La figlia dei draghi. Морган Райс

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Название La figlia dei draghi
Автор произведения Морган Райс
Жанр Книги для детей: прочее
Серия L’era degli stregoni
Издательство Книги для детей: прочее
Год выпуска 0
isbn 9781094343198



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fosse una qualche via d’uscita nascosta, una fessura o un tunnel che non c’erano stati quando i creatori del posto lo avevano costruito sulla pendenza del vulcano. Un modo carino e comodo per uscire non sembrava troppo esigente come richiesta, giusto?

      A quanto pareva, lo era; il che significava che o passava da dov’era arrivato, oppure… oppure usciva dall’apertura soprastante lo spazio principale del mausoleo. Abbracciare la sua morte contro essere catturato dagli Invisibili per cercare di oltrepassarli… Messa così, non aveva proprio scelta.

      Renard aprì la serratura delle porte dorate della tomba con i suoi arnesi, udendone lo scricchiolio, sentendo il sudore scorrergli sulla fronte al pensiero di cosa poteva esserci appena oltre. Ancora il suono dei graffi; il drago artigliava per entrare e Renard restò immobile, finché il rumore cessò. Attese un altro minuto, poi due.

      Poteva restare lì seduto per sempre ad ascoltare ma, prima o poi, avrebbe dovuto muoversi. Lo fece, aprendo la porta scricchiolante e affacciandosi. Il cielo soprastante era più tenue, la luce nel mausoleo meno forte adesso. Renard non osò accendere la sua lanterna, però, perché quello avrebbe senz’altro attirato l’attenzione della bestia. Al contrario, scivolò fuori, osservando quanto era visibile con la luce naturale.

      Laggiù, dal lato opposto della recinzione cavernosa, poteva vedere la mole della creatura. Era ferma, raggomitolata quasi come un gatto che dorme, il suo fianco si sollevava e abbassava lento, seguendo il suo respiro. Renard si tenne a distanza, sospettando che persino il rumore più impercettibile avrebbe svegliato il drago.

      Nella luce tenue, ispezionò le pareti interne del cimitero al meglio che poteva. I livelli più bassi erano ricchi di incisioni e monumenti; una scalata facile per uno come lui. Più su, però, la pietra lavorata pareva lasciare spazio alla roccia naturale e quella sembrava una scalata molto più difficile di quanto era stata quella esterna.

      O la faceva oppure restava ad attendere che il drago si svegliasse, dunque Renard iniziò a scalare. Si mise in partenza, usando la statua di un guerriero dimenticato per posarvi un piede, poi si lanciò più su per aggrapparsi a un frammento superiore di pietra lavorata. Oscillò con il corpo, piegandosi nel processo, spostandosi ancora più in alto.

      Renard sussultò quando un grottesco volto di pietra, al quale era aggrappato con la mano, cedette; parte di esso iniziò a ruzzolare giù. I suoi riflessi, almeno, erano ancora buoni e la sua mano scattò ad afferrarlo, invece di lasciare che sferragliasse contro al suolo sottostante. Per un momento, Renard si tenne con una mano sola, mentre con l’altra sorreggeva quel volto di pietra deformato che sembrava trovare l’intera situazione molto divertente. Era felice che almeno per uno dei due lo fosse.

      Cauto, perlustrò la parete con i piedi e trovò un supporto. Con altrettanta precisione, sistemò il volto di pietra su una sporgenza rocciosa dalla quale non sarebbe caduto, rischiando di disturbare il drago sottostante.

      Si mosse più rapido adesso, consapevole che neanche la sua presa avrebbe retto tanto a lungo. Si spostò da un supporto all’altro, allungandosi, mettendo in posizione una mano o un piede, spostando il peso. Cercò di definire il suo percorso fino alla zona che esibiva la vegetazione e il respiro gli si bloccò quando notò un problema.

      C’era un punto in cui la roccia aveva ceduto, eliminando qualsiasi supporto. Se avesse avuto tempo in uno spazio come quello, non sarebbe stato un problema, perché Renard avrebbe lavorato con punte e martelli e si sarebbe creato una via con le sue mani. Lo aveva fatto una volta nella stanza del tesoro di un mercante, dove persino toccare il suolo avrebbe attivato un’elaboratissima serie di trappole. Adesso, però, non sapeva quanto tempo aveva a disposizione prima che il drago si svegliasse, e non poteva certo far rumore smartellando sulla roccia. Quello lasciava aperta solo un’opzione: sarebbe dovuto balzare oltre al vuoto per raggiungere il supporto successivo.

      Per un momento, Renard pensò di tornare a terra e uscire dal tunnel principale, per cercare di sgattaiolare oltre gli Invisibili. In qualche modo, però, dubitava che avrebbe funzionato. Lo avrebbero catturato e poi…

      Sì, c’erano senz’altro cose peggiori di cadere.

