Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4. Botta Carlo

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Название Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4
Автор произведения Botta Carlo
Жанр Историческая литература
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Издательство Историческая литература
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ma sibbene andargli a fare un alloggiamento addosso a Rugeley's-mills, dove si era posto a campo, e tentar la giornata con esso. Il giorno 15 d'agosto tutte le genti del Re ebbero ordine di tenersi pronte al marciare. Alle dieci della sera si muovevano verso Rugeley's-mills. La prima schiera era guidata dal colonnello Webster, e consisteva in fanti leggieri e cavalli. La seconda schiera, nella quale erano posti i volontarj d'Irlanda ed i leali, era sotto la condotta del lord Rawdon, e seguitata, come da una piccola squadra di riscossa, da due battaglioni d'Inglesi. Nella terza schiera, che seguitava alla coda, erano il carreggio, e gli uomini d'arme della legione. Camminavano in mezzo all'oscurità della notte con grandissimo silenzio; e già passato il rivo Saunder si erano scostati a dieci miglia da Cambden alla volta di Rugeley's-mills. Mentre in tal modo contro gli Americani marciavano gl'Inglesi intentissimi ed eseguire gli ordini dei capitani loro, Gates aveva mosso il campo alle dieci della sera da Rugeley's-mills, e si era avviato verso Cambden, intendendo di fare a Cornwallis quello, che questi voleva fare a lui. Aveva egli ordinato i suoi di modo, che marciava la prima legione dei cavalleggieri del colonnello Armand col fanti leggieri del colonnello Porterfield alla dritta, ed i fanti leggieri del maggiore Amstrong alla stanca. Venivano dopo le brigate degli stanziali della Marilandia, e le bande paesane della Carolina Settentrionale e della Virginia. Seguitavano alla coda le salmerie con una grossa guardia di volontarj, e la cavalleria dai due lati. Comandava Gates, si muovessero taciti e serrati; non isparassero a pena di cuore. I gravi impedimenti, i malati, le munizioni non necessarie aveva mandato indietro a Wacsaws. Così si difilavano fra le tenebre con maraviglioso silenzio, e non senza grave sospetto vicendevole gli uni contro gli altri i repubblicani ed i regj. Era la notte giunta alle due della mattina, quando le prime scolte inglesi s'incontrarono nella testa della colonna americana. I legionarj d'Armand secondati dai fanti di Porterfield aspramente ributtarono i primi feritori inglesi; Porterfield ne riportò una grossa ferita. Allora i fanti leggieri inglesi con due colonnelli di grave armatura attestandosi in sulla calpestata, frenarono l'impeto degli Americani. Succedette una mischia feroce con egual vantaggio e perdita da ambe le parti. Ma nè l'una, nè l'altra volendo commettere al rischio di una battaglia notturna la fortuna della guerra, si ristettero, e ne nacque in mezzo a quel buio un silenzio d'armi, il quale durò sino al nuovo dì. Intanto Cornwallis ebbe fumo dagli uomini del paese, che la natura dei siti molto era favorevole a' suoi, e contraria ai soldati di Gates: poichè la via, per la quale solo poteva questi far la passata per venirlo ad assaltare, era assai stretta, e fiancheggiata dai due lati da paludi. La qual cosa, rendendo inutile il maggior numero delle genti americane, pareggiava le partite tra i due eserciti. Laonde il capitano inglese si determinò a far la battaglia dell'indomani in quel luogo. In sul far del dì squadronava di modo i suoi, che la frontiera dell'esercito fosse composta di due schiere, delle quali la diritta sotto i comandamenti di Webster aveva il fianco diritto attorniato da una palude, e col sinistro si appoggiava alla strada maestra, e la stanca guidata dal lord Rawdon si atteneva medesimamente col fianco suo sinistro ad una palude, e col destro si congiungeva in su quella stessa strada colla schiera di Webster. Tra l'una e l'altra locarono le artiglierie. Un battaglione erasi attelato, come un poco di retroguardo, dietro la schiera di Webster; un secondo dietro quella di Rawdon. La legione di Tarleton si era arringata accanto la strada sulla dritta, pronta a difendere, o ad offendere, secondochè si discoprisse la occasione. Nè dall'altro canto Gates se ne stava neghittoso in faccia all'ordinantesi nemico. Trasse fuori i suoi, e sì fattamente gli ordinò, che la vanguardia ne fu divisa in tre squadre, la destra guidata dal generale Gist, la quale col destro suo fianco toccava una palude, e col sinistro si congiungeva vicino la strada con quella di mezzo, composta di bande paesane della Carolina del Nort, e condotta dal generale Caswell. Nella stanca poi si trovavano le milizie virginiane guidate dal generale Stevens. Dietro i Virginiani si affilarono i fanti leggieri di Porterfield, e di Amstrong. Armand co' suoi cavalli si era schierato dietro la sinistra per contrastare alla legione di Tarleton. Quest'era la vanguardia. Gli stanziali della Marilandia e della Delawara, uomini fortissimi, e nei quali era collocata la principale speranza della vittoria, si erano posti in ordinanza, come dietroguardo, e schiera