Название | Per Sempre È Tanto Tempo |
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Автор произведения | Morenz Patricia |
Жанр | Детская проза |
Серия | |
Издательство | Детская проза |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835403616 |
Decisamente non mi merito la sua amicizia, ma da adesso farò di tutto per conservarla. Mi addormento sognando due bambini che vanno in bicicletta e ridono. Bei tempi.
CAPITOLO 7
«Jocelyn, la colazione è pronta» l’inconfondibile voce di Elena che mi sveglia di domenica. C’è un modo peggiore per svegliarsi?
«Adesso scendo!» É il mio unico commento.
Ho tanto sonno che l’ultima cosa che voglio è fare colazione con la famiglia felice. Ma davvero non ho molta scelta. Prima di andare in bagno controllo il mio cellulare e vedo che ho un messaggio di Jake di questa mattina presto.
“Grazie per il quaderno, ma più di tutto grazie per le tue parole sul biglietto. È molto importante per me saperlo, anch’io ti voglio molto bene.”
Un enorme sorriso si allarga sul mio viso, e non mi importa più chi mi sveglia a con chi farò colazione fra poco. Questa è diventata una bella giornata, con cinque parole di Jake il mio cuore torna a vivere. Penso di rispondere al suo messaggio, ma forse sta ancora dormendo, così rinuncio. Ricordo cosa gli ho scritto.
“Mi dispiace essermi persa i tuoi compleanni precedenti, ma oggi sono qui per dirti che non ti ho mai dimenticato, che sei molto importante per me e che ti voglio tanto bene. Buon compleanno, Jake!!! Con affetto: Jocelyn.”
«Come è andato il compleanno di Jake?» chiede papà.
Ieri sera appena tornata sono andata nella mia stanza e ho detto a tutti e due che stamattina avrei raccontato quello che volevano sapere. Ero stanchissima.
«Solo una cena con la sua famiglia e degli amici.»
«A proposito di compleanni, voglio chiederti cosa vuoi fare per il tuo.»
Non ci voglio nemmeno pensare. Sarà il primo compleanno senza la mamma e in questa farsa di famiglia. L’idea non mi entusiasma per niente. Come può chiedermi una cosa del genere?
«Non voglio niente …» dico fissando i pezzi di frutta nel mio piatto.
«Potresti invitare Jake e chi vuoi. Potremmo organizzare un pranzo o una cena, quello che vuoi tu.»
In realtà l’unica attrattiva di questa proposta è stare con Jake, così la prendo in considerazione.
«Ci penserò» rispondo alla fine, senza decidere niente.
«Va bene, fammelo sapere entro il fine settimana» annuisco soltanto riempiendomi la bocca di pezzi di mela.
Mio padre fa qualche commento su cose di lavoro con Elena; chiacchierano in realtà, non parlano solo superficialmente, non presto attenzione al contenuto, posso solo vedere un uomo diverso da quello che stava con mia madre e non posso evitare di sentirmi arrabbiata con lui. Dov’era quest’uomo quando mia madre ne aveva bisogno? Dov’era quando il suo matrimonio cadeva in pezzi e lui non faceva nulla per evitare che i pezzi mi seppellissero in mezzo a loro due? Perché questa donna poteva averlo e mia madre non ha mai potuto farlo? Non è giusto. Desidero solo non aver mai conosciuto questa donna o voglio soltanto di nuovo mia madre, di nuovo la mia famiglia.
«Jocelyn» una voce mi sussurrava all’orecchio, «Tesoro. Buon compleanno …»
Aprii subito gli occhi vedendo un luce riempire la mia piccola stanza a casa di mia nonna.
«Grazie, mamma» pronunciai con voce roca.
«Alzati così facciamo colazione e poi andremo a casa di tua zia, sulla spiaggia.»
«Sì, mamma. Ma non sono più una bambina, ora ho quattordici anni.»
«Lo so e anche quando ne avrai quaranta sarai sempre la mia bambina» mi abbracciò quasi soffocandomi.