      Lanciò uno sguardo in basso in quel momento e, sotto di lui, vide che uno dei grandi occhi dorati del drago era aperto.

      Quello spinse Renard a balzare come nient’altro poteva fare. Udì il ruggito del drago mentre si spingeva in alto e il suo corpo sembrò sospeso nel vuoto per un periodo infinito, prima che le sue mani trovassero una sporgenza rocciosa più su. Aveva i bordi affilati, che gli tagliarono in profondità nelle mani, ma non gli importava; adesso contava solo continuare a salire, fino all’aria aperta sulle pendenze del vulcano.

      Il drago uscì, lasciando il vuoto alle sue spalle; ali forti lo sollevarono su nel cielo. Volò in cerchio e, per un attimo, Renard pensò che potesse voltarsi e dirigersi dritto verso di lui. Tuttavia, qualcosa sembrò distrarlo, forse la vista di una preda in lontananza, o forse qualcos’altro. Virò e si allontanò battendo rapido le sue ali.

      Renard si adagiò sulla schiena per lunghi secondi, cercando di riprendere fiato dopo quegli ultimi momenti di terrore. Non poteva rimanere così a lungo, però, perché non aveva modo di sapere quando la bestia avrebbe deciso di tornare a prenderlo. Ancora peggio, in assenza del drago, gli Invisibili potevano pensare che valesse la pena addentrarsi sulla sua scia dentro al mausoleo, potevano essersi accorti che se n’era andato.

      Si costrinse in piedi, solo perché gli serviva quanto più vantaggio possibile con dei nemici del genere; e loro erano suoi nemici adesso. Lo erano diventati dal momento che li aveva sfidati, dal momento che non si era limitato a tornare da loro con l’amuleto.

      Lo avrebbero forse ucciso lo stesso, certo. Le persone di quel genere erano quelle che avrebbero tradito un ladro. Esisteva ancora l’onore nel mondo? Certo, facendo così, avrebbe messo più che se stesso in pericolo. Cosa avrebbero potuto fare a Yselle, o agli altri residenti delle terre di Lord Carrick?

      Renard doveva solo sperare che fossero troppo impegnati a scovare lui e quella sembrò una speranza stupida per un uomo. Tuttavia, si mise in partenza lungo la pendenza opposta del vulcano e verso i terreni coltivati più sotto, muovendosi rapido adesso. Poteva sentire il piccolo gocciolio di forza che correva via da lui tramite l’amuleto, ma sembrò che finché non avesse provato a usarlo, sarebbe rimasto solo un gocciolio.

      Proseguì ed era alla fine della pendenza, quando si guardò indietro e vide tre figure incappucciate più in alto in lontananza. Sembrava che Void, Wrath e Verdant avessero capito cosa aveva fatto e quello significava che doveva correre.

      Corse, precipitandosi verso i campi attorno a lui, ma il paesaggio sembrò esplodere di pericoli. Un albero agitò i rami nella sua direzione e Renard a malapena riuscì a schivarli. Una roccia si scompose in frammenti affilati come rasoi, costringendolo a gettarsi a terra. Si alzò e continuò a correre.

      Balzò oltre una parete bassa e rocciosa e corse attraverso i campi, guizzando da una parte all’altra, abbassandosi e sperando che i segreti oscuri infusi negli Invisibili avessero un raggio limitato. Guardandosi alle spalle, pensò che i raccolti lo oscurassero alla loro vista, ma sapeva bene di non potersi fermare. Aveva abbastanza esperienza in materia di fughe da sapere che non significava niente.

      Proseguì e adesso trovò un ruscello ampio, torbido e forse profondo fino alla vita. Oltre a esso, c’era un campo aperto con solo un accenno di manto, alberi e cespugli. Un uomo come Renard sarebbe riuscito a nascondersi lì, ma per quanto tempo? Doveva esserci un nascondiglio migliore. Guardando il fiume, Renard pensò che avrebbe potuto vedervi qualcuno, ma cosa se…

      “Ti troveremo!” ringhiò Wrath da qualche parte dietro di lui. “E poi ti scioglierò gli occhi che hai in cranio!”

      Gli venne un’idea a quel punto e dunque fece un respiro profondo, si immerse nelle acque torbide e si accucciò sul fondale.

      D’improvviso, quelle acque sedimentose sottrassero il mondo soprastante alla sua vista, se non per ombre sbiadite. L’acqua era fredda e scorreva rapida attorno a lui, ma Renard restò dov’era e non osò muoversi quando tre sagome comparvero sulla sponda più su. L’eco delle loro voci filtrò giù a raggiungerlo.

      “…parte è andato?”