Lia. Delio Zinoni

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Название Lia
Автор произведения Delio Zinoni
Жанр Научная фантастика
Серия
Издательство Научная фантастика
Год выпуска 0
isbn 9788885356016



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      Ci appostavamo per lunghe ore, al tramonto, presso la porta del Cortile Segreto. Non la vedemmo mai aprirsi; le finestre rimanevano sempre buie. Seguimmo varie figure dall’aria misteriosa che passarono davanti ad essa: scoprimmo pescivendoli e sellai, tintori e ciabattini, garzoni di bottega e servette. Cercammo più volte di esplorare la Piazza dei Miracoli, anche di sera, senza scoprire la scala da cui ero disceso.

      Interrogammo tutti quelli da cui ci aspettavamo qualche risposta circa il Cortile Segreto e i suoi abitanti. Ottenemmo risposte ambigue, ironiche, irritate, alzate di spalle e risolini. In qualche caso anche il consiglio di desistere.

      Lucibello, che era il meno ingenuo ma anche il più audace di noi tre, propose ad un certo punto di provare i sotterranei. Si dice infatti che nel sottosuolo di Morraine esista una seconda città, una rete di passaggi analoga a quella che conduce da un cortile all'altro, da un corridoio all'altro, da un tetto all’altro. Lucibello stesso affermava di aver trovato una porta nella cantina della sua casa. Chiusa, peraltro.

      Il piano era emozionante e inattuabile (e sospetto che Lucibello ce l’avesse proposto perché sapeva che l’avremmo rifiutato): nessuno di noi aveva mai provato a percorrere i sotterranei; non avremmo saputo come orientarci; infine, c’erano leggende sugli inquietanti abitanti del sottosuolo...

      Scartammo l’idea. Del resto, l’estate stava ormai finendo, e quel gioco che ci aveva occupato per tanto tempo cominciava a perdere un po’ del suo fascino.

      Mentre i pomeriggi si accorciavano, cominciammo a riprendere le nostre occupazioni normali. Con l’approssimarsi della vendemmia, Jues accompagnava sempre più spesso suo padre nella vigna. Lucibello fu spedito a fare il garzone presso un panettiere: si alzava in piena notte per impastare e infornare, dormiva durante il pomeriggio; la mattina ci portava pezzi di focacce, dolci, pane ancora caldo.

      Quanto a me, aiutavo mio padre, che faceva il falegname e teneva bottega nel Cortile del Nano, così detto a causa di una figura incurvata, dalle fattezze indecifrabili, che reggeva un obelisco posto al centro del cortile.

      Nel frattempo, io conducevo una mia indagine personale. Volevo sapere se Lelius era già venuto a Morraine altre volte, a parte le due che conoscevo; e di conseguenza, se ci sarebbe tornato. Poiché a me, molto più del Cortile Segreto, interessava Lia.

      Appresi pochissimo. Quasi nulla. La cosa più singolare fu questa: non trovai nessuno che avesse assistito alla rappresentazione della storia di Teseius e Phenissa, o che ne avesse sentito parlare.

      Taluni ricordavano un attore che poteva o non poteva essere Lelius, venuto a Morraine tre, quattro, o forse sei anni prima. Del resto, molti attori girovaghi capitavano ogni anno in città, e chi poteva ricordarli tutti?

      Ogni volta che arrivava una compagnia di comici, cercavo anche presso di loro notizie sul dottor Lelius Abramus. Impresa non facile: gli attori, scoprii, sono per natura e professione gelosi e maldicenti dei loro colleghi. La fama di un attore è la sua principale fonte di guadagno, e per evitare che quella dei rivali si diffonda, preferiscono affettare ignoranza, piuttosto che suscitare curiosità dicendone male. In breve: nessuno conosceva o voleva ammettere di conoscere Lelius e la sua compagnia di trapezisti, giocolieri, domatori, saltimbanchi, eccetera. Una sola volta, un vecchio capocomico, sentendo il nome, sputò a terra.

      Non osai chiedere altro.

      Ma ormai una cosa era chiara: restando a Morraine non avrei potuto apprendere molto di più.

      (7) LA PROVA

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      Nel mese della Nebbia-fra-i-rami-spogli, come viene chiamato a Morraine il periodo in cui l’autunno declina nell’inverno, presi la mia decisione. La decisione più importante della mia vita.

