Название | Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 8 |
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Автор произведения | Edward Gibbon |
Жанр | Зарубежная классика |
Серия | |
Издательство | Зарубежная классика |
Год выпуска | 0 |
isbn |
Il figlio di Kobad trovò la monarchia avvolta in guerra col successore di Costantino, e l'inquietudine che gli davano le sue domestiche cose lo mosse a consentire la sospensione di armi che Giustiniano era impaziente di ottenere. Vide Cosroe i Legati romani al suo piede. Egli accettò undicimila libbre d'oro, qual prezzo di una pace perpetua od indefinita57. Si regolarono alcune reciproche permutazioni; i Persiani assunsero la custodia delle porte del Caucaso, e si sospese la demolizione di Dara, col patto che non potesse esser mai la residenza del generale dell'Oriente.
L'ambizione dell'Imperatore che avea sollecitato quest'intervallo di riposo, diligentemente ne trasse profitto. Le sue conquiste affricane furono il primo frutto del trattato Persiano; e l'avarizia di Cosroe venne blandita da una larga porzione dello spoglie di Cartagine, che i suoi ambasciatori richiesero quasi motteggiando e adducendo i pretesti dell'amicizia58. Ma i trofei di Belisario disturbarono i sonni del Gran Re; ed egli udì con istupore, con invidia e con tema, che la Sicilia, l'Italia e Roma stessa in tre rapide campagne erano state ridotte all'obbedienza di Giustiniano. Non avvezzo all'arte di rompere i trattati, egli segretamente suscitò il suo animoso e scaltro vassallo Almondaro. Questo Principe de' Saraceni, che tenea la sua sede in Hira59, non era stato compreso nella pace generale, e continuava a sostenere un'oscura guerra contro il suo rivale Areta, Capo della tribù di Gassan, e confederato dell'Impero. Uno spazioso pascolo nel deserto a mezzo giorno di Palmira, era il soggetto della loro contesa. I diritti di Almondaro parevano attestati da un tributo per la licenza di pascolare, pagato da immemorabile età, nel mentre che il Gassanita allegava il nome di strata, via selciata, come inevitabil prova della sovranità e dell'opera dei Romani60. I due monarchi proteggevano la causa de' loro rispettivi vassalli; l'Arabo Persiano, senz'aspettare l'evento di un tardo e dubbioso arbitrato, arricchì il volante suo campo con le spoglie ed i prigionieri della Siria. Invece di respinger le armi di Almondaro, Giustiniano tentò di sedurne la fedeltà, nel tempo ch'egli chiamava dall'estremità della terra le nazioni dell'Etiopia e della Scizia ad invadere i dominj del suo rivale. Ma distante e precario era l'ajuto di tali alleati, e la scoperta di questa corrispondenza ostile giustificò le querele dei Goti e degli Armeni, che imploravano, quasi nello stesso tratto, la protezione di Cosroe. I discendenti di Arsace, numerosi ancora in Armenia, erano stati commossi a difendere le ultime reliquie della nazionale libertà e dell'ereditario lor grado; e gli ambasciatori di Vitige avevano segretamente attraversato l'Impero per esporre l'imminente e quasi inevitabile pericolo del Regno d'Italia. Uniformi, gravi, ed efficaci apparivano le rimostranze loro. «Noi ci presentiamo dinanzi al tuo trono, per difendere i tuoi interessi non meno che i nostri. L'ambizioso ed infedele Giustiniano aspira ad essere il solo dominatore del Mondo. Dopo stretta la pace perpetua, che tradì la comune libertà dell'uman genere, questo Principe, tuo confederato in parole, e tuo nemico in fatti, ha trattato i suoi amici ed i suoi avversarj con eguale insulto, ed ha riempito la terra di sangue e di scompigli. Non ha egli violato i privilegi dell'Armenia, l'indipendenza del Colco, e la selvaggia libertà dei monti Tzanici? Non ha egli usurpato, con pari avidità, la città di Bosforo sulla gelata Meotide, e la valle delle palme sulle rive dell'Eritreo? I Mori, i Vandali, i Goti sono stati successivamente oppressi, ed ogni nazione è rimasta tranquillamente spettatrice della rovina de' suoi vicini. Cogli, o gran Re! cogli il momento propizio. Senza difesa è l'Oriente, ora che gli eserciti di Giustiniano ed il rinomato suo generale stanno nelle distanti regioni dell'Occidente. Se tu esiti, o differisci, Belisario e le vittoriose sue truppe ben tosto ritorneranno dalle rive del Tebro a quelle del Tigri, ed alla Persia non rimarrà che lo sciagurato conforto di essere stata divorata l'estrema61». Mercè di tali argomenti, Cosroe agevolmente si persuase ad imitare l'esempio ch'egli condannava, ma il Persiano, ambizioso di militar rinomanza, disdegnò l'inoperoso modo di guerreggiar di un rivale che trasmetteva i sanguinosi suoi comandi dal sicuro asilo del Bisantino Palazzo.
