Название | Nella Rete Della Ladra |
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Автор произведения | Kate Rudolph |
Жанр | Современная зарубежная литература |
Серия | |
Издательство | Современная зарубежная литература |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835429791 |
In quel momento però non doveva farsi travolgere da pensieri del genere. Una mossa sbagliata e sarebbe finita nuovamente nelle mani dell’alfa, e non era un gioco a cui volesse partecipare.
Il suono di un ramoscello spezzato fu il suo unico avvertimento. Mel reagì correndo a nascondersi dietro un albero enorme e rimanendo perfettamente immobile mentre due leoni entravano nella piccola radura che lei stava attraversando poco prima. Le due persone che udiva nella radura non potevano essere altro che dei mutaforma. Mel trasse un profondo respiro ed espirò il più lentamente possibile, facendo poi ricorso a boccate d’aria superficiali e silenziose mentre si avvicinavano.
“Aspetta, qui c’è qualcosa di diverso,” disse una voce maschile, e a quelle parole Mel sentì la nuca imperlarsi di sudore. Non stava respirando abbastanza in profondità da percepire il loro odore, e loro non erano stati in quella zona abbastanza a lungo da permearne l’aria. Lei invece era lì da diversi minuti e in più loro non avevano l’impedimento di una respirazione superficiale a renderne meno sensibile l’olfatto.
“Che cosa?” chiese una donna.
“Credo di aver sentito l’odore di Cassie.” La parlata dell’uomo aveva una sfumatura di New England e Mel poteva quasi immaginare che aspetto avesse. Probabilmente era alto, con capelli corti forse biondi e mascelle abbastanza forti da poter sollevare lastre di cemento. O magari no, e in ogni caso Mel non poteva far capolino da dietro l’albero per accertarsene.
La donna aveva l’accento tipico della Georgia meridionale e parlava in modo piacevole e dolce. “Sei sicuro? C’è davvero qualcosa ma non riesco a capire cosa.”
“Non è uno di noi,” disse l’uomo con sicurezza. Mel lo sentì avvicinarsi. Aveva pochi secondi prima che lui girasse attorno all’albero e la scoprisse. Si concentrò, sentendo le sue mani trasformarsi in zampe di leopardo, con gli artigli sfoderati. Il suo solo vantaggio sarebbe stato la sorpresa e avrebbe cercato di limitarsi a neutralizzarlo, senza ucciderlo. Non aveva motivo di far arrabbiare l’alfa ulteriormente, era già abbastanza infuriato.
“Aspetta,” disse la donna. “Vieni qui, credo di aver trovato una traccia.” L’uomo si fermò, poi si avviò di nuovo nella direzione opposta. Entrambi i leoni si allontanarono, seguendo la traccia che Mel aveva lasciato entrando nel bosco. Era stata dannatamente fortunata, e non aveva intenzione di rischiare di nuovo di essere catturata in quel modo. Doveva lasciare quei boschi e tornare al suo hotel. Avrebbe potuto rivedere i suoi piani solo allora.
Mel decise di arrampicarsi sugli alberi per uscire dai boschi. Gli artigli la aiutarono, permettendole di scavare la corteccia e trovare appigli per issarsi su rami robusti. Saltò di albero in albero, procedendo lentamente ma lasciando tracce del suo odore molto meno intense. Si immobilizzò quando udì un altro ruggito, diverso dal primo. Il primo ruggito del leone era stato pieno di rabbia e dolore, il richiamo di un animale determinato ad ottenere vendetta. Quell’ultimo ruggito era pieno di gioia.
Avevano ritrovato Cassie.
Viva.
Mel non lasciò che questo la fermasse. Percorse chilometri e chilometri fino a raggiungere il piccolo parcheggio nel parco nazionale vicino al confine del territorio di Luke. Sedette su un grosso ramo e aspettò qualche istante per trasformare nuovamente le sue zampe in mani umane. Non era un’operazione difficile, ma ci voleva tempo. Durante quella lenta trasformazione, tutte le articolazioni delle dita le dolevano in segno di protesta per il compito loro affidato di aggrapparsi ai rami di dozzine di alberi in una forma poco adatta allo scopo.
Era pronta a saltare giù dal suo albero quando una giovane donna uscì dal bosco sul sentiero panoramico del parco nazionale. Sembrava più giovane di Mel, forse poco più che ventenne, e aveva lunghi capelli neri e carnagione chiara. Indossava jeans, una camicetta di seta e stivaletti da trekking. Mel notò sul suo polso un luccichio argenteo, proveniente forse da un orologio o da un braccialetto.
