Название | Inviolata |
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Автор произведения | Dakota Willink |
Жанр | Современные любовные романы |
Серия | |
Издательство | Современные любовные романы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835413721 |
La mano di mia madre mi accarezzò la testa ripetutamente calmando le mie lacrime. E fu allora che lo sentii. Il suono fu come la musica più bella di un calliope, una melodia potente che fece scomparire tutto il dolore e il tormento.
E improvvisamente… fui libera.
1
Abingdon, Virginia
17 ANNI PRIMA
Fitz
Osservavo dal finestrino il paesaggio che passava davanti ai miei occhi. Un campo dopo l’altro. Un fienile dopo l’altro. Sembravano essere passate ore da quando avevano lasciato l’interstatale. L’ultimo negozio era stato almeno quindici chilometri prima–se si poteva chiamare negozio. Era più che altro un piccolo minimarket in rovina con un paio di vecchie pompe di benzina all’esterno. Qualsiasi segnale di civiltà sembrava progressivamente scomparire e a ogni chilometro che passava il grande formaggio diventava sempre più caldo. Ah, già, ecco dove ero. In un grande autobus color giallo formaggio.
Mi arrabbiai con me stesso, ancora furioso con mio padre per aver scelto quel grosso rottame come mezzo di trasporto verso quel posto dimenticato da Dio. Faceva anche più caldo delle fiamme dell’inferno in quel maledetto coso. Secondo l’autista, l’aria condizionata era rotta.
Mio padre mi stava trattando come se fossi tornato alle elementari, non come qualcuno che aveva appena terminato il quarto anno alla Georgetown University. Non mi era stato permesso di portare la mia auto qui e neppure di noleggiarne una. Quelle erano le sue regole. Si trattava sempre delle sue regole–e bisognava avere compassione di chiunque cercasse di sfidarlo. Compreso me.
“Ehi Fitz! Guarda lì!”
Girai lo sguardo nella direzione del mio amico, Devon Wilkshire, il mio socio nel crimine che lo aveva messo in quel casino insieme a me. Era stato stravaccato sul sedile di fronte al mio per gran parte del viaggio. Ora era in piedi e stava guardando fuori dai finestrino sudicio.
“Cosa? Altre mucche?” risposi irritato.
Devon rise e colpì il finestrino con il dito.
“Seriamente, guarda,” insistette.
Diedi un’occhiata sopra la sua spalla proprio mentre il grosso formaggio si fermava. L’insegna del campeggio Riley era visibile, un grosso pezzo di legno con lettere dorate. Simboli di varie arti performative e creative decoravano l’insegna–note musicali, pennelli, scarpette da ballo, maschere teatrali.
Proprio fottutamente meraviglioso.
Alzai gli occhi al cielo e un nodo di rabbia mi si formò nelle viscere. Datemi un pallone da basket e sarò nel mio elemento naturale. Non mi definirei uno sportivo. In effetti, non avevo giocato molto dopo la scuola superiore, ma ero in grado di capire qualsiasi sport meglio di queste cazzate creative. Le detestavo e mio padre lo sapeva; al momento, però, mi teneva per le palle. I prossimi tre mesi sarebbero stati una vera schifezza.
“Cazzo, Sherlock. Il campeggio è la nostra destinazione prevista,” sbottai sarcasticamente.
“No, idiota,” ribatté Devon. “Non il campeggio. Le ragazze. Sono dappertutto.”
Sollevando un sopracciglio, lasciai che la curiosità avesse il sopravvento e mi alzai per attraversare il corridoio e dare un’occhiata più da vicino. Sicuramente c’erano ragazze. E anche molte. A quanto sembrava, erano appena scese da un autobus parcheggiato davanti al nostro.
