Divisione e riunificazione. Francesca Zilio

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Название Divisione e riunificazione
Автор произведения Francesca Zilio
Жанр Книги о Путешествиях
Серия
Издательство Книги о Путешествиях
Год выпуска 0
isbn 9783969878903



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delle pezzuole, che erano state poste sotto la sedia delle persone sospettate o incriminate.

      In tutti questi anni l’archivio ha ricevuto più di 7 milioni di richieste di informazioni o di consultazioni. Fra queste più di 3 milioni da parte di cittadini che hanno voluto vedere quali notizie su di loro o i loro parenti erano state rivelate, spesso da persone molto vicine, e memorizzate. In molti casi le informazioni raccolte erano state utilizzate in vario modo (dall’impedire di iscriversi all’università o di fare un viaggio all’estero, alla confisca illegittima di proprietà private, all’arresto e alla tortura) contro le persone coinvolte, che almeno in piccola parte hanno potuto utilizzare la documentazione d’archivio come prova per essere indennizzate o riabilitate o per intraprendere azioni penali contro gli autori dei reati che avevano subito.

      Nell’archivio è inoltre possibile visitare la mostra “Einblick ins Geheime” (Accesso alla segretezza), che illustra sia i metodi e gli strumenti con cui la Stasi conservava la grandissima quantità di informazioni che raccoglieva, sia i metodi e gli strumenti con cui si sta ricostruendo la documentazione che i funzionari della Stasi non riuscirono a eliminare completamente prima dell’occupazione degli edifici da parte dei cittadini. Ad esempio, esistono circa 15.500 contenitori di carta strappata a mano, che si sta cercando di ricomporre sia manualmente che con l’aiuto di software. Dai soli primi 500 sacchi sono stati ricostruiti più di 1,6 milioni di fogli e schede: ciò dà l’idea di quanto lavoro ci sia ancora da fare in questo archivio.

      La Centrale della Stasi si trova nelle vicinanze della stazione della metropolitana Samariterstraße. Fra questa e la stazione di Frankfurter Allee, in direzione est, fu eretto il terzo e ultimo lotto del lunghissimo viale che porta ad Alexanderplatz: costruito fra il 1985 e il 1990, è caratterizzato da una larghezza della strada molto inferiore e da un uso più ridotto di elementi prefabbricati rispetto agli altri lotti.

      Proseguendo invece verso ovest si raggiunge Frankfurter Tor: il punto d’inizio dell’ex Stalinallee.

      Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Berlino si trovò coperta da 75 milioni di metri cubi di macerie. Nel quartiere di Friedrichshain, attraversato appunto da Stalinallee, fu distrutto il 68% degli edifici. Perciò la rimozione delle macerie – a opera soprattutto delle donne, che dopo la guerra rappresentavano circa i ⅔ della popolazione berlinese – fu la prima impresa necessaria.

      Già nel 1946 fu elaborato un progetto per la ricostruzione del quartiere, nell’ambito del “Piano generale per la ricostruzione di Berlino”, a opera di un collettivo di architetti diretto da Hans Sharoun, che comprendeva tutta la città. Di quel progetto rimangono solo poche tracce, poiché durante la costruzione dei primi edifici, nel 1950, il regime della neonata DDR li bollò come “scatole per uova americane” e decise di avviare nel 1951 un nuovo concorso per la progettazione edilizia e urbanistica, che rappresentò l’inizio della seconda fase della storia architettonica della DDR, dopo quella della ricostruzione nell’immediato dopoguerra che aveva seguito i canoni del modernismo internazionale. I partecipanti al concorso avrebbero dovuto rispettare i “16 principi per la costruzione socialista delle città”, stabiliti all’ultimo congresso del Partito unico della DDR, che assegnavano all’arte e all’architettura la funzione di trasmettere al popolo i valori del socialismo. Sharoun, il cui lavoro era stato bocciato a Berlino Est, continuò a lavorare all’Ovest, dove fu invece molto apprezzato per una serie di celebri edifici, fra cui quello della Filarmonica di Berlino (Ovest al tempo).

      Il nuovo piano stabilì anzitutto la larghezza di 90 metri del viale, sul quale si sarebbero svolte le più importanti parate civili e militari, e poi gli aspetti edilizi e architettonici del grande progetto, che sarebbe stato realizzato in tempi diversi da diversi collettivi di architetti, ma con una coerenza globale.

