Il fallo d'una donna onesta. Enrico Castelnuovo

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Название Il fallo d'una donna onesta
Автор произведения Enrico Castelnuovo
Жанр Языкознание
Серия
Издательство Языкознание
Год выпуска 0
isbn 4064066073039



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d'avere in te un catechista e una confidente. Soggiungo poi in gran segretezza, e di questo non parlare a Guido se non te ne parla egli pel primo, che in famiglia s'accarezza l'idea di fargli sposare una seconda cugina, una Del Monte che adesso ha le sottane corte ma che quando Guido sarà tornato dal suo viaggio (starà assente tre anni, pur troppo) sarà ormai in età da marito. La bimba è un vero bottoncino di rosa, ha trecentomila lire di dote che non guastano, e io scommetterei che, nonostante le sottane corte, ella è già innamorata fin sopra gli occhi del mio ufficialetto.

      Buondì, Teresa mia, leggi con pazienza questa lunga tiritera e scusa la seccatura che ti do.

      Un tenero abbraccio

      dalla tua MARIA.

      PS. Pare che, il Colombo non essendo ancora in caso di uscire dall'arsenale, mio figlio ritarderà di qualche giorno la sua partenza per Venezia. Non importa; metto ugualmente questa lettera alla posta. Già confido che il ritardo sarà piccolo e che tu ti troverai in città all'arrivo del mio marinaio.

      La Teresa Valdengo piegò i due foglietti vergati in una calligrafia fina e minuta e spiranti un acuto profumo di patchouli, li ricacciò entro la busta ch'ella teneva sulle ginocchia e ripose ogni cosa in un cassetto della sua scrivania. Poi, con la testa arrovesciata sulla spalliera della seggiola, con le mani conserte in grembo, s'abbandonò ai pensieri, assai più tristi che lieti, che già da quindici giorni non le lasciavano tregua. Quindici giorni! Erano passati come un lampo, e il tempo che li aveva preceduti sembrava lontano d'un secolo. La pace soave dell'anima, la tranquilla sicurezza di chi può tenere la fronte alta in mezzo a una società leggera e corrotta, il rispetto di sè, la compiacenza d'essersi meritata l'affezione nobile e pura di un uomo superiore, tutto era dileguato, tutto viveva appena nel mondo delle memorie e dei sogni. Ed ella stessa, la Teresa, viveva in una specie di dormiveglia, che lasciava sussistere in lei la coscienza del vero, pur togliendole la forza di scuotere l'inerzia della volontà. O che sarebbe di lei quando si fosse destata interamente?

      Non cercava giustificarsi; sentiva bensì che uno strano concorso di circostanze aveva cospirato a' suoi danni. Il suo fido amico conte Mario Vergalli era partito per un viaggio pochi giorni prima che Guido di Reana giungesse; poche settimane prima era morto il dottor Pozzi, il vecchio medico che la conosceva da bambina e pranzava da lei un dì sì un dì no; le varie signore della società che l'ufficiale avrebbe potuto frequentare e che, così volentieri, si sarebbero incaricate di distrarlo, avevano preso il volo per la campagna; ella invece, per certi ristauri nella sua villa di Mogliano presso Treviso, era stata costretta a prolungare il suo soggiorno in città… Era sola, indifesa…

      Una scampanellata la fece trasalire.—Chi sarà?—Indi ella sorrise malinconicamente della sua ingenua domanda. Chi poteva essere fuori che lui? Chi altri veniva adesso in casa sua? Troppo spesso ci veniva, senza riguardo per la gente, senza riguardo per la servitù, ed ella ogni volta era tentata di dirglielo, era tentata di accoglierlo meno bene, di riacquistare la piena padronanza di sè. Belle risoluzioni che restavano inadempiute. A che pro dargli un dispiacere? A che pro resistere… ora?

       Indice

      Guido di Reana entrò senza nemmeno farsi annunziare. Anche questa era una cosa che le rincresceva.

      —Buona sera, Teresa.

      Non c'era nessuno di là?—ella disse tendendogli mollemente la mano e restando seduta.

      —C'era una delle donne che m'ha aperto—rispose il sottotenente, mentre prendeva quella mano nella sua e la sollevava fino alle labbra.—Ma conosco la strada…

      —Lo so… A ogni modo, quel capitar così come un fulmine…

      Egli avvicinò uno sgabello e le si pose accanto umile, carezzevole.—Oh mammina, non mi far quel cipiglio.

      La Teresa arrossì fino nel bianco degli occhi.—Non dir mammina. Sai bene che non voglio.