Diedi un’occhiata ai passeggeri del mio autobus. Un mucchio di ragazzi sfigati e sudati che sembravano avere l’età per frequentare le superiori erano lì senza far nulla. Alcuni stavano stringendo ingombranti custodie di strumenti musicali, i loro volti pieni di eccitazione dopo che si erano resi conto che eravamo arrivati. Altri erano persi nei loro Game Boy Advance, una console per giochi che non mi era mai realmente piaciuta e non sembravano neppure essersi accorti che l‘autobus aveva smesso di muoversi. C’erano alcuni seduti nel fondo che sembravano avere l’età per essere degli universitari. Molto probabilmente erano qui per lavorare nel campeggio, proprio come me e Devon.
In ogni caso, vedendo tutti quei maschi attorno a me, non potei fare a meno di desiderare di aver fatto il viaggio verso il campeggio su quell’altro autobus.
Tornando a guardare di nuovo fuori dal finestrino, scossi la testa e lasciai andare un fischio. Se dovevo essere bloccato lì, potevo almeno cercare di trarne il meglio. Potevo divertirmi un po’ in quel buco dopo tutto, ma avrei dovuto essere cauto. Ero piuttosto sicuro che mio padre avrebbe ricevuto regolarmente delle relazioni. Era proprio il suo stile. Sarebbe stato nel mio interesse cercare di farmi notare il meno possibile dai responsabili del campeggio.
“Sembrano un po’ giovani,” osservai.
“Non tutte. Guarda lì,” disse Devon e indicò alla destra della folla che stava aumentando di numero. Effettivamente si era formato un altro gruppo di ragazze, chiaramente vecchie abbastanza per me e Devon.
“Ce ne sono parecchie. Scommetto che sono qui per insegnare o per qualche altra stronzata del genere. Forse questa punizione non sarà così male dopo tutto,” scherzai.
“Poco ma sicuro! Credo che cercherò di trovarmi una suonatrice di flauto,” disse Devon solennemente.
“Una suonatrice di flauto? Perché?”
Devon sogghignò e mi diede un colpettino sulla spalla.
“Perché ci sarà una banda del campeggio. Voglio vedere se queste fanciulle che suonano sono veramente come quelle del film che abbiamo visto l’anno scorso. Sai la battuta. Quella volta, con la banda del campeggio...”
Feci una risatina per il suo riferimento ad American Pie anche se dubitavo fortemente che qualcuna delle ragazze lì sarebbe stata simile a quella del film. Persino dalla mia posizione nell’autobus, le ragazze che sembravano avere la nostra età avevano un aspetto un po’ troppo castigato con il loro abbigliamento lussuoso e l’atteggiamento altezzoso. Nonostante questo, restituii il sorriso e pensai alle mie possibilità mentre continuavo a esaminare il gruppo di ragazze. La maggior parte di loro non erano male, alcune più carine delle altre. Avremmo dovuto stare attenti. Dividere le istruttrici dalle studentesse poteva non essere facile fino a quando non avremmo capito meglio il posto. L’ultima cosa di cui io e Devon avevamo bisogno era di finire nei guai per aver scopato per errore con una minorenne. Avevamo già abbastanza casini.
“Guarda, amico. Qualunque cosa tu faccia, assicurati solo che lei abbia l’età giusta,” dissi a Devon.
“Già, non scherziamo. Non ho nessuna voglia di trovarmi in altri casini.”
La mia attenzione si posò in particolare su una ragazza tra la folla. Non sembrava essere una delle ultime arrivate. Era in piedi con una cartellina in una mano e una matita nell’altra, e stava indicando varie direzioni nel tentativo di organizzare quella massa di ragazzine ridacchianti.
Era bella. Molto bella, ma non in un modo costruito come ero abituato a vedere. Quella ragazza sembrava naturale. Vera.
I miei occhi esplorarono tutta la lunghezza del suo piccolo corpo. Non era alta. Sembrava essere poco più di un metro e cinquanta. Solitamente preferivo i tipi alti e tutte gambe, ma c’era qualcosa nel modo in cui le sue gambe tornite scomparivano sotto i pantaloncini in jeans. La sua maglietta bianca era aderente, mettendo in evidenza i suoi piccoli seni vivaci ed era annodata in vita in modo da far vedere la piccola zona di pelle sotto il suo ombelico. I suoi capelli biondi, il