Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1. Botta Carlo

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Название Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1
Автор произведения Botta Carlo
Жанр Историческая литература
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Издательство Историческая литература
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per regolare ogni traffico con quelle; potesse dagl'Indiani comprare, e ciò per la Corona, terre situate fuori del territorio delle particolari colonie; avesse facoltà di fondare nuove colonie sulle terre acquistate; e potesse far leggi per regolare e governare queste nuove colonie; potesse far leve e stipendiare soldati, construrre fortezze, allestir naviglj per la custodia delle coste, e per la protezione del commercio; ancora, ed a questi fini avesse facoltà di far provvisioni per imporre tali generali dazj, balzelli, o tasse, che più credesse convenienti; eleggesse un tesoriere generale, ed anche un particolare in ciascheduna colonia, ove ne fosse d'uopo; il presidente generale avesse la facoltà di eleggere gli uffiziali di terra e di mare, ed il Gran Consiglio avesse la facoltà di nominare gli uffiziali civili; nel rimanente le leggi che facessero, non solo non potessero essere contrarie, ma di più dovessero essere consentanee alle leggi inglesi, e da trasmettersi al Re per l'approvazione». Questi furono i modelli del governo a venire proposti dalle colonie, i quali furono inviati in Inghilterra per l'approvazione; della qual cosa gli Americani avevano grande speranza; perciocchè le cose già si volgevano a manifesta guerra colla Francia; ed affermavano bastar loro la vista, se la lega era approvata, di difendersi da sè stessi dalle armi francesi, senz'altro ajuto dalla parte dell'Inghilterra.

      Nissuno non vede, quanto un sì fatto ordine pubblico avrebbe attenuato l'autorità del governo inglese, ed avvicinati i coloni ad una totale independenza; imperciocchè per quello venivano a conseguire, e ad avere in mezzo di loro medesimi un governo, il quale in fatto avrebbe esercitata tutta l'autorità e tutti i diritti, che spettano alla sovranità, quantunque in nome paresse dipendere tuttavia dal governo patrio. Ma questo disegno non sapeva del buono al governo inglese, il quale s'era stranamente ingelosito, che la lega di cui si trattava, non somministrasse la opportunità, ed un fondamento notabile ad accordo di macchinazioni in America, che tendessero a' danni della sovranità sua. Perciò mal grado del pericolo imminente di una guerra esterna contro di un nemico poderoso d'uomini e d'armi, gli articoli della confederazione non furono approvati.

      Ma i ministri d'Inghilterra non trasandarono questa occasione per ampliare, se avessero potuto, l'autorità del governo in America, e massimamente quella d'imporre le tasse; cosa più di tutte desiderata al di qua, e detestata al di là dell'Oceano. E perciò in luogo del modello americano ne immaginarono un altro, e lo mandarono ai governatori delle colonie, acciò alle assemblee colonarie lo proponessero; «che i governatori di tutte le colonie, accompagnati da uno, o due membri dei Consiglj, convenissero insieme per accordare tra di loro quelle cose, che alla difesa comune fossero necessarie; per construr fortezze; per far leve di soldati con facoltà di trarre sopra il tesoro britannico per quelle somme che fosser di bisogno; e si rimborsasse il tesoro per mezzo di una tassa da porsi sulle colonie per via di un atto del Parlamento». A qual fine mirasse questo trovato ministeriale non è difficile a vedersi, se si considera, che per lo più i governatori ed i membri del Consiglio erano eletti dal Re; onde il tentativo non ebbe successo in America, ed i motivi furono acconciamente dedotti in una lettera del dottor Beniamino Franklin, scritta al governatore Shirley, il quale gli aveva il modello dei ministri inviato. In quella s'incominciarono a scorgere i semi della discordia, che poco poi nacque1.

      La Corte generale di Massacciusset scrisse al suo agente in Londra di opporsi ad ogni cosa, la quale avesse la mira a por balzelli nelle colonie per un uso pubblico qualsivoglia, o per sovvenimento del governo. Per lo contrario, i governatori, e particolarmente il Shirley, mandavano continuamente dicendo, ciò essere e giusto a pretendersi, e possibile a farsi, ed utile ad eseguirsi.

