Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3. Botta Carlo

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Название Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3
Автор произведения Botta Carlo
Жанр Историческая литература
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Издательство Историческая литература
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colla consueta audacia e celerità alla fazione, salendo per le rive del fiume Moacco. Giunto a mezza strada, avendo avuto avviso, che il Gausevoort era molto stretto dal nemico, e sapendo che niuna cosa tanto nuoce al tempo, quanto il tempo, lasciate indietro le genti di grave armatura, con novecento dei più lesti corse più che di passo al Forte. Ebbero tosto gl'Indiani, che stavano di continuo cogli orecchi levati, intenzione della cosa, sia dai loro, sia dalle spie mandate avanti a bello studio dall'Arnold, che molto la magnificavano. Al nome d'Arnold, e nella tempera, in cui già si trovavano, se si sgomentassero, nissuno il domandi. Sopraggiunse loro addosso quell'altra novella, forse per l'affare di Bennington, che Burgoyne con tutto l'esercito era stato tagliato a pezzi. Non istettero più a soprastare. Si levarono a rotta per andarsene. S'affaticarono Saint-Leger e Johnson molto per incoraggiarli e trattenergli, ora dicendo, che gli avrebbero condotti eglino stessi alla battaglia in compagnia delle migliori genti loro; che scegliessero essi medesimi il luogo del combattere; che ordinassero le mosse, come meglio piacesse e paresse loro. In ultimo chiamò Saint-Leger a parlamento i Capi loro, sperando che per l'autorità di questi, e per quella di Johnson, del Claws, e del Butler soprantendenti alle cose indiane da parte del Re, si sarebbero potuti trattenere. Ma mentre deliberavano, gli altri sbiettavano. Pochi rimasero, e minacciavan di peggio, se non si levava il campo. Dovettero gl'Inglesi cedere alla fortuna. Il dì 22 agosto levarono l'assedio, ritirandosi verso il lago Oneida. Le tende, le munizioni, le artiglierie vennero in poter della guernigione, la quale uscita dal Forte diè loro alla coda con grave danno. Ma maggior pericolo sovrastava loro da parte dei feroci alleati, che non da quella de' repubblicani. Mettevano gl'Indiani durante la ritirata, o per me' dire la fuga, a bottino le provvisioni dell'esercito e le robe dei soldati e degli uffiziali. Nè contenti a questo scannavano colle proprie baionette gli sbrancati. Non si potrebbe con degne parole descrivere la miserabilità di questa rotta, il danno, lo squallore e lo spavento delle genti regie. Arrivarono finalmente sul lago, dove trovarono conforto e riposo. Saint-Leger se ne tornò a Monreale, e poscia a Ticonderoga per andarsi a congiungere con Burgoyne. Arnold arrivò al Forte due dì dopo, che era stato sciolto l'assedio. Quivi gli abbracciamenti e le allegrezze per la ricuperata libertà, e per l'ottenuta vittoria furon senza fine tra i soldati del presidio e quei del soccorso.

      Pei fatti di Bennington e del Forte Schuyler parve, che la fortuna cominciasse a risguardare con lieto occhio le cose dell'America; e siccome riuscirono inaspettati ai repubblicani, poichè in tutto il corso di questa guerra canadese, dopo l'infelice morte di Mongommery, nulla, che male non fosse, era loro accaduto, così diedero loro molto animo, e da impauriti e sfiducciati ch'erano, diventarono baldanzosi e confidentissimi. Gl'Inglesi per lo contrario ne ricevettero grandissima perturbazione, e molto rimettettero di quella speranza e di quell'ardire, che ai primi favorevoli riguardi della fortuna concetti avevano. Quindi cambiossi affatto l'aspetto delle cose; e quell'esercito, ch'era stato cagione di terrore ai repubblicani, pareva ora a questi che avesse frappoco a diventare preda alle genti loro. L'affare di Bennington specialmente aveva spirato grandissima fiducia in sè stesse alle bande paesane; poichè non solo avevano combattuto, ma sbaragliato e vinto le genti ordinate del Re, o inglesi, o tedesche che si fossero. Quindi non si tenevano da meno che i reggimenti d'ordinanza; e questi dal canto loro, per non iscomparire, ogni diligenza ed ogni maggiore sforzo facevano per mantenere la opinione dell'antica superiorità sopra le milizie. Venuta poi meno a Burgoyne la speranza di poter ottenere le vettovaglie di Bennington, di nuovo si trovava per la carestia in grandissime difficoltà. Ma i prosperi successi avuti dagli Americani sotto le mura del Forte Schuyler, oltre l'aver inanimato le milizie, aveva anche questo altro effetto operato, che liberati dal timore di un'invasione, nel paese de' Moacchi, potettero tutte le forze loro raccorre sulle rive dell'Hudson contro l'esercito di Burgoyne. Quindi era, che i popoli si levavano a romore in tutta la contrada, e, prese le armi, correvano al campo. A ciò eziandio dava occasione l'essere a quei dì terminate le bisogne delle messi, e d'incentivo l'esser arrivato all'esercito il generale Gates, perchè ne pigliasse in luogo di Schuyler il governo. Era Gates salito presso gli Americani a grandissima stima e riputazione, ed il nome suo era cagione, che gli animi loro s'innalzassero a maggiori speranze. Era egli stato tratto dal congresso a generale dell'esercito del Nort nella tornata dei 4 agosto, mentre le cose si ritrovavano in grandissima declinazione. Ma non era arrivato a Still-water, che ai ventuno. Seppe Schuyler per tempo, che gli era mandato lo scambio. Tuttavia da quel buon cittadino ch'egli era, aveva continuato sino all'arrivo di Gates ad usare ogni ingegno per ristorare i danni. Già, come veduto abbiamo, aveva fatto grandissimo frutto, ed inclinava la vittoria a favor suo. Si dolse molto amaramente con Washington, che gli fosse interrotto il corso della fortuna, e che altri avesse a côrre il frutto delle sue fatiche, quella vittoria godendosi, alla quale egli aveva preparata la via. Ma volle il congresso mandare ad un esercito perdente un capitano vittorioso. Inoltre non gli era nascoso, che, se Schuyler era grato ai Jorchesi, era però molto in disdetta dei Massacciuttesi, e degli altri uomini della Nuova-Inghilterra. Il che impediva grandemente, che le genti corressero, con quella alacrità che si desiderava, ad ingrossar l'esercito settentrionale, il quale si trovava allora accampato nelle isole poste là, dove il fiume Moacco mette capo nell'Hudson.

