Novelle. Balbo Cesare

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Название Novelle
Автор произведения Balbo Cesare
Жанр Зарубежная классика
Серия
Издательство Зарубежная классика
Год выпуска 0
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a qualche deserto pascolo, o a far legne a qualche deserto bosco, od a qualunque faccenda in qualche simile solitario luogo, tendervi un agguato; e tra Uberto ed un suo fidato compagno rapir la fanciulla imbavagliata, e nasconderla fino a notte, e poi portarla giù in una cascina deserta già apparecchiata a ciò nel piano di Sant'Ambrogio. Ivi allora l'avrebbe raggiunta il cavaliero; il quale essendosi già con false nuove di mosse nemiche procacciato da' superiori l'ordine di venir alla Sacra, ora dicendo essersi trovati vani que' rumori, avrebbe così levato il momentaneo presidio. Ma siffatto disegno andò loro in parte fallito per l'amorosa gelosia di Giacometto. Il quale non solo trovò modo di far sottentrare alcuno de' suoi compagni nella cura de' pascoli, ed egli rimanersi alla stalla del monistero; ma lasciando pressochè del tutto stalla e monistero ed ogni altra faccenda ed ogni altro luogo, quasi intero il dì e la notte era o dentro o fuori la casa di Alda, o guardavala con quell'ansietà che fa un avaro intorno al segreto luogo dov'abbia seppellito il tesoro; che non ardisce starvi troppo appresso per paura di svelarlo, ma non ha cuore di perderlo d'occhio; e va e viene e lascia, e mira da lontano e torna, e di tempo in tempo trova qualche pretesto di seder sopra al sacrato terreno, ed allora solamente è appieno tranquillo. Che la bella Alda uscisse poi mai fuori della porta, ei nol soffriva nemmeno in idea; e faceva egli tutte le faccende fuori di casa; consentendo i parenti di lei, ed ella stessa, che, se era alquanto leggera e vana, era poi virtuosissima fanciulla: e benchè rozza ed inesperta, e benchè non ne dicesse nulla a persona, s'era pur accorta di qualche scellerata intenzione di Uberto. Perchè questi, vedendosi andar fallito il primo pensiero di coglier la fanciulla fuor di casa, e, come diceva egli, al volo, si rivolse a quello di adescarla a poco a poco, ed impacciarla nelle sue reti; e forse con intenzione di riuscir a due colpi in un tratto, provò a farle intorno l'innamorato. Ma quand'anche la fanciulla non fosse stata virtuosa, ella era troppo altiera da dover dare orecchio a costui non giovane, non bello, non tenero la metà come Giacometto. E così è, che pressato dal capitano a cui mancavano oramai i pretesti di prolungare sua dimora, finalmente si ridusse ad usar la forza aperta contro la meschinella. Aveva osservato che ogni sera, all'imbrunire, Giacometto a malgrado della sua gelosia era sforzato di lasciar la guardia de' posti interni ed esterni della casa di Alda, per ire al monistero quando si raccoglievano gli armenti e si disponeano per la nottata. In seguito della quale osservazione lo scellerato dispose l'insidia sua.