      Queste sospizioni e questa gelosia, che ingombravano le menti americane, originate dal timore di una tassa parlamentare, incontravano nelle medesime buona corrispondenza per certe ruggini antiche, che vi rimanevano cagionate da alcune provvisioni del Parlamento, le quali, abbenchè non avessero tendenza a por tasse, o balzelli, ristringevano però molto il commercio interno delle colonie, o impedivano le manifatture, od in qualsivoglia modo andavano a ferire l'amore proprio degli Americani, come se eglino non fossero uomini da tanto, quanto gl'Inglesi; ovvero come se questi, tarpando l'ali agl'ingegni americani, volessero in uno stato inferiore e di minore stima mantenergli. Tale si era la provvisione, la quale portava divieto di tagliare gli alberi da pece e da ragia, i quali non fossero in chiudenda compresi; e quell'altra, che proibiva il trasportare fuori delle colonie, ed anche dall'una nell'altra introdurre i cappelli fatti in quelle, e le lane ivi lavorate, e vietava ai cappellai di non avere ad un tempo più di due novizj, o sia apprendenti. Ancora quell'altra vinta per facilitare la riscossione dei debiti nelle colonie, la quale ordinava, le case, le terre, i Neri, ed altri effetti reali dover sodare il pagamento dei debiti. Quella finalmente, la quale fu vinta nell'anno 1733 per istanze fatte dagli abitanti delle colonie, dove si coltiva lo zucchero, per la quale si vietava, che dalle colonie olandesi e francesi non si trasportassero, se non se mediante un grave dazio, dentro le colonie inglesi settentrionali il rum, lo zucchero, e le mielate. A queste si debb'aggiugnere un'altra provvisione del Parlamento vinta nell'anno 1750, per la quale si ordinò, che facendo tempo dal dì 24 giugno del medesimo anno, non potessero nelle colonie americane eseguirsi certi lavori di ferro; e non fosse lecito il fabbricarvi l'acciajo; e quella, per la quale si regolarono e restrinsero i biglietti di credito verso i governi della Nuova-Inghilterra, e si dichiarò, non potere essi avere forza di moneta nel pagamento dei debiti, affinchè i creditori inglesi non fossero dannificati per essere obbligati a ricevere, in luogo di moneta, una carta, la quale scapitava. Questa provvisione, comechè giusta, gli Americani ricevettero di mal animo, siccome quella, che tendeva a screditare i loro biglietti. Di qui nacquero i primi sdegni negli Americani, ed i primi sospetti negl'Inglesi.

