Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4. Botta Carlo

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Название Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4
Автор произведения Botta Carlo
Жанр Историческая литература
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Издательство Историческая литература
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sotto le sue bandiere, e già erano sì numerosi, che potevano scorrere la campagna, e tenevano intenebrato tutto il paese. Denari non avevano, nè abiti da soldato, nè alimento certo; ma vivevano alla sfuggita di quello che la fortuna, od il coraggio loro parava davanti. Stavano pure in gran difetto d'armi e di munizioni da guerra. Ma i villerecci stromenti dell'agricoltura convertivano in grossolane armi da guerra, ed in luogo di palle di piombo ne gittavano di stagno del vasellame, che a quest'uso vogliosamente donavano loro i cittadini. Eppure queste somministranze non bastavano. Furono visti venir alle mani col nemico, non avendo ciascun di loro più di tre cariche. E mentre si combatteva, alcuni, mancando o d'armi o di munizioni, se ne stavano in disparte aspettando, che le ferite o la morte dei compagni offerisse loro l'occasione di pigliar le armi, e di caricarle. Ed allorquando se ne tornavano vincitori dai duri incontri, erano costretti per fornir sè medesimi di spogliar i morti ed i feriti delle armi e munizioni. Finalmente divenuto Sumpter più gagliardo per l'accostamento di nuove genti, assaltò un grosso posto britannico a Rocky-Mount. Ne fu risospinto, ma non isgomentato. S'attaccò alcuni giorni dopo, imperciocchè nè pigliava in mezzo alle sue correrie riposo nè il concedeva altrui, con un'altra grossa posta d'Inglesi a Hanging-rock, e tutti gli smagliò, stanziali e leali. Sconfisse altresì con eguale fortuna il colonnello Bryan venuto co' suoi leali dalla Carolina Settentrionale; e brevemente questo Sumpter era una continua rangola agl'Inglesi, i quali a patto nessuno nollo potevano spegnere, per aver esso uno smisurato ardire, ed i rifugj propinqui. Era egualmente destro a dar gli assalti, che i gangheri; e, vinto o vincitore ch'ei fosse, non era possibile corgli posta addosso. Gli stessi danni causava il colonnello Williams con una leggiera smannata di Caroliniani del distretto di Ninety-six, il quale tanto si andò aggirando, che in fine sorprese e tagliò a pezzi un branco di leali sulle rive del fiume Ennoree. Così da questa minuta guerra molto erano noiati gl'Inglesi, gli Americani ripigliavano gli spiriti, e si mantenevano rizzate in quella provincia le insegne del congresso. Ma queste avvisaglie, le quali poco, o nulla importavano alla somma delle cose, non erano altro, che il principio delle maggiori battaglie, che dovevano di lì a poco seguire. Non ebbe avuto sì tosto Washington avviso dell'assedio di Charlestown, che aveva avviato alla volta della Carolina Meridionale un rinforzo di quattordici centinaia di stanziali marilandesi e delawariani sotto la condotta del barone di Kalb. Si erano questi messi in via molto per tempo, e se avessero potuto arrivare al punto accordato, avrebbero per avventura dato alle cose un altro indirizzo. Ma tali e tanti furono gli ostacoli, che incontrarono nella Carolina Settentrionale per la carestia delle vettovaglie, per le difficoltà de' luoghi, e pell'immoderato calore della stagione, che non poterono camminare, che di pian passo. È fama, vivessero molti dì coi bestiami, che trovarono sbrancati nelle selve, e spesso privi affatto di carne e di farina, la vita loro sostentarono con pesche, o coi granelli di frumento immaturo. Questi disagi tutti sopportarono con mirabile costanza. Strada facendo per la Virginia erano stati ingrossati dalle milizie della provincia, ed arrivati sulle rive del fiume Deep furono accostati dalle bande della Carolina Settentrionale, guidate dal generale Caswell. Sommavano a sei migliaia di soldati. Essendo l'esercito rispetto agli Stati Uniti numeroso, e l'impresa di cacciar gl'Inglesi dalle Caroline di gran momento, il congresso, per favorire con la riputazione del capitano le cose di queste province, ne diede il governo a Gates. La qualità di straniero, il non conoscere la natura dei luoghi, ed il non avere sperienza dei modi da usarsi colle indisciplinate milizie nocquero tanto al barone di Kalb, che gli fu mandato lo scambio. Arrivò Gates al campo sul fiume Deep addì 25 di luglio. Là fece la mostra e la rassegna delle sue genti per conoscere quali e quante fossero; poscia le mosse verso il fiume Pedee, il quale nelle parti disottane separa la settentrionale Carolina dalla meridionale. Il nome e la fortuna di Gates operavano di modo, che non solo la gente corresse alle insegne, ma ancora, che le munizioni di ogni sorta fossero portate al campo. I popoli si levavano a romore. Già gli abitatori di quel tratto di contrada, che giace tra i due fiumi Pedee e Black, rivoltatisi prese avevano le armi contro i reali; e Sumpter con una buona smannata di fanti e di cavalleggieri andava ronzando sulla stanca degl'Inglesi con animo di mozzar loro la via per a Charlestown. Teneva