      La parte piú a est di Stalinallee, fra Frankfurter Tor e Strausberger Platz, è il primo lotto, costruito tra il 1952 e il 1958 nello stile tipico della seconda fase architettonica della DDR: il cosiddetto classicismo socialista, che ricorda le costruzioni monumentali di Mosca della stessa epoca, a partire dalle cosiddette Sette Sorelle. In uno stretto rapporto fra ideologia e architettura, questo stile era pensato da un lato per celebrare il socialismo internazionale, infatti lo si ritrova in molte città dell’ex blocco sovietico, e dall’altro per legittimare il socialismo come erede delle tradizioni nazionali, aggiungendo agli edifici tocchi di stili locali dell’Ottocento e Novecento.

      Quest’ultimo aspetto aveva una particolare importanza nella DDR, dove fino a metà degli anni Cinquanta si pensò a un’ipotesi di riunificazione tedesca sotto la bandiera del socialismo. Evidenziando nei nuovi edifici elementi dell’architettura tradizionale tedesca – in questo caso il neoclassicismo di Karl Friedrich Schinkel, il regio architetto prussiano che aveva dato a Berlino l’impronta di capitale imperiale (v. Gendarmenmarkt) – il regime della DDR sperava di impressionare l’intera popolazione tedesca, suscitando un senso patriottico e un legame con la storica capitale. Gli edifici di Stalinallee dovevano quindi essere il simbolo di una “Germania migliore”, che si offriva come opzione a tutti i tedeschi.

      Questo messaggio fu esplicitato il 3 febbraio 1952, al momento della posa della prima pietra, nel discorso del Primo Ministro della DDR Otto Grotewohl: “Berlino deve diventare il simbolo dell’unità anche nella sua opera di ricostruzione. Berlino è e sarà la capitale della Germania unita”. La costruzione del viale era così legata alla prospettiva di unità della Germania, che in uno dei suoi palazzi fu progettato addirittura un “Caffè Unità tedesca”, con immagini dei principali fiumi del Paese.

      Il concetto di legittimazione del socialismo attraverso rimandi all’architettura nazionale del passato fu applicato in tutta la DDR. Stalinallee fu il punto di riferimento per la costruzione dei grandi viali simbolici, le cosiddette magistrali, e delle piazze principali di varie città della DDR, ma in ognuna il classicismo socialista fu adattato alle tradizioni architettoniche della zona: mentre a Berlino si ispirò al neoclassicismo, a Rostock seguì lo stile gotico fatto di mattoni rossi, a Dresda e Lipsia il barocco (v. Nikolaiviertel).

5. Rostock

      5. Wokrenter Straße a Rostock (qui nel 1984) è un esempio molto significativo delle case a capanna tipiche dello stile locale: alcune sono nuove, altre restaurate, altre ricostruite, ma tutte si ispirano alla stessa tradizione architettonica.

      L’ispirazione neoclassica di Stalinallee si nota subito nei due grattacieli a forma di torre coperta da cupola di Frankfurter Tor, che ricordano i due duomi della celebre piazza Gendarmenmarkt (v.).

6. Frankfurter Tor

      6. Le due torri sormontate da cupole di Frankfurter Tor, nel 1960. A lato, alcuni palazzi dei lavoratori.

7. Duomo di Gendarmenmarkt

      7. Il cosiddetto Duomo francese (Französischer Dom) che si affaccia su Gendarmenmarkt, a cui sono chiaramente ispirate le torri di Frankfurter Tor. Nella foto del 1985 è in ricostruzione.

      Proseguendo oltre le torri, si vedono grandissimi edifici coperti di piastrelle: i cosiddetti “Palazzi dei lavoratori”. Poiché il grande progetto edilizio di Stalinallee non aveva solo l’obiettivo di fornire abitazioni, di cui c’era grandissimo bisogno dopo la guerra, ma anche quello di dimostrare la grandezza e la superiorità del socialismo, questi edifici dovevano trasmettere il messaggio che la DDR aveva molto più da offrire ai lavoratori che qualsiasi Paese capitalista: costruiva addirittura dei palazzi per loro!

8. Palazzo dei lavoratori 1

      8. Il palazzo dei lavoratori dietro ad una delle torri di Frankfurter Tor, così come appare oggi (blocco F sud di Stalinallee).

      Molti operai impegnati nell’enorme sforzo richiesto per realizzare in poco tempo un progetto così ambizioso, che speravano inizialmente di poter ottenere uno di questi appartamenti, furono poi protagonisti dell’insurrezione popolare del 17 giugno 1953 (v. Ministero delle Finanze), il cui soffocamento nel sangue diede un chiaro