Название | I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3 |
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Автор произведения | Анна Радклиф |
Жанр | Ужасы и Мистика |
Серия | |
Издательство | Ужасы и Мистика |
Год выпуска | 0 |
isbn |
Passava il tempo, e costui non compariva. Emilia, inquieta, esitò se dovesse aspettarlo ancora; avrebbe mandata Annetta a cercarlo, se non avesse temuto di restar sola.
Mentre ragionava colla seguace della tardanza, lo videro comparire. Emilia si affrettò a domandargli che cosa voleva dirle, pregandolo di non perder tempo, poichè l'aria notturna l'incomodava.
« Licenziate la cameriera, signorina, » le disse Bernardino con voce sepolcrale, che la fece fremere, « il mio segreto non posso rivelarlo che a voi sola. » Emilia esitò, ma finì a pregare Annetta di allontanarsi alcuni passi; indi gli disse: « Ora, amico mio, son sola, cosa volete dirmi? »
Egli tacque un momento, come per riflettere poi, rispose: « Io perderei certo il mio impiego se lo sapesse il padrone. Promettetemi, signorina, che non paleserete a chicchessia sillaba di ciò che son per dirvi. Chi si è fidato di me in quest'affare me ne farebbe pagare il fio se venisse a capire ch'io l'avessi tradito. Ma mi sono interessato per voi, e voglio dirvi tutto. » Emilia lo ringraziò accertandolo della sua segretezza, e lo pregò di continuare. « Annetta mi ha detto nel tinello, quanto voi state in pena per la signora Montoni, e quanto desiderate essere informata del suo destino.
– È vero, se lo sapete ditemi tosto ciò che ha di più terribile; son parata a tutto.
– Io posso dirvelo, ma vi veggo così afflitta, che non so come cominciare.
– Son parata a tutto, amico, » ripetè Emilia con voce ferma ed imponente, « e preferisco la più terribile certezza a questo dubbio crudele.
– Se è così, vi dirò tutto. Già sapete che il padrone e sua moglie non andavano d'accordo; non tocca a me conoscerne il motivo, ma credo che ne saprete il risultato.
– Bene, » disse Emilia, « e così?
– Il padrone, a quanto pare, ha avuto ultimamente un forte alterco con lei: io vidi tutto, intesi tutto, e più di quel che possono supporre; ma ciò non riguardandomi, io non diceva nulla. Pochi giorni sono egli mi mandò a chiamare e mi disse: Bernardino, tu sei un brav'uomo, e credo potermi fidare di te… Lo assicurai della mia fedeltà. Allora, per quanto mi ricordo, mi disse: Ho bisogno che tu mi serva in un'affare importante. Mi ordinò ciò che doveva fare; ma di questo non dirò nulla, chè concerne soltanto la padrona.
– Cielo! che faceste? qual furia poteva indurvi ambidue ad un atto così detestabile?
– Fu una furia, » rispose Bernardino con voce cupa, e tacquero entrambi. Emilia non aveva coraggio di domandarne davvantaggio. Bernardino pareva temere di spiegarsi più particolarmente; alfine soggiunse: « È inutile riandare il passato. Il padrone fu troppo crudele, sì, ma voleva essere obbedito. Se io mi fossi ricusato, ne avrebbe trovato un altro meno scrupoloso di me.
– L'avete uccisa? » balbettò Emilia; « io dunque parlo con un sicario? » Bernardino tacque, e la fanciulla mosse un passo per lasciarlo.
– Restate, signorina, » ei le disse; « voi meritereste di lasciarvelo credere, giacchè me ne stimaste capace.
– Se siete innocente, ditelo tosto » soggiunse Emilia quasi moribonda; « non ho forza bastante per ascoltarvi maggior tempo.
– Or bene, la signora Montoni è viva per me solo; essa è mia prigioniera: sua eccellenza l'ha confinata nella camera di sopra del portone, e me ne affidò la custodia. Voleva dirvi che avreste potuto parlarle; ma ora… »
Emilia, sollevata a tai parole da inesprimibile angoscia, scongiurollo di farle vedere la zia. Egli vi acconsentì senza farsi pregar molto, e le disse che la notte seguente, allorchè Montoni fosse a letto, se voleva recarsi alla porta del castello, potrebbe forse introdurla dalla prigioniera.
In mezzo alla riconoscenza che le ispirava siffatto favore, parve alla fanciulla di scorgere ne' di lui sguardi una certa soddisfazione maligna, mentre pronunziava quest'ultime parole. Sulle prime scacciò tale idea, lo ringraziò di nuovo, e raccomandò la zia alla di lui pietà, assicurandolo che l'avrebbe ricompensato, e sarebbe esatta all'appuntamento indicato; quindi gli augurò buona sera, ed andossene.