In qualunque guisa Cosroe potesse credersi provocato, egli mancò alla fede dei trattati: ed i giusti rimproveri di dissimulazione e di falsità non si possono occultare che dal lustro delle sue vittorie62.
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Mille anni prima ch'egli nascesse, i giudici di Persia aveano proferito una solenne opinione. τω βουσιλευoντι Περσεων εξειναι ποιειν το αν βουληται (Erodoto l. 3 c. 31 p. 210, ediz. Wesseling). Nè questa massima costituzionale era già stata negletta come un'inutile e sterile teoria.
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Per tutto ciò che spetta allo stato letterario della Persia, alle versioni greche, ai filosofi, ai sofisti, alla scienza ed ignoranza di Cosroe, Agatia (l. 2 c. 66-71) mostra di esser male informato e fortemente pregiudicato.
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Asseman. Bibl. Orient. t. 4 p. DCCXLV, VI, VII.
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Il Shà Nameh, o libro dei Re, è forse l'originale monumento d'istoria che fu tradotto in greco dall'interprete Sergio (Agatia l. 5 p. 141), conservato dopo la conquista dei Maomettani, e posto in versi nell'anno 994, dal poeta nazionale Ferdussi. Vedi d'Anquetil (Mem. dell'Accad. t. 31 p. 379), e il cav. Guglielmo Jones (Ist. di Nadir Shà p. 161).
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Nel 5 secolo il nome di Restomo, o Rostam, eroe che pareggiava la forza di dodici elefanti, era familiare agli Armeni (Mosè da Corene, Stor. Armena, l. 2 c. 7 p. 96, ed. Whiston). Nel principio del 7 secolo, il romanzo Persiano di Rostam ed Isfendiar era applaudito alla Mecca (Koran., ed. di Sale, c. 31 p. 335). Eppure Maracci non ci dà quest'esposizione del
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Procop.
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Vedi Pagi, t. 2 p. 626. In uno de' trattati che fece, s'inserì un onorevole articolo per la tolleranza de' Cattolici, e per la loro sepoltura (Menandro, in
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Intorno alla lingua Persiana ed a' suoi tre dialetti, si consulti d'Anquetil (p. 339-343) e Jones (p. 152-185). Αγρια τινι γλωττη και αμουσοτατω, è il carattere che Agatia (l. 2 p. 66) ascrive ad un idioma rinomato nell'Oriente per la poetica sua dolcezza.
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Agatia specifica il Gorgia, il Fedone, il Parmenide e il Timeo. Renaudot (Fabricio, Bibl. gr. t. 12 p. 246-261) non fa menzione di questa barbarica traduzione di Aristotele.
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Di queste favole ho veduto tre copie in tre lingue differenti: 1. in
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Vedi l'
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La pace perpetua (Procopio,
58
Procopio,
59
Almondar, re di Hira, fu deposto da Kobad e ristabilito sul trono da Nushirvan. La madre di lui, per la sua bellezza, fu soprannominata l'
60
Procopio,
61
Ho fuso, in una breve diceria, le due orazioni degli Arsacidi dell'Armenia, e degli ambasciatori Goti. Procopio, nella sua istoria pubblica, sente e ci fa sentire che Giustiniano fu il vero autor della guerra.
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L'invasione della Siria, la rovina di Antiochia, ecc., vengono raccontate regolarmente e per disteso da Procopio (