Название | Storia d'Italia dal 1789 al 1814, tomo I |
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Автор произведения | Botta Carlo |
Жанр | Зарубежная классика |
Серия | |
Издательство | Зарубежная классика |
Год выпуска | 0 |
isbn |
Regnava in Modena il duca Ercole Rinaldo di Este, ultimo rampollo di una casa, da cui l'Italia riconosce tanti benefizj di gentilezza, di dottrina e di lettere, come se fosse ordinato dai cieli, che non solo ogni reggimento Italiano, ma ancora ogni sangue sovrano, eccetto quel di Piemonte, dovessero andare spenti nei calamitosi tempi che vedemmo. Era il duca Ercole principe degno dei suoi maggiori, se non che forse la sua strettezza nello spendere era tale, che sapeva di miseria. Pure dubitar si potrebbe, se tale qualità in lui si debba a vizio, od a virtù attribuire; perchè se dagli eventi giudicar si dovesse, e dalla natura sua, ch'era previdentissima, sarebbe degno anzi di lode, che di biasimo. Certo, era in lui maravigliosa la previdenza, e non so se i posteri mi crederanno, perchè ciò solo a rinomati filosofi fu attribuito, quando dirò, che il duca Ercole con chiaro ed evidente discorso predisse, parecchi anni prima dell'ottantanove, il sovvertimento di Francia, e la rovina d'Europa. Aggiunse con voce ugualmente profetica, che la Francia perderebbe la sua preponderanza, che tutte le potenze si sarebbero collegate contro di lei, e che nissuna l'avrebbe aiutata. Principe buono, ed avverso agli ordini feudali, affermava ch'essi erano più funesto flagello all'umana generazione, che la guerra e la peste, nè mai comportò ai nobili le insolenze. Principe religioso, seppe tener in freno il clero e Roma, perchè e voleva intiero il dominio de' suoi, e si ricordava del tratto di Ferrara. Fiorirono maravigliosamente a tempo suo le lettere in quella parte d'Italia: finì la casa d'Este simile a lei, nell'antico costume perseverando.
Ora per raccogliere in poco discorso quello che siamo andati finora largamente divisando, si vede che se apparivano in Italia desiderj di riforme, non apparivano semi di rivoluzione; che questi desiderj risguardavano parte lo stato politico, parte la disciplina ed il governo della chiesa; principalmente una evidente impazienza vi era sorta di quanto rimaneva degli ordini feudali. I principi, i primi mostrarono di volere, e mandarono ad effetto non poche riforme; il che fece nascere generalmente desiderio e speranza di veder condotta a compimento la macchina delle instituzioni sociali. Tutte queste cose assecondava la filosofia tanto squisita di quei tempi, non quella, dico, turbolenta e sfrenata, che non s'intende come alcuni chiamino filosofia, ma quella che desiderava maggior moderazione nei potenti, e maggior felicità nei deboli. Imperciocchè la religione divenuta ricca e potente, per opera dei gesuiti, lusinghiera e comportatrice di ogni cosa ai potenti, in troppo minor cura aveva, di quanto si convenisse, coloro i quali, secondo i precetti del suo divino Autore, suoi figliuoli prediletti esser dovrebbono, ch'è quanto a dire i deboli. In ciò volle supplir la filosofia, e fecelo, fintantochè uomini senza freno di lei troppo enormemente abusando, empierono il mondo di sterminj e di sangue, come altre volte uomini senza freno troppo enormemente ancora della religione abusando, avevano i secoli spaventato con stragi e con ruine. A questo, erano in alcuni luoghi della penisola uomini rozzi, ma forti, in altri uomini gentili, ma deboli; di nuovo in alcuni armi deboli, ma opinioni tenaci; in altri armi forti, ma eccessive, e per questo medesimo che eccessive erano, non sufficienti. Del resto, se erano in Italia desiderj buoni, non erano ambizioni cattive; non solo non vi si aveva speranza, ma neanco sospetto di rivoluzione, e gli Italiani hanno natura tale, che se van con impeto, maturano con giudizio.
Tale era Italia, quando giunto il secolo verso l'anno della nostra salute 1789, si manifestarono in Francia, provincia solita a muovere co' suoi moti tutta l'Europa, inclinazioni e cambiamenti di grandissimo momento. Destarono queste novità diverse speranze e diversi timori in Italia, secondo la diversità degl'ingegni e delle passioni. In questi crebbero le speranze, in quelli i timori; in alcuni cominciarono a sorgere le ambizioni: i principi si ristettero dalle riforme per sospetto, i popoli più le desiderarono per l'esempio: tutti credettero che per la vicinanza dei luoghi, per la frequenza del commercio, per la comunanza delle opinioni, novità di una suprema importanza avverrebbero di là, come già erano avvenute di qua da' monti.
LIBRO SECONDO
Rivoluzioni in Francia, e loro cagioni, ed effetti. Loro effetti negli altri paesi d'Europa, massime in Italia. Proposizione di una lega Italica. Vera natura del trattato di Pilnitz. Morte di Leopoldo, imperatore d'Alemagna; assunzione di Francesco, suo figliuolo. Stimoli della Russia alla guerra contro la Francia. L'Austria e la Prussia in guerra con questa potenza. Risoluzione della Sardegna, di Venezia, di Napoli, di Genova, del papa e della Toscana. Umori dei popoli in Italia: opinioni delle due parti contrarie. Arti del governo di Francia rispetto ai governi Italiani nel 1792. Egli dichiara la guerra al re di Sardegna nel mese di settembre. Fatti d'armi nella Savoia, e nella contea di Nizza tra i Francesi, e i Piemontesi. Dispersione di questi ultimi nelle due provincie. Esse vengono in potestà dei primi. Fuga lagrimevole dei fuorusciti francesi dalla Savoia. Risoluzioni del re Vittorio Amedeo in un caso tanto improvviso, e tanto pericoloso.
Le mutazioni fatte in Italia da principi eccellenti non partorirono che bene; quelle fatte da un principe giusto e buono in Francia non solo non fruttificarono quel giovamento ch'ei s'era proposto, ma originarono ancora orribili disgrazie. Della qual differenza chi volesse investigar le cagioni, avrà a considerar in primo luogo le opinioni ed i costumi, che prevalevano a quei tempi in quel regno, poi le leggi che il governavano, e finalmente lo stato dell'erario.
Quello spirito di benevolenza verso l'umana generazione, il quale era prevalso in Europa a questi tempi, aveva messo più profonde, e più larghe radici in Francia, che in qualsivoglia altra provincia, sì perchè dalla Francia medesima quasi da fonte principale derivava, sì perchè la civiltà degli uomini in questo paese era molt'oltre proceduta, e sì finalmente perchè, essendo essi d'indole volubile, fan nascere spesso le mode ed i tempi, ed i tempi poscia gli governano. Così era allora tempo d'umanità; e siccome questa è una nazione, che per la prontezza della mente, e per la grandezza dei concetti, dà facilmente negli estremi così nel bene,