      Da un'altra parte si discorreva in Inghilterra, che se i coloni per le restrizioni commerciali poste dal governo, per le quali veniva grandemente a vantaggiarsi la comune patria, non pretendessero più oltre che questo, che nell'imposizione delle tasse, avessero ad essere con molta dolcezza ed equità trattati, sarebbe ella cosa giusta e ragionevole riputata; ma richiamarsi da ogni specie di ulteriore ajuto verso la patria europea, ciò non potersi in niuna maniera comportare; l'Inghilterra, riserbando a sè stessa il commercio delle sue colonie, avere adoperato come tutte le moderne nazioni hanno adoperato da molto tempo; aver ella imitato l'esempio degli Spagnuoli e dei Portoghesi; ma questo ancora aver fatto con una moderazione, che i governi di queste nazioni non hanno conosciuto. Fondando queste lontane colonie, l'Inghilterra averle fatte partecipi di tutti que' diritti e privilegj, che i sudditi stessi inglesi gioiscono nella patria loro; lasciandole al tutto governare a sè stesse, e tali leggi promulgare, le quali la saviezza e la prudenza delle proprie assemblee avrebbero credute necessarie. E brevemente essa aver conceduta alle colonie la più ampia facoltà di provvedere a sè stesse, e procurare gli rispettivi interessi, solo salvando per sè il benefizio del commercio loro, e la congiunzione politica sotto il medesimo sovrano. Le colonie francesi ed olandesi, e soprattutto le portoghesi e spagnuole non isperimentare a gran pezza tanta indulgenza. E veramente le colonie inglesi, non ostanti quelle restrizioni di cui esse fanno querele, avere in commercio ed in proprietà loro un immenso capitale; imperciocchè oltre i ricchi carichi dei proventi delle terre loro levati dalle navi inglesi, le quali vanno per que' porti trafficando, avere i coloni proprj navilj, i quali portano con incredibile prò in gran copia le derrate e merci loro, non solo ai porti della metropoli, ma ancora (per l'indulgenza e tolleranza maternale di questa) a quelli di alcune altre parti del mondo, e riportano a casa le merci e comodità europee. Quindi procedere, esser nelle colonie inglesi insoliti, anzi inuditi quegli enormi prezzi, ai quali si vendono le mercatanzie europee in quelle della Spagna e del Portogallo; che anzi nelle prime, molte vendersi allo stesso, ed alcune anche a più infimo prezzo, che nell'Inghilterra medesima. Queste cose non vedersi nelle colonie portoghesi e spagnuole e poche nelle francesi; le restrizioni poste dall'Inghilterra sul commercio americano riguardare piuttosto ad una giusta e prudente distribuzione del medesimo verso tutte le parti de' suoi vasti dominj, acciocchè tutte egualmente ne potessero diventar partecipi, che ad una vera proibizione; e se i sudditi inglesi sono liberi di andar trafficando per tutte le parti del mondo, la medesima facoltà essere concessa ai sudditi americani per molti capi, se si eccettuano però le parti settentrionali dell'Europa, e le Indie orientali. In Portogallo, in Ispagna, in Italia, pel Mediterraneo, sulle coste dell'Africa, in tutto l'emisfero americano le navi delle colonie inglesi potere liberamente esercitare il commercio; savie, e bene considerate essere le leggi inglesi per dar favore a questa sorta di commercio, siccome quelle



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«L'escludere del tutto il popolo delle colonie dall'elezione del Gran Consiglio riescire cosa assai molesta agli Americani, e massimamente quella di dovere essere gravati di tasse per l'autorità del Parlamento, dove ei non hanno rappresentanti. Essere generalmente il popolo americano altrettanto leale ed amante dei presenti ordini e della famiglia regnante, quanto alcun altro dei dominj di Sua Maestà.

«Non potersi dubitare della buona volontà e prontezza de' rappresentanti di propria elezione loro a concedere di tempo in tempo tali ajuti per la difesa della contrada, che sarebbero necessarj giudicati, per quanto le facoltà loro si distendessero.

«Il popolo delle colonie, il quale era il primo a provare le impressioni delle armi nemiche con la perdita dei loro beni, vite e libertà, potere anche giudicare più fondatamente delle forze necessarie a levarsi e mantenersi, delle fortezze da alzarsi, e delle proprie abilità loro a sopportar le spese, che il Parlamento inglese così lontano.

«I governatori spesso andare nelle colonie per farvi la penna, e riportarne il frutto seco loro in Inghilterra; nè essere perciò uomini di quella capacità ed integrità che si richiederebbero; non avere i medesimi terre in America, nè alcun'altra specie di congiunzione cogli Americani da potere essere stretto interessati nella prosperità di questi, e dovere piuttosto desiderare il levare e mantenere più soldati, che non sia necessario, per meglio raggranellare per sè medesimi, e far provvisioni per gli amici ed aderenti loro.

«I consiglieri nella più parte delle colonie essendo eletti dalla Corona dietro la raccomandazione dei governatori, essere le più volte uomini di basso stato, gente di corteggio dei governatori per la speranza degli uffizj, e perciò di facoltà di quelli; doversi perciò ragionevolmente sospettare dell'autorità dei governatori, e Consiglj per levar le somme ch'essi stessi giudicano necessarie per mezzo delle tratte sul maestrato del tesoro, da essere quindi rimborsate dalle tasse poste sul popolo americano dall'autorità del Parlamento. E che cosa gli potrebbe contenere dall'andar fantasticando spedizioni inutili, disturbar con esse il popolo, e da' suoi lavori frastornarlo; e ciò affine di creare uffizj ed impieghi per gratificare i loro, e dividersene i frutti?

