Название | Le Cacciatrici Di Mostri |
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Автор произведения | Gemma Cates |
Жанр | Ужасы и Мистика |
Серия | |
Издательство | Ужасы и Мистика |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835430988 |
“Ti sembro completamente insensato?” era stata la sua risposta alla mia mano protesa.
Avevo dovuto ricacciare indietro il sorriso che mi tirava le labbra. Non mi sarei lasciata divertire dall’uomo sexy che vedeva attraverso di me. Perché avevo immaginato quello scenario assolutamente con lui a terra e io in piedi.
“Sei qui per darmi i retroscena su Mark?” avevo detto mentre mi alzavo fluidamente in piedi senza aiuto. Come se avessi avuto bisogno di aiuto per rimettermi in piedi.
“Sono qui per portarti a pranzo.”
Lo avevo fissato. Adesso aveva ripreso a farmi incazzare.
“E per darti i retroscena su Mark. Hai qualcosa contro il sederci per mangiare?”
Condividere un pasto con questo tizio sarebbe un errore. Non socializzavo con i mostri, nemmeno con quelli che non avevano ancora superato il limite.
“Possiamo camminare e parlare. C’è una panineria dietro l’angolo.” Mentre lui si spostava per camminare al mio fianco, avevo aggiunto, “Ti spezzerò le dita se mi tocchi.”
“Non mi aspetterei niente di meno.” Le parole erano giuste, ma il tono era del tutto sbagliato.
Non c’era paura. Nessun rispetto.
Lo avevo guardato sospettosamente, ma lui non aveva cercato di toccarmi. Molto bene. Rafe detestava quando i donatori avevano dita rotte… e altre cose rotte.
“Mark era in un gruppo di supporto.”
“Cosa?” Ero davvero deconcentrata.
Questo fottuto licantropo stronzo mi aveva scombussolato il corpo e il cervello. Non stavo affatto seguendo la conversazione.
“Dopo che Mark è stato trasformato in un licantropo, l’ho inserito in un gruppo di supporto. Siamo stati entrambi trasformati dal medesimo licantropo, ma a qualche mese di distanza. Usavo questo gruppo di supporto per mettere la testa a posto, così ne ho parlato a Mark.”
Mi ero fermata e mi ero voltata per guardarlo. “Per mettere la testa a posto.”
“Per controllare la bestia,” aveva risposto senza esitazione, come se fosse una semplice constatazione dei fatti.
Come se fosse possibile controllare la bestia. Nessun mannaro controllava completamente la bestia, ecco perché il mostro-in-attesa.
D’accordo, quella era una bugia, e non c’era niente di peggio di un bugiardo. Non tolleravo che gli altri fossero meno che sinceri con me, per cui dovevo attenermi a quel medesimo standard.
Alcuni licantropi controllavano la bestia.
Ma non molti.
E… “Con un gruppo di supporto?”
Lui mi aveva restituito lo sguardo, un’espressione soave sul viso. Era la prima volta che permettevo a me stessa di vedere veramente i suoi occhi. Nocciola. Chi conosceva mostri-in-attesa con gli occhi nocciola? Prima d’allora non mi ero mai preoccupata di notare il colore degli occhi di un mostro.
“Hai problemi con i gruppi di supporto?” Di nuovo quell’espressione soave.
Come se i mostri partecipassero abitualmente ad attività affettive come i gruppi di supporto.
A parte il fatto che lui non era un mostro. Non ancora.
“Mi stai infinocchiando.”
“No.” Si era girato di nuovo verso il marciapiede e aveva continuato a camminare.
Avevo alzato gli occhi al cielo – perché un gruppo di supporto? – e lo avevo seguito. “D’accordo, sei entrato in questo… gruppo per mettere la testa a posto, lo hai consigliato a Mark e poi?”
“E poi lui li ha uccisi tutti. Tutti tranne uno.”
Cos’era quella strana sensazione? Indigestione?
No, perché non avevamo ancora mangiato.
Merda, sapevo cos’era.
Figlio di una fottuta puttana. Questo tizio mi aveva decisamente destabilizzata, perché quella sensazione? Era compassione.
Stavo provando della fottuta compassione.
Avevo mandato giù i miei sentimenti – porca merda, ero così scombussolata – e fatto il mio lavoro. “Perché cazzo avrebbe dovuto farlo?”
Barrett Miller si era fermato e mi aveva guardata. “Penso che, probabilmente, non volesse mettere la testa a posto.”
Barrett fottuto Miller mi aveva piantata.
Mi aveva detto che l’ultimo membro del gruppo di supporto era nascosto da qualche parte, e pensava che il prossimo bersaglio probabilmente sarebbe stato lui.
Poi aveva detto non importa riguardo al pranzo, e poi si era tolto dalle palle per andare chissà dove.
Beh, in realtà non chissà dove. Era andato a casa. Aveva detto che non era preoccupato di essere aggredito durante il giorno, perché la bestia era più forte di notte. Quella era la notte in cui il suo buon amico Mark sarebbe stato più sensibile agli impulsi bestiali.
Avevo il suo indirizzo, e si presumeva che mi facessi vedere a casa sua prima che fosse buio.
A me quello sembrava un mucchio di stronzate.
Dovevo scavare un po’ in questo gruppo di supporto, ma non appena avessi finito con quello, avevo pianificato di andare a casa di Barrett Miller per assicurarmi che non si facesse uccidere.
Oppure Barrett Miller diceva cazzate e non aveva messo affatto la testa a posto. Se era così, il killer poteva essere lui.
Oppure poteva essere pericoloso quanto Mark Jared se i due avessero regolato i conti, soccombendo alla sua bestia e uccidendo chiunque lo avesse fatto incazzare – o avesse anche solo incrociato il suo cammino – mentre lui era in preda al desiderio di sangue.
Dopo aver preso il mio panino – perché, fanculo Barrett Miller, ero ancora affamata – lo avevo mangiato mentre rientravo in ufficio.
E non avevo pensato al fatto che Barrett non stava causando un ritardo non necessario nella mia indagine, perché sapeva chi sarebbe stata la prossima vittima (lui stesso) e aveva già preparato una trappola.
E non avevo pensato al fatto che se fosse successo che aveva messo la testa a posto, quello significava che lui non era uno dei mostri.
E sicuramente non avevo pensato al fatto che all’improvviso potesse fare parte di una categoria del tutto nuova: l’imminentemente scopabile.
Una volta tornata in ufficio, Eric e io ci eravamo messi al lavoro.
Avevamo scoperto che le tre persone morte non erano affatto umane. Rafe si sarebbe incazzato quando lo avesse saputo. Primo, l’amministrazione gli avrebbe fatto una lavata di testa per aver fatto un lavoro di merda con i fascicoli, e secondo, Rafe avrebbe odiato a vita il fatto che eravamo stati coinvolti in un crimine mostro-contro-mostro.
Rafe poteva andare a farsi fottere. Le persone che erano state uccise avevano fatto tutto il possibile per restare aggrappate alla loro umanità. Per contenere e controllare la bestia che avevano dentro.
E da quello che potevo vedere, avevano fatto un lavoro fottutamente decente.
Un succubo aveva aperto un centro di meditazione. Lei si nutriva, a piccole dosi, dai clienti in meditazione. E in realtà non potevo biasimarla, perché aveva bisogno di energia per vivere e da qualche parte doveva pur prenderla. Le sue azioni non erano così diverse da quelle dei vampiri, che sorseggiavano e non uccidevano mai, e ormai avevano ottenuto un lasciapassare sociale da decenni.
Una sirena e un kappa si erano auto-isolati, limitando quindi il loro accesso alle vittime.
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