Название | Concludi Ciò Che Hai Iniziato |
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Автор произведения | Kathryn Lively |
Жанр | Современные любовные романы |
Серия | |
Издательство | Современные любовные романы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781802500554 |
Tutti tranne lui. Nessuno voleva scritturare Grody di Wondermancer High nelle loro commedie romantiche o thriller politici. O meglio, nessuna delle produzioni di successo.
La volontaria con la vivace coda di cavallo bionda alla Sailor Moon non incrociò il suo sguardo, ma scorreva soltanto e cliccava sul suo tablet, scuotendo la testa.
“Mi dispiace, ma qui non ci sono più stanze alle tariffe della convention”, disse lei. Se lo aspettava, visto che i biglietti per la convention erano tutti esauriti da mesi. Era logico che tutti i partecipanti desiderassero alloggiare al Plaza, vicino all'evento. Il suo errore era stato supporre che avrebbe trovato facilmente una stanza a Las Vegas dopo aver accettato all’ultimo minuto di presenziare a una reunion di Wondermancer High.
Immaginava che se avesse cercato fuori dalla Strip e da altre zone turistiche avrebbe trovato qualcosa, ma a che scopo? Sarebbe anche potuto tornare a casa a quel punto.
“Il Fitzgerald è carino, davvero”, insistette lei. “Ci sono già stata prima e...”
“Non c'è niente al Golden Nugget? Al Four Queens?” la interruppe lui. Andiamo, la gente prendeva questa città come un tornello, andava e veniva in continuazione. Doveva esserci una camera per lui da qualche parte.
No. Kait, così si leggeva sul suo tesserino della convention, gli rivolse un mite sorriso a mo’ di scusa. “C'è molto da fare questo fine settimana. Ma che dico, c’è qualcosa a Las Vegas ogni fine settimana.” La risata stupida che gli rivolse non riuscì ad alleggerire l’atmosfera. “Comunque,” proseguì lei, continuando a controllare il tablet, “se vuole posso chiamare gli hotel sulla Strip e vedere...”
“Sa cosa posso fare? Parteciperò alla reunion, poi tornerò all'aeroporto.” Si prese mentalmente a calci per non aver contattato prima nessuno degli ospiti che conosceva per scroccare un posto sul divano o sul tappeto, ma erano passati troppi anni da quando si era messo in contatto con i suoi ex colleghi. Si sentiva a disagio a chiederlo.
Avrebbe cercato di prendere un volo precedente per tornare a casa e mettersi a suo agio su una panchina imbottita al gate, se necessario. Meno tempo da trascorrere in quella città, meglio era, comunque. Troppi brutti ricordi e scendere dall'aereo quella mattina li aveva innescati tutti.
“Va bene.” Kait sembrava delusa e lui sperava che i partecipanti alla FanCon non avessero pensato di convincerlo a partecipare a un itinerario completo di comparsate, supponendo che restasse nei paraggi. Lui aveva accettato di presentarsi a questo evento solo dopo che un ex co-protagonista aveva passato settimane ad assillarlo per partecipare.
Quello che non si era sposato