Название | Il fallo d'una donna onesta |
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Автор произведения | Enrico Castelnuovo |
Жанр | Языкознание |
Серия | |
Издательство | Языкознание |
Год выпуска | 0 |
isbn | 4064066073039 |
—Non sarà a Venezia…
—C'è… E siamo stati iersera da lei… Ci ha invitati a pranzo per domani. La contessa mi ha incaricato di salutarti.
—Grazie… Com'è che ha anticipato il suo ritorno?
—Vuol festeggiar qui le sue nozze d'argento.
—Con chi?
—O Teresa, come sei maligna! La Marvesi vive in ottimo accordo con suo marito… un vero gentiluomo.
—Sta bene. Parliamo d'altro.
Ma il dialogo languiva. Era evidente che il commendatore aveva qualche cosa da dire e che gli seccava la presenza d'un terzo. Di Reana, nonostante la promessa fatta prima alla Teresa, non dava segno di volersi muovere.
—E dove hai lasciato il tuo forestiero?—chiese la Valdengo allo zio, tanto per sentire s'egli aveva un impegno che lo chiamasse presto altrove.
—L'ho lasciato in albergo—rispose pronto Venosti.—Era stanco d'aver girato tutto il giorno a vedere i nostri monumenti… Essendo libero, ha voluto consacrar la serata a mia nipote… Ti disturba il fumo?
—Lo sai che non mi disturba.
Il barone estrasse di tasca un astuccio pieno di sigarette e ne offerse una al sottotenente.
—La ringrazio—disse di Reana—ma dopo un'infiammazione di gola il medico mi proibì di fumare… e poi… vado via.
Come chi prende una risoluzione eroica, si alzò di scatto dalla seggiola, e porse la mano alla Teresa.
—Buona sera—rispose questa, ricambiando la stretta in modo da lasciargli comprendere che gli era grata del sacrificio.
Di Reana la interrogò con lo sguardo; ella fece un gesto che significava:—Siamo intesi. A domani.—Indi sonò il campanello.
L'ufficiale salutò freddamente il commendatore Venosti Flavi ed uscì.
VII.
—L'ha avuta ora questa malattia di gola, il signor di Reana?—domandò lo zio alla nipote con una punta d'ironia.
—No, perchè?
—Perchè l'ultima volta che lo vidi da te fumava.
—Sarà, non rammento… In generale non fuma.
—Poteva però trovare un altro pretesto per non accettar la mia sigaretta.—Venostì si strinse nelle spalle e soggiunse:—Già non me ne importa affatto… Ed ora che siamo soli ti prego d'un piacere.
—Se posso… Scusa, prendi un tè o un marsala?
—Piuttosto un marsala.
Ella gli versò un bicchierino, gli offerse dei biscotti e gli si piantò dinanzi chiedendogli:—Dimmi ora quel che desideri.
—Mi permetti di presentarti domani il conte di Schaumburg?
Ella non lo lasciò finire.—Domani? non ci sono.
—Come?
—Ti ripeto che non ci sono. Ho tutta la mia giornata presa.
—Anche la sera?
—Anche.
—Per domani non ti domandavo che un quarto d'ora… Se poi usavi al mio raccomandato la cortesia d'invitarlo a desinare per doman l'altro, te ne sarei stato riconoscentissimo.
—Mi dispiace, ma per tutta questa settimana è impossibile… Se quel signore si trattiene qui un pezzo…
—Non si trattiene, non si trattiene… E io che gli avevo tanto parlato di te, della tua coltura, del tuo spirito!.. Egli va pazzo per le signore côlte… ha la passione della musica… legge moltissimo… M'ero mezzo impegnato di condurlo qui.
—Prima di consultarmi?… Hai fatto male… A ogni modo, gli puoi dire che sono ammalata…
—Capirà ch'è una scusa.
—Forse; ma s'è un uomo educato, fingerà di credere.
Il barone commendatore si grattava la nuca.—Santo Iddio!… Se fosse un qualunque non ci baderei. Ma un parente dei Radzivill, una famiglia principesca che è nell'almanacco di Gotha…
—Questa è un qualità, caro zio, che non mi fa nè caldo nè freddo.
—Già, tu ti atteggi a democratica, a giacobina… Fai buon mercato perfino della nobiltà di tuo marito… non ti fai neppur chiamare contessa.
—Se non sono contessa!
—O credi che sian tali la metà di quelle a cui si dà il titolo?
—Ognuno si regola a modo suo… Lasciamo stare questo discorso.
—Sì, son digressioni inutili… Torniamo al mio forestiero… Via
Teresa, non puoi scioglierti da' tuoi impegni… per riguardo mio?…
È il tuo parente più stretto che te ne prega; è tuo zio che, mi pare,
ha sempre mostrato di volerti bene…
Annoiata di questa insistenza, la Valdengo ripigliò in tuono fermo:—Perdonami, zio, dal momento che ti ho detto: non posso.
—Non posso!… Non posso!… Si può sempre quando si vuole sul serio… E se almeno si sapessero le ragioni per le quali non puoi?…
—Tu dimentichi che sono fuori di minorità.
—Pur troppo… Se non fosse così, t'avrei probabilmente impedito di commettere degli spropositi.
—Tu?—esclamò la Teresa, con accento di sincera meraviglia. Non era quello il pulpito da cui ell'era disposta di sentir la predica.
—Io, sì… So il viver del mondo, io… e so quanto facilmente una donna sola possa compromettere la sua riputazione.
La Teresa cercò d'interromperlo, ma egli voleva andar sino alla fine.
—Ed è proprio una gran pena per me che il nome di mia nipote corra sulle bocche della gente… Anche iersera dalla Marvesi…
—Di nuovo la Marvesi… la casta Penelope…
—Quella è una dama che non si è mai sbilanciata oltre un certo segno.
—Se le si sono attribuiti persine tre amanti in una volta!
—Cattiverie!… In ogni modo, una donna che ha il marito vivo…
La Teresa battè ironicamente le mani.—Bravo!… E quella dama mi fa l'onore di occuparsi di me… Si può saper quel che diceva?
—Niente di positivo… È troppo ben educata… Ma faceva qualche allusione alla tua intimità con di Reana.
—Ah!…
—E si mostrava dolente che tu dessi appiglio a supposizioni le quali, trattandosi d'una signora rispettabile come tu sei, non potevano essere che menzogne… Non avresti avuto una condotta austera, irreprensibile fino adesso per cedere poi a un ragazzo… In complesso ti difendeva.
—Amabilissima… E da chi mi difendeva?
—Mah!… Da nessuno e da tutti… In quel momento parlava con me…
—Tu già hai preso le mie parti.
—S'intende… Ma qui a quattr'occhi devo confessarti che le apparenze ti condannano… Diamine! Hai quel sottotenentino di vascello sempre fra i piedi… e le apparenze,