Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4. Edward Gibbon

Читать онлайн.
Название Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4
Автор произведения Edward Gibbon
Жанр Зарубежная классика
Серия
Издательство Зарубежная классика
Год выпуска 0
isbn



Скачать книгу

id="n187">

187

Vedi Bull, Defens. Fid. Nic. Sect. II. c. 1. p. 25-36. Egli si crede in dovere di conciliare fra loro i due Sinodi ortodossi.

188

Secondo Aristotile le stelle sono homoousie l'una coll'altra. Che homoousios significhi d'una sostanza in specie, si è dimostrato dal Petavio, dal Curcelleo, dal Cudworth, dal Le Clerc ec. ed il provarlo sarebbe un actum agere. Questa è la giusta osservazione del Dott. Jortin V. II. p. 212. ch'esamina la controversia Arriana con dottrina, ingenuità e candore.

189

Vedi Petav. Dogm. Theol. Tom. II. lib. IV. c. 16. p. 353, ec. Cudworth p. 559. Bull Sect. IV. p. 275, 290. Edit. Grab. La περίχωρησιϛ o circumincessio è forse il più profondo e più oscuro baratro di tutto l'abisso teologico.

190

La terza sezione Della difesa della Fede Nicena di Bull, che alcuni de' suoi antagonisti han chiamato scempiaggine, ed altri eresia, è destinata alla supereminenza del Padre.

191

Il nome, che Atanasio ed i suoi seguaci ordinariamente solevan dare agli Arriani, era quello d'Arriomaniti.

192

Epiphan. Tom. I. haeres. 72. 4. p. 837. Vedi le avventure di Marcello appresso Tillemont (Mem. Eccl. Tom. VII. p. 880-899). Alla sua opera dell'unità di Dio in un libro fu risposto da Eusebio in tre libri, che tuttavia esistono. Il Petavio (Tom. II. lib. I. c. 14. p. 78) dopo un lungo ed accurato esame ha pronunziato con ripugnanza la condanna di Marcello.

193

Atanasio nella sua Epistola intorno a' Sinodi di Seleucia e di Rimini (Tom. I. p. 886-905) ha dato un'ampia lista di simboli Arriani, ch'è stata accresciuta e migliorata dalle fatiche dell'instancabile Tillemont. Memoir. Eccl. T. VI. p. 471.

194

Erasmo ha descritto con ammirabil buon senso e libertà il giusto carattere d'Ilario. Gli editori Benedettini si son limitati a rivederne il testo, a comporre gli annali della sua vita, ed a giustificarne i sentimenti e la condotta.

195

Absque Episcopo Eleusio, et paucis cum eo; ex majore parte Asianae decem provinciae, inter quas consisto, vere Deum nesciunt. Atque utinam penitus nescirent! Cum procliviore enim venia ignorarent, quam obtrectarent. Hilar. de Sinod, sive de Fide Orient. c. 63. p. 1186 edit. Bened. Nel celebre Paralello fra l'ateismo e la superstizione, il Vescovo di Poitiers sarebbe restato sorpreso di trovarsi nella filosofica società di Bayle e di Plutarco.

196

Hilar. ad Constantium lib. II. c. 4. 5. p. 1227. 1228. Questo notabile passo meritò l'attenzione di Locke che lo trascrisse, Vol. III. p. 470, nel modello del suo nuovo Repertorio.

197

Appresso Filostorgio, lib. III. c. 15, il carattere e le avventure di Aezio sembrano assai singolari, quantunque siano con tutta la cura addolcite dalla mano d'un amico. Il Gottofredo editore di Filostorgio, p. 153, che era più attaccato a' propri principj che all'autore, ha raccolte le odiose circostanze, che i diversi avversari di lui hanno conservato o inventato.

198

Secondo il giudizio d'uno che rispettava ambidue quei Settari, Aezio era dotato d'un ingegno più forte, ed Eunomio aveva acquistato più arte ed erudizione. Philostorg. lib. VIII. c. 18. La confessione e l'apologia d'Eunomio Fabric. Bibl. Graec. Tom. VIII. p. 258-305 è una delle poche opere ereticali che ci sian rimaste.

199

Pure secondo l'opinione d'Estio e di Bull (p. 297) v'è una facoltà, cioè quella della creazione, che Dio non può comunicare ad una creatura. Estio, che sì esattamente determina i confini dell'onnipotenza, era Olandese di nascita, e di professione Teologo Scolastico. Dupin Bibl. Eccles. Tom. XVII. p. 45.

