Olanda. Edmondo De Amicis

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Название Olanda
Автор произведения Edmondo De Amicis
Жанр Книги о Путешествиях
Серия
Издательство Книги о Путешествиях
Год выпуска 0
isbn 4064066072049



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di muri di cinta e di siepi; ogni casa è un piccolo porto. I bastimenti, i barconi, le barchette, le zattere percorrono la campagna, attraversano i villaggi, girano fra le case e solcano il paese in tutte le direzioni come in altri luoghi i carri e le carrozze. E anche qui l’Olanda ha fatto dei lavori giganteschi, come il canale Guglielmo nel Brabante settentrionale, il canale che congiunge Amsterdam, attraversando tutta la Nord-Olanda, col mare del Nord, lungo più di ottanta chilometri e largo più di trenta metri; il nuovo canale che congiungerà Amsterdam col mare attraversando le dune, e sarà il più largo canale d’Europa; e un altro non meno grande che congiungerà il mare colla città di Rotterdam. I canali sono le vene dell’Olanda e l’acqua è il suo sangue.

      Ma anche senza badare ai canali, ai prosciugamenti dei laghi e alle opere di difesa, percorrendo l’Olanda si vedono da ogni parte le traccie d’un lavoro meraviglioso. Il terreno, che in altri paesi è un dono della natura, là è un’opera dell’industria. L’Olanda tirò la maggior parte delle sue ricchezze dal commercio; ma prima del commercio dovette far fruttare la terra; la terra non c’era; dovette crearla. Erano banchi di sabbia, interrotti da strati di torba, dune che il vento smuoveva e spandeva per il paese, grandi spazi di terreno lotoso che parevan condannati a una sterilità eterna. Mancavano i primi elementi dell’industria, il ferro e il carbone; mancava il legno, poichè le foreste eran già state distrutte dalle tempeste quando sorse l’agricoltura; mancavano le pietre, mancavano i metalli. La natura, come dice un poeta olandese, aveva rifiutato all’Olanda tutti i suoi doni; gli Olandesi dovettero far tutto a dispetto della natura. Cominciarono coll’infertilire le sabbie. In alcuni luoghi formarono lo strato produttivo del suolo con terre portate di lontano come si forma un giardino; sparsero la silice delle dune sulle praterie troppo umide; mescolarono colle terre troppo sabbiose i detriti delle torbe tratti dal fondo delle acque; estrassero dell’argilla per comunicare alla superficie della terra una fertilità nuova; lavorarono a dissodare le dune; e così industriandosi in mille maniere, e difendendo continuamente l’opera loro dalle acque minaccianti, riuscirono a condurre l’Olanda a uno stato di floridezza non inferiore a quello dei paesi più favoriti dalla natura. Quell’Olanda sabbiosa e paludosa che gli antichi consideravano appena come abitabile, manda fuori dei suoi confini, anno per anno, dei prodotti agricoli per il valore di cento milioni di lire, possiede circa un milione e trecentomila teste di bestiame, e si può annoverare, proporzionatamente all’estensione del suo territorio, fra i paesi più popolati d’Europa.

      Ora si capisce come in un paese così fisicamente straordinario, debba esservi un popolo molto diverso dagli altri. Su pochi popoli, in fatti, la natura del paese abitato esercitò un influsso più profondo che sugli Olandesi. Il genio olandese è in perfetta armonia col carattere fisico dell’Olanda. Basta guardare i monumenti della gran lotta combattuta da questo popolo col mare, per comprendere come il suo carattere distintivo debba essere la fermezza e la pazienza, accompagnata da un coraggio calmo e costante. Questa lotta gloriosa, e la coscienza di dover tutto a sè stesso, deve aver infuso e fortificato in esso un sentimento altissimo della propria dignità e uno spirito indomabile di libertà e d’indipendenza. La necessità d’una lotta continua, d’un continuo lavoro e di sacrifizi continui per difendere la propria esistenza, riconducendolo perpetuamente al sentimento della realtà, deve averlo reso un popolo altamente pratico ed economo; il buon senso dev’essere la sua qualità più spiccata, l’economia dev’essere una delle sue virtù principali; deve quindi primeggiare nelle arti utili, essere parco di godimenti, essere semplice anche quando è grande, riuscire in tutto quello a cui si riesce colla tenacità dei propositi e con un’attività pensata e regolare; esser più saggio che eroico, più conservatore che creatore, non dare all’edifizio del pensiero moderno dei grandi architetti, ma molti abili operai, una legione di lavoratori pazienti ed utili. E in virtù di queste sue qualità di prudenza, di attività flemmatica e di spirito di conservazione, progredir sempre, ma a poco a poco; acquistar lentamente, ma non perder nulla dell’acquistato; esser restío a spogliarsi degli usi antichi; serbare quasi intera, malgrado la vicinanza di tre grandi nazioni, la sua originalità; serbarla passando a traverso di tutte le forme di governo, malgrado le invasioni straniere, malgrado le guerre politiche e religiose di cui fu teatro, malgrado l’immenso concorso di stranieri d’ogni paese che vi cercarono un rifugio e ci vissero in tutti i tempi; essere infine di tutti i popoli del settentrione quello che, benchè procedendo sempre nella via della civiltà, ha serbato più netta l’impronta antica.