      —Non vuoi… adesso.

      —Appunto… Dovresti capirlo.

      Nei primi giorni, quand'egli le raccontava le sue pene ch'egli credeva e ch'ella aveva credute così acerbe e profonde, Guido, commosso dall'attenzione con cui la Teresa stava a sentirlo, commosso dalle parole affettuose ond'ella s'ingegnava di consolarlo, le aveva detto:—Oh come mi fa bene la sua compagnia! Come mi par di essere vicino alla mia mamma! Lasci che la chiami mammina.

      Ella, scrollando amabilmente le spalle, aveva risposto:—Che fanciullaggini!

      Ma nello steso tempo gli aveva permesso di darle quel nomignolo che le pareva conciliare la simpatia ch'ella provava pel figliuolo della sua amica col rispetto ch'egli doveva portarle.

      Ahimè, un giorno la mammina aveva asciugato con una lieve carezza una lacrimetta che tremolava sul ciglio del sottotenente, ed egli le aveva afferrata e coperta di baci la mano; poi tenendola forte con un braccio le aveva, con labbra avide, temerarie, sfiorato i capelli, le guancie, la bocca invano riluttante, aveva destato in lei, sorpresa, smarrita, i palpiti del cuore e le febbri del sangue, e prima ch'ella potesse risentirsi l'aveva stretta in un amplesso violento.

      —Via di qua, infame… via…—ella gli aveva intimato subito dopo con voce soffocata, levandosi in piedi bianca come una morta e accennando all'uscio.

      E mentr'egli confuso, vergognoso, balbettava qualche scusa e raccoglieva goffamente il berretto cadutogli per terra, ella si abbandonava sul divano nascondendo il viso tra le palme e rompendo in singhiozzi.

      Allora l'ufficiale le si era precipitato ai piedi, le aveva posato la testa sulle ginocchia, e s'era messo a piangere come un fanciullo e a implorare perdono.

      Ella tentennava il capo senza rispondere, ma era manifesto che il suo furore di poc'anzi era sbollito per incanto… Perdonare!… Che aveva ella da perdonare a lui, povero ragazzo, che aveva ceduto agl'impeti della sua età? A sè stessa, se fosse stato possibile, ell'avrebbe dovuto perdonare. Era lei la colpevole. Se veramente non avesse voluto? Se avesse serbato fin da principio un altro contegno? Se, da sciocca, non avesse scherzato col fuoco?

      Lento lento Guido alzò verso di lei i suoi belli occhi molli di lacrime, e rinfrancato alquanto le dichiarò con accento appassionato il suo amore. Tanto, tanto l'amava. Dal primo momento che l'aveva vista l'aveva amata. Sua madre gliel'aveva descritta ancor giovine e bella, ma egli non s'era mai immaginato di trovarla così bella, così giovine, così seducente. Che cosa erano al paragone tutte l'altre signore ch'egli aveva conosciute? E la sua voce? Quella voce ch'era una musica, che gli era discesa subito al cuore, che aveva fatto vibrar le corde più riposte della sua anima, che era stata per lui come la rivelazione d'un mondo sconosciuto, di una vita nuova?

      La Teresa cercava di chiudergli la bocca.—No, non dica cose assurde… Dica che s'è lasciato trascinare dai sensi… Non parli d'amore… Vada via…. Amore fra lei e me? Non sa quanti anni ho?

      —Non sono degno, questo è vero, non sono degno ch'ella mi ami—replicava l'ufficialetto con esaltazione crescente—ma ella non può impedirmi di amarla, non ha il diritto di mettere in dubbio il mio amore… Non so infingermi, glielo giuro… Domandi a tutti quelli che mi conoscono, domandi a mia madre.

      Questo suggerimento di rivolgersi per informazioni alla mamma in un'occasione simile parve così grottesco alla Teresa che l'ombra d'un sorriso le passò sulle labbra. Egli se ne accorse.—Vedo bene che mi perdona—soggiunse, riafferrandole le mani.—Angelo, angelo, angelo!

      —Basta, basta—ella riprese tentando di svincolarsi.—Si levi in piedi… E se vuole che le perdoni, vada via… e non torni più.

      —Ah no… non m'infligga questa condanna—gridò il sottotenente rimanendo in ginocchio.—Qualunque altra più grave, non questa…

      —Insomma, che cosa pretende?—replicò la Teresa che, suo malgrado, si sentiva sempre più debole, sempre più disposta all'indulgenza.