I Puritani di Scozia, vol. 3. Вальтер Скотт

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Название I Puritani di Scozia, vol. 3
Автор произведения Вальтер Скотт
Жанр Зарубежная классика
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Издательство Зарубежная классика
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Enrico, venne ferito mortalmente, e cadendo sopra di lui seco a terra lo trascinò, il quale avvenimento fu probabilmente la salvezza di Morton, che avrebbe corso gravissimo rischio in quel notturno combattimento rischiarato dal fuoco sol del cammino; combattimento che durato fra i quattro e i cinque minuti diede luogo a molto menar di sciabole e a molto trar di pistole.

      Non appena i dragoni si furono impadroniti del campo della battaglia la prima inchiesta di Claverhouse fu la seguente: »È salvo il prigioniero che dovea essere vittima di questi sgraziati? Alcuno ne vada in traccia subitamente; e spacciate questi cialtroni. Sono stanco d'udire i loro gemiti.»

      Vennero eseguiti entrambi gli ordini, e mentre fu dato il colpo di grazia ad uno di que' feriti che tuttavia respirava, Morton sgravato dal cadavere che gli soprastava, fu aiutato a rizzarsi in piedi dal fedele Cuddy, che atterrì da prima in veggendolo coperto di sangue, ma non potè indi moderare la gioia accorgendosi che da altre vene quel sangue istesso era uscito. Si affrettò poscia a narrargli con sommessa voce la cagione dell'arrivo di questo distaccamento, così a proposito giunto.

      »Tosto lasciatovi andai in traccia di qualcuno de' nostri che venissero a toglierci dalle mani di tale canaglia; mi sono invece incontrato in quei di Claverhouse. Vedendomi fra due fossi, mi gettai nel meno profondo. Dovetti raccontare quanto v'era accaduto allo stesso Claverhouse che mi disse di condurlo qua. Ubbidii senza esitare, perchè già di peggio non vi poteva succedere; Claverhouse dovrebbe essere stanco della beccheria che ha fatto tutta la notte; poi sa che lord Evandale vi è debitore della vita. Soprappiù, i dragoni m'hanno assicurato che dà quartiere a chiunque il domandi. Dunque non rimane che farsi coraggio e spero che il tutto termini in bene.»

      CAPITOLO IV

      »Fausto squillo di tromba guerriera

      »Renda omaggio alla gloria, al valor.

      »Presta, è ver, giugne ai forti lor sera,

      »Ma che è vita, se priva d'onor?

D'un Anonimo.

      Dopo che Claverhouse ebbe fatto sbarazzare quella stanza da quanti morti ivi giacevano, annunziò ai suoi soldati, che in quella casa si passerebbe la notte, e gli eccitò a star pronti per la partenza della domane. Pensò indi a Morton, al quale parlò in modi che eccedeano quelli di una ordinaria cortesia.

      »Voi vi sareste risparmiati i pericoli che correste da ambe le parti, sig. Morton, se aveste voluto prestare un po' più d'attenzione ai suggerimenti che vi diedi ieri mattina. – Però non ne parliamo più; rispetto i motivi che vi guidarono. – Voi siete prigioniero di guerra, e la vostra sorte dipende dal re e dal consiglio, ma è mia intenzione che vi si usi ogni riguardo possibile. Vi chiedo unicamente parola di onore, che non farete alcun tentativo di fuga.»

      Morton diede tosto questa promessa. Claverhouse l'accolse chinando il capo cortesemente; indi voltosi altrove chiamò un sergente.

      »Quanti prigionieri, Holliday? Quanti uccisi?»

      »Tre uccisi in questa casa, o generale (tal grado era stato allora conferite a Claverhouse) due nel cortile, uno in giardino, e quattro prigionieri.»

      »Armati o senz'armi?»

      »Tre armati fino ai denti. L'altro senz'armi. A fisonomia dev'essere un predicatore.»

      »Intendo – una fra le trombe dell'esercito. – Gli parlerò domani. Quanto ai tre altri conduceteli nel cortile, e un fuoco di fila – Non dimenticate di notare nel libro degli ordini tre ribelli presi coll'armi alla mano e moschettati, con data di giorno e di luogo. Credo che siamo a… Drumshinnel. – Tenete sotto buona guardia il predicatore. Preso senz'armi! Lo sottometteremo ad un piccolo interrogatorio. Ma a ciò penseremo domani, e lo manderò forse al consiglio. Sono stanco di questa faccenda sgradevole. – Si abbiano i massimi riguardi pel signor Morton. – Eh! vegliate che si prendano cura anche del suo cavallo. – Ah! bisogna far lavare la schiena al mio con un bagno d'aceto; la sella deve avergli fatto un poco di scorticatura.»

