Название | La figlia dei draghi |
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Автор произведения | Морган Райс |
Жанр | Книги для детей: прочее |
Серия | L’era degli stregoni |
Издательство | Книги для детей: прочее |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781094343198 |
“Cosa significa?” domandò il Comandante Harr. In qualche modo, quel vecchio uomo aveva sempre avuto un modo di porre delle domande a Vars che lo faceva sentire come se non sapesse niente. “Quali truppe manderemo e quali lasceremo indietro?”
“Che domanda, Comandante,” disse Vars. “Manderemo i tuoi cavalieri.”
“Tutti?” la voce del rappresentante della Casa delle Armi echeggiò nella sala. “Ma in questo modo non lasceremo Royalsport indifesa?”
“Le guardie resteranno qui, ovviamente,” disse Vars. “Insieme alle forze private dei miei leali nobili.” Si guardò intorno per assicurarsi che fossero leali. “Ma i Cavalieri dello Sperone cavalcheranno a nord per affrontare la minaccia, insieme a quanti più soldati possano viaggiare in fretta. Li attaccheremo appena toccano terra, cogliendoli alla sprovvista.”
La genialità del piano giaceva nella sua semplicità e immediatezza. Significava anche che lo scontro avrebbe avuto luogo molto lontano dalla capitale. Vars avrebbe potuto prendersi i meriti della vittoria, senza neanche essersi avvicinato alla guerra. Era il piano migliore, dopotutto.
“Io non credo sinceramente che…” esordì il Comandante Harr, ma Vars lo interruppe.
“Siamo in vantaggio,” disse. “Il nostro nemico crede di averci in trappola e di poter devastare il nord del nostro regno come vuole. Quella situazione non durerà a lungo. Penserà che i messaggeri voleranno a sud appena sbarca. Quindi dobbiamo agire adesso. Metteremo tutte le nostre forze in questo colpo decisivo e li stermineremo. Metteremo la testa di Re Ravin in cima a un palo e faremo capire a tutti che il Regno del Sud non doveva attaccarci, non doveva rapire mia sorella, uccidere mio fratello, per non parlare dell’omicidio di mio padre!”
A Vars non importava nessuna di queste cose, ma se coloro che erano sotto di lui vi tenevano, lui le avrebbe usate a sua convenienza.
Nonostante ciò, continuavano a discutere e a parlottare fra loro, quando avrebbero invece dovuto esultare al suo piano e cantare il suo nome. C’erano così tante persone che parlavano insieme, che Vars riusciva solo a udire qualche frammento dei loro discorsi.
“I precedenti storici sono preoccupanti…” affermò il capo degli Accademici.
“Una mossa tale significherebbe che dobbiamo sostenerne gli oneri,” si intromise un conte.
“…per non menzionare le conseguenze per il paesaggio attraverso il quale si muovono,” aggiunse uno dei cavalieri, come se i cavalieri ordinari potessero mettere bocca in tutto ciò.
Persino la donna dalla Casa dei Sospiri sembrò pensare di potersi intromettere, bisbigliando a chi aveva vicino parole che Vars non poteva sentire. Per sua sorpresa, alcuni di loro annuirono addirittura, come se qualcuno di quella Casa potesse saperne di più di guerra rispetto al reggente del re.
“…dovremmo aspettare gli ordini di Re Godwin appena si sveglia,” affermò un nobile e Vars poté avvertire la rabbia crescergli dentro.
Ancora una volta, Finnal si intromise, alzando le mani. “Signore e signori,” disse. “Abbiamo avuto milioni di occasioni per discutere di questo, ma è arrivato il tempo di agire. Il reggente del re ha preso una decisione per il bene del paese e sta a noi comportarci di conseguenza. Io, in quanto membro della sua famiglia e suo amico, so che il Reggente del Re Vars ha a cuore la sicurezza di tutti noi. Dobbiamo farlo; dobbiamo colpire le forze di Re Ravin che si trovano a nord tutti insieme!”
Quello ottenne un urrà e Vars gli fu grato, soprattutto quando vide che i cavalieri nella folla stavano iniziando a muoversi, dirigendosi in cortile per raccogliere le provviste. C’era un forte senso di soddisfazione che derivava dalla consapevolezza che le persone stavano facendo come aveva comandato, anche se era stato necessario l’aiuto di Finnal.
