I divoratori. Annie Vivanti

Читать онлайн.
Название I divoratori
Автор произведения Annie Vivanti
Жанр Любовно-фантастические романы
Серия
Издательство Любовно-фантастические романы
Год выпуска 0
isbn



Скачать книгу

mi pare – disse Fräulein – che si tratti della sua bambola spezzata e del suo canarino morto.

      – Ma come? Il canarino è morto? – esclamò Valeria. – Bisognava dirmelo.

      – E la bambola è rotta? Ma gliene compreremo subito un'altra, – disse la signora Avory, molto agitata.

      – Ma non è… non sono… non è vero… – spiegò Fräulein confusa. – Soltanto Nancy dice che non può scrivere poesie su cose che non siano spezzate e morte.

      Il vecchio nonno, che ora parlava di rado, alzò il capo e disse lugubremente:

      – Spezzate e morte… spezzate e morte…

      E continuò, durante tutto il pasto, a ripetere cupamente quelle parole. Ci vollero alla fine molte sgridate e carezze per farlo smettere.

      Quando apparve Nancy tutti vollero sapere della sua poesia, e, ridendo ed arrossendo, la bimba tolse dalla tasca un foglietto e lo diede a Edith.

      Edith lesse ad alta voce e con molta commozione i tre brevi versi. Valeria ne improvvisò una traduzione italiana per lo zio Giacomo e per Nino; poi volle leggerli forte Valeria, e poi vennero letti di nuovo con molta espressione da Edith; e ancora una volta da Valeria. Poi da Fräulein. Poi di nuovo da Edith, e ancora una volta da Valeria. Tutti risero e piansero, e Valeria abbracciò tutti.

      Nancy era un genio! Già, lo avevano sempre detto! Lo zio Giacomo sostenne che l'ingegno poetico proveniva dalla famiglia di suo fratello; cosa che parve offendere molto la dolce signora Avory. Edith, per cambiar discorso, chiese a Nancy:

      – Ma come t'è venuto in mente di scrivere dei versi?

      E Valeria esclamò:

      – Oh Dio! e se non potesse scriverne mai più? Ho sentito dire che è capitato una cosa simile ad un poeta, che poi non è diventato poeta, perchè appunto…

      Ma Nancy non parve preoccupata di ciò.

      – Potrei scriverne subito degli altri, – disse disinvolta e gaia.

      Fu un coro di acclamazioni.

      – Scrivi, – disse Edith, – e di' come hai fatto a fare la poesia di stamattina!

      Allora la piccola Nancy, ridendo e arrossendo, nervosa ed incantevole, improvvisò sul taccuino di Fräulein:

      This morning in the orchard

      I chased the fluttering birds:

      The winging, singing things I caught —

      Were words!

      This morning in the garden

      Where the red creeper climbs,

      The vagrant, fragrant things I plucked —

      Were rhymes!

      This morning in the…

      A questo punto Nancy alzò gli occhi, mordendosi il labbro.

      – « This morning – in the what? » Non trovo la parola.

      – « In the garden », – suggerì Valeria.

      – L'ho già detto! – - E Nancy aggrottò le ciglia.

      Lo zio Giacomo suggerì « kitchen », e gli venne intimato di tacere.

      Edith disse:

      – « Woodland », – e questa parola venne adottata.

      Ma poi Nancy scoprì che voleva una cosa tutta diversa, e che aveva bisogno di una rima per la parola « verse. »

      – « Terse », – disse Edith.

      – « Curse », – disse Nino.

      – « Disburse », – disse Fräulein.

      – Oh, – esclamò la piccola poetessa, – « that is not poetic, but rather the reverse! »

      – « Purse », suggerì Nino.

      – « Hearse », – pronunciò il nonno cupamente.

      – « We go from bad to worse », – esclamò Nancy, ridendo, e tutte le fossette le si incavarono rosee nelle guancie. – State zitti un momento!

      And if I cage the birdlings…

      – Che « birdlings? » – disse Fräulein.

      – Ma i « birdlings » sono le parole… l'ho già detto, – disse Nancy.

      Tutti avevano l'aria vaga e incerta.

      – Ma sì, non vi ricordate? « The winging singing things I caught, were words », – spiegò Nancy.

      – Ma perchè li vuoi mettere in gabbia? – chiese Fräulein, che aveva una mente ordinata.

      – Ma perchè… perchè… – fece Nancy affrettatamente, fabbricando le sue ragioni mentre le spiegava, – le parole non si devono lasciar volare attorno, come vogliono; si devono prendere, e rinchiudere nei versi… nelle righe… Non so come dirlo…

      – Vuoi dire nel ritmo? – disse Edith.

      – Che cos'è il ritmo? – chiese Nancy.

      – La misura, il tempo… come nella musica.

      – Sì, sì, così voglio dire, – esclamò Nancy. – Le parole vanno imprigionate nel ritmo, come degli uccelletti in gabbia.

      And if the flowers I nurse…

      – I fiori sono le rime, s'intende, – spiegò Nancy, colle guancie vermiglie e brandendo la matita con gesto trionfale:

      And if the flowers I nurse

      The rambling, scrambling things I write —

      Are verse!

      – Ma brava! Ma splendido! Ma magnifico! – gridarono tutti. E lo zio Giacomo e Nino applaudirono battendo le mani lungamente, come se fossero a teatro.

      Quando smisero, la signora Avory disse:

      – Quelle ultime righe mi piacciono meno. Non si capiscono bene. Ma naturalmente, in poesia questo non importa.

      E tutti furono d'accordo con lei, che per la poesia tutto va.

      La signora Avory era anche del parere di far venire da Londra tutti i giorni un poeta che desse lezione sul serio a Nancy; e Fräulein si dilungò in molti particolari riguardo alle Case Editrici che pubblicavano dei versi, e poi non li pagavano. Aveva sentito dire che spesso in Germania gli editori facevano così. E anche in Italia…

      Da quel giorno in poi l'ispirazione di Nancy fece legge in casa. Quando essa entrava in una stanza tutti tacevano per non turbare le sue idee. Anche la colazione e il pranzo dovevano aspettare finchè Nancy non assicurasse tutti che aveva finito di pensare.

      Quando Nancy aggrottava le ciglia, e si passava con un piccolo gesto rapido che le era famigliare una mano sulla fronte, Edith in punta de' piedi andava a chiudere porte e finestre, perchè nessuno venisse a disturbare la piccola poetessa, o a far prendere il volo a una sola farfalla della sua fantasia. Valeria in estatica ammirazione si aggirava pianamente all'intorno, per lo più seguita da Nino. E Fräulein Müller, seduta in biblioteca, leggeva ad alta voce dei lunghi brani di Dante allo zio Giacomo, non curandosi che egli dormisse o no; lo faceva, come essa stessa scriveva nel suo giornale « a) per esercitarmi nell'italiano – b) perchè aleggi sempre in casa lo Spirito della Poesia. »

      Soltanto il nonno che non capiva perchè ci fosse tanto silenzio e tanta irregolarità nei pasti, vagava lugubremente per la casa, e si era messo in mente che qualcuno era morto. Lo si vedeva girare nei corridoi, aprire le porte e guardare nelle stanze per vedere chi fosse. E faceva venire i brividi freddi alla signora Avory, domandandole ogni tanto all'improvviso:

      – Chi c'è di morto in questa casa?

      VII

      Frattanto,