di riscossa. Questi erano capitanati dal generale Smallwood. Le artiglierie eransi ordinate parte sulla dritta degli stanziali, e parte sulla strada maestra. Stavano in tal modo attelati l'uno a rincontro dell'altro i due eserciti, e pronti ambidue a venirne alle mani, quando Gates non contento alla positura delle schiere di Caswell e di Stevens, ordinò, non so se con ragione, ma certo con imprudenza, si dislocassero per pigliarne un'altra, che più opportuna gli parve. La qual cosa vedutasi da Cornwallis, non volendo egli lasciarsi fuggir dalle mani quella occasione, che la favorevole fortuna gli offeriva, comandò a Webster, si facesse pesatamente avanti, e vigorosamente assaltasse l'opposta schiera di Stevens, i soldati della quale tuttavia ondeggiavano per non aver ancor del tutto pigliato i nuovi ordini. Riempì incontanente Webster la volontà del capitano generale. Si appiccò dunque di prima presa la battaglia tra l'ala dritta inglese, e la sinistra americana; ma non tardò a diventar generale lungo tutta la fila. L'aere essendo piorno, ed il cielo scuro, il fumo dell'armi da fuoco non poteva alzarsi nelle regioni superiori; ma accumulatosi in copia nelle basse avviluppava, come un denso nugolo, i due eserciti, dimodochè malagevolmente l'uno poteva scorgere quello che l'altro si facesse. Tuttavia si vedeva, che gl'Inglesi combattendo ora cogli archibusi, ora colle baionette molto aspramente, si facevano avanti, mentre gli Americani indietreggiavano. In fine i Virginiani ferocemente incalzati da Webster, e già mezzi scompigliati da quell'inopportuna mossa, ordinata in procinto della battaglia da Gates, dopo leggier conflitto, voltate le spalle, si davano, lasciando i compagni nelle peste, vergognosamente alla fuga. Le successive compagnie dei Caroliniani incominciarono anch'esse a balenare, e seguitarono poscia la medesima bruttezza, nissuno quasi combattendo, o mostrando il volto agli avversarj, smarrita non che altro, per la fuga così subita, la virtù dei Capi. Così appoco appoco si andò smagliando tutto il sinistro corno dell'esercito americano. Fecero Gates e Caswel qualche sforzo per riordinargli; ma sopraggiunse in terribile sembianza Tarleton, il quale, veduta la rotta loro, gli aveva seguitati a slascio, e quei che già erano in volta, spaventò viemmaggiormente, e quei, che si volevano rannodare, sbaragliò. Nissun fine o modo al terrore ed alla fuga. Tutti si rifuggirono alla sfilata nelle vicine selve. Così per la rotta dei Virginiani e delle più vicine milizie della Carolina un reggimento caroliniano, e gli stanziali marilandesi e delawariani, che già si trovavano alle prese da fronte, furono anche assaliti sul loro sinistro fianco, ch'era rimasto nudato, dall'ala dritta inglese, che vittoriosa s'era volta contro di loro. Combatterono ciò nondimeno egregiamente; e furono operatori, che se non poterono ristorare la fortuna della battaglia, almeno non ne furono in questo dì macchiate con una nota di codardia, e disgraziate presso i forti uomini le americane insegne. Traevano da disperati; si avventavano colle baionette, tennero un pezzo la battaglia dubbia; e non contenti al difendersi, ma spintisi innanzi, guidati ed incuorati dal barone di Kalb, si scagliarono furiosamente addosso gl'Inglesi, e gli fecero restare un momento. Ma finalmente sopraffatti dal numero dei regj, e tentati e punti da ogni banda dalla cavalleria andarono anch'essi in volta, non avendo però lasciata la vittoria senza sangue agl'inimici. Il barone di Kalb fu ferito mortalmente di undici ferite, e fatto prigioniero. Si salvarono come a ciascun venne in sorte, scomposti e sbarattati. Solo si levarono dal campo Gist con un nodo intiero di cento fanti, ed Armand co' suoi cavalli. Seguitarono gl'Inglesi gagliardamente i vinti colla cavalleria per lo spazio di ventitre miglia, e non fu fatto fine al perseguitare, se non quando la stanchezza indusse la necessità del riposo. Fu assai grave in questo fatto la perdita degli Americani, poichè il numero dei morti, feriti e prigionieri loro arrivò bene a due migliaia di soldati. Tra i prigionieri si noverarono il barone di Kalb, ed il generale Rutherford caroliniano; tra i morti il generale Gregory. Otto cannoni, duemila archibusi, un buon numero di bandiere, tutto il carreggio, le bagaglie e le munizioni vennero in poter dei vincitori. La perdita degli Inglesi tra morti e feriti, sommò soltanto a 324, inclusi gli uffiziali. Il barone di Kalb tre giorni dopo, sentendosi vicino al morire, pregava il cavaliere du Buisson, suo ajutante di campo, esprimesse in nome suo a Gist e Smallwood, quanto stato fosse soddisfatto del valore dimostrato nella battaglia di Cambden dagli stanziali della Delawara e della Marilandia. Ciò fatto, rendè lo spiritò con manifesti segni di contento all'aver perduto la vita in difesa di una causa, che sì ardentemente aveva amato. Il congresso decretò, se gli si rizzasse un monumento nella città di Annapoli, capitale della Marilandia. E' pare, che Gates, oltre l'errore dell'aver voluto cambiar l'ordinanza dei suoi in cospetto del nemico, abbia anche commesso quell'altro di aver fatto marciar di nottetempo