Название | Lia |
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Автор произведения | Delio Zinoni |
Жанр | Научная фантастика |
Серия | |
Издательство | Научная фантастика |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788885356016 |
Il racconto di Lektos Ly ci lasciò grandemente commossi. Myrtilla aveva gli occhi lucidi. Gertrid abbracciò Blanche. Astrix si lisciava i baffi, e Dumpy Dum era singolarmente taciturno. Baran cercò di rincuorare Ly.
â Se davvero cercano di uccidervi, vuol dire che vi temono. Forse i vostri seguaci sono più numerosi di quanto immaginiate.
Ly sospirò. â Ahimè, non credo. Le famiglie di Larissa sono note per la pertinacia dei loro rancori, e lâacutezza dei loro sospetti.
Quanto a me, meditavo con emozione sul fato straordinario di trovarmi ad assistere ad una tragedia vera, non recitata ma vissuta! Câerano tutti gli ingredienti: scontri di potere, intrighi, amore, tradimento, morte...
Morte?
Guardai Blanche. Il suo viso portava i segni di quella bellezza stanca e tenera che è propria delle donne in attesa del loro primo figlio. Osservai Ly: la bella fronte sfigurata dalla cicatrice, che non ci aveva raccontato come si fosse procurato, e che gli dava unâespressione di fiera tristezza. Forse, pensai, era meglio che la vita non assomigliasse in tutto ad una tragedia. A quali spettatori poteva interessare un matrimonio felice, qualche figlio, una tranquilla vecchiaia, la morte nel proprio letto?
Ma se non parlava della vita, di cosa parlava la tragedia? Forse i suoi personaggi vivevano in un altro universo. In quello del mito, o del sogno, o del palcoscenico.
(27) LA LEZIONE DI BARAN
à possibile che queste riflessioni, o altre analoghe, si fossero presentate anche a Baran. Perché quella sera stessa, dopo avere abbondantemente bevuto, e forse anche per distrarre Ly e la sua compagna da pensieri più tristi, ci intrattenne con alcuni ammaestramenti sul teatro e sulla vita.
Non rammento esattamente come ci arrivò, ma ecco il succo della sua lezione, che, benché opinabile non mi pare del tutto priva di interesse.
Se volete che il pubblico pianga (iniziò Baran), è necessario innanzi tutto che gli attori piangano, e prima di loro chi ha trovato la vicenda. Vi chiederete perché abbia usato la parola âtrovatoâ e non âinventatoâ. à presto detto: creare storie in realtà è come pescare nel fiume immenso dellâesistenza umana. Poeta è chi sa scegliere lâesca migliore, e il punto esatto della corrente.
Ma cosa pesca il poeta? Parole! Nientâaltro che parole!
Questo disse Baran, e lo ripeté il naufrago venuto dal deserto, e se ben ricordate non è molto diverso da ciò che ho detto io, il vostro umile scrivano, allâinizio di questa mia relazione.
Cosa ci mette di suo, allora, il poeta? Lâordine. Lâordine è tutto. Ciò che viene prima e ciò che viene dopo. Il fiume della vita scorre confuso e torbido. Il poeta lo rende limpido, come un torrente di montagna in cui potete contare i sassi del fondo.
Ma lâattore può aggiungere qualcosa alle parole del poeta. Qualcosa di unico e irripetibile. Cosa? So già quello che state pensando: il tono della voce, lâespressione del viso, lâincedere e il gesto. Tutto vero. Ma ciò che più conta, ciò che veramente conta, è altro.
Qui fece una pausa dâeffetto.
Il silenzio. Il silenzio fra una parola e lâaltra. Ossia, tutto ciò che non può essere scritto. Poiché, dovete sapere, la grandezza si ottiene aggiungendo, ma la perfezione togliendo.
Ma vediamo meglio cosa è questâordine di cui parlavo. Unâantica massima dice: simile alla pittura è la poesia, ed io per primo non ho ragione di contestarla. Tutti voi sapete quanta cura dedichi ai costumi di scena e ai fondali, e guai se le lampade non distribuiscono nella maniera più efficace luci ed ombre (qui ammiccò nella mia direzione). Vi chiederete cosa câentra questo con la poesia propriamente detta, ma era solo per darvi lâidea.
