Vae victis!. Annie Vivanti

Читать онлайн.
Название Vae victis!
Автор произведения Annie Vivanti
Жанр Языкознание
Серия
Издательство Языкознание
Год выпуска 0
isbn 4064066071271



Скачать книгу

      Più tardi. — Questo pomeriggio — essendo oggi domenica — andremo a fare una gita. Si va con Frida a Roche-à-Frêne a girovagare tra le rocce. Verrà forse anche Lulù; e Fritz [pg!34] ci seguirà con un cesto di sandwich, latte e frutta. E' stata Mirella a suggerirlo. Ha detto stamattina a colazione: «Mammà! Adesso mi pare che siamo stati tristi abbastanza. Abbiamo pianto e strillato tutto ieri e ier l'altro. Oggi si potrebbe andare in escursione a Roche-à-Frêne.»

      Mirella è intelligentissima; e sarebbe anche bella. Peccato che abbia i capelli che non si arricciano.

      ————

      Sera, tardi. — Siccome niente d'importante è avvenuto quest'oggi — eccettuata una sola cosa — descriverò in questo diario la nostra escursione.

      (Dirò subito la cosa importante: abbiamo veduto Florian e mi ha promesso di venire senza fallo a trovarci il giorno della mia festa.) Ora dunque parliamo della gita. Eravamo quasi allegre dopo essere state così tristi e spaventate in questi giorni passati a causa della guerra. Anche Lulù disse che era difficile pensare ad avvenimenti spaventosi con un sole così gaio e un cielo così bleu.

      Frida per tutta la strada fu arcigna e silenziosa, e continuamente rallentava il passo per stare dietro a noi e vicino a Fritz. A proposito: Lulù ci disse che se il contegno della [pg!35] Germania non fosse corretto tutti i tedeschi sarebbero espulsi dal Belgio.

      Questo vorrebbe dire che anche Frida se ne andrebbe. Se così fosse non ce ne dispereremmo. Essa è assai cambiata da qualche tempo in qua. Non risponde quando le si parla; quando scherziamo e ridiamo tra noi, essa ci guarda fisso coi suoi occhi tondi e vitrei, che sembrano, dice Mirella, quelli di un gatto randagio nella notte.

      «Guarda Frida che fa il gatto crepuscolare,» dice Mirella ad ogni istante.

      Questa similitudine di Mirella mi dà l'idea che Frida possa essere innamorata, poichè ho sentito dire che è l'amore che rende così strani e pazzeschi i gatti nella notte.

      Sarebbe assai romantico e interessante se scoprissimo che Frida è innamorata!

      Se non fosse che Fritz è un semplice servitore — mentre Frida è una damigella di compagnia — direi quasi ch'ella potrebbe essere innamorata di lui. Egli però non la guarda mai se non con un cipiglio da far paura.

      A proposito di Fritz, oggi durante l'escursione lo vidi fare una cosa molto strana.

      Ci eravamo scostati dalla strada e si camminava tra le roccie, quando a un dato punto scoprimmo [pg!36] una fonte d'acqua chiarissima, quasi nascosta tra cespugli e felci. Mentre le altre proseguivano, io ero rimasta indietro e mi arrampicavo a cercare del capelvenere; vedevo da lontano Fritz che aveva lasciato anche lui la strada e veniva lentamente dietro a noi. Appena egli scorse la fonte montanina vidi che si fermò di botto, chinandosi a guardar l'acqua. Indi si tolse rapidamente di tasca un taccuino, ne strappò un foglio e guardatosi attorno come se temesse d'essere veduto, vi scribacchiò qualche cosa. Poi tornò indietro frettoloso. Giunto al punto dove avevamo abbandonato la strada vidi che fissava il foglietto bianco sul tronco di un albero.

      Mi venne in mente che potesse essere un messaggio amoroso.... forse per Frida. E appena egli fu ripassato scivolai giù per le rocce e corsi a guardare. Sul foglio erano scritte due sole parole: «Trinkwasser — rechts.»

      Trovai la cosa molto strana. Non avevo mai pensato che Fritz sapesse il tedesco. Fantasticando ripresi il cammino e quando raggiunsi Fritz stavo per domandargli il significato di quel foglietto; ma appena egli mi vide parve così sorpreso e incollerito che non osai parlargli. Più tardi seguendo un sentiero nei boschi trovammo [pg!37] appiccicato su una roccia un altro foglietto di carta. Vi stava scritto: «Trinkwasser. — links.» Allora raccontai a Lulù ciò che avevo visto ed essa andò difilata a Fritz a chiedergliene la spiegazione. Fritz rispose che l'aveva fatto per Frida; tanto perch'ella sapesse dove trovare dell'acqua da bere. «Frida è un'anima assetata,» soggiunse ridendo e mostrando una quantità di piccoli denti da coniglio. Credo che sia la prima volta che vedo ridere Fritz in tutto questo tempo che è con noi. Confesso che non è molto bello quando ride.

