strada, dal giardino, dall'orto, la campana che aveva cessato di suonare da quando la villa era abitata da tre sole persone, fece, quel sabato, un po' prima del tocco, riudir la sua voce che il lungo silenzio non aveva irrugginita.

      E nella sala terrena ove la tavola era apparecchiata per quattordici entrarono primi l'ex Prefetto a braccio della Letizia e la signora Laura a braccio di Luciano; indi, alla rinfusa, Girolamo, sua moglie Adele che dopo molte incertezze s'era decisa a venire e con la sua presenza scongiurava oggi il pericolo dei tredici a tavola, la Marialì col marito e con l'Antonietta, Cesare, l'Angela e Tullio e i due fratelli Alvarez, Max e Fritz.

      L'Angela segnò i posti.

      — Quì il babbo, quì la mamma... Fra loro due seggo io. — E soggiunse più piano: — Bisogna che li ajuti, poveretti... Tu, Letizia, mettiti là, di fronte a me... La Marialì a destra del babbo, Luciano a sinistra della mamma... Dirimpetto a lei l'Adele... Fra l'Adele e la Letizia si metta Frassini... Alla destra della Letizia Girolamo e Cesare... I ragazzi ai due capi della tavola... Ma non così... Max e Fritz potrebbero dividersi.

      La Letizia intervenne. — No, lasciali stare... Son sempre insieme.

      — Capisco, ma...

      Guardandosi intorno, l'Angela incontrò gli occhi supplichevoli di Tullio e dell'Antonietta ch'erano seduti accanto e che parevano dire: — Per amor del cielo, cara zia, non guastar le cose.

      L'Angela non insistette e sorrise a questi due nipoti che le destavano tanta maggior simpatia degli Alvarez, duri e impettiti come due figurini d'un giornale di mode.

      — Càstore e Pollùce — disse scherzosamente Cesare Torralba. — Però quei due figliuoli, quando saranno ufficiali, stenteranno a farsi imbarcare nello stesso bastimento.

      — Non saranno ufficiali — replicò la Letizia con un'intonazione acre nella voce.

      Vi fu un grido di meraviglia. — Oh bella! Non sono all'Accademia navale?

      — Erano — rispose la madre, — ma li abbiamo levati, e non torneranno più... Anche mio marito, quando avrà terminato il suo imbarco, darà le sue dimissioni... Non si può servire questo governo... Il babbo lo sa.

      Il commendatore Prefetto assentì alle parole della sua primogenita. — È vero, ma ignoravo che voi pure foste vittime di qualche ingiustizia.

      — Altro che ingiustizie! Lascio stare il modo in cui trattavano i ragazzi all'Accademia; senz'alcun riguardo al nome che portano; due Alvarez!... Ma Pasquale, vedersi saltato anche nelle ultime promozioni!... Veder nominati contrammiragli in vece sua degli uomini da nulla...

       — Ma, cara sorella — interruppe Girolamo, il deputato, — se mi scrivevi facevo un'interpellanza.

      — Se ci fornite i dati necessari — soggiunse l'Adele, la donna politica — si potrà risuscitare la questione alla riapertura della Camera.

      — Per me — riprese Girolamo — non domando di meglio che di raccoglier elementi per combattere il Ministero.

      La Letizia tentennò la testa. — Sentirò da Pasquale. Ma credo ch'egli non vorrà... Ormai è deciso. Ha trent'anni di servizio e si farà liquidare la sua pensione.

      — E i ragazzi che carriera sceglieranno? — ridomandò Cesare.

      — Vedremo... Penseremo... Non c'è fretta... Grazie a Dio, hanno da vivere senza mettersi al servizio di nessuno.

      Alle savie parole della genitrice i due fratelli si scambiarono un'occhiata piena di compiacenza e di fatuità.

      — Tanto meglio! — disse Cesare Torralba che non aveva mai avuto troppo buon sangue con sua sorella Letizia e che non poteva soffrirne i rampolli. — Questo però non li esonera dall'obbligo di scegliersi un'occupazione... Non possono mica andar sempre in tandem.

      L'allusione fece ridere. E in vero era parso un po' strano a tutti che gli Alvarez sentissero il bisogno di portare un tandem a Villarosa e di montarvi su ogni momento, isolandosi dal resto della compagnia.

      — Se vanno in tandem, non so a chi facciano male — ribattè, piccata, la Letizia.

      — Anzi, anzi... quando si divertono... — interpose l'Angela in tono conciliante.

      — Eh bien, petite mère — disse Luciano tra due cucchiajate di minestra, — come va?

      Dacchè aveva fissato la sua dimora a Parigi, e sopratutto dopo il suo secondo matrimonio, Luciano Torralba interpolava sovente delle paroline francesi ne' suoi discorsi.

      La signora Laura, con la sua voce querula, cominciò la lunga enumerazione de' suoi mali. Debolezza di stomaco, frequenti vertigini, dolori vaganti... E il braccio sopra tutto, il braccio sinistro quasi paralizzato...

       — Non è paralisi — obbiettò l'Angela. — È reumatismo.

      — Sì, sì, la conclusione si è che non posso adoperarlo, che son diventata un automa. Mi vestono, mi spogliano, mi danno da mangiare...

      L'Angela fece un segno negativo col capo.

      — Non è vero, la mamma esagera, non si fa che aiutarla... Del resto se la cava benissimo da sè, e se volesse...

      Mentre la vecchia signora protestava contro l'insinuazione della figliuola, il commendatore Ercole, parlando con la Marialì che gli era vicina, tracciava una pittura altrettanto pessimista