Passò qualche ora prima che la gioia, eccitata in lei dal racconto di Bernardino, le permettesse di giudicare con precisione dei pericoli che minacciavano ancora la zia e lei stessa. Quando la sua agitazione si calmò, riflettè che la zia era prigioniera d'un uomo, il quale poteva sacrificarla alla vendetta o all'avarizia sua. Allorchè pensava all'atroce fisonomia del portinaio, credeva che il suo decreto di morte fosse già firmato; immaginando colui capace di consumare qualunque atto barbaro. Queste idee le rammentarono l'accento col quale le aveva promesso di farle vedere la prigioniera. Le venne mille volte in idea che la zia potesse esser già morta, e che lo scellerato era forse incaricato d'immolare anche lei all'avarizia di Montoni, il quale di tal guisa sarebbe entrato in possesso dei suoi beni in Linguadoca, che avevan formato il tema d'una sì odiosa contestazione. L'enormità di questo doppio delitto gliene fece alla fine respingere la probabilità; ma non perdè tutti i timori, nè tutti i dubbi ispiratile dalle maniere di Bernardino.
La notte era già molto avanzata, ed ella si afflisse quasi di non sentir la musica, della quale aspettava il ritorno con sentimento più forte della curiosità. Distinse lunga pezza le risa smoderate di Montoni e de' suoi convitati, le canzoni lubriche, e sentì finire ben tardi i loro rumorosi discorsi. Susseguì un profondo silenzio interrotto soltanto dai passi di quelli che si ritiravano ne' rispettivi alloggi. Emilia, ricordandosi che la sera precedente aveva intesa la musica press'a poco all'istess'ora, aprì pian piano la finestra, stando in attenzione della soave armonia.
Il pianeta da lei osservato al primo sentire della musica, non si vedeva ancora, e cedendo ad una impressione superstiziosa, guardava attenta la parte del cielo in cui doveva apparire, aspettando la melodia nello stesso momento. Alfine esso comparve, rifulgendo sopra le torri orientali. Emilia tese l'orecchio, ma indarno. Le ore scorsero in ansiosa aspettativa; nessun suono turbò la calma solenne della natura. Ella rimase alla finestra finchè l'alba non cominciò a biancheggiare le vette de' monti, e persuasa allora che la musica non si sarebbe altrimenti sentita, se ne andò a letto.
CAPITOLO XXVI
Emilia restò sorpresa il dì seguente udendo che Annetta sapeva la detenzione della zia nella camera sopra il portone d'ingresso del castello, e non ignorava neppure il progetto di visita notturna; che Bernardino avesse potuto confidare alla cameriera un mistero così importante era poco probabile, ma intanto le mandava un messaggio relativo al loro colloquio, invitandola a trovarsi sola, un'ora dopo mezzanotte, sul bastione, e aggiungendo che avrebbe agito secondo la promessa. Emilia fremè a tale proposta, e fu assalita da mille timori simili a quelli che l'avevano agitata la notte. Non sapea qual partito prendere: figuravasi spesso che Bernardino l'avesse ingannata; che forse aveva già assassinata la zia; ch'era in quel momento il sicario di Montoni, il quale voleva sacrificarla all'esecuzione dei suoi progetti. Il sospetto che la infelice donna non vivesse più, si riunì ai suoi timori personali. Infatti, lo zio sapeva che, in caso di morte della moglie senza avergli fatta la cessione de' suoi beni, li avrebbe ereditati Emilia; ned era improbabile ch'egli pensasse a sbarazzarsi anche di lei per entrar in tranquillo possesso di quelle tanto agognate sostanze. Alfine, il desiderio di liberarsi da tante crudeli incertezze, la decisero a non mancare al convegno.
« Ma come potrò io, » diss'ella, « traversar il bastione così tardi? Le sentinelle mi fermeranno, e il signor Montoni lo saprà.
– Bernardino ha pensato a tutto, » rispose Annetta; « ei mi ha dato questa chiave, incaricandomi d'avvertirvi ch'essa apre una porta in fondo alla galleria a vôlta, che conduce al bastione di levante; così non temerete d'incontrare gli uomini di guardia. Mi ha incaricato di dirvi inoltre che vi fa andare sul terrazzo sola per condurvi al luogo convenuto, onde non aprire la sala grande, il cui cancello cigola. » Questa spiegazione così naturale calmò Emilia.
« Ma perchè vuole egli ch'io vada sola?
– Perchè? glie l'ho domandato appunto. Perchè, gli dissi, non potrei venire anch'io? che male