Название | Non Chiamarli |
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Автор произведения | Carlos Ramos |
Жанр | Детская проза |
Серия | |
Издательство | Детская проза |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835425946 |
Mi spiegò che ci sono persone molto potenti che hanno degli alleati, in grado di fare del male con il mais viola o altri oggetti, in grado di aumentare il proprio potere, che si trasformano in animali, che sono capaci di controllare i propri sogni come se fossero svegli, che sono guerrieri.
Mi insegnò tutti i misteri, quelli buoni e quelli cattivi. Quando arrivai ad un buon punto di conoscenza dei suoi insegnamenti, mi rivelò qualcosa che non aveva detto a nessuno, anche lei era in grado di trasformarsi in un animale, più precisamente in un tacchino. Io le credetti perché le avevo visto fare cose incredibili e perché mi aveva permesso di capire che “la realtà” così come una persona comune la vede è solo una parte, soltanto un’interpretazione, ma non è l’unica che esiste.
C’erano delle volte in cui eravamo da soli nella stanza in cui di solito curava le persone e senza alcun motivo cadevano le cose o si sentivano strani rumori, risate e passi. Le cose che avevano una collocazione precisa apparivano in un altro posto, come se qualcuno si impegnasse per far arrabbiare mia nonna, un giorno si stufò di questa situazione perché tutto ciò che stava sopra una mensola cadde senza che nessuno lo toccasse, almeno io non avevo visto nessuno.
Mia nonna non ne fu affatto sorpresa. Mi disse con un tono tranquillo: questi bastardi sono di nuovo qui. Chiesi: “Chi sono?” disse: qualcuno a cui piace molto giocare. Da una scatola prese della polvere, del pepe e altre cose, prese il suo braciere e gettò tutto sul fuoco. Lasciò dei barattoli sul pavimento a mo di trappole mi disse di uscire e chiudere tutte le finestre e le porte, col fumo li avremmo catturati. Mentre aspettavamo andammo al monte a tagliare le piante e a seminare le radici che prima avevamo tirato fuori, perché mia nonna diceva che era nostro dovere restituire alla terra ciò che essa amorevolmente ci dona.
Dopo quasi cinque ore aprimmo la stanza. Mia nonna prese velocemente i barattoli e li sigillò meglio che poteva, me li mostrò e disse: stanno qui i burloni. Logicamente io non vidi nulla, per me i barattoli erano vuoti, li mise in un sacco e camminammo di nuovo verso la cima. Dopo molto tempo li prese e li mise a terra, si rivolse a loro dicendo: vi lascerò liberi, risparmierò le vostre vite, ma se vi incontrerò di nuovo vi ucciderò, quindi andatevene. Aprì i barattoli, immagino che qualcuno o qualcosa stava uscendo, ma io non vidi nulla. Più tardi tornammo a casa, lungo il tragitto c’erano delle luci che dondolavano sulle cime degli alberi. Da un sacchetto della sua borsa ha preso un po' di polvere, me ne ha passato un po’ tenendo il resto per sé e disse: dobbiamo renderci invisibili, non voglio che quegli animali mi vedano. Io non comprendevo perfettamente ciò che intendeva, era talmente buio che saremmo stati invisibili anche senza quella polvere.
Mia nonna conosceva molte cose, era una donna saggia, ma molto vecchia. Sconfisse tutti i suoi nemici ma l’ultimo stava vincendo la battaglia. Io sono soltanto un apprendista, mi ha insegnato molto, ma diceva che io ho insegnato molte più cose a lei. Non so cosa le abbia potuto insegnare, se potessi mi piacerebbe conoscermi in modo più approfondito, ma non so come, non so nemmeno come sono fatto, non riesco a sentire la mia voce, la cosa più strana è che mia nonna era l’unica persona al mondo in grado di vedermi.
San Marcos, Hidalgo.
26/dicembre/2008
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