      Cadeva la ottava o nona sera dall'arrivo de' Francesi là su. Erano tranquilli nella capanna, la vecchia madre a filar in un angolo del camino; il padre dall'altro lato a bere insieme con Uberto il vino d'Asti che questi avea recato; Alda ad apparecchiare la cena, epperciò ora affaccendata in questa, ora in quella parte della cameruccia, ora rannicchiata presso al fuoco, il cui lume faceva or più or meno chiara quella scena domestica. A notte chiusa incominciossi a udir presso alla porta un susurrare e disputare insieme come di due o tre soldati, ed Uberto a sclamar più volte: «Ubbriaconi! è questa l'ora di star fuori e turbar la pace della buona gente? A' vostri alloggi; che se lo risà il signor capitano… Agli alloggi, agli alloggi; o sì ch'io…» Ma lo sgridare era nulla, e continuavan gli altri, e in breve ecco uno strido: «Son morto, aiuto, aiuto;» e spalancarsi la porta; e precipitarsi addentro due soldati, facendo chiasso come di quattro e sei; ed Uberto ad alzarsi, ed alzandosi dare una spinta alla pentola e scompigliar il fuoco; e in quella mezza luce, e quella confusione, uno de' soldati afferrar la fanciulla e imbavagliarla, e l'altro a levarsela in braccio, e portarla via; ed ella gettando un grido, ed i parenti accorgendosi in parte che fosse e domandando aiuto, Uberto a tirar la spada e far lo spaccamonte; e gridando «Bricconi, scellerati», a tener loro dietro come per inseguirli. Ogni cosa era ita loro a talento. I due rapitori non avean dato tempo ad esser conosciuti; Uberto avevo fatto sembiante non che d'innocente, ma di soccorritore; e i contadini credendola una baruffa di soldati, non che impacciarsene, si chiudevan nelle case. Così la meschinella era portata già fuori dell'abitato forse un cento passi, quando dibattendosi ella, che giovane e forte era, e stancando perciò colui che la portava, egli la mise un momento in terra per legarla, o meglio prendersela e portarla in due. Ma ella, come fu su' suoi piè, valendosi dell'istante, fuggì loro di mano, e di tutta corsa si diè a saltare e volare su per que' dirupi, scegliendo a posta i più scoscesi e pericolosi conosciuti da lei, non da' soldati, che men destri la seguivano a mala pena. Ma intanto Uberto aveva raggiunto i compagni, e senza fermarsi a rampogne, o a più infingersi, aiutava ad inseguirla, e chiuderle i passi. Così è che ella non volendo mettersi nella campagna più che mai deserta a quell'ora, si sforzava nella sua fuga non allontanarsi dall'abitato e vi girava intorno e s'accostava al monistero, dove sapeva essere gente, e Giacometto. Ma essendole chiuso il passo alla facciata e alla porta grande, a poco a poco veniva incontro alla parte opposta della cinta e si metteva per un ciglione scosceso, interrotto, e stretto e di poco più di un piè tra le altissime mura sovrapposte e il precipizio più alto e non meno a dirupo che sta di sotto. Quivi innoltrandosi con pericolo, a malgrado della sua destrezza, grandissimo, la inseguita fanciulla sperava ingannar gl'inseguitori; appunto come il camoscio di quelle alpi spinto da' cacciatori si slancia di rôcca in rôcca e si addentra più e più tra' precipizii, finchè vedendo rimasto sull'orlo opposto il cacciatore, si ferma egli e lo guata, e si crede pienamente sicuro. Stolto! che allora si è appunto, quando il cacciatore gli pone sopra a bell'agio gli occhi e lo schioppo, e lo fa morto precipitare nella frapposta valle. Così la meschina Alda giunta molto innanzi a quegli scellerati per lo ciglione a un luogo dove questo non che interrompersi finisce, e il muro sopra, e la rôcca sotto non fanno più che una sola superficie diritta a piombo, fermavasi quatta quatta e senza gridar nè fiatare, sperando non essere in quello spaventoso luogo seguita. Ma quale orrore, qual brivido di morte fu il suo quando le parve vedere, o vide le ombre nere di quegli arditi scellerati tentennanti avanzarsi per lo orrido sentiero, e già non esser più d'un trar d'arco da lei distanti! Diè allora in altissime strida per chiamare aiuto; ma era tardi oramai; niuno umano aiuto, quand'anche fosse udita, poteva impedire che quelli non la raggiugnessero ed afferrassero, e la portasser poi via, o la precipitassero. Meglio precipitar sè stessa; e mirava in giù se scorgesse luogo meno diroccato, o rovo o ginepro che la potesse trattenere; ma se v'era, non li poteva vedere. Meglio fidarsi alla providenza, al sommo Iddio che poteva mandare i suoi angeli a sorreggerla, al santo Arcangelo proteggitore speciale di quella popolazione, proteggitor dell'innocenza, combattitor de' mali spiriti, de' mali uomini. Sentissi a un tratto compresa di sovraumana fede e fiducia, guatò, fissò gli scellerati; e «Fermatevi», disse, «o ad ogni modo non m'avrete;» e non fermandosi quelli, e già essendo a dieci passi vicini ad essa, già a sei, già a quattro, dato un altro grido ed un altro sguardo alle mura, e non veduto anima; già sentendoseli incontro, già sendone come tocca, nomò San Michele, incominciò: «Nelle tue mani, o Signore…» e finì in aria la preghiera dell'ultime speranze.

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