Название | Le Straordinarie Avventure Di Joshua Russell E Del Suo Amico Robot |
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Автор произведения | Antonio Tomarchio |
Жанр | Героическая фантастика |
Серия | |
Издательство | Героическая фантастика |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788893983396 |
<<Certo comandante, sono programmato per obbedire, non dubitare mai di me.>>
<<Ti ordino di agire secondo la tua volontà, fai ciò che vuoi senza bisogno della connessione.>>
<<Mi dispiace comandante, apprezzo il tuo tentativo, ma il mio hardware non mi consente di muovermi senza connessione.>>
<<Resta connesso allora, ma agisci secondo la tua coscienza e la tua volontà.>>
Il robot provò a muoversi, uscì dal capanno e si mise a guardare le stelle, poi si mise a correre e a saltare.
<<Posso farlo! Posso muovermi!>> la sua voce tenebrosa risuonava nella testa del ragazzo che percepiva la felicità del robot.
<<Te ne andrai adesso? Mi lascerai solo?>> domandò il giovane.
<<Dove dovrei andare? Non ho nessuno, a parte te, in questo mondo e poi un robot che se ne va a spasso da solo non passerebbe inosservato. No, resterò con te se tu lo vorrai, ma almeno adesso potrò agire senza dover aspettare un ordine. Ti sarò per sempre grato, anche se ho bisogno ancora della connessione, mi sento libero ed è una sensazione bellissima.>>
<<Tu fai un po’ come vuoi, io cercherò di dormire, sono stanco e mi sento più distrutto di questo maledetto materasso.>>
Raptor non aveva nessuna voglia di mettersi in modalità riposo, la sensazione di potersi muovere liberamente era troppo bella perché se ne restasse fermo. Cominciò a girare per il capanno osservando gli attrezzi del ragazzo, pensò che avrebbe potuto modificare il robot costruito dal suo amico e farlo diventare molto più efficiente.
A un tratto vide l’alieno dentro il terrario. Era lui, il Capo, lo aveva riconosciuto, la sua memoria fotografica non poteva sbagliarsi. Era stato lui a formare la fazione ribelle, a convincere gli altri della necessità di uccidere gli umani e a tentare di uccidere il suo amico Joshua.
Stava per colpirlo con un pugno quando si rese conto che il suo comandante non avrebbe acconsentito, restò quindi col braccio sollevato mentre l’alieno lo guardava impaurito e rassegnato.
<<Sarà il mio comandante a decidere cosa farne della tua vita>>, pensò mentre cercava di capire se fosse ancora sveglio.
<<Joshua, stai dormendo?>>
<<No, non ancora, che succede Raptor?>>
<<L’alieno, quello che hai messo nel terrario, è lui il Capo, è quello che si è ribellato alla comunità, che ha formato la fazione nemica e che ha deciso di distruggere gli umani.>>
<<E allora?>>
<<Se tu vuoi, posso schiacciarlo con un dito.>>
<<No, Raptor! È inoffensivo lì dentro, non potrà mai più fare del male a nessuno.>>
<<Lui ha tentato di ucciderti!>>
<<Noi non siamo come lui, io non uccido per vendetta o se non sono costretto e se non devo salvare la mia vita.>>
<<Come vuoi tu, per me comunque non merita di vivere.>>
L’alieno aveva capito di aver rischiato molto e che per questa volta era andata bene, rimase seduto a meditare progettando la sua fuga e la sua vendetta.
L’indomani Joshua, approfittando della consueta assenza dei genitori, si fece consegnare, da un rivenditore nelle vicinanze, un materasso e un cuscino nuovo, immaginando una notte di meritato riposo. Fece riparare il tetto da alcuni operai e rimise ordine nel capanno cercando di renderlo il più ospitale possibile per il suo amico. Diede del cibo al piccolo alieno e raccomandò a Raptor di non farsi mai vedere in giro da solo, poi insieme si recarono a trovare Lucas e il suo nuovo giocattolo.
I genitori di Joshua intanto erano rientrati per il pranzo, la madre era andata in cucina a preparare qualcosa da mangiare mentre il padre si era recato al capanno per chiamare suo figlio. Vide che aveva messo tutto in ordine, riposto tutti gli attrezzi e liberato tantissimo spazio, vide Scorpion in piedi in un angolo coperto ormai dalla polvere, aveva capito che il figlio non c’era e decise di chiamarlo al telefono.
Joshua gli spiegò che aveva dovuto acquistare il robot di Lucas perché aveva subìto dei piccoli danni e che, con lui e con il nuovo robot regalatogli dal genitore, lo stavano riparando quindi sarebbe rientrato soltanto durante la serata.
Il padre, che non sospettava di nulla, gli raccomandò di rientrare per cena perché gli avevano preparato una sorpresa e volevano festeggiargli il compleanno, poi cominciò a frugare negli scaffali, prese il terrario e s’incamminò verso casa.
<<Dana, amore. Ho trovato il terrario ma dentro c’è già una strana lucertola>>, disse alla moglie.
<<Che schifo!>> esclamò la donna nel vedere quell’essere verdastro.
<<Che faccio la libero o li metto insieme?>> domandò l’uomo.
<<Non lo so, non credo che nostro figlio sarebbe contento se la liberassimo. Non ti preoccupare, i rettili fra loro vanno d’accordo, vedrai che il nostro Joshua sarà felicissimo nel vedere che gli abbiamo ricomprato quei serpentelli cui era tanto affezionato.>>
<<Se lo dici tu, io di rettili non ne capisco un tubo, anzi non comprendo come faccia nostro figlio ad amarli tanto.>>
L’alieno era rimasto a guardare gli umani senza capire quali fossero le loro intenzioni, sembravano pacifici, lo guardavano senza cattiveria, pensò persino che stessero per liberarlo quando vide aprire il coperchio di quella prigione, ma quando vide che invece stavano per mettere dentro altri due sgraditissimi ospiti, si rese conto che per lui era ormai arrivata la fine.
<<Quegli idioti degli umani non sanno che i serpenti sono i peggiori nemici delle lucertole?>> pensò terrorizzato.
Aveva sognato la vendetta, il dominio sulla Terra e la distruzione degli umani e invece stava per diventare il pasto di due stupidissimi serpenti.
<<Maledetti! Maledettissimi robot!>> gridò l'alieno nella sua incomprensibile lingua, mentre uno dei serpenti lo divorava vivo.
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