Era strano per una donna ritrovarsi da sola nei boschi di notte. Anche Mel era lì unicamente per il suo poco nobile scopo. La donna la insospettì immediatamente, e ancor più quando tirò fuori un cellulare e lo portò all’orecchio. Mel dovette concentrarsi per sentire, ma riuscì a distinguere chiaramente le parole.
“Falle sapere che è stato un successo. La ragazza è stata riunita al branco.” Mel sarebbe rimasta pietrificata sul posto se non fosse già stata immobile. La donna parlò di nuovo. “Dovrò ordinare nuovo materiale da una congrega locale. Vladimir ha sottovalutato le mie esigenze... Capisco. Starò in guardia.” Chiuse la chiamata senza salutare.
Mel rimase sul suo albero finché la donna non si fu allontanata su una berlina grigio argento. A giudicare dalla targa, si trattava di un’auto a noleggio.
Sembrava che Cassie non fosse stata trovata, che fosse invece stata restituita. Ma che utilità poteva avere per delle streghe un leone mutaforma che nemmeno riusciva a trasformarsi? E perché una di loro avrebbe avuto bisogno di altro materiale?
Mel cercò di non dar troppo peso alla cosa. Scese dall’albero e si mise al volante del vecchio camioncino arrugginito che aveva rubato a metà strada tra il Colorado e il Wisconsin. Depennò quel parcheggio dalla lista delle possibili basi logistiche per il prossimo colpo e decise di procurarsi una nuova auto a Denver, dove alloggiava.
Era a due ore di macchina da lì. Mel cominciò a macinare chilometri, sola sulla strada con i suoi pensieri. Dopo una mezz’ora di conflitto interiore accese la radio e si mise a cantare un pezzo country molto in voga che aveva sentito quasi ogni ora nel tentativo di trovare emittenti con un segnale decente.
Quel tentativo di distrazione non funzionò. Ma riuscì ad arrivare fino a Denver senza decidere di andare a scoprire cosa volevano le streghe.
Maya aveva ricevuto la soffiata su Cassie un’ora prima. Luke impiegò venti minuti per mobilitare la squadra di ricerca e ci volle un’altra dozzina di minuti perché i suoi uomini si spargessero nei boschi. Si lasciò sfuggire un ruggito di rabbia, per il bisogno disperato di ritrovare sua sorella e di riportarla a casa. Era sparita già da troppo tempo, ma non l’avrebbe persa per sempre.
Quel suono proruppe dalla sua bocca umana, lasciando le corde vocali escoriate e doloranti. Non aveva importanza. Non c’erano dolori o sfide grandi abbastanza da impedirgli di trovare Cassie.
Luke rintracciò l’odore della sorella e ci si aggrappò, seguendolo lungo sentieri inesistenti, scavalcando rami caduti e inoltrandosi faticosamente nella boscaglia. La sua ricerca non era silenziosa – aveva spaventato i consueti abitanti della foresta portando in missione con sé tutti i predatori del suo branco. Si erano separati, setacciando i boschi in gruppi da due o tre componenti. Solo lui procedeva con altri quattro leoni. Non avrebbero lasciato il loro capo vulnerabile in quella che avrebbe potuto benissimo essere una trappola.
Tuttavia Maya si fidava della sua fonte, e Luke si fidava di Maya. Avrebbero trovato Cassie. Sana e salva.
La foresta terminava bruscamente aprendosi in una radura. Luke individuò Cassie, che si muoveva in mezzo ad un anello di funghi a soli quindici metri di distanza. Emise un altro ruggito, questa volta per la gioia incontenibile, e corse attraverso la radura, calpestando i funghi e prendendo sua sorella tra le braccia.
Cassie avrebbe voluto restituirgli l’abbraccio, ma aveva le mani trattenute da manette d’argento e i piedi legati con una corda. Affondò il viso nell’incavo del collo di Luke, e lui sentì le sue lacrime sulla pelle. “Ero così spaventata,” disse lei. “Grazie.” Parlò fra i singhiozzi, quasi senza fiato per la forza dell’abbraccio del fratello.
Luke le accarezzò i capelli biondi. Erano ridotti a una massa di nodi con l’aggiunta di qualche foglia nel mezzo, come se fosse rimasta