Название | Novelle umoristiche |
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Автор произведения | Albertazzi Adolfo |
Жанр | Языкознание |
Серия | |
Издательство | Языкознание |
Год выпуска | 0 |
isbn | 4064066069704 |
— Forse sì e forse no.
— Oh che pretendereste da lui? Cosa può regalare a un impiegato così.... modesto come voi?
— Il lume! — rispose in modo di canzonatura Gustavo.
Frattanto la Gigia pregava:
— Smettetela; finitela....
— Il lume dovevate chiederlo a quel tanghero; e adesso non avreste due servizi da caffè!
— Ma sono un profeta, io? — urlò Terpalli.
— Profeta, no; timido, sì.
.... — Mamma! Gustavo!
— Timido?
— Timidissimo! Avete avuto paura d'obbligarvi troppo con vostro zio, e gli avete domandato quel che costa meno!
— Sissignora! E ho fatto uno sforzo a domandare anche così poco!
— Ma Dio vi ha castigato! Chi non si aiuta..., mio marito lo diceva sempre, muore senza aver goduta una zuppa calda!
— Mio marito; — grugniva Gustavo senza attendere alla Gigia che lo tirava per la giacca. — Sempre «mio marito»! Lui, lui sapeva stare al mondo!
— Ah, meglio di voi, signorino!
— Infatti....
.... E la Gigia scoppiò in pianto. E lo sposo afferrò il cappello, e scappò via.
— Gustavo! Gustavo!
— Mio marito era un uomo! — la suocera gli gridava dietro. — Si può dir forte: era un uomo lui! Se fu disgraziato....
Insomma, la buona donna aveva bisogno di sfogare un gran malumore; e la buona figliola ebbe ragione di gemere:
— Il cuore me lo diceva che eravamo troppo felici!
III.
ALLA CITTÀ DI PARIGI.
Grande assortimento di orologi e sveglie.
Novità in ogni genere.
Bijouteria — Chincaglieria — Argento christofle.
Revolvers e fucili.
Emporium per regali — giocattoli.
Il commesso s'inchinò ai tre signori, che entrando l'uno dopo l'altro gettarono uno sguardo intorno, come per sorprendere un oggetto e riposarvi il pensiero incerto; quindi, dopo i tre inchini, chiese:
— Desiderano?
— Un regalo per nozze.
— S'accomodino. Ne abbiamo di tutte le sorta.
Infatti troppe cose attiravan l'occhio là dentro.
Per di più, Bonariva, Sandri e Guizzi, quantunque d'accordo a spendere poco in cosa che desse apparenza di molta spesa, erano discordi nel dono da scegliere.
— Se prendessimo.... un tavolino da lavoro, per la sposa? — suggerì primo Bonariva; quantunque poco lieto lui stesso della proposta.
— Ti pare? — esclamò Sandri. — Tocca farli ai parenti cotesti regali da buona famiglia! Tocca alle amiche della sposa.
— Piuttosto due vasi — proponeva Guizzi.
— Vasi di vero Giappone, o d'imitazione tedesca.... Da trecento lire a quindici. Vedano.... — Così dicendo il commesso accennava a quelli da trecento lire.
— Ce ne mostri da venti — rispose Guizzi, intanto che Bonariva disapprovava col capo.
— Belli, eh? Mi piacciono. — Piacevano anche a Sandri, e costavano poco.
— Osservo — disse Bonariva — che i vasi sono pericolosi....
— Già, se vanno in terra....
— No, non per questo! Chi non sa che cosa regalare, regala due vasi, sempre: c'è il pericolo d'una combinazione.
Nè Sandri poteva dargli torto. Guizzi allora mutò consiglio.
— Prendiamo uno specchio.
— Peggio! Credi che non l'abbiano uno specchio?
— Ma bello; per il salotto.
— Che! Non son gente da salotto!
— Veramente sarebbe meglio conciliare il bello con l'utile — mormorava Sandri.
E a lui il commesso:
— Un nécessaire da viaggio?... Un lavabo?
— No, no. — Bonariva insisteva per qualche cosa di più utile e di meno comune.
— Un astuccio per guanti? un cofanetto? Sono di moda; servono a tanti usi! Guardino questo: dorato a fuoco. Resterà tale e quale cent'anni.
— Perchè no? — Guizzi quasi quasi.... Ma Bonariva scoteva il capo.
— Costa? — domandò Sandri.
— Ottanta lire!
— Ahi!
— Un calamaio?... un portafogli?... un fermacarte? un portabiglietti?
— Io torno alla mia prima idea — Sandri disse —: un bell'album con i nostri ritratti....
— È pericoloso! Potrebbe indur la sposa in tentazione — fece Bonariva, mentre Guizzi, per gusto suo, maneggiava e considerava un bastone dal pomo cesellato, e diceva:
— Vuoi che non l'abbiano un album?
— Eppoi, io non l'ho neanche il ritratto! — aggiunse Bonariva. Quand'ecco, a sollevare o a distrarre la pazienza del commesso, entrò una signora. I tre rimasero così a guardarsi in viso, con un'aria di tacito e vicendevole rimprovero; finchè uno chiese a un secondo giovane del negozio:
— Cos'è quell'affare là, di vetro?
— Un portafiori in cristallo di Boemia: stupendo! Se vuole....
— No, no! È troppo bello!
Guizzi adesso mormorava:
— Non abbiamo pensato a un ventaglio.... — Quasi a sì bella idea fosse possibile il consenso degli amici!
— Ohibò!...
— Si regalano alle signore che non si maritano, i ventagli!
— Dunque?
Parlava il giovine:
— Scusino.... Vogliono fare un dono cumulativo?
— Cioè?
Ah, l'aveva avuta lui l'idea buona!
— Dodici posate d'argento Christofle...?
— Troppo, troppo!
— Sei, allora....
— Poco: troppo poco!
— Poi le avranno già le posate! — Sandri ripeteva.
Proseguiva il commesso:
— Oggetti di toilette? Candelabri?...
— Un lume! — esclamò Bonariva alla fine, contento. Se non che Guizzi si mise a ridere.
— Un lume! Gli amici che mandano il lume! — E al commesso che proponeva: — Un orologio? una sveglia? —, rispose: — Da sveglia farà la sposa: non dubiti!
Così fu eccitato il riso anche in Bonariva, che