«Il Parlamento d'Inghilterra così lontano essere soggetto alle male informazioni, e poter essere facilmente aggirato dai governatori e dai Consiglj, i quali perciò impedirebbono anche gli effetti delle querele americane.

«Avere gli uomini inglesi il diritto indubitabile di non essere tassati, se non se di proprio consenso loro dato dai proprj rappresentanti, e non avere le colonie nissun rappresentante nel Parlamento britannico.

«Volere tassargli per atto del Parlamento, e togliere loro la facoltà di eleggere un Consiglio rappresentativo, che s'aduni nelle colonie, e consideri, e giudichi della necessità e quantità di una general tassa, mostrare un sospetto della lealtà, o fede loro verso la Corona, o di poco amore verso la patria, o della pochezza delle menti americane, sospetto che invero non hanno meritato.

«Constringer le colonie a dar la pecunia loro senza il proprio consentimento, esser piuttosto un levar contribuzioni in un paese nemico, che tassar uomini inglesi per un comune benefizio loro, ed essere perciò un trattargli come un popolo conquistato, e non come sudditi inglesi.

«Una tassa posta dai rappresentanti delle colonie poter essere facilmente diminuita secondo l'esigenza dei casi; ma posta dal Parlamento, e ciò sulle istanze ed informazioni dei governatori, doversi probabilmente mantenere e continuare per l'autorità di questi con grave molestia e carico delle colonie, ed impedimento de' progressi e prosperità loro.

«La facoltà concessa ai governatori di far marciare gli abitanti da una estremità ad un'altra delle colonie inglesi e francesi, essendo questa una contrada almeno millequattrocento miglia quadrate larga, senza la previa approvazione e consentimento dei rappresentanti loro, poter dar luogo a spedizioni onerose pel popolo delle colonie, ed abbassarlo a quella condizione, in cui si trovano i sudditi di Francia nel Canadà ridotti, i quali ora sono da simile autorità da parte del governatore loro oppressati, il quale, sono due anni, hagli grandemente travagliati con lunghi e distruggitivi viaggi verso l'Ojo.

«Se tutte le colonie insieme possono essere bene amministrate dai governatori e Consiglj eletti dalla Corona, senza rappresentanti, anche le colonie particolari poter essere in tal modo amministrate, e le tasse imporvisi per autorità del Parlamento, e ad uso e sovvenimento del governo; e perciò doversi come inutili dimettere le assemblee loro provinciali e colonarie.

«Le facoltà concesse per la lega di Albania al Gran Consiglio, anche in rispetto alle materie militari, non si distendere tant'oltre, quanto quelle che sono state concesse dai diplomi reali alle colonie dell'isola di Rodi, e del Connecticut, facoltà non mai state misurate, imperciocchè per quella lega il presidente generale sarebbe eletto dalla Corona, ed avrebbe la facoltà del divieto, quandochè i governatori di queste due colonie, ed hanno la facoltà del divieto, e sono eletti dal popolo.

«Le colonie inglesi confinanti colle terre francesi essere propriamente le frontiere dell'Impero britannico, e le frontiere di un Impero doversi a spese comuni di tutte le parti di esso difendere; e non sarebbe aspra ed importevol cosa tenuta, se il Parlamento ove le coste della Gran-Brettagna non vi avessero rappresentanti, ponesse sopra gli abitanti di queste uno speciale balzello, a fine mantenessero essi soli tutto il navilio dell'Inghilterra sotto colore, che questo gli difende ed in ispecial modo gli protegge? E se le frontiere inglesi in America, le quali sono le colonie americane, debbono esse sole sopportare le spese della propria difesa, sarà giusto, sarà conveniente, non dovere aver esse voce, non poter rendere partito a concedere la pecunia, giudicare della necessità di essa, e del modo di riscuoterla?

