Lia. Delio Zinoni

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Название Lia
Автор произведения Delio Zinoni
Жанр Научная фантастика
Серия
Издательство Научная фантастика
Год выпуска 0
isbn 9788885356016



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abitanti, ma, sdraiata ai piedi delle Colline Ventose, occupava la pianura senza curarsi dello spazio: grandi strade, case bianche con giardini davanti e orti dietro, larghe piazze per i mercati e locande, affollate di stranieri; non avevo mai visto tanti abiti di fogge così diverse.

      â€“ Qui non dobbiamo badare ai regolamenti – ci comunicò Baran. – Ma alle borse sì: i ladri abbondano.

      La locanda dove ci fermammo si chiamava Il Cinghiale Azzurro, e aveva un’insegna con quell’animale e quel colore. Intorno, qualche albero, alla cui ombra riparammo il carro.

      Per essere un posto dove i ladri abbondavano, pareva che gli osti non volessero rendere a costoro la vita troppo difficile. – Non sarebbe meglio un cortile chiuso e un paio di cani? – chiesi a Dumpy Dum.

      â€“ Aspetta – rispose.

      Poco dopo, un garzone dell’osteria si offrì di sorvegliarci il carro durante la notte, in cambio di una modica cifra.

      A Phainon rappresentammo Il principe folle, una tragedia che non compariva nella mia raccolta, e che non avevo mai sentito raccontare. Il giovane principe di Erez si finge pazzo per smascherare lo zio che ha ucciso il re suo padre. Ma finisce per immedesimarsi a tal punto nella sua finzione, da compiere atti di vera follia, come uccidere la sua promessa sposa e profanare un cimitero. Alla fine, l’unica salvezza per il regno pare essere la permanenza sul trono dello zio assassino. Ma è veramente un assassino? O è forse la madre ad avere architettato l’uccisione del marito, per gelosia? Oppure la follia del principe è reale, fin dall’inizio? Preso dalle mie varie incombenze, suppongo di essermi perso qualche battuta, perché non riesco tuttora a giungere ad una conclusione.

      La storia riscosse comunque molti applausi, tanto che la rappresentammo per due sere. Cominciavo a capire che Baran possedeva il dono principale per un capocomico: quello di saper indovinare i gusti del pubblico.

      â€“ Dove ha trovato questa storia? – chiesi a Myrtilla, dopo che era stata trasportata fuori dal palcoscenico, priva di vita.

      Lei alzò le spalle. – Ogni capocomico ha il suo repertorio esclusivo. Da quando sono con lui, l’abbiamo sempre rappresentata. Aiutami a slacciare il vestito.

      â€“ Cioè da quanto tempo?

      â€“ Tre anni.

      â€“ Prima cosa facevi?

      â€“ Quello che devo fare adesso: la serva. – Rise. – Dammi il costume.

      â€“ E come...

      â€“ Un cavaliere si era innamorato dell’attrice giovane. Lei ha colto l’occasione al volo, e li ha piantati in asso. Si chiamava Jaline: bionda, la bocca a forma di cuore. – Sospirò. – Era molto bella.

      â€“ Anche tu sei bionda, e sei molto bella. Scapperesti con un cavaliere?

      â€“ Certamente! – Mi diede un bacio sulla guancia. – Ma tornerei subito!

      Di nuovo sulla strada del mare. La sosta a Phainon era stata remunerativa, la mattina limpida e ventosa. Il vento portava un odore sconosciuto, che io immaginai fosse quello della salsedine, finché non scoprii che soffiava dalla parte sbagliata.

      Ed ecco, seduti sul ciglio della strada, all’ombra di una quercia, un uomo e una donna.

      Lui era biondo, di aspetto gentile, né giovane né anziano, una cicatrice sulla tempia che gli conferiva un’espressione perennemente triste. Lei, reclinata sulla sua spalla, aveva il viso nascosto dai capelli, ma tutta la sua posa suggeriva una qualche forma di sofferenza.

      Astrix, che guidava, fermò il carro. L’uomo si alzò. Indicò la sua compagna. – Mia moglie... – disse.

