Название | Olanda |
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Автор произведения | Edmondo De Amicis |
Жанр | Книги о Путешествиях |
Серия | |
Издательство | Книги о Путешествиях |
Год выпуска | 0 |
isbn | 4064066072049 |
Il realismo, favorito dal carattere olandese calmo e lento, che consente agli artisti di padroneggiare la propria foga, e aiutato dalla loro natura che mira all’esatto e rifugge dal fare le cose a mezzo, doveva dare alla pittura di quel popolo un altro tratto distintivo: la finitezza; e questa finitezza doveva esser condotta dagli Olandesi all’ultimo grado del possibile. Si dice con ragione che nei quadri olandesi si trova la prima qualità di quel popolo: la pazienza. Ogni cosa vi è rappresentata con la minutezza del dagherrotipo: i mobili con tutte le loro venature, le foglie con tutte le loro fibre, i tessuti con tutti i loro fili, le rappezzature con tutti i loro punti, gli animali con tutti i loro peli, i visi con tutte le loro rughe; ogni cosa finito con una precisione microscopica, da far credere che sia l’opera del pennello d’una fata, o che il pittore ci abbia perduto la vista e la ragione. Difetto, in fondo, piuttosto che pregio, poichè l’ufficio della pittura è di ritrarre non quello che è, ma quello che l’occhio vede, e l’occhio non vede, ogni cosa; ma è difetto portato a una così meravigliosa eccellenza, che lo si ammira senza lamentarlo, e non s’osa desiderare che non ci sia. E per questo rispetto furon famosi come prodigi di pazienza il Dow, il Mieris, il Potter, il Van der Helst, e più o meno, tutti i pittori olandesi.
Ma il realismo che dà alla pittura olandese una impronta così originale, e delle qualità così ammirabili, è pure la radice dei suoi difetti più gravi. I pittori olandesi, solleciti soltanto di ritrarre la verità materiale, non danno alle loro figure che l’espressione di sentimenti fisici. Il dolore, l’amore, l’entusiasmo e i mille affetti delicatissimi che non han nome, o pigliano un nome diverso dalle diverse cagioni che li fan nascere, li esprimono raramente o non li esprimono mai. Per loro il cuore non batte, l’occhio non piange, la bocca non trema. Nei loro quadri manca tutta una parte, la più potente e la più nobile, dell’anima umana. Di più, con quel ritrarre fedelmente ogni cosa, anche il brutto, e specialmente il brutto, finiscono per esagerare anche, questo, convertono i difetti in deformità, i ritratti in caricature; calunniano il tipo nazionale; danno ad ogni figura umana un aspetto sgraziato e burlesco. Per aver dove mettere queste figure, son costretti a sceglier soggetti triviali; quindi il soverchio numero di quadri che rappresentano bettole e beoni con faccie grottesche, instupidite, in atteggiamenti sguaiati, donnaccie, vecchi spregevolmente ridicoli; scene in cui par di sentir le grida squarciate, o le parole oscene. Si direbbe, a guardar quei quadri, che l’Olanda è abitata dal popolo più deforme e più scostumato della terra. Di qui i pittori discendono ancora a maggiori licenze. Lo Steen mette un lavativo in mezzo a un quadro; il Potter dipinge una vacca che orina; il Rembrandt disegna persone che fanno gli offici di sotto; il Brouwer, rappresenta ubriachi che fan la ricevuta; il Torrentius manda in giro dei quadri così spudorati che gli Stati d’Olanda li fan raccogliere e bruciare. Ma anche lasciando questi eccessi, in un Museo d’Olanda non si trova quasi mai nulla che sollevi l’anima, che desti un movimento di pensieri alti e gentili. Si ammira, si gode, si ride, si rimane pensosi dinanzi a qualche paesaggio; ma uscendo, si sente che non s’è provato un piacere intero, si desidera qualche cosa, si prova come un bisogno di vedere dei visi belli e di leggere dei versi ispirati, e qualche volta vien fatto di mormorare, quasi senz’addarsene:—Oh Raffaello!
Infine, bisogna ricordare ancora due grandi pregi di questa pittura: la sua varietà e la sua importanza come espressione, come specchio, per così dire, del paese. Se si toglie il Rembrandt col gruppo dei suoi imitatori, quasi tutti gli altri artisti sono differentissimi fra loro; nessun’altra scuola presenta forse un così gran numero di maestri originali. Il realismo dei pittori olandesi nacque dal loro amore comune per la natura; ma ognuno ha fatto trasparire nell’opera propria una maniera d’amore tutta sua; ognuno ha reso un’impressione diversa, che dalla natura aveva ricevuta; ognuno, partendo dal punto comune ch’era il culto della verità materiale, è arrivato a una mèta che non è quella degli altri. Il loro realismo poi, spingendoli a tutto ritrarre, ha fatto sì che la pittura olandese riuscisse a rappresentare l’Olanda più completamente di quello che nessun’altra scuola di pittura abbia mai fatto di nessun altro paese. Se sparisse, è stato detto, fuor che l’opera dei pittori, ogni altra testimonianza visibile dell’esistenza dell’Olanda nel secolo XVII,—il suo gran secolo—la si troverebbe nei quadri intera: le città, le campagne, i porti, le navi, i mercati, le botteghe, i costumi, gli utensili, le armi, la biancheria, le merci, le stoviglie, i cibi, i piaceri, le abitudini, le credenze religiose e le superstizioni, le qualità e i difetti del popolo; e questo che è un grande pregio per una letteratura, non è pregio minore per la sua arte sorella.
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