      Un'altra, e molto possente cagione, che operò in modo si levassero a calca gli Americani contro l'esercito inglese, quella era delle crudeltà commesse dagl'Indiani sia del Saint-Leger, sia di Burgoyne, i quali non la perdonavano nè a sesso, nè a età, nè alle opinioni. I leali egualmente che i libertini ne furono sperperati. Quindi si detestava ed abborriva universalmente quell'esercito, che aveva condotto seco sì feroci ausiliarj. Le cose vere si magnificavano a bello studio dagli scrittori ed oratori parziali, e non che a rabbia, a furore si concitavano quelle menti già di per sè stesse cotanto inviperite. Seguì fra gli altri un caso degno di grandissima compassione, e soggetto bastevole a qualunque sanguinosa e spaventosa tragedia; e questo fu, che una donzella per nome Maccrea, fanciulla non meno virtuosa che bella, di lodevoli maniere, e di famiglia onorata, testè giuratasi ad un uffiziale inglese, fu presa dai Barbari nelle sue case presso il Forte Edoardo, e strascinata nelle selve con altre donne e ragazzi, ed ivi barbarissimamente scarpellata ed uccisa. Così la infelice giovane invece di andarsene alle liete nozze, fu tratta a crudele morte da coloro stessi, che le paghe ricevevano dai compagni del suo diletto marito. Inorridirono a sì inudita ferità le genti sì in America, che in Europa, e mille volte maledirono gli autori dell'indiana guerra. Così, com'abbiam detto, raccontano la cosa gli scrittori americani. Ma altri narrano, che il giovane inglese per nome Jones, dubitando non succedesse all'amata donna qualche sinistro per essere il padre suo uno de' più ostinati leali del paese, e perchè già si sapeva l'amore, ch'ella a lui portava, avesse a due Indiani di diverse tribù persuaso, l'andassero a pigliare, e conducesserla sana e salva alle stanze, dove avrebbe con eccellente premio il conduttore rimeritato. Pigliaronla i due Barbari, e condottala nelle selve per alla volta dello sposo, venuti a contesa fra di loro, volendo l'uno e l'altro esser solo per averne il premio intiero nel rappresentarla, uno di essi mosso da bestial furore, rotta ad un tratto coll'infragnitoio la testa alla sventurata fanciulla, l'ammazzò. Burgoyne, udito sì enorme caso, fece arrestar l'ucciditore, e lo minacciava di morte. Poco poi gli perdonò con patto, gl'Indiani, siccome promettevano di voler fare, si astenessero da simili barbarità, e fedelmente osservassero quelle condizioni, alle quali nel convento fatto sulle rive del fiume Bouquet si erano obbligati. Credette il generale, che il perdono fosse più profittevole che non l'esempio del gastigo. Parve ancora, avesse qualche scrupolo, che per le leggi inglesi non gli fosse lecito il riconoscere e gastigare colla pena di morte l'uccisore della fanciulla, come se altre leggi non vi fossero fuori delle inglesi, che gli comandassero di punire colla condegna pena l'autore di sì orribile misfatto. Che se poi la prudenza lo avvertiva di astenersene, debbesi in tal caso, e deplorare la debolezza, in cui era ridotto, e detestare i consiglj di coloro, che avevano tratto i Barbari a parte di una contesa nata fra genti polite e civili. Comunque ciò sia, la condiscendenza di Burgoyne ritornò in capo a lui; imperciocchè gl'Indiani, vedendo di non potere, come prima, metter ogni cosa a ruba ed a sangue, abbandonato il campo, depredando e guastando, alle case loro in fretta se ne tornarono. Così finì quasi del tutto in quest'anno la guerra indiana, mal avvisata nel principio, crudele nell'atto, ed inutile nel fine. I Canadesi medesimi ed i leali, che seguitavano l'esercito del Re, spaventati al sinistro aspetto delle cose, disertavano alla ricisa, dimodochè al più gran bisogno fu Burgoyne lasciato presso che solo colle genti stanziali inglesi e tedesche.

      In questo medesimo tempo gli fu