Название | Lia |
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Автор произведения | Delio Zinoni |
Жанр | Научная фантастика |
Серия | |
Издательство | Научная фантастика |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788885356016 |
Due uomini vestiti in maniera perfettamente identica si fronteggiarono a lungo, scrutandosi, fino a quando uno di loro decise di spostarsi a sinistra, in forza di qualche sottile segnale dellâabbigliamento dellâaltro.
â Qual è la pena se qualcuno non si comporta secondo le regole? â chiesi a Dumpy Dum.
â Nessuna.
â Perché lo fanno, allora?
â Nella tua città ... cioè, in un'altra città ti metteresti a pisciare in pubblico?
â Certo che no!
â Qui è lo stesso: solo un poâ più complicato. Ma câè da dire che in molte strade i signori non vengono così riveriti. E in certe altre, non ci vanno proprio per niente, perché rischierebbero di ritrovarsi senza borsa e senza mantello.
Mi sembrò che questo, in qualche modo, riequilibrasse lâordine delle cose, a Larissa.
Le donne indossavano abiti molto scollati, le sommità dei seni cosparse di polveri di vari colori. Molte tenevano in mano cordicelle di cuoio o catenine dorate, a cui erano attaccati cagnolini, mediante un anello attorno al collo. Gli animali erano di fogge e taglie quanto mai bizzarre, tanto che alcuni sembravano a stento cani, e forse non lo erano. Certuni, in maniera che non avrei saputo dire se più penosa o ridicola, avevano il pelo rasato o colorato. Ne vidi parecchi sollevare una zampa contro un muro e fare i loro bisogni, mentre le dame attendevano ostentando indifferenza.
â Noi non lasciamo certo pisciare i cani contro i muri! â mi scappò.
â Questa è Larissa â disse Dumpy Dum.
(23) GRENDEL
Incollato lâultimo manifesto, Dumpy Dum mi diede una gomitata e con una strizzatina dâocchio e un cenno del capo indicò unâosteria. â Gost può aspettare un poâ â disse.
Ci sedemmo ad un tavolo vuoto. Gli avventori non erano molti, ma lâoste se la prendeva comoda. Forse perché eravamo un nano e un ragazzo, forse perché eravamo stranieri.
Dumpy Dum chiese dâimprovviso: â Perché ti interessa Lelius Abramus?
â Oh... Quando ero a... in un posto, ho visto Teseius e Phenissa, rappresentata dalla sua compagnia. Era molto bella.
Dumpy Dum mormorò: â Sì, unâottima compagnia. Chi erano gli attori?
â Non ricordo i nomi di tutti. Ma Phenissa era interpretata da una certa Lia, mi pare...
Dumpy Dum non disse nulla.
â Poi câerano delle specie di burattini.
â Ah! Questo è un segreto di Lelius. Nessuno sa come li faccia muovere... Vino di Lark e prosciutto di cinghiale. â Questo allâoste, che era finalmente arrivato.
Quando tornammo al Foro delle Capre, il sole era quasi tramontato ed io leggermente ubriaco. Myrtilla stava danzando sul palco, accompagnata da Gertrid ed Astrix, rispettivamente allâarciliuto e al flauto. Baran, dietro le quinte, aveva già indossato il costume da tiranno. Ci accolse come se volesse farci tagliare la testa.
â Perché un simile ritardo? à inammissibile! Dumpy Dum, unâaltra come questa e verrai cacciato! Preparati subito per il tuo numero! Arquin, la puntualità è essenziale nella nostra professione! Riempi dâolio quelle lampade, prendi dal baule il costume di Astrix, quello nero, câè una manica da cucire, alza il fondale con la scena di palazzo.
Corse ad osservare il pubblico da dietro le quinte. A mia volta sbirciai da sopra le sue spalle. Si erano raccolte forse cento persone. Gli uomini osservavano con molto interesse Myrtilla, che indossava unâampia veste color smeraldo, con lunghi spacchi. A mo' di introduzione intonò una canzoncina che diceva:
Ecco arrivano i pupazzi,
un due tre, via!
con i musici e i pagliacci.
Tutti bravi in fede mia,
nonostante i loro stracci.
Hanno grande fantasia,
dategli un soldo per cortesia!
Dumpy Dum mi tirò per la giacca. Mi strizzò un occhio e indicò con un cenno del capo le lampade e la fiasca dellâolio. Mi misi al lavoro.
Si sentirono degli applausi. Myrtilla aveva terminato il suo numero, e Dumpy Dum salì sul palco. La musica si fece più veloce, accompagnata da tamburi. Baran era sparito, e doveva essere lui a suonarli.
Myrtilla, arrossata ed ansimante, mi sorrise e mi diede un buffetto sulla guancia. Poi si infilò dietro un paravento per cambiarsi. Sbirciai dentro e arrossi, poi mi allontanai prima che potesse vedermi.
Dal palcoscenico provenivano tonfi frequenti: Dumpy Dum che eseguiva le sue capriole. Ogni tanto delle risa e qualche applauso.
Il nano tornò dietro le quinte con un salto mortale rovesciato. Si sedette su una cassa per riprendere fiato, ma Gost non gliene lasciò il tempo.
â Presto! La musica! â Gli porse uno strumento a fiato che non avevo mai visto, con una specie di mantice di pelle e dei tubi forniti di buchi, mentre lui stesso imbracciava un olifante e Astrix una bombarda.
Attaccarono una melodia vivace e allegra, ma il cui impeto si smorzava proprio nei momenti culminanti, come per una segreta incertezza del futuro.
Myrtilla sbucò dal paravento, allacciandosi lâabito da principessa. Si fermò dietro alle quinte, tirò un profondo respiro, poi uscì sul palco.
Sentii applaudire. Scostai un lembo del fondale. Con la coda dellâocchio vidi Gost Baran che mi guardava torvo, ma era troppo occupato a soffiare nel suo strumento per richiamarmi, ed io feci finta di niente.
Myrtilla attaccò il suo monologo. Alla luce delle lampade i vetri colorati dei suoi gingilli scintillavano come gioielli veri, e il trucco che si era data sulle guance pareva trasformarla in qualche creatura non terrestre.
Parlò delle sue speranze dâamore, di sposa promessa ad un principe straniero, famoso per prodezza e cortesia. Senza averlo mai visto prima, ella già cominciava ad amarlo.
La recitazione mi lasciò un poâ deluso. Forse perché la paragonavo, inevitabilmente, a Lia? La voce, pensai, la voce è ciò che più conta in un attore. La voce di Myrtilla non era abbastanza... da principessa. Da principessa appena adolescente e quasi sposa. La dizione era un poâ troppo veloce, talvolta leggermente stridula. Forse pretendevo troppo. E forse, ponendomi dalla parte del pubblico, avrei ricevuto unâimpressione diversa.
Un brusco strattone pose fine alle mie riflessioni teatrali. Un viso tremendo mi minacciò: occhi di brace, sopracciglia nere come carbone e gigantesche, una bocca crudele.
Era Gost Baran, nel suo costume e trucco da tiranno, che con una mano dai lunghi artigli mi indicava certi tamburi e gong che dovevo battere al suo ingresso in scena. Avevo scordato le mie istruzioni. Astrix e Dumpy Dum soffiarono dentro le loro trombe. Gertrid era ancora dietro la sua tenda, ad abbigliarsi.
Pestai sui miei strumenti con convinzione sufficiente a favorire un maestoso ingresso per Grendel, che si guadagnò una buona accoglienza dalla platea. Visto che adesso Gost era sul palco, tornai senza timori al mio posto di osservazione.
Dovetti ammettere, con qualche riluttanza, che la recitazione