infestato tutto il paese all'intorno. Tostochè Gates toccò coll'esercito i confini della meridionale Carolina mandò fuori un bando, invitando i Caroliniani ad adunarsi per vendicare cogli auspicj suoi i diritti dell'America, promettendo, che sarebbero liberi da ogni colpa o pena coloro, che erano stati forzati a dar le parole dai feroci conquistatori, solo eccettuali quelli, i quali esercitato avessero atti di barbarie, o di depredazione sopra le persone e le proprietà dei loro concittadini. Non furono vane le esortazioni di Gates. Non solo i popoli correvano all'armi per soccorrere alle cose della Carolina, ma le compagnie stesse dei Caroliniani, i quali si erano posti ai servigj del Re, o ribellarono o disertarono. Sumpter, fatto forte, faceva gran danni agl'Inglesi. Aveva lord Rawdon, il quale, trovandosi Cornwallis a Charlestown tutto intento nell'assestare gli affari della Carolina, governava tutte le genti alloggiate a Cambden e ne' luoghi circonvicini, avviato una presa d'Inglesi malati a Georgetown, e postogli sotto la scorta dei Caroliniani condotti dal colonnello Mills. Questi, già fatta una parte del viaggio, si ammottinarono, e fatti gli uffiziali, che gli guidavano, prigioni, condussero essi, i malati e sè medesimi a salvamento agli alloggiamenti di Gates. Il colonnello Lisle, il qual era uno di quelli, che avevano dato la parola, e che poscia aveva promesso di voler essere un buono e fedele suddito dei Re, subornò un battaglione di milizie, che stat'erano levate in nome del lord Cornwallis, ed intiero lo guidò a Sumpter. Questi poi sull'occidentale riva del Wateree con incredibile celerità procedendo, aveva intrapreso una moltitudine di some di rum, e d'altre grasce e munizioni, che da Charlestown si mandavano a Cambden. Fece nel medesimo fatto prigioni molti malati e stanziali che gli accompagnavano. Già la via di Cambden a Ninety-six era infestata dai repubblicani, e quella di Cambden a Charlestown vicina ad esserlo. Così le cose del Re nella Carolina parevano in manifesta declinazione. Lord Rawdon vedendo tanto nemico vicino a scoccarglisi addosso, e non avendo forze sufficienti a poter vagar per il paese liberamente, nè a tener un largo campo, ristrinse i suoi ne' luoghi circonvicini a Cambden, e pose gli alloggiamenti sulla destra sponda del rivo Linche. Intanto diè ragguaglio di ogni cosa, e del pericolo, che correva, a Cornwallis. Arrivò Gates con tulle le sue genti sulla sinistra riva, e si accampò a rincontro del nemico. Scaramucciavano spesso i repubblicani coi regj con varia fortuna. Avrebbe il generale americano voluto venire a giornata, assaltando Rawdon troppo debole a paragon suo dentro gli suoi alloggiamenti. Ma trovatigli troppo forti, se ne rimase. Fu questo suo, come pare, ottimo consiglio. Ma bene si lasciò fuggir dalle mani una molto propizia occasione di riportar una onorata vittoria. Poichè, se avesse marciato a gran passi verso le fonti del rivo, avrebbe potuto facilmente oltrepassare il sinistro fianco del lord Rawdon, ed arrivatogli alle spalle impadronirsi improvvisamente di Cambden. La qual cosa stata sarebbe l'ultima rovina degl'Inglesi. Ma o non l'avvertì, o, avvertendolo, non s'ardì. Poco poscia il capitano britannico, vedute fare dagli Americani alcune mosse verso l'ala sua dritta, che gli diedero sospetto pe' suoi magazzini e per l'ospedale, lasciate le rive del Linche, si ritirò con tutte le genti, e senza ricevere molestia alcuna da parte del nemico, a Cambden. In questo punto arrivò al campo il conte di Cornwallis. Conosciuto lo stato delle cose, e veggendo, quanto i repubblicani si fossero fatti vivi, ed il paese loro partigiano, faceva molto correre la contrada dagli speculatori, riempiva le compagnie coi convalescenti più gagliardi, forniva l'esercito d'armi, e specialmente la legione di Tarleton di cavalli, dei quali difettava. Ciò nondimeno non aveva egli sotto le insegne oltre di duemila soldati, tra i quali a un dipresso quindici centinaia di stanziali, ottima gente però, gli altri leali, e fuorusciti. L'attaccarsi con un nemico tanto superiore di forze pareva cosa non che pericolosa, temeraria. Avrebbe potuto schivar di combattere, e ritirarsi a Charlestown. Ma andò considerando, che, abbracciando questo consiglio, avrebbe dovuto lasciar indietro in balìa del nemico da ottocento malati, ed una quantità inestimabile di munizioni sì da guerra che da bocca; e che, se si eccettuano le due città di Charlestown e di Savanna, la ritirata avrebbe causato la perdita di tutte due le province della Carolina e della Giorgia. Nè gli sfuggiva, che la maggior parte delle sue genti erano soldati valentissimi, fornitissimi di ogni cosa, capitanati da uffiziali di mirabile perizia e valore. La vittoria poi avrebbe, siccome credeva, posto in sua mano intieramente le due Caroline, mentre la sconfitta poco maggior danno gli avrebbe recato della ritirata. Per le quali cose si determinò a mostrare il viso al nemico, ed a tentar la fortuna delle battaglie. E siccome Cambden, dove allora si trovava l'esercito, non era luogo forte, e che i partiti più generosi sono anche per l'ordinario i più fortunati, così