«Oltre le tasse alla difesa delle frontiere necessarie, pagare sottomano le colonie grosse somme di denaro alla comune patria; imperciocchè le tasse imposte in Inghilterra sopra i possessori delle terre, e sopra gli artefici dovere di necessità rincarare il prezzo dei proventi di quelle, e delle manifatture di questi, ed una gran parte del medesimo pagarsi dagli avventori delle colonie, le quali perciò vengono a pagare una notabil porzione delle tasse inglesi.

«Esser per leggi severe ristretto il commercio delle colonie con le nazioni estere; e perciò invece, che gli abitanti loro potrebbero far procaccio presso di queste di manifatture a miglior mercato, esser giuoco forza, le comprino più care dalla Gran-Brettagna. Quindi apparire, la differenza tra questi due prezzi essere una tassa pagata dagli Americani all'Inghilterra; essere questi obbligati di trasportare immediatamente ne' suoi porti una gran parte dei proventi delle terre loro, dov'e' sono sottomessi a certi dazj, la qual cosa ne diminuisce il prezzo, e sono pertanto i possessori necessitati a vendergli a minor prezzo di quelli, che ne avrebbono ne' mercati esterni; e perciò la differenza essere una tassa pagata all'Inghilterra.

«Certe manifatture essere in America proibite, e doverne i coloni cercare i lavorii dai mercatanti inglesi; adunque l'intiero prezzo di questi essere una tassa pagata all'Inghilterra.

«Avendo gli Americani negli ultimi tempi accresciute le richieste e la consumazione delle manifatture inglesi, essere perciò queste rincarate d'assai, e perciò il soprappiù del prezzo essere un profitto al netto per l'Inghilterra, ed abilitare gli abitanti suoi viemaggiormente a pagare le tasse loro; e siccome esso soprappiù è pagato in buona parte dagli Americani, essere questo una vera e reale tassa imposta loro a favore dell'Inghilterra.

«In somma non essendo agli Americani lecito di regolare il proprio commercio, e di restringere la introduzione e la consumazione delle superfluità inglesi, siccome può l'Inghilterra la introduzione e la consumazione delle superfluità forestiere, tutta la ricchezza dei coloni, in ultimo concorrere ed andare a terminare nell'Inghilterra; se gli Americani colle ricchezze proprie arricchiscono gl'Inglesi, e viemeglio gli abilitano a pagare le tasse loro, non è questa la medesima cosa, come se essi stessi fossero tassati, ed egualmente vantaggiosa per la Corona? Di queste tasse secondarie non essersi mai gli Americani doluti, quantunque l'imporle, il riscuoterle, il disporne non sia in loro facoltà; ma pagare gravi tasse immediate e dirette, delle quali ei non abbiano a prestare il consentimento, nè della opportunità delle quali possano in niun modo giudicare, nè dell'uso, che s'ha da farne; e forse di quelle tasse stesse, ch'essi riputerebbero altrettanto inutili, quanto gravose, parere troppo insolita ed ardua cosa ad uomini inglesi, i quali non possono comprendere, come l'aver date le vite e le facoltà loro per soggiogare e popolar nuove contrade, allargare il dominio, ed accrescere il commercio della patria loro, abbia ad essi fatto perdere, come se fossero felloni stati, i diritti naturali de' Brettoni, i quali crederebbero anzi di aver meritati, quando anche fossero prima stati in una condizione servile costituiti. Per tutte queste ragioni, se l'alterazione alla lega d'Albania disegnata fosse posta ad effetto, essere da temere, non il congresso dei governatori, e dei Consiglj in tale modo eletti, non essendovi verun maestrato di rappresentanti, che approvi le deliberazioni loro, e concilj loro il favore del popolo, diventasse sospetto ed odioso; promuovessersi le animosità e le discordie tra i governatori ed i governati, e tutto tendesse al tumulto ed alla confusione.»

Questa fu la lettera di Franklin.