      Gertrid si era avvicinata alla donna, seguita da Myrtilla. Lei sollevò il viso, e ci accorgemmo che era molto giovane, pallida, di una bellezza stanca e tenera.

      Gertrid le chiese qualcosa che non sentii. La fanciulla mosse le labbra per rispondere.

      â€“ Poverina! – esclamò Myrtilla.

      â€“ Deve salire sul carro – disse Gertrid con fermezza.

      La donna guardò il suo compagno, che non aveva più aperto bocca. Questi guardò Baran e Astrix, poi fece un piccolo cenno col capo. La fanciulla si alzò.

      Solo allora mi accorsi che era incinta.

      La sera alloggiammo in una locanda a cinque leghe dalla città più vicina, in ritardo sui nostri piani di marcia. La donna soffriva per le scosse del carro, anche se non aveva mai emesso un lamento. Il marito, se tale era, la guardava mordendosi le labbra. E Astrix, anche lui senza dire parola, aveva lasciato che i cavalli se la prendessero comoda.

      Nell’ora più calda del pomeriggio avevamo avuto un incontro che ci aveva inquietato.

      Ad un incrocio, seduti su un muricciolo di pietre a secco, si riposavano due cavalieri, accanto al tempietto della dea del triplice volto, con le candele accese lasciate in offerta dai viaggiatori.

      I due ci salutarono. Indossavano quelle cappe marroni, con due spacchi di fianco per le braccia e il colletto alto, che usano i viaggiatori da un capo all’altro delle Terre di Mezzo. Né i vestiti che si scorgevano sotto i mantelli, né l’accento servivano a identificarli meglio.

      Ci fermammo, discorremmo un po’ delle strade, del tempo. Concordemente, prevedemmo pioggia imminente. Poi uno dei due cavalieri chiese: – Non avete visto per caso una coppia, lui biondo, lei più giovane, incinta?

      Io, scioccamente, mi guardai alle spalle. Ma il marito che di solito camminava dietro il carro, accanto all’apertura del telone, era sparito.

      Prima che potessi voltare la testa, sentii Gertrid rispondere: – Certamente.

      La fissai. Non capivo.

      â€“ A Phainon – proseguì Gertrid. – Erano diretti a Bassidania. Li ricordo perché sono venuti ad uno dei nostri spettacoli, e poi li abbiamo incontrati per strada.

      La via per Bassidania, ricordavo, seguiva per un tratto la strada del mare.

      â€“ Ah! – disse il più anziano dei due, un uomo con la barba grigia, occhi di un azzurro metallico.

      â€“ E perché volete saperlo? – chiese Baran severamente, con la sua migliore voce da Tiranno, lanciando a Gertrid un’occhiata di rimprovero.

      L’uomo con la barba grigia sollevò le due palme aperte.

      â€“ Per i migliori motivi! Vedete, lui è mio cugino. Si è innamorato di questa fanciulla, ma il padre di lui si opponeva alle nozze. Potete immaginare il resto. Sono fuggiti insieme. Il vecchio ha un caratteraccio, ma in fondo è di buon cuore, e questo figlio è la pupilla dei suoi occhi. Non può sopportare di saperlo lontano, senza un tetto, con un nipote che forse non vedrà mai. In breve: è disposto a perdonarli. Noi li stiamo cercando ovunque. La notizia che ci date ci riempie di speranza!

      Io sorrisi e guardai il carro, aspettandomi di vedere il tendone aprirsi, l’uomo e la fanciulla scendere insieme, emozionati, con le lacrime agli occhi. Ecco un caso in cui la vita rivaleggiava con il teatro.

      Ma niente di questo accade. Ricevetti solo un calcio negli stinchi da Dumpy Dum, che mi era vicino.

      â€“ Correte dunque a raggiungerli! – esclamò Myrtilla, arrossata come se dovesse lei stessa balzare a cavallo.

      â€“ Non sappiamo come ringraziarvi – disse l’uomo.

      Baran fece un gesto magnanimo. – Di nulla. La coscienza di una buona azione è ricompensa sufficiente. Ma chissà che un giorno non possiate venire ad applaudirci!

      â€“ Con piacere! – disse il più giovane dei due, inchinandosi a Myrtilla, con il