Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4. Botta Carlo

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Название Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4
Автор произведения Botta Carlo
Жанр Историческая литература
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Издательство Историческая литература
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fuori del Banco pochi si appresentassero, perchè i più per fornire il denaro loro avrebbero desiderato prima maggiore stabilità nello Stato, tuttavia si trovarono tosto soscrittori per un capitale di trecento quindicimila lire pensilvaniche, dei quali ciascuno si obbligò a somministrare ai direttori del Banco una determinata somma per mezzo di scritte da pagarsi da essi in monete d'oro o d'argento. In cotal modo i privati uomini, mossi da lodevole zelo verso la patria, vollero col credito loro sopportare ed ampliare quello del pubblico, esempio tanto più da commendarsi, quantochè le cose dello Stato non erano ancora ferme.

      Nè a questi tempi, quando un vittorioso nemico sì ferocemente instava, e già già batteva alle porte loro, si ristettero gli Americani al procurar genti e pecunia alla repubblica; che anzi procedettero più oltre, ed in mezzo a quei romori di guerra vollero con acconci ordinamenti promuovere le utili scienze, le nobili discipline, le necessarie arti, sapendo benissimo, che, senza di tutte queste, la guerra mena per la diritta alla barbarie, e che ne è meno lieta, e meno felice la pace. Nel che intesero non solo una cosa utilissima operare, e conducevole al buon costume dei popoli, ma sì ancora, mostrando securità in mezzo a quei pericoli, far vedere ai loro, ed ai strani, quanto poco essi pericoli curassero, e quanta fosse la confidenza, che nell'impresa loro collocato avevano. Per la qual cosa lo Stato di Massacciusset fondò in Boston una società, od accademia d'arti e di scienze, e con lodevoli statuti la ordinò. Il fine suo fosse di promuovere e d'incoraggiare la cognizione delle antichità dell'America e della storia naturale della contrada, di determinare a quali usi servir potessero i proventi naturali di lei, di promuovere le mediche scoperte, le matematiche disquisizioni, le ricerche, e gli sperimenti filosofici, le osservazioni astronomiche, meteorologiche e geografiche, l'agricoltura, le arti, le manifatture, il commercio; di coltivare insomma ogni arte e scienza, le quali tender potessero ad avanzare (così dicevano) l'interesse, l'onore, la dignità e la felicità di un libero, independente e virtuoso popolo. Addì quattro di luglio poi, celebrato prima con grandissima solennità l'anniversario dell'Independenza, il presidente del congresso, quello dello Stato di Pensilvania, e gli altri maestrati sì della città che della provincia, siccome anche il cavaliere de la Luzerne, ministro di Francia, si recarono con non ordinaria pompa all'Università per ivi assistere alla collazione dei gradi agli studenti. Il Preposto agli studj orò molto accomodatamente secondo il temporale. Le bramose menti dei giovani di nuovo zelo si accendevano, e di maggior amore s'informavano verso il nuovo Stato. I circostanti felici augurj pigliavano della nascente repubblica.

      A questi medesimi tempi, in cui per ogni canto, e con ogni più convenevole modo si concitavano gli Americani a correre nella presa carriera, e che sorgeva in essi un nuovo ardore alla guerra, arrivarono all'Isola di Rodi i soccorsi, che la Francia mandava in mantenimento delle cose d'America; ed allora fu l'allegrezza loro nel suo maggior colmo posta. Consistevano in un'armata di sette navi d'alto bordo, tra le quali il Duca di Borgogna di 84 cannoni, di cinque fregate, e due altri legni minori. Era tutto questo navilio condotto dal Signore di Ternay. Seguitavano una moltitudine di navi da carico, le quali portavano sei migliaia di soldati, che obbedivano agli ordini del conte de Rochambeau, luogotenente generale negli eserciti francesi. Ma però il Re Luigi, ed il congresso si erano accordati, che Washington, come capitano generale, dovesse guidare tutte le genti sì francesi, che americane, ed a questo fine egli era stato creato dal medesimo Re luogotenente generale, e vice ammiraglio degli eserciti, e delle armate francesi. Gli abitanti di Nuovo-Porto accesero per festa i fuochi alle case loro. Il Generale Heath ricevè con molte dimostrazioni di cortesia e di allegrezza gli ausiliarj di Francia; e siccome correva attorno voce, che Clinton fosse per venir ad assaltar l'Isola di Rodi, così gli mise in possessione tosto di tutti i Forti, nei quali i Francesi con tanta diligenza si fortificarono, che in brevissimo tempo furono in grado di poter ributtare qualunque nemico, che si appresentasse. La generale assemblea dello Stato dell'Isola di Rodi mandò deputati a complire col capitano del Re Luigi, i quali molte cose dissero del grato animo dell'America, e della generosità del Re di Francia. Promettevano ogni sorta di aiuti e di provvisioni. Rispose Rochambeau, che quei soldati, che là condotto aveva, erano soltanto la vanguardia di quelli, che il suo Signore era per mandare in aiuto loro. Non dubitassero, che il Re non sarebbe per mancare alla salute e sicurtà dell'America; che sarebbero le sue genti vissute civilmente, ed in grado di fratelli. Concluse con dire, che come fratelli, egli, e tutti i suoi avevano le vite loro vogliosamente al servigio dell'America votate. Così il capitano francese ed aiutava di presente gli Americani, e gli nutriva con grande speranza, che dovessero arrivare altre genti, per dar loro animo a sostenersi. Queste cose, che si risapevano, molto confortavano quei popoli bisognosi dell'aiuto altrui, ed ardenti nell'impresa loro. Ma i partigiani dell'Inghilterra, che ancora vi rimanevano, sia che volessero la independenza o la ricongiunzione, rodevano il freno. Washington per viemmaggiormente accomunare i due popoli ordinò a' suoi, portassero nelle insegne il colore nero, e bianco, cioè il campo nero, attornovi il bianco, essendo il primo l'insegna degli Americani, il secondo quella dei Francesi.

