Carovana. Stephen Goldin

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Название Carovana
Автор произведения Stephen Goldin
Жанр Научная фантастика
Серия
Издательство Научная фантастика
Год выпуска 0
isbn 9788885356191



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fare una veloce colazione e poi andare a vedere se riesco a reclutare un calzolaio.”

      “Un calzolaio?”

      “Sì, un brav’uomo che mi è stato raccomandato da qualcuno nel Monastero. Vive nella zona centrale di Los Angeles.” Vide la perplessità sul volto di Peter e gli diede qualche altra spiegazione. “Guarda, penso che se tu dovessi gestire una colonia tu prenderesti le persone più intelligenti e la maggior parte degli intellettuali che saresti in grado di trovare. Ma ti dico subito che non funzionerebbe. Servono alcuni geni, anche molti, certo, ma non si può costruire un mondo solo di laureati e fisici nucleari. La prima volta che si dovesse guastare un impianto idraulico, si troverebbero in un grosso guaio. Devo reclutare persone che siano utili in una situazione d’emergenza. Persone che siano già in grado di produrre quello di cui ci sarà bisogno. Nel posto in cui andrete non ci saranno fabbriche dove andare e prendere i vestiti; ci sarà bisogno di artigiani in grado di produrre buone scarpe partendo da zero. Le persone in questo viaggio sono un miscuglio eterogeneo, certo; ma stiamo cercando di salvare l’Umanità, e l’Umanità stessa è un calderone. Pensaci.”

      Honon salì sul camper e poco dopo ne uscì con una gavetta e due manciate di frittelle e frutta secca. “Ci vediamo più tardi,” disse a Peter. “Nel frattempo, comincia a conoscere tutti. Penso che troverai che sono un gruppo di persone in gamba.” Andò verso il primo furgone blindato, prese dal retro una motocicletta e si allontanò verso la città.

      Mentre Peter aspettava la colazione in coda con il resto del gruppo, i membri della carovana si avvicinarono e si presentarono. Conobbe Dominic e Gina Gianelli da Oakland, una coppia sui trentacinque anni. Dom, come l'uomo preferiva essere chiamato, era un falegname “e un tifoso di football americano. Ma non sembra ci saranno molte altre partite di football per il momento.” Peter poteva solamente essere d'accordo. I Gianelli avevano cinque figli, tra i due e i dieci anni; anche se glieli presentarono tutti fece fatica a ricordare i loro nomi tranne quello di Mary, la bimba di otto anni che aveva portato la cena a Honon e a lui la notte precedente.

      Incontrò Bill e Patty Lavochek da San Luis Obispo. I Lavochek, entrambi sui venticinque anni, erano sposati da soli quattro mesi, e vedevano l'intera faccenda come un'avventura eccitante e un buon modo per iniziare una nuova vita. Bill, che era un meccanico, era sicuro che le sue prestazioni sarebbero state molto richieste al Monastero e nel nuovo mondo.

      Peter incontrò anche Harvey e Willa Parks. Harv, un imprenditore di impianti idraulici da San Francisco era un ometto scontroso sui quarant’anni. Aveva modi bruschi ma un atteggiamento genuinamente cordiale. Willa era circa dieci anni più giovane di lui, una donna calma e riservata che faceva tutto quello che le veniva detto di fare in modo efficiente e senza lamentarsi. Avevano due figli, una bambina di sette anni e un bambino di quattro.

      Proprio prima che arrivasse il suo turno, Peter fu avvicinato dalla dottoressa, Sarah Finkelstein, che gli chiese come stesse il suo braccio. Lui le disse che lo sentiva rigido e indolenzito ma che riusciva a usarlo, e lei lo pregò di informarla nel caso fossero sorti ulteriori problemi.

      Davanti alla fila, a servire la colazione, c'era una coppia di giapponesi, Charlie ed Helen Itsobu, entrambi poco più che trentenni. A Charlie era stata affidata la cucina perché era un cuoco professionista—capo cuoco, in effetti, in quello che era stato il ristorante giapponese preferito da Peter a San Francisco. Peter csi rese conto di quanto talento dovesse avere Charlie —un uomo così giovane non arrivava spesso così in alto nei circoli culinari—e si complimentò con lui. Charlie sorrise e si scusò che il cibo non fosse raffinato come avrebbe voluto. Fece scivolare a Peter una frittella in più e gli fece l'occhiolino.