      Ordini che erano dati con aria d'indifferenza e tutti sul medesimo tuono; quasi quegli da cui venivano li giudicasse indistintamente della stessa importanza.

      Uscito appena Holliday, Claverhouse si fece portar qualche cibo, che li venne in fretta apprestato, ed invitò Morton a mettersi seco lui a mensa, aggiugnendo: »Un tal giorno ci è stato giorno di fatica per tutti due.» Ma fu impossibile cosa a Morton il prendere alcun nudrimento. Le sensazioni varie e violente alle quali fu in preda gli aveano tolto l'appetito del tutto; solamente lo crucciava un'ardentissima sete, ed esternò a Claverhouse la necessità di sbramarla.

      »Nulla di più facile! rispose l'altro. Ecco un fiasco di birra, che quegli sgraziati si erano preparato. Dev'esser buona, perchè que' mariuoli di Puritani sanno bene i luoghi ove si trova migliore. – Alla vostra salute, signor Morton» diss'egli empiendone un bicchiere per sè e presentandone un altro al suo convitato.

      Morton accostava al labbro il bicchiere allorquando una scarica d'archibusi annunziò terminata la vita di tre prigionieri. Abbrividì Morton e rimise il bicchier sulla tavola.

      »Siete giovane, sig. Morton (disse Claverhouse, votando il proprio tranquillamente) nè quindi avvezzo ancora a simili scene. Questa prova di sentimento delicato non vi toglie nulla della mia stima; ma il dovere e la necessità ne accostumano finalmente a non ci scomporre per tali avvenimenti.»

      »Spero che nè dovere nè necessità produrranno mai in me quest'effetto.»

      »Così anch'io ho creduto una volta. Voi penerete forse a persuadervene; ma sull'incominciare di mia carriera io fremeva al sol vedere un ferito; parea che il suo sangue sgorgasse dalle mie vene medesime. Siamo però giusti, sig. Morton! perchè la morte che ne attornia da tutte le parti deve poi atterrirci cotanto? Udiamo noi sonar ora che non sia l'ultima per qualcuno fra' nostri simili? Perchè darci tanto affanno per prolungare la nostra o l'esistenza degli altri? È un vero lotto. La mezzanotte scorsa doveva essere estrema per voi; voi vivete, ed invece i malvagi che divisavano assassinarvi non sono più. Qual cosa è il dolore che si prova all'atto del morire? Non merita l'incomodo di pensarci sopra, tanto più che è un destino al quale o più presto o più tardi, o in un modo o nell'altro, convien soggiacere. Se penso alla morte, sig. Morton, egli è colla speranza di trovarla un giorno sul campo di battaglia, dopo avere combattuto da valoroso, in mezzo alle grida della vittoria.»

      Claverhouse aveva appena terminate queste parole che di guerriero entusiasmo gli faceano scintillar le pupille, allorquando un tale, che avea piuttosto forma di spettro insanguinato, apparve in un angolo di quella stanza, e lasciò vedere a Morton, sfigurati dal molto sangue perduto e dalla vicinanza della morte, i lineamenti dell'energumeno Abacucco, il quale stendendo le braccia verso Claverhouse sì disse: »Tu ti confidi nella tua forza; ma Dio è il protettore dei deboli. Il sangue degl'innocenti che tu spargesti dal tuo sangue vuol esser lavato. Ricordati che sta scritto; chi ferisce di coltello perirà di coltello

      Ricadde in pronunziando queste parole, e morì nel medesimo istante.

      Il quale spettacolo acrebbe la commozione di Morton, colpito in oltre dal modo onde gli ultimi detti di questo farnetico vennero quasi al proposito de' sensi esternati da Claverhouse.

      Due dragoni che trovavansi in quella stanza, comunque avessero i cuori indurati dall'uso di versar sangue, non poterono contemplare quell'apparizione, e udire la specie di profezia che l'accompagnò, senza sentirsi addiacciar per orrore. Rimasero pallidi, immobili, cogli occhi fissi al fantasma e in uno stato che colla stupidità confinava.

      Claverhouse solo non diede il menomo segno di commozione. Fin dal momento che Abacucco erasi alzato da terra, aveva afferrate le pistole e solamente quando s'accorse che costui era moribondo le rimise sulla tavola, ascoltando con somma calma le predizioni minaccevoli, che furono l'ultimo atto fra i vivi di un tale fanatico.

      »Come ha fatto a trovarsi là questo sgraziato? (disse Claverhouse appena che Abacucco, pronunziate l'ultime parole, ricadde a terra.) Ebbene! (volgendosi ai dragoni che gli erano vicini) non mi risponderete una volta? Che significa questa faccenda? Vi ho da credere sì poltroni da aver paura d'un morto?»

      Un d'essi balbutendo rispose che forse i lor colleghi non s'erano accorti di costui quando portarono