      Aveva solo a questo tempo l'ammiraglio Arbuthnot, il quale tuttavia se ne stava nella Nuova-Jork, quattro navi di alto bordo, e non che pensasse ad assaltare, temeva di essere assaltato. Pochi giorni dopo per altro arrivò dall'Inghilterra l'ammiraglio Graves con sei altri vascelli di simil portata. Perilchè diventati gl'Inglesi superiori di forze, si deliberarono ad andare ad assalir i Francesi nell'Isola di Rodi. Vi andò prima Graves colla sua armata per vedere, se vi fosse modo di poter isconfiggere dentro Nuovo-Porto quella del nemico. Ma i Francesi con tant'arte, e con tante difesa si erano assicurati, che ne sarebbe stato peggio che pericoloso il cimento. Se ne tornò alla Nuova-Jork. Clinton allora, il quale non avrebbe voluto dar tempo ai Francesi di metter barbe in quelle nuove terre, si risolvette a far l'impresa dell'isola di Rodi con seimila soldati dei migliori che si avesse, i quali portati dalle navi da guerra dovevano sbarcare a qualche luogo a ciò accomodato. Dava Graves le mani all'impresa, sebbene avesse la volontà aliena da quella, perchè poco la credeva riuscibile. S'imbarcarono, e già erano proceduti presso Huntingdon-bay nell'Isola Lunga. Ma Washington, che non dormiva alle mosse di Clinton, vedutolo partito con tanta gente dalla Nuova-Jork, ed avendo già tali rinforzi avuto da tutte le bande, che il suo esercito poco fa sì debole ora sommava a dodici migliaia di soldati, scendè a gran giornate per le rive dell'Hudson, ed arrivato a Kingsbridge minacciava di vicino assalto la città stessa della Nuova-Jork priva allora de' suoi eletti difensori. Da un'altra parte le bande paesane della Nuova-Inghilterra si erano levate a stormo, ardendo di desiderio di far vedere ai Francesi in quel loro primo giungere, da quanto esse fossero. Già erano un grosso di dieci migliaia, che marciavano a Provvidenza, e molte più stavano in pronto per raggiungerle. Queste cose, che tosto si riseppero dai capitani britannici, giunto anche i dispareri, che tra di essi correvano, fecero di modo che Clinton si levò dal pensiero, e se ne tornò tosto con tutti i suoi alla Nuova-Jork. Lo sgomento degli Inglesi molto crebbe l'animo agli Americani, i quali già risguardavano sopra il presidio di quella città, come se sbattuto fosse e prigioniero. A tutte queste ragioni di conforto si aggiunse, che i Francesi venuti nell'Isola di Rodi avevano portato gran quantità di monete di conio del loro paese, e siccome soglion fare, quante ne avevano, queste tutte spendevano nei comodi e nei piaceri del mondo. Quindi accadde, che in poco tempo incominciarono esse ad andar attorno in tutti gli Stati se non copiosamente, certo bastevolmente con evidente ristoro del corpo politico, che per difetto di quelle se ne stava languendo, e vicino quasi al disciogliersi. Vero è, che i biglietti di credito ne scapitaron di vantaggio. Ma non fu grave la perdita; perciocchè già assai poco di riputazione conservato avevano, e lo Stato ne fu poco poscia sgombro del tutto in quel modo, che si racconterà nel progresso di queste storie.

      Tutte le cause, che sin qui abbiamo narrate, avevano generalmente nuovo coraggio negli Americani di tutti gli Stati infuso. Ma operarono con maggior efficacia negli abitatori degli Stati meridionali, siccome in quelli, che avevano vicino il pericolo, e che maggiormente, e per ispeciali cagioni erano dell'insolenza inglese infastiditi. Quindi avvenne, che già ribollendovi le cose, si rannodavano qua e là nella Carolina Settentrionale, e sugli estremi confini della Meridionale parecchie prese di repubblicani, le quali condotte da capitani arditissimi non solo davano molto sospetto ai reali, ma ancora le poste loro spesso bezzicavano, e qualche volta opprimevano. Ma tutti questi condottieri di gente ostinata, e pronta a mettersi ad ogni sbaraglio avanzava, e pel credito, che aveva nella provincia, e pel valore, e per la perizia delle cose militari il colonnello Sumpter caroliniano. La maggior parte di quei Caroliniani, i quali pel tedio della signoria