200

Sabino (ap. Socrat. lib. II. c. 39.) ne ha copiati gli atti; Atanasio ed Ilario hanno spiegato le divisioni di questo Sinodo Arriano: le altre circostanze relative al medesimo si sono esattamente raccolte dal Baronio e dal Tillemont.

201

Fideli et pia intelligentia, de Synod. c. 77. p. 5193. Nelle sue brevi note apologetiche (pubblicate per la prima volta da' Benedettini da un MS. di Chartres) osserva che usò questa cauta espressione, qui intelligerem et impiam, p. 1206. Vedi p. 1146. Filostorgio, che vedeva questi oggetti per un diverso mezzo, è disposto a dimenticare la differenza dell'importante dittongo. Vedi in particolare VIII. 17. e Gottofred. p. 352.

202

Testor Deum coeli atque terrae me cum neutrum audissem, semper tamen utrumque sensisse… Regeneratus pridem et in Episcopatu aliquantisper manens, fidem Nicaenam nunquam nisi exulaturus audivi. Hilar. de Sinod. c. 91. p. 1205. I Benedettini son persuasi, ch'egli governasse la Diocesi di Poitiers varj anni avanti il suo esilio.

203

Seneca Epist. 58, si duole, che neppure το ον de' Platonici, l'ens de' più arditi Scolastici, poteva esprimersi con un nome Latino.

204

La preferenza, che il quarto Concilio Lateranense finalmente diede ad una numerica piuttosto che generica unità (vedi Petav. Tom. II. lib. IV. c. 13 p. 424) veniva favorita dall'idioma Latino. Sembra che τριαϛ ecciti l'idea di sostanza: Trinitas quella di qualità.

205

Ingemuit totus orbis, et Arrianum se esse miratus est. Hieronym. adv. Lucifer. Tom. I. p. 145.

206

L'istoria del Concilio di Rimini vien narrata molto elegantemente da Sulpicio Severo (Hist. Sacr. l. II. p. 419-430 ed. Lugd. Batav. 1647) e da Girolamo nel suo dialogo contro i Luciferiani. Quest'ultimo ha in mira di difendere la condotta de' Vescovi Latini, che furono ingannati e che si pentirono.

207

Eusebio in vit. Const. l. II. c. 64-72. I principi di tolleranza e di filosofica indifferenza, contenuti in questa lettera, son molto dispiaciuti al Baronio, al Tillemont ec. i quali suppongono, che l'Imperatore avesse qualche cattivo consigliere, cioè o Satana, o Eusebio a' suoi fianchi. Vedi Jortin Osserv. Tom. II. p. 183.

208

Eusebio in vit. Const. l. III. c. 13.

209

Teodoreto ci ha conservato (l. I. c. 20) una lettera scritta da Costantino al popolo di Nicomedia, nella quale il Monarca medesimo si dichiara pubblico accusatore d'uno de' suoi sudditi: egli nomina Eusebio ο τηϛ τυραννικηϛ ωμοτητοϛ συμμυσηϛ (complice della tirannica crudeltà), e si duole dell'ostile condotta di lui nel tempo della guerra civile.

210

Vedi appresso Socrate (l. I. c. 8), o piuttosto ap. Teodoreto (l. I. cap. 12) una lettera originale d'Eusebio di Cesarea, nella quale tenta di giustificare la sua soscrizione all'Homoousion. Il carattere d'Eusebio è stato sempre un problema; ma quelli, che han letto la seconda Epistola critica del Clerc (Ars. crit. Tom. III. p. 30-69) debbono avere una opinione assai svantaggiosa della sincerità ed ortodossia del Vescovo di Cesarea.

211

Atanas. Tom. I. p. 707. Filostorg. l. 1 c. 10 col Coment. del Gottofredo p. 41.

212

Socrate. l. I. c. 9. In queste lettere circolari, che furono indirizzate a varie città, Costantino si servì contro gli Eretici delle armi del ridicolo e della facezia comica.

213

Noi prendiamo la storia originale da Atanasio (T. I. p. 670) che dimostra qualche ripugnanza ad infamar la memoria del morto. Egli poteva esagerare in quest'occasione, ma