L'alcòva d'acciaio: Romanzo vissuto. F. T. Marinetti

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Название L'alcòva d'acciaio: Romanzo vissuto
Автор произведения F. T. Marinetti
Жанр Языкознание
Серия
Издательство Языкознание
Год выпуска 0
isbn 4064066072087



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e dichiara solennemente:

      —E’ così che si tengono i pazzi.

      Io gli grido:

      —Ma i saggi come voi fanno schifo!

       UN’ESPOSIZIONE FUTURISTA NAVALE

       Indice

      La caserma di S. Benigno a Genova ha tutti i difetti delle caserme, ma una qualità eccezionale che la rende forse unica al mondo ed è quella di cavalcare con la sua mole rossa il promontorio montagnoso del Faro. Domino così facendo colazione su una delle terrazze: a sinistra l’anfiteatro di Genova coi suoi vetri in fiamme, tetti d’ardesia verniciati di argento solare, e pensili giardini tropicali. Davanti, il colmo alto mare di cobalto; a destra, le criniere di fumo di Sampierdarena; e sotto, il porto formicolante irto e fumoso.

      Mi pare di essere sulla terrazza di un meraviglioso grattacielo italiano. Giù, giù, il porto lavora energicamente per la guerra mondiale. Grande bocca d’Italia aperta ai carboni che cortei di navi le portano sfuggendo ai sottomarini, microbi circolanti nelle vene-arterie del mare.

      Uno di questi cortei di navi si abbozza confusamente, sull’arco dell’orizzonte. I carboni ingoiati dai treni corrono facendo correre le forze che nutriranno il fronte congestionato di fuoco. Sotto di me, navi e treni mescolati.

      I treni s’intrufolano fra le navi. Simmetrie eleganti disinvolte di rotaie a fasci argentei. Le rotaie luccicano imperative come leggi davanti ai treni lentissimi asmatici, sotto fumi rivoluzionarii. Peso delle chiatte incastrate nell’acqua carbonosa. Sono scaricate da omini microscopici che portano velocemente sulla testa coffe di carbone correndo sull’oscillare elastico delle assi sospese. Andirivieni degli omini fra le chiatte e i cumuli di carbone alti e cosparsi di brilli. Brillano pure i torsi nudi sudati.

      In alto il sole comanda, dirige tutto, meccanico sanguigno dalle roteanti braccia d’oro dirigendo le antenne, le gru e gli elevatori elettrici che viaggiano su ponti di ferro pattinando oleosamente e portando a braccio teso mascelle metalliche ghiotte di carbone.

      Una dura volontà solidale di guerra fa gonfiare i bicipiti degli elevatori che girano orgogliosamente sui piedi uniti per farsi ammirare come buoni patrioti da tutte le case attentissime dell’anfiteatro-porto.

      Ribollimento frenetico d’oro solare fra le navi. Spirali, fantasie, ramificazioni dei fumi bianchi-grigi, perlacei che salutano i lontanissimi combattenti.

      Ma insiste la pressione dell’alto mare colmo di cobalto che vuole straripare sull’orlo della diga: cobalto freschissimo che schizza, balza dai moli al mio colletto di mitragliere S. Etienne, e si frange blu sui vetri dell’ultimo piano di S. Benigno. Questi vetri si offrono bersaglio ai cannoni di una possibile squadra nemica.

      S’avanza invece e si delinea in alto mare un corteo amico di navi variopinte.

      12. No! 22. Altre ancora si sbozzano. Sono 29.

      Il sole le vernicia. Balzano, lingueggiano, s’intrecciano le linee colorate dinamiche sui loro scafi alberi e ciminiere. Tutte camuffate. Poichè non possono entrare nel porto già pieno, esse si dispongono in lunga fila parallela alla diga. Lo spettacolo mi gonfia d’entusiasmo. Volo coi miei sguardi che si avventano gioiosi verso le navi. Grido ai miei amici mitraglieri tutti in piedi, tutti presi al collo dal blu inebriante dell’alto mare:

      —Ecco la prima grande esposizione futurista! Una sala alta 50 Km. dal pavimento di cobalto. Ventinove giganteschi quadri e complessi plastici colorati in movimento. Guardate! Quella linea rosea sulla prima nave a destra, quella linea slanciata che si arrotonda suggerisce l’idea di una poppa di nave mentre ne copre il ventre in realtà. La vera poppa essendo colorata in turchino, come vedete, vien presa a distanza per il turchino dell’alto mare... Sulla seconda nave l’angolo acuto nero quasi a fior d’acqua suggerisce l’idea di un basso bompresso di piccolo veliero. Queste navi furono camuffate dagli armatori inglesi sui disegni del pittore futurista inglese Newinson allievo e ammiratore di Balla e di Boccioni. Così il genio futurista italiano, imprimendo attraverso le sue esposizioni europee i suoi ritmi dinamici e le sue volanti colorazioni all’ingegno plastico inglese, può vincere la cubatura pesante tedesca e i suoi pericolosi sottomarini. Ogni nave così trasfigurata contiene 4 o 5 illusioni di mezze o piccole navi da trascurare o da sbagliare tirandoci sopra.

