Название | Olanda |
---|---|
Автор произведения | Edmondo De Amicis |
Жанр | Книги о Путешествиях |
Серия | |
Издательство | Книги о Путешествиях |
Год выпуска | 0 |
isbn | 4064066072049 |
Il bastimento entrò in quella parte del braccio meridionale della Mosa che si chiama Volkerak; la scena era sempre la stessa: dighe e poi dighe, punte di campanili e case nascoste, qualche bastimento qua e là; una sola cosa era cangiata, il cielo.
Vidi allora per la prima volta il cielo olandese nel suo aspetto ordinario, e assistetti a una di quelle battaglie di luce, proprie dei Paesi Bassi, che i grandi paesisti d’Olanda ritrassero con una efficacia insuperabile. Fino allora il cielo era stato sereno, era una bella giornata d’estate, le acque azzurre, le rive verdissime, l’aria calda e non un fiato di vento. Tutt’ad un tratto, una nuvola densa nascose il sole, e in men che non si dice, ogni cosa cambiò aspetto in una maniera da far pensare che si fosse cangiato tutt’a un tratto di stagione, d’ora, di latitudine. Le acque diventaron cupe, il verde delle rive si fece smorto, l’orizzonte si nascose dietro un velo grigio, ogni cosa apparve come circonfusa d’una luce crepuscolare che ne sfumava i contorni, e si levò una brezza maligna che metteva freddo nelle ossa. Pareva d’essere in dicembre, si sentiva l’uggia dell’inverno e quell’inquietudine che mette nel cuore ogni minaccia improvvisa della natura. Poi, da tutto il cerchio dell’orizzonte cominciarono a salir nuvole color di piombo, mobilissime, che pareva cercassero con una specie d’impazienza penosa una direzione e una forma, e poi le acque a incresparsi e a rigarsi di rapidi riflessi luminosi, di larghe striscie verdastre, violacee, bianchiccie, color di creta, nerognole; e infine quell’irritazione della natura si risolvette tutt’a un tratto in una pioggia violenta e fitta, che confuse cielo, acqua e terra in un solo colore grigiastro, appena interrotto da una sfumatura un po’ più fosca delle rive lontane e da qualche bastimento a vela che appariva qua e là come un’ombra ritta sulle acque del fiume.
“Eccoci ora veramente in Olanda” disse il capitano del bastimento, avvicinandosi a un gruppo di passeggieri, che contemplavano quello spettacolo. “Questi cambiamenti di scena, in così breve tempo, non si vedono che qui.”
Poi interrogato da uno di noi, soggiunse:
“L’Olanda ha una meteorologia tutta sua. L’inverno è lungo, l’estate breve, la primavera non è che la fine dell’inverno, e nondimeno, come vedono, di tratto in tratto, anche in estate, l’inverno fa capolino. Noi sogliamo dire che in Olanda si vedono le quattro stagioni in un giorno. Abbiamo il cielo più incostante del mondo. Per questo parliamo sempre del tempo. L’atmosfera è lo spettacolo più vario che abbiamo. Se vogliamo veder qualche cosa che ci ricrei, dobbiamo guardare in su. Ma è un clima ben tristo. Il mare ci manda la pioggia da tre parti, i venti si scatenano sul paese senza trovar resistenza; anche nelle più belle giornate, la terra esala dei vapori che oscurano l’orizzonte; per parecchi mesi l’aria non ha alcuna trasparenza. Vedranno l’inverno: vi son dei giorni, che si direbbe non s’abbia mai più da rivedere il sereno; l’oscurità par che venga dall’alto, come la luce; il vento di nord-est ci porta l’aria agghiacciata dei poli e solleva il mare con una furia e un fracasso che par che debba subissare le coste.” Qui si voltò verso di me, e disse sorridendo: “Si deve star meglio in Italia.”
Poi si rifece serio e soggiunse: “Però, ogni paese ha il suo male e il suo bene.”
Il bastimento uscì dal Volkerak, passò dinanzi alla fortezza di Willemstad, innalzata nel 1583, dal principe d’Orange, ed entrò nel Hollandsdiep, gran braccio della Mosa, che separa l’Olanda meridionale dal Brabante del Nord. Una grande distesa d’acqua, due strisce oscure a destra e a sinistra e un cielo color di cenere, eran tutto lo spettacolo che si vedeva dal bastimento. Una signora francese esclamò in mezzo al silenzio generale, tirando uno sbadiglio: “Com’è bella l’Olanda!” Tutti risero, fuor che gli Olandesi.