Trascorsi tutto il giorno sulla spiaggia con Kevin (rimasi anche assente da scuola, Urrà!), che pur essendo un bambino di dieci anni molto indisciplinato, era una buona compagnia. Non mi ero fatta dei veri amici qui a Tampa, solo compagni di scuola; mi sembrava di tradire l’amicizia di Jake.
Due settimane prima ero stata così tentata di chiamarlo nel giorno del suo compleanno, ma prima di digitare l’ultimo numero lasciai perdere, non sapevo cosa dire.
Mamma e la nonna fecero tutto quello che mi piaceva, chiamò anche papà augurandomi buon compleanno (sì, come no, pensai) e per la mia piccola collezione Kevin mi regalò una conchiglia molto strana che aveva trovato pochi giorni prima. Davvero avevo delle cose belle per le quali essere felice, ma negli ultimi anni sentivo sempre che la mia felicità non poteva essere completa.
«Oggi cosa scrivi?» chiese mia madre sedendosi sulla sabbia vicino a me e indicando il mio quaderno giallo.
«Non lo so … lascio solo scivolare le mie dita …»
«A proposito, ho un altro regalo per te.»
Sì, mamma oggi mi aveva riempita di regali. Mi regalò un fondo per l’università (mamma pensava a tutto), un pc portatile, disse che così avrei risparmiato carta, ma finivo sempre per tornare ai miei quaderni gialli; inoltre, il giorno prima avevamo preso d’assalto alcuni negozi tentando di modernizzare il nostro look. Mi regalò una giornata incredibile, nonostante tutto. Tuttavia sembrava che avesse qualcos’altro per me. Mi porse una piccola scatola quadrata di velluto con un fiocco enorme.
«E questa?» sorrisi indicando la scatolina.
«Aprila e basta» rispose come se fosse una cosa normale.
Sollevai il coperchio e sorrisi per quello che vedevo. Era bellissimo. Un anello d’argento con un enorme girasole che copriva il mio dito. Era il fiore preferito di mia madre. Lei aveva una collana con un pendente a forma di girasole come quello che io ora avevo davanti.
«Avevo pensato ad una collana anche per te» spiegò, «ma mi è sembrata migliore l’idea di un anello, così lo vedrai sempre mentre scrivi. Cioè quasi tutto il tempo» sorridemmo entrambe.
«Grazie mamma, è bellissimo. Mi piace tanto!» la abbracciai, sull’orlo delle lacrime.
Lo infilai al mio dito indice destro, così avrei sempre potuto vederlo mentre scrivevo. Mi accorsi che era regolabile, mamma disse che sarei cresciuta ancora molto e che voleva che lo indossassi sempre.
«Sai perché il girasole è il mio fiore preferito?»
«Sì, mamma» risposi, «me lo hai detto un milione di volte. Così tante che ora è anche il mio fiore preferito» sorrise.
«Bene, ma data l’occasione te lo ripeterò; a parte che il girasole è giallo e questo colore evoca allegria e giorni luminosi, il girasole, come indica il suo nome, gira cercando il sole, perché il sole gli dà la vita. Sii come il girasole, Lyn. Cerca il tuo sole, percorri la tua strada e vai in cerca di ciò che ti rende felice, che ti riempie la vita di allegria. Cerca il tuo sole» ripeté.
A quel punto entrambe eravamo in lacrime, non sapevo se mamma parlasse di qualcosa in particolare o cercasse solo di insegnarmi qualcosa, in quel momento potevo solo annuire, avrei capito le sue parole più tardi, purtroppo quando lei non c’era più.
Osservo l’anello nella mia mano, l’ultimo regalo di mia madre. Lei era il mio sole. Ma sento che devo trovare un altro sole a cui aggrapparmi o appassirò prima che arrivi la notte.
«Bell’anello» è la voce di Jake che mi riporta al presente.
«Me lo ha regalato mia madre quando ho compiuto quattordici anni.»
Lui annuisce soltanto sedendosi al mio fianco.
Dopo la colazione vado al parco vicino a casa con il mio quaderno, anche se in realtà non ho scritto niente e mi siedo solo ad osservare l’anello e a pensare a mia madre.
«Scott mi ha detto che ti ha vista da