      Mentre Peter si allontanava dal camper, i Gianelli gli fecero cenno con la mano di sedersi e fare colazione con loro. Peter accettò volentieri. Era da tanto tempo che non aveva così tanta compagnia e si sentiva quasi ubriaco per la gioia di questa novità. Kudjo gli diede un buffetto sulla schiena mentre si stava sedendo, si scambiarono un paio di battute scherzose e poi prese una seconda motocicletta dal retro del primo camion e si allontanò. “Dove sta andando?” chiese Peter.

      “Oh, è il nostro esploratore,” gli disse Dom Gianelli. “Ci precede, vede come vanno le cose, si accerta che il percorso sia sicuro. È quello che stava facendo ieri quando ti ha trovato.”

      Peter annuì. “ È una cosa sensata.”

      “ È un brav'uomo, quel Kudjo. Avrebbe potuto diventare un gran giocatore di football, ci scommetto. Un ricevitore naturale, guardandolo così.”

      “Vi dispiace se mi unisco?” una voce femminile si intromise alle loro spalle. “Non posso perdere un'occasione così ghiotta di incontrare uno scapolo disponibile.”

      “Accomodati,” la invitò sorridendo Gina Gianelli.

      La ragazza che si sedette accanto a Peter era piccola e un po' tozza, con capelli castani filamentosi e grandi occhi da cerbiatta. La sua caratteristica principale, tuttavia, era il naso, che dominava completamente la sua faccia, minacciando quasi di impadronirsene completamente. “Sono Marcia Konigsburg, ventiquattro anni e single. Non che ti stia facendo una proposta di matrimonio, ma penso che sia meglio mettere le cose in chiaro dall'inizio. Disegno vestiti per alcune boutique, e creo anche qualche costume teatrale. Penso che sia per questo che Honon mi ha chiesto di unirmi —dove andremo ci sarà bisogno di qualcuno che sia in grado di fare il vestito adatti per ogni situazione.”

      A Peter piacque immediatamente. Era un tipo amichevole e alla mano e la su naturale simpatia faceva dimenticare che non era una bellezza. “Ho letto il tuo libro, lo sai,” proseguì.

      “Ah così sei stata tu?.”

      “Ehi, sei anche divertente. Già, mi aveva realmente impressionato. All'epoca ero al secondo anno di università, e presumo che quasi tutto riuscisse a impressionarmi. David Hume, Aleister Crowley e tu eravate i miei tre preferiti.”

      “Formiamo sicuramente un trio particolare.”

      “Se ti può consolare, tutti i miei amici mi dicevano che non avevo buon gusto. Questo è il tipo di persone con cui andare in giro—pazzi, tutti.”

      Peter all'improvviso provò una strana sensazione alla nuca, come se qualcuno lo stesse osservando. Girandosi, colse lo sguardo di una ragazza, accanto a una delle auto, che lo stava fissando. Era giovane, snella e bionda, con uno sguardo di un’innocenza quasi angelica. Appena lui si girò a osservarla, lei cominciò a fissare un'altra direzione, fingendo di non notarlo. Peter scrollò le spalle e tornò alla conversazione.

      Marcia non aveva neppure notato il suo momento di disattenzione ed era partita con una dissertazione sul crollo del sistema educativo ufficiale, a cui anche lei aveva potuto assistere.

      “E fu proprio come dicevi tu—le lezioni avevano sempre meno a che fare con la realtà, e non perché non cercassero di aderirvi, ma perché era la stessa realtà a sfuggire da loro.” Le sue parole erano prese quasi alla lettera dal suo libro; doveva averlo imparato a memoria.

      Dom Gianelli fece un cenno a un uomo alto con una camicia bianca di maglia e pantaloni neri. “Padre Tagon,” lo chiamò, “perché non viene qui e si unisce a noi?”

      L'uomo accettò il suggerimento. “Aspetta di incontrare quest'uomo,” disse Dom a Peter. “Ti darà sicuramente del filo da torcere.”

      Il nuovo arrivato era un uomo alto, magro, quasi quarantenne, con un naso aquilino, occhi marroni e una fronte alta e spaziosa che terminava su alcuni radi capelli castani. “Ciao,” disse, piegandosi verso Peter e porgendogli la mano. “Sono Jason Tagon.”

      “Mi sbaglio o Dom ti ha chiamato ‘Padre’?”

      “Avrebbe potuto anche chiamarmi ‘Dottore’—ho un dottorato in astronomia. Ma è esatto, sono un prete. I titoli non sembrano avere molto significato in questi giorni, e io preferisco essere chiamato Jason.”

      Peter annuì e registrò questo fatto nella sua memoria, che si stava rapidamente esaurendo per la serie continua di facce e nomi nuovi. “Dom mi ha detto anche qualcosa sul fatto che mi avresti dato del filo da torcere.”

      “Ha