       Qui il nostro narratore si interruppe e sorrise. Senza di essa, infatti, non sarei fra di voi. Ma è necessaria una spiegazione.

      Come già sapete, Morraine è un’unica casa, racchiusa nelle mura di una normale città. Ciò significa che tutto il suo spazio interno è in gran parte già occupato. E data l’indole dei suoi abitanti, nessuno ha mai costruito la sua abitazione fuori dalle mura.

      Per un raggio di venti leghe intorno a Morraine ci sono solo capanne per gli attrezzi agricoli, o per trascorrere qualche notte nella stagione del raccolto. Oltre, cominciano i villaggi e i paesi di coloro che vengono a Morraine per i mercati settimanali: gente che parla con la voce forte e alta di chi ha intorno alla sua casa uno spazio vuoto, e che noi ragazzini guardavamo con un misto di timore e sufficienza.

      Ma a parte questo, che c’entra poco o niente, quello che voglio dire è che lo spazio, a Morraine, è limitato. Le possibilità di costruire nuove abitazioni sono prticamente nulle, per motivi igienici ed estetici, come minimo. Con qualche piccola eccezione, come vi racconterò a suo tempo...

      Ma Morraine è ragionevolmente ricca e prospera: la sua pianura fertile, i fiumi abbondanti di acque, i suoi artigiani famosi anche dove gli uomini parlano altre lingue.

      E a seconda delle circostanze (o dell’influsso degli astri, come vogliono alcuni), la sua popolazione aumenta.

      Che fanno coloro che sono in eccesso? Se ne vanno, naturalmente. O non tanto naturalmente. Leggende antiche alludono a sparizioni misteriose, a rapimenti da parte di gnomi o di fate, e in queste leggende un ruolo importante giocano i cunicoli sotterranei della città. Ma ai miei tempi, posso giurarlo, nulla di tutto questo accadeva.

      Chi se ne va è detto Portatore-della-lampada, perché al momento di lasciare la città, i suoi parenti gli affidano una lampada e dell’olio, che serviranno ad illuminargli la via.

      I motivi per cui i portatori abbandonano Morraine sono molteplici e tutti convincenti. Perché una simile categoria di persone faccia la sua apparizione proprio nei momenti di sovrappopolazione, nessuno è mai riuscito a spiegarlo in maniera definitiva.

      Ãˆ come se una segreta inquietudine pervadesse la gioventù di Morraine, un desiderio di cose nuove, un’insofferenza verso i costumi dei padri, tanto forte da superare l’avversione per i luoghi dove “i muri non si incontrano”.

      Nel mio caso, il desiderio si chiamava Lia. Il tempo, era quello dell’Abbondanza di Figli. Come le due cose coincidessero, è un mistero che non presumo di risolvere.

      Il Portatore della Lampada è segnato, è quasi sacro. I cinici dicono che è il benvenuto: uno in meno! Comunque, nessuno contesta la sua decisione, e tutti si prodigano in aiuti.

      Io avevo quattordici anni, che è giusto l'età minima per partire. Però non desideravo solo andarmene: desideravo andarmene per trovare Lia. Non potevo sopportare l’idea di aspettare, a Morraine, che Lelius riapparisse con il suo carro... fra un anno, o forse dieci, o forse mai.

      Ma... lasciare Morraine! Viaggiare per il mondo! La prospettiva mi sgomentava. E c’erano anche un paio di ostacoli di ordine pratico. Primo fra tutti: come mi sarei guadagnato da vivere, durante il viaggio? Poiché la speranza di partire con ricchezze sufficienti appariva remota. La mia non era una famiglia ricca, e Morraine non offre occasioni di facili guadagni. Per non dire del fatto che la prospettiva di viaggiare con molto denaro era più inquietante che rassicurante: l’ignoranza ingigantisce i pericoli, soprattutto per chi, come me, era sempre vissuto entro le mura di una sola città-casa. No: una dignitosa povertà appariva più praticabile.

      Che fare? Un’idea si presentò naturale alla mente: diventare io stesso attore! Farmi assumere da qualche compagnia di comici, percorrere le stesse strade di Lia!

      L’idea mi riempì di entusiasmo. Presi a frequentare con assiduità ancora maggiore di prima tutti gli attori girovaghi che capitavano in città, e anche i saltimbanchi, i funamboli, i suonatori, perfino quelli