Название | Nozze d'oro |
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Автор произведения | Enrico Castelnuovo |
Жанр | Языкознание |
Серия | |
Издательство | Языкознание |
Год выпуска | 0 |
isbn | 4064066070649 |
— La nostra conduce a qualche cosa, tu macini il vuoto — ribattè Luciano.
Intanto la Marialì tentennava il capo come a dire: — O che prendete sul serio le fisime di mio marito?
Da parte sua Frassini pareva non prender sul serio i suoi contradditori, perchè senza curarsi delle loro obbiezioni s'era rimesso a camminare con la testa china e con le mani intrecciate dietro la schiena.
In quella una bicicletta si fermò davanti al cancello e ne scese Bortolo, il giardiniere, con un fascio di lettere, di cartoline, di giornali.
— Quà, quà — dissero a una voce Luciano e Girolamo indicando la tavola di dov'era stato tolto da poco il servizio da caffè.
— Non è mai arrivata una posta simile a Villarosa — osservò Bortolo, mentre, dopo aver deposto il suo carico, si frugava nelle tasche per veder se avesse dimenticato qualche cosa.
In fatti aveva ancora un mucchio di biglietti da visita.
— Sono pel commendatore — egli disse — E ci devono essere anche cinque o sei lettere per lui... Le porterò alla signorina Angela... Dov'è?
— Or ora viene... Lasciate quì tutto quanto — ordinò Luciano.
E con ansia febbrile si mise a cercare la sua corrispondenza.
Lo stesso facevano Girolamo e sua moglie.
— Con vostro comodo — disse ironicamente la Letizia ch'era rimasta seduta — vedrete se c'è nulla per gli altri.
La Marialì s'avvicinò in silenzio alla tavola e prese il Figaro.
— È di Luciano, ma ora non lo legge.
S'intesero le due voci di Max e Fritz.
— Noi aspettavamo delle cartoline illustrate.
— Ecco, ecco... Sono più d'una dozzina.
— Ogni giorno ce ne arrivano.
— Ah, siete collezionisti?.
— Cinquemila e cinquecento ne abbiamo — rispose Max.
— In venticinque album — soggiunse Fritz.
— Più dieci album di francobolli — ripigliò Max, pavoneggiandosi.
Fritz corresse il fratello.
— Scusa, sono undici.
— Hai ragione, undici. Dimenticavo il piccolo.
— Avete anche bottoni da camicia? — domandò serio serio Cesare Torralba.
I due Alvarez guardavano lo zio col sorriso ebete di chi non capisce.
Intervenne la Letizia in aiuto dei figliuoli.
— Che spiritosaggini!
— Non c'è niente di male — ribattè Cesare. — Ne ho conosciuti io dei collezionisti di bottoni da camicia... Son gusti innocenti.
— Questo sì — ripigliò la Letizia che voleva slanciare una frecciata al fratello. — Son gusti tranquilli che non danno dispiaceri alle famiglie.
L'Angela scendeva frettolosa per la gradinata.
— Eccomi finalmente... L'avete poi ricevuta la posta?
Assorti nella lettura, Luciano e Girolamo non risposero che con un segno affermativo del capo.
L'Adele, alzando la testa da un giornale, additò le lettere e i biglietti rimasti sulla tavola.
— Saranno congratulazioni per le nozze d'oro. Povero babbo! Gli farà piacere che qualche amico lontano si ricordi di lui.
— Le apri tu le sue lettere? — chiese l'Adele ripiegando il foglio.
— Sì, in sua presenza... Talora le apre egli stesso, e io le leggo... Diamo un'occhiata ai biglietti... Oh! Carlo Tazzoni, senatore del Regno... Questo era consigliere delegato a Salerno, quando il babbo era Prefetto... Letizia dovrebbe ricordarsene.
— Sì, sì... Me ne ricordo perfettamente... Era allora un bell'uomo, alto, con due fedine da diplomatico, accurato nel vestire...
— Ma! — sospirò l'Angela. — È riuscito a esser senatore, lui... Il sogno di nostro padre...
E seguitò a tirar fuori dalla busta i vari biglietti.
— Conte commendatore Annibale Zilli, Capo divisione al Ministero dell'interno — Onorevole Bariolo, deputato...
L'Angela stette un momento sospesa.
— Ora che ci penso, come va che questa gente ha saputo della nostra festa domestica?... Noi non abbiamo fatto pubblicità.
— C'era nel don Chisciotte di venerdì, a proposito di quella seduta a cui non potevo assistere — disse Girolamo. — È il numero che ho comperato per viaggio. Credo di averlo ancora in tasca.
L'aveva in fatti e lo porse all'Angela, richiamando la sua attenzione su un trafiletto di cronaca. «L'onorevole Torralba mandò una lettera al Presidente della Lega dei contribuenti scusando la sua assenza dalla seduta di iersera. Iersera appunto egli partiva per Villarosa ove i suoi genitori celebrano le nozze d'oro. Felicitazioni ed auguri.»
— A me occorrerebbe spedir subito due telegrammi — saltò su a un tratto Luciano. — Come si fa ora?
— Troveremo qualcheduno che li porti — disse l'Angela.
— No, no. Preferirei scriverli in stazione... Sono in francese e se non sono presente io chi sa che brioches!... Non c'è una bicicletta?
— Anch'io ho da telegrafare — dichiarò Girolamo. — Una gran seccatura questa mancanza d'un ufficio telegrafico!
— Dio buono! Non avrete mica l'apparecchio in casa nemmeno a Roma e a Parigi — esclamò l'Angela un po' annoiata nonostante la sua indole conciliativa.
A Girolamo venne un'idea luminosa.
— Se Max e Fritz ci prestassero il loro tandem si potrebbe andar insieme, Luciano ed io, sino a San Vito... Ve ne servite ora, ragazzi?
No, pel momento i ragazzi non se ne servivano, onde, consultata la genitrice, essi accondiscesero al desiderio degli zii e li precedettero nella rimessa ov'era depositata la preziosa macchina lucida, levigata, civettuola come i suoi proprietari.
— Non ve lo sciupiamo, no — disse Luciano rispondendo alla muta raccomandazione dei due giovinetti.
Quando il tandem passò davanti al cancello, quelli ch'erano nella villa sventolarono i fazzoletti ai due biciclisti.
— Occhio ai fossi! — gridò Cesare. — E non discutete di politica.
— Non c'è nulla di più antiartistico della bicicletta — osservò Frassini. — È un prodotto degno di questo secolo di bottegai.
— Lo volete fare il giro del giardino? — propose l'Angela.
— Le tour du propriétaire — borbottò la Letizia pure assentendo alla proposta della sorella.
— Credo che l'Adele lo conosca appena — riprese l'Angela.
— È vero; fui quì tre o quattro volte, e il giardino non credo d'averlo mai girato tutto.
— È abbastanza grande.
— Grande! Grande! — ribattè la Letizia col suo tuono sprezzante. — Il ricinto non è piccolo, ma non c'è orizzonte... da noi a Posilipo c'è il mare, ci son le isole, c'è il Vesuvio...
La