“Eh, signor capitano,” uscì a dire uno riattaccando il discorso, un vecchietto belga, una di quelle cariatidi da caffè che caccian la loro politichina in tutti i buchi: “ogni paese ha il suo bene e il suo male, e noialtri Belgi e Olandesi avremmo dovuto esser persuasi di questa verità, e fare a compatirci, per veder di vivere d’amore e d’accordo. Quando si pensa che ora saremmo uno statino di nove milioni, noi colle nostre industrie, voialtri col vostro commercio, con due capitali come Amsterdam e Bruxelles, e due città commerciali come Anversa e Rotterdam! Si conterebbe per qualche cosa nel mondo, eh, capitano?”
Il capitano non rispose. Un altro Olandese disse: “Già, colla guerra religiosa in casa dodici mesi dell’anno.”
Il vecchietto belga, un po’ sconcertato, continuò il discorso a bassa voce con me: “È un fatto, signor mio. È stata una corbelleria, specialmente da parte nostra. Lei vedrà l’Olanda: Amsterdam non è Bruxelles, no davvero, e il paese è piatto e noioso quanto si può dire; ma per quel che sia prosperità, ci rivende. Si figuri che spendono il fiorino, che val due lire e centesimi, come noi spendiamo la lira. Se ne accorgerà dai conti degli alberghi. Son due volte più ricchi di noi. La colpa è stata di Guglielmo I, che voleva fare un Belgio olandese e ci ha spinto agli estremi. Lei sa come sono seguite le cose ec.”
Nell’Hollandsdiep cominciammo a veder barconi, piccoli bastimenti da pesca e qualche grande naviglio proveniente da Hellewoetsluis, grande porto marittimo, posto sulla riva destra del braccio della Mosa chiamato Haringvliet, presso la foce, dove s’arrestano quasi tutti i bastimenti che fanno il viaggio delle Indie. La pioggia cessò, il cielo, a poco a poco, quasi a malincuore, si rifece in parte sereno, e subito le acque e le rive ripresero i loro colori vivi e freschi, e risentimmo l’estate.
In breve tempo il bastimento giunse vicino al villaggio di Moerdijk.
Là si vede uno dei più grandi ponti del mondo.
È un ponte di ferro, lungo un miglio e mezzo, sul quale passa la strada ferrata che va a Dordrecht e a Rotterdam. Di lontano presenta l’aspetto come di quattordici enormi edifizi eguali e schierati a traverso il fiume, parendo un edifizio ognuno dei quattordici archi altissimi che sormontano in forma di volta il piano su cui scorrono i treni. A passarci su—ci passai pochi mesi dopo ritornando in Olanda—non si vede altro che acqua e cielo, da tanto che è largo il fiume; e si prova un sentimento quasi di paura, come se si fosse sul mare, e il ponte dovendo finire tutt’a un tratto, il treno avesse da un momento all’altro a dare un tuffo nell’acqua.
Il bastimento voltò a sinistra passando dinanzi al ponte, e infilò uno strettissimo braccio della Mosa, chiamato Dordsche kil, fiancheggiato da dighe, che ha più l’aspetto di canale che di fiume. Era già la settima svoltata che si faceva dopo il passaggio della frontiera.
Passando per il Dordsche kil cominciammo a vedere intorno a noi qualche cosa che ci annunziava la vicinanza d’una grande città. Lunghe file di alberi sulle sponde, cespugli, casette, canali a destra e a sinistra, e un via vai di barche e di barconi. Fra i passeggieri si vedeva un certo movimento, si sentiva dire qua e là:—Dordrecht,—vedremo Dordrecht;—pareva che tutti si disponessero a qualche spettacolo straordinario.
Lo spettacolo non si fece aspettare, e fu straordinario davvero.
Il bastimento svoltò un’ottava volta, a destra, ed entrò nell’Oude-Maas, o vecchia Mosa.
Dopo pochi minuti si videro le prime case dei dintorni della città di Dordrecht.
Fu come l’apparizione improvvisa dell’Olanda, la soddisfazione istantanea di tutte le nostre curiosità, la rivelazione di tutti i misteri che ci tormentavano la fantasia; fu come lo svegliarsi in un mondo nuovo.
Si vedevano da tutte le parti altissimi mulini a vento che giravano le braccia; casine sparpagliate lungo le rive, di mille forme strane, come villette, padiglioni, chioschi, capanne, cappelle, teatrini, coi tetti rossi, le mura nere, azzurre, rosee, cinerine, con contorni bianchi come la neve intorno alle finestre e alle porte. In mezzo alle case, canali e canaletti; davanti alle case e lungo i canali, gruppi e file di alberi; bastimenti fra casa e casa; barchette davanti alle porte; vele