Allo stesso tempo, però, era arrabbiato. Arrabbiato che le persone gli avessero parlato sopra, lo avessero messo in discussione e guardato dall’alto, come fosse re solo di nome e non di fatto. Era una situazione che non poteva sopportare, una che non poteva permettere.
Doveva agire.
CAPITOLO NONO
Re Ravin era in piedi sulla prua della sua nave ammiraglia, la sua armatura brillava come quella di un eroe, la sua corona giaceva sistemata sui suoi riccioli bruni e le sue mani erano adagiate sulla spada, per essere certo di apparire proprio come il re guerriero che era, mentre la sua armata si avvicinava alla costa vicina alla città di Astare.
Sentiva un’ondata di soddisfazione. Avvertiva sempre una specie di gioia quando si rendeva conto che le cose erano andate come le aveva pianificate, che si trattasse della conquista di una creatura cacciata, di una donna o di un regno.
Aveva provato la stessa soddisfazione quando aveva sottratto il trono a suo padre tanti anni prima, ne aveva avuto un assaggio a ogni gruppo di Taciturni che si era infiltrato nel Regno del Nord al suo comando, a ogni spia che gli aveva recapitato ulteriori dettagli sul paesaggio, sui villaggi, sulle scorte. Aveva pianificato con minuzia l’imminente conquista e, adesso, l’intera missione si stava dispiegando proprio come avrebbe dovuto.
Sapeva che i suoi uomini lo avrebbero guardato a quel punto, in attesa di ricevere ulteriori comandi. Una dozzina di navi stava già attaccando la città, ma le restanti attesero, tenute immobili sul posto dalla sua autorità. Nessun uomo avrebbe mai osato agire senza un suo comando, e non solo perché tutti sapevano che farlo avrebbe significato la morte loro e delle rispettive famiglie. Ogni uomo laggiù era consapevole di conoscere solo una parte dell’insieme, del fatto che solo il loro re comprendeva il piano nella sua interezza.
Così doveva essere: un re che sciorinava tutti i suoi piani non sarebbe rimasto re a lungo. Bastava pensare a quello stolto di suo padre, che aveva confidato a Ravin ogni suo pensiero, ogni idea. Aveva reso semplice unificare il regno una volta scomparso.
“Beh?” domandò Ravin, voltandosi verso il ponte della nave. I Comandanti aspettavano lì, uno della flotta, uno dei soldati e un terzo vestito con gli indumenti della gente comune come i Taciturni. C’era anche un accademico che portava un messaggio di un uccello messaggero. Dato che pareva il più terrorizzato, Ravin lo lasciò in attesa, indicando invece l’ammiraglio della flotta.
“Vostra maestà,” disse l’uomo. “Il viaggio da Leveros ha prodotto delle perdite minime. La squadra di perlustrazione ha fatto sbarcare le truppe come avete ordinato ed è adesso tornata in posizione con la flotta. Le altre navi aspettano i vostri ordini per procedere verso la costa.”
Ravin rivolse la sua attenzione al comandante delle truppe che aveva inviato ad Astare. “E tu?”
L’uomo fece un inchino. “Vostra maestà, l’assalto alla città sta già procedendo. Le difese sono minime e prevediamo di acquisirne il pieno controllo nel giro di poche ore. Gli uomini hanno ricevuto istruzione di uccidere chiunque opponga resistenza.”
“E i miei Taciturni?” chiese Ravin alla terza figura laggiù.
“Sono posizionati in insediamenti all’interno del regno, pronti a ricevere le vostre truppe nella marcia da Astare a Royalsport,” rispose l’uomo.
Re Ravin annuì. Alla fine, si voltò verso il messaggero spaventato. “Tu mi dirai che le mie forze a sud sono state sconfitte.”
Non era una domanda, ma l’uomo annuì. “Re Godwin è caduto nel combattimento e il Principe Rodry è morto, ma sono riusciti a recuperare la Principessa Lenore e il ponte è stato distrutto con le vostre forze sopra,” l’uomo quasi soffocò.
Re Ravin alzò le spalle e vide che il messaggero spalancò gli occhi sorpreso. “Pensavi che non lo avessi previsto?” chiese. “L’attacco a sud è sempre stato destinato a fallire; e che mi interessa se hanno recuperato la principessa?”
Non che la principessa non sarebbe diventata sua a tempo debito. Tutto nel Regno del Nord lo sarebbe diventato. Camminò a passo allungato al fianco della nave, scansionando la vastità della sua flotta. Infiniti uomini erano in piedi già pronti, prelevati da tutte le parti del suo regno.