Olanda. Edmondo De Amicis

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Название Olanda
Автор произведения Edmondo De Amicis
Жанр Книги о Путешествиях
Серия
Издательство Книги о Путешествиях
Год выпуска 0
isbn 4064066072049



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carattere principalissimo della pittura olandese doveva essere il colorito. Oltre la ragione così generalmente riconosciuta che in un paese dove non sono orizzonti montuosi, non prospetti accidentati, non grandi colpi d’occhio, non forme generali, insomma, che si prestino al disegno, l’occhio dell’artista dev’essere maggiormente sedotto dai colori; e che ciò deve tanto più seguire in Olanda, dove la luce incerta, la vaga bruma che vela continuamente l’aria, ammollisce, sfuma i contorni degli oggetti, onde l’occhio, trascura la forma che non può bene afferrare, e si fissa di preferenza nel colore come l’attributo principale che gli offre la natura; oltre queste ragioni, v’è quella che in un paese piano, uniforme e grigio come l’Olanda, s’ha bisogno di colori, come in un paese meridionale s’ha bisogno dell’ombra. Gli artisti olandesi non fecero che andar dietro al gusto imperioso del loro popolo, che tinse di colori vivissimi le case, i bastimenti, in alcuni luoghi i tronchi degli alberi, le palafitte, gli stecconati della campagna; che si veste, che si vestiva molto più allora di colori allegri; che ama i tulipani e i giacinti fino alla pazzia. E così tutti i pittori olandesi furon coloristi potenti, Rembrandt il primo.

      Il realismo, favorito dal carattere olandese calmo e lento, che consente agli artisti di padroneggiare la propria foga, e aiutato dalla loro natura che mira all’esatto e rifugge dal fare le cose a mezzo, doveva dare alla pittura di quel popolo un altro tratto distintivo: la finitezza; e questa finitezza doveva esser condotta dagli Olandesi all’ultimo grado del possibile. Si dice con ragione che nei quadri olandesi si trova la prima qualità di quel popolo: la pazienza. Ogni cosa vi è rappresentata con la minutezza del dagherrotipo: i mobili con tutte le loro venature, le foglie con tutte le loro fibre, i tessuti con tutti i loro fili, le rappezzature con tutti i loro punti, gli animali con tutti i loro peli, i visi con tutte le loro rughe; ogni cosa finito con una precisione microscopica, da far credere che sia l’opera del pennello d’una fata, o che il pittore ci abbia perduto la vista e la ragione. Difetto, in fondo, piuttosto che pregio, poichè l’ufficio della pittura è di ritrarre non quello che è, ma quello che l’occhio vede, e l’occhio non vede, ogni cosa; ma è difetto portato a una così meravigliosa eccellenza, che lo si ammira senza lamentarlo, e non s’osa desiderare che non ci sia. E per questo rispetto furon famosi come prodigi di pazienza il Dow, il Mieris, il Potter, il Van der Helst, e più o meno, tutti i pittori olandesi.

      Ma il realismo che dà alla pittura olandese una impronta così originale, e delle qualità così ammirabili, è pure la radice dei suoi difetti più gravi. I pittori olandesi, solleciti soltanto di ritrarre la verità materiale, non danno alle loro figure che l’espressione di sentimenti fisici. Il dolore, l’amore, l’entusiasmo e i mille affetti delicatissimi che non han nome, o pigliano un nome diverso dalle diverse cagioni che li fan nascere, li esprimono raramente o non li esprimono mai. Per loro il cuore non batte, l’occhio non piange, la bocca non trema. Nei loro quadri manca tutta una parte, la più potente e la più nobile, dell’anima umana. Di più, con quel ritrarre fedelmente ogni cosa, anche il brutto, e specialmente il brutto, finiscono per esagerare anche, questo, convertono i difetti in deformità, i ritratti in caricature; calunniano il tipo nazionale; danno ad ogni figura umana un aspetto sgraziato e burlesco. Per aver dove mettere queste figure, son costretti a sceglier soggetti triviali; quindi il soverchio numero di quadri che rappresentano bettole e beoni con faccie grottesche, instupidite, in atteggiamenti sguaiati, donnaccie, vecchi spregevolmente ridicoli; scene in cui par di sentir le grida squarciate, o le parole oscene. Si direbbe, a guardar quei quadri, che l’Olanda è abitata dal popolo più deforme e più scostumato della terra. Di qui i pittori discendono ancora a maggiori licenze. Lo Steen mette un lavativo in mezzo a un quadro; il Potter dipinge una vacca che orina; il Rembrandt disegna persone che fanno gli offici di sotto; il Brouwer, rappresenta ubriachi che fan la ricevuta; il Torrentius manda in giro dei quadri così spudorati che gli Stati d’Olanda li fan raccogliere e bruciare. Ma anche lasciando questi eccessi, in un Museo d’Olanda non si trova quasi mai nulla che sollevi l’anima, che desti un movimento di pensieri alti e gentili. Si ammira, si gode, si ride, si rimane pensosi dinanzi a qualche paesaggio; ma uscendo, si sente che non s’è provato un piacere intero, si desidera qualche cosa, si prova come un bisogno di vedere dei visi belli e di leggere dei versi ispirati, e qualche volta vien fatto di mormorare, quasi senz’addarsene:—Oh Raffaello!

      Infine, bisogna ricordare ancora due grandi pregi di questa pittura: la sua varietà e la sua importanza come espressione, come specchio, per così dire, del paese. Se si toglie il Rembrandt col gruppo dei suoi imitatori, quasi tutti gli altri artisti sono differentissimi fra loro; nessun’altra scuola presenta forse un così gran numero di maestri originali. Il realismo dei pittori olandesi nacque dal loro amore comune per la natura; ma ognuno ha fatto trasparire nell’opera propria una maniera d’amore tutta sua; ognuno ha reso un’impressione diversa, che dalla natura aveva ricevuta; ognuno, partendo dal punto comune ch’era il culto della verità materiale, è arrivato a una mèta che non è quella degli altri. Il loro realismo poi, spingendoli a tutto ritrarre, ha fatto sì che la pittura olandese riuscisse a rappresentare l’Olanda più completamente di quello che nessun’altra scuola di pittura abbia mai fatto di nessun altro paese. Se sparisse, è stato detto, fuor che l’opera dei pittori, ogni altra testimonianza visibile dell’esistenza dell’Olanda nel secolo XVII,—il suo gran secolo—la si troverebbe nei quadri intera: le città, le campagne, i porti, le navi, i mercati, le botteghe, i costumi, gli utensili, le armi, la biancheria, le merci, le stoviglie, i cibi, i piaceri, le abitudini, le credenze religiose e le superstizioni, le qualità e i difetti del popolo; e questo che è un grande pregio per una letteratura, non è pregio minore per la sua arte sorella.

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