      Ma — come ha detto Frida delle sue orecchie — egli ha il sorriso che gli ha dato Iddio.

      La gita a Roche-à-Frêne è grandiosa e fantastica. Dopo la nostra merenda restammo sdraiate sull'erba a guardare il cielo. Io forse sonnecchiai un pochino perchè tutt'a un tratto mi parve di essere a Westende quel giorno che l'aeroplano mi passò sopra mentre nuotavo.... Udii l'aspro ronzio del motore, ma stavolta m'impressionò lo strepito, ch'era straordinario; certo non ho mai udito un motore così rumoroso. Aprii gli occhi e vidi l'aeroplano proprio sopra di noi. Volava ad una grande altezza e aveva una strana apparenza d'insetto. Sembrava uno scarabeo. Era tutto bianco, con una larga [pg!38] striscia di celeste vivo sotto ogni ala. Notai anche che le ali avevano una forma curiosa; non erano diritte come quelle di tutti gli aeroplani che ho veduto, bensì si curvavano all'indietro come le ali degli uccelli.

      Tutti guardavano in su e Mirella esclamò: «Com'è bello! pare uno scarabeo bianco! E vedete quelle striscie azzurre sotto le ali?...»

      Allora accadde una cosa straordinaria. Fritz che stava seduto un po' discosto da noi leggendo un giornale, scattò in piedi. Egli è miope e, nel balzo che fece, gli occhiali gli caddero dal naso sull'erba. Allora si pose a gridare come un forsennato: «I miei occhiali, i miei occhiali!» E pestava i piedi; pareva impazzito. Per colmo, ecco Frida che si precipita a cercarglieli come se fosse la sua serva. Fritz gridava ancora: «Come ha detto — come ha detto? Uno scarabeo bianco?... con striscie azzurre sotto l'ali?...» e Frida guardando in su diceva: «Ja! ja! ja!» Parevano due pazzi.

      L'aeroplano passò ronzando e sparve. Lulù s'era levata in piedi; era pallidissima. Subito dispose che tornassimo a casa; e per tutta la strada non aprì bocca.

      Fu mentre attraversavamo Luzaine che c'imbattemmo in Florian. Era a cavallo e ricordai [pg!39] che Cecilia lo aveva paragonato a Lohengrin. Io trovai che somigliava forse più a Carlo il Temerario o a Cid el Campeador. Egli c'informò che il suo reggimento era accampato sulle sponde della Mosa in attesa d'ordini. S'aspettava da un istante all'altro d'essere mandato alla frontiera. Mentre egli ci narrava questo, il suo cavallo — un sauro magnifico — s'impennava e indietreggiava capriolando con passo di danza, come un cavallo da circo. Lui stava in sella, ritto e immobile, e mi sorrideva col sole negli occhi.

      Mi promise, che, se non lo mandavano al fronte, sarebbe venuto senza fallo il giorno 4 a farmi gli auguri. Anche se non gli concedevano che un'ora sola di congedo. Gli ricordai che infatti egli non aveva mai mancato di venire a trovarmi in quel giorno; fin dal primissimo anno che arrivai in casa di mio fratello Claudio.

      Ricordo perfettamente quel primo compleanno. Compivo — in quel lontano 4 di agosto — gli otto anni, e avevo perduto un mese prima il papà e la mamma a Namur.

      Lulù mi dice ancor oggi che in quell'epoca ero una piccola selvaggia, scontrosa e tremante nei miei vestitini da lutto; piangevo sempre e avevo paura di tutto e di tutti.

      [pg!40] Ebbene, in quel giorno del mio ottavo compleanno, poichè non facevo che piangere e singhiozzare, mio fratello Claudio ebbe l'idea di mandare a prendere Florian, ch'è suo figlioccio, pregandolo di provarsi a fare amicizia con me. Ricordo, come oggi, Florian al suo entrare in questa camera — proprio qui, in questa camera d'ingresso dove ora sto scrivendo. — Mi par di rivederlo, un ragazzo quattordicenne, alto, coi capelli ricci e gli occhi di un azzurro d'acciaio; mi sembra che assomigliasse un poco ad Andrea; ma più in bello!

      Era ciò che Lulù chiama: «un petit type très-crâne.»

      «Bonjour,» mi diss'egli nella sua voce chiara e risoluta. «Io mi chiamo Florian. Detesto le ragazze.» Mi parve strano che mi dicesse questo, e smisi di piangere per dare in una risatina. «Già,» continuò Florian guardandomi con aria di disapprovazione, «le ragazze — o stanno sempre a piagnucolare, o allora ridono come tante oche.»

      Io cessai subito di ridere; e smisi poi anche di piagnucolare per non essere detestata da Florian.

      .... Questi