(Se Baran non era molto coerente, dovete ricordare che aveva bevuto un poâ. Un poâ più di quanto fosse solito, cioè.)
Ma il silenzio? Ecco, questo la pittura non lo sa riprodurre. Allora, dico io, perché non prendere esempio anche dalla musica? Qualcuno oserebbe negare che la poesia è anche simile alla musica?
Nessuno di noi osò negarlo.
Ma passiamo a quelli che sono i dettami più propri della nostra arte.
Se vogliamo che gli spettatori rimangano fino alla fine della recita, e ricompensino generosamente i nostri sforzi, con applausi, e meglio ancora con monete sonanti, prima cura dellâattore deve essere la ricerca del verosimile. E questa si ottiene osservando i costumi degli uomini, mutevoli a seconda degli anni e delle indoli: quelli del fanciullo che ha appena appreso a parlare e nel giro di pochi momenti passa dal riso al pianto; quelli del giovane ancora imberbe che appena libero dalla sorveglianza dei genitori o del tutore, cerca i piaceri della sfida o dellâamore, pronto ad abbandonare oggi ciò che ieri piaceva. Il fiore dellâetà e delle forze virili ricerca onori e ricchezze, amicizie e potere: brame dubbiose, che agitano la vita e lasciano insoddisfatti anche chi le ha raggiunte. Da vecchio infine, assediato da molti affanni, ecco che è timoroso di perdere ciò che ha acquistato, ricorda con nostalgia la sua passata gioventù e condanna i giovani del suo tempo.
Osservare, osservare: questo è il primo impegno dellâattore. Al mercato la servetta che compra verdure, sulla piazza lâincedere di un signorotto, allâosteria i discorsi di un ubriaco, sulla strada un viaggiatore incontrato per caso (qui lanciò unâocchiata a Lektos Ly): tutto questo può suggerirvi come muovere una mano o alzare un sopracciglio nella recita successiva.
I particolari: ecco il segreto dellâartista. In nullâaltro si distingue il grande attore, o il grande poeta, musicista, pittore, dal mediocre mestierante. Nei particolari si nasconde la divinità .
Soddisfatto di questâultima massima, Baran si versò unâabbondante dose di vino e bevve con gusto.
Molti, riprese, si sono chiesti se lâarte del poeta risieda nella dote di un ingegno naturale, oppure nellâattenta cura della propria educazione. A questa domanda, amici miei, vi è una risposta semplice e inutile: in entrambe. E una seconda risposta, complicata e altrettanto inutile: nella giusta misura delle due. La complicazione risiede nel fatto che ciascuno può calcolare a suo modo la giusta misura.
Io seguivo con grande attenzione il discorso di Baran. Approfittai di una pausa per guardarmi intorno. Dumpy Dum, in un angolo, dormiva. Myrtilla cuciva qualcosa. Gertrid pareva immersa in pensieri suoi. Astrix era sparito. Blanche, appoggiata sulla spalla di Lektos Ly, teneva gli occhi chiusi. Soltanto lâex monarca di Larissa dimostrava la mia stessa attenzione.
â Le vostre parole dimostrano competenza, acume e, cosa più rara di tutte, buon senso â disse lâuomo biondo.
Baran chinò la testa, in segno di modesto assenso.
â Ma vogliate concedermi la grazia di unâulteriore spiegazione. In che senso avete affermato che le risposte da voi citate sono inutili? Quelle, voglio dire, che riguardano la misura esatta di ingegno ed arte in quel composto ineffabile che è la poesia?
Baran sorrise, come se si fosse atteso la domanda.
â Ineffabile, avete detto bene! E qui è già la vostra risposta. Ma procediamo con ordine. Innanzi tutto, ciascuno dovrà riconoscere che lo studio di norme e dottrine, da solo, non ha mai aiutato alcun poeta a diventare tale: altrimenti accanto alle tante scuole, accademie, collegi, atenei che vantano le nostre nobili terre, ne avremmo anche una, o molte, sospetto, che laurea poeti. Il che non avviene. Al massimo, laureano pedanti commentatori di poeti.