      I pittori futuristi nei quadri precedenti creavano compenetrazioni e simultaneità di linee e colori nel tempo e nello spazio. Volumi e colori dell’esterno-interno apparente-reale lontano-vicino, colore, peso, odore, rumore da suggerire a noi che li guardavamo.

      I pittori futuristi che dipinsero queste grandi navi o complessi plastici-naviganti vogliono anch’essi con le loro linee compenetrate e le loro simultaneità di colore e forma, suggerire ciò che non c’è, nascondere ciò che c’è, traendo in inganno e beffeggiando i sottomarini in agguato! Ah! ah! ridiamo, amici, ridiamo di gioia poichè tutti i simboli si armonizzano e si perfezionano. I sottomarini altro non sono che critici passatisti di questa grande esposizione futurista navigante. Critici pieni di bile compressa e d’invidia, che sognano di uccidere le lampeggianti sfolgoranti creazioni del genio novatore. Inutile spiegare! Il sole è il più sollecito e più eloquente dei conferenzieri e il più chiaro illustratore.

      La fila delle navi-quadri s’immobilizza, a 3 Km. da Sampierdarena, nel mare. Andiamo, amici, a visitare a nuoto la prima grande esposizione futurista!

      Mezz’ora dopo tutti in costume da bagno entravamo in mare allo stabilimento Colombo vera tonnara di donne e bambini. Cento salvagenti verdi, costumi neri, cuffie rosse. Vasto guizzare e anguillare di braccia e gambe. Grassi mappamondi rammolliti. Corrono bambini come piccole stelle di carne. Migliaia di scimmie scimmioni scimmiette. Donne e bambini aggrappati alla corda, sono violentemente strappati dall’ondata schiumante pigiati, spremuti come frutti banani pere o datteri sopra un unico gambo investito dal vento. L’ondata si precipita sui bagnanti come la voluttà si slancia sui nervi. Colle mani pesanti di schiuma, rotola, impasta, strizza, pesta, spalma questa pasta di femmine, d’imbelli e d’imboscati per insegnar loro un po’ di guerra. Tra le potenti dita bianchissime del mare la pasta umana sprizza il suo lievito di paura.

      iiiiiiiii ui ui

       iii

       iii

       nitriti gridiii

       guaiiiti.

      L’umanità subisce il coito delle forze. Ecco, donne e bambine si avanzano con paura-coraggio, frenetica allegria e isterico terrore contro l’urto dell’ondata... Voglio, non voglio, temo, ho paura scappiam, restiamo, pigliamola in faccia. Dio! i capelli!... Tutta bagnata!... Che freddo! l’acqua sulle gambe e sul ventre! Mi do a te, mi apro tutta a te, mare rude, potente invadente massiccio, mare sverginatore, uccidimi possiedimi mare guerra, eroismo massacro! Ho paura, mi fai male, sei troppo brutale, mi piaci, ti odio!...

      Aiii Aiii Siii Siiii

       Aaaaaaaaa iiiii

      Una mamma va incontro all’ondata portando fra le mani un grosso tondo bambino nudo. Sembra volerlo lanciare con un calcio di foot-ball contro l’irruente alta schiuma, che crolla

      Taaaraagiiiiuuu

       gggiiii uuuu

       giaaaa.

      Disinvolta, quella mamma! Sembra snaturata. Eroica certo e il destino la ricompensa poichè il suo tondo marmocchio ruzzola nell’onda, capriola ed eccolo più sano di prima sulla sabbia. Vorrei l’Italia fosse così disinvolta nel lanciar la sua prole contro il nemico che schiuma di rabbia e d’odio eterno come il mare.

      —Amici! grido allora, usciamo da questa coloratissima tavolozza che ha per colori donne e bambini e ondate schiumose!

      A nuoto ci lanciamo nel ribollimento argenteo abbagliante verso il pavimento di cobalto della grande esposizione futurista da visitare. Lontano qua e là, a destra, teste nere d’altri visitatori. Barche nerissime irte