Democrazia futurista: dinamismo politico. F. T. Marinetti

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Название Democrazia futurista: dinamismo politico
Автор произведения F. T. Marinetti
Жанр Документальная литература
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Издательство Документальная литература
Год выпуска 0
isbn 4064066071004



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il bisogno di apprenderci che non aveva mai compreso l'insegnamento del vecchio maestro di Konisberga. Il venerato patriarca dell'idealismo trascendentale non sarebbe stato, secondo la nuova vulgata del Boutroux, che un esecrabile «boche». [pg!51]

      Giorgio Sorel vede in ciò una volgare genuflessione davanti al patriottismo rozzo, volgare e cieco.

      Con la tipica mancanza di intuizione che caratterizza tutti i filosofi, Sorel errava quando dava importanza al pensiero di Boutroux kantiano.

      Boutroux, era uno dei tanti professori di filosofia ciecamente innamorati di Hegel e di Kant. La loro paura fisica, la loro tremante sensibilità di topi di biblioteca intravedevano nella filosofia autoritaria germanica un ideale paradiso d'ordine per i molti libri, studi e scartafacci da compulsare e divorare in pace.

      Naturalmente Boutroux, come tutti i filosofi e storici del mondo s'indignarono di vedere ad un tratto la filosofia autoritaria germanica esplodergli sulla testa volumi d'acciaio e gaz asfissianti.

      In realtà non vi era trasformazione. La Germania, dopo avere massacrato il mondo sotto il peso delle sue ideologie pedantesche e professorali, professoralmente e culturalmente bombardava donne, vecchi e bambini con nuovi pesi, nuove indigestioni, feroci, tediose e senza risultato.

      Professoralismo aprioristico e cieco quello di Kant e di Hegel.

      Professoralismo aprioristico e cieco quello di Boutroux.

      Professoralismo aprioristico e cieco quello di Sorel.

      Professoralismo aprioristico e cieco quello di Hindenburg e di Ludendorff. [pg!52]

      Altrettante pesanti armature ideologiche che dovevano essere sfasciate dalla straripante esplodente realtà.

      Noi futuristi non abbiamo mai dato importanza positiva nè a Kant, nè a Hegel, nè a Boutroux, nè a Hindenburg, nè a Ludendorff.

      Abbiamo previsto dieci anni prima, con sicurezza, la grande conflagrazione, il crollo della Germania, che priva di facoltà artistica improvvisatrice, creatrice, plasmatrice e rivoluzionaria, non poteva assolutamente vincere.

      Eravamo convinti che l'unico ambiente intellettuale favorevole alla comprensione, divinazione, e dominazione delle forze mondiali è l'ambiente futurista che noi sintetizziamo con queste parole: «guerra o rivoluzione».

      Giorgio Sorel dice: «l'arte, la religione, la filosofia sono inseparabili».

      Non è vero. La filosofia e la religione sono per noi futuristi due questure create dalla paura dell'al di qua — guerra o rivoluzione — e dalla paura dell'al di là — inferno.

      L'arte è per noi inseparabile dalla vita. Diventa arte-azione e come tale è sola capace di forza profetica e divinatrice.

      Il filosofo De Ruggero ed altri filosofi parlano oggi del trionfo del liberalismo (concretato nella Intesa) sullo Stato organizzatore (concretato nella Mitteleuropa). Oppongono il liberalismo dell'Intesa, figlio dell'individualismo calvinistico della [pg!53] Riforma, all'ordine accentratore della Germania, figlio dell'universalismo teologico del medioevo.

      Accusano il liberalismo di essersi sciupato nella ideologia democratica della rivoluzione e nello sparpagliamento nazionalistico della restaurazione.

      Si vede nettamente che prevedevano la sconfitta del liberalismo e si affannano ora a legittimare e a dimostrare naturale il suo trionfo inaspettato con mille cavilli inconcludenti.

      Trovano, per esempio, che il liberalismo non era così disgregato come sembrava e che d'altra parte ha manifestato una forza di simpatia e d'attrazione coll'attirare altre idealità liberali e conquistare così un numero sempre crescente di alleati alla Intesa.

      Benedetto Croce annaspando anche lui per conciliare la sua germanofilia di ieri col suo terrore della rivoluzione d'oggi, parla tremando della vittoria del liberalismo sul tipo di civiltà a base di organizzazione e di centralizzazione.

      Spettacolo miserevole di questi poveri ciechi, mutilati dal Passatismo.

      È assurdo parlare di liberalismo e di Mitteleuropa organizzatrice.

      La conflagrazione segna la vittoria delle razze coalizzate più geniali, più elastiche, più dotate di immaginazione improvvisatrice sulle razze coalizzate meno geniali, meno elastiche, più professorali, ecc.

      Fu la sconfitta del filosofumo, del cultoralismo, [pg!54] del criticismo teorico. I filosofi e storici passatisti sono stati sconfitti dagli scugnizzi rivoluzionarî e poeti futuristi.

      Io scrivevo molto tempo fa:

      Questa è una guerra di

      poeti contro critici

      istintivi contro culturali

      allievi geniali contro professori pedanti

      improvvisatori contro preparatori

      elastici contro pesanti

      futuristi contro passatisti.

      [pg!55]

       Indice

      Idee-muri da sfondare.

      Vi sono delle idee-muri, e cioè dei difficilissimi problemi da risolvere che i cervelli politici nella loro viltà incapace hanno da tempo abbandonato senza soluzione. Tutti si fermano dinanzi a queste idee-muri:

      1. Il Principio della Famiglia è intangibile.

      2. Il Parlamento non è rimpiazzabile.

      3. Il Popolo non può vivere senza religione.

      4. Non si può abolire il Denaro.

      5. La Società non può sussistere senza polizie e questure.

      6. Il dissidio fra capitale e lavoratori è insanabile.

      7. L'educazione dei bambini deve essere necessariamente a base affettiva.

      8. È indispensabile per lo sviluppo di una nazione un lungo periodo di pace senza pericolo di rivoluzione o di guerra.

      Altrettante idee-muri da sfondare. [pg!59]

       Indice

      Contro il matrimonio.

      La famiglia come è costituita oggi dal matrimonio senza divorzio è assurda, nociva e preistorica. Quasi sempre un carcere. Spesso una tenda di beduini con la lurida mescolanza di vecchi invalidi, donne, bambini, porci, asini, cammelli, galline e sterco.

      La sala da pranzo familiare è il bicotidiano scaricatoio di bile, malumore, pregiudizî e pettegolezzi.

      In questa grottesca pigiatura di anime e di nervi la noia continua e le vane irritabilità spremono e corrodono sistematicamente ogni slancio personale, ogni iniziativa giovanile, ogni decisione pratica e fattiva.

      I caratteri più energici e più marcati si consumano in questo sfregamento assiduo di gomiti.

      Avviene un contagio e talvolta una vera epidemia di cretinerie ingigantite, di manie catastrofiche, di tics nervosi che si converte o in un meccanicismo di truppa tedesca o in uno sbrindellamento di emigranti nella stiva.

      Rimbalzano i capricci femminili e le prodigalità [pg!62] dei bambini sull'apoplettica cocciutaggine dei padri avari.

      Si scolorano le faccie primaverili intorno ad una agonia che dura dieci anni. Una vittima, due vittime, tre martiri, un carnefice, una pazza assoluta, un tiranno che perde il potere.

      Tutti soffrono, si deprimono, si esauriscono, incretiniscono, in nome di una divinità spaventosa da rovesciare: il sentimento.

      Corridoi di liti cretine, litanie di rimproveri,