      Ma basta anche rappresentarsi alla mente la sua forma, per comprendere che questo paese di tre milioni e mezzo d’abitanti, benchè fuso in una così compatta unità politica, benchè riconoscibile fra tutti gli altri popoli del Nord a certi tratti comuni agli abitanti di tutte le sue provincie, deve presentare una varietà grande. E così è in fatti. Tra la Zelanda e l’Olanda propriamente detta, fra l’Olanda e la Frisia, tra la Frisia e la Gheldria, tra la Groninga e il Brabante, malgrado tanti vincoli comuni e la vicinanza grandissima, non v’è meno differenza che fra le provincie più lontane dell’Italia e della Francia: differenza di lingua, di costumi, di carattere; differenze di razza e di religione. Il regime comunale ha impresso a questo popolo un carattere incancellabile, perchè in nessun paese fu conforme come in questo alla natura delle cose. Il paese è diviso in parecchi gruppi d’interessi dallo stesso organismo del sistema idraulico. Quindi associazione e mutuo soccorso contro il comune nemico, il mare; ma libertà delle forze e delle istituzioni locali. La monarchia non ha estinto l’antico spirito municipale, ed è questo spirito che rese impossibile la completa fusione dello Stato in tutti i grandi Stati che ne fecero la prova. I grandi fiumi e i golfi profondi sono nello stesso tempo vie di commercio che servono come legami di nazionalità fra le varie Provincie, e barriere che difendono vecchie tradizioni e vecchie costumanze diverse fra loro. In questo paese apparentemente così uniforme, ad ogni passo, si può dire, fuorchè l’aspetto della natura, tutto cangia e tutt’a un tratto, come la natura stessa all’occhio di chi varca per la prima volta la frontiera dello Stato.

      Ma per quanto sia meravigliosa la storia fisica dell’Olanda, è più meravigliosa la sua storia politica. Questa piccola terra invasa da principio da differenti tribù della razza germanica, soggiogate, dai Romani e dai Franchi, devastata dai Danesi e dai Normanni, desolata per secoli da orrende guerre civili, questo piccolo popolo di pescatori e di mercanti salva la sua libertà civile e la sua libertà di coscienza con una guerra di ottant’anni contro la formidabile monarchia di Filippo II e fonda una repubblica che diventa l’arca di salvamento delle libertà di tutti i paesi, la patria adottiva delle scienze, la Borsa d’Europa, la stazione del commercio del mondo; una repubblica che stende la sua dominazione a Java, a Sumatra, nell’Indostan, a Ceylan, nella Nuova Olanda, nel Giappone, nel Brasile, nella Guiana, al Capo di Buona Speranza, nelle Indie occidentali, a Nuova-York; una repubblica che vince l’Inghilterra sul mare, che resiste alle armi unite di Carlo II e di Luigi XIV, che tratta da pari a pari colle più grandi nazioni ed è per un tempo una delle tre Potenze che reggono le sorti d’Europa.

      Ora non è più la grande Olanda del secolo decimosettimo; ma è ancora, dopo l’Inghilterra, il primo Stato coloniale del mondo; invece della grandezza antica ha una prosperità tranquilla; si ristrinse nel commercio, acquistò nell’agricoltura; del reggimento repubblicano perdette più la forma che la sostanza; una famiglia di principi patrioti e cari al popolo, vi siede tranquillamente in mezzo a tutte le libertà antiche e moderne. Vi è la ricchezza senza fasto, la libertà senza insolenza, l’imposta senza miseria. Il paese procede senza scosse, senza turbamenti, coll’antico buon senso, conservando nelle tradizioni, negli usi e nelle libertà stesse l’impronta della sua nobile origine. È forse fra tutti gli Stati d’Europa quello dove c’è più istruzione popolare e meno corruzione di costumi. Solo, all’estremità del continente, occupato delle sue acque e delle sue colonie, si gode in pace i frutti del suo lavoro senza far parlare di sè, coll’alto conforto di poter dire che nessun popolo al mondo ha conquistato a prezzo di più grandi sacrifizi la libertà della sua fede e l’indipendenza del suo stato.

      Tutte queste cose io rivolgevo in mente per stimolare la mia curiosità, una bella mattina d’estate, ad Anversa, salendo su un bastimento che mi doveva condurre per il corso della Schelda nella Zelanda, ch’è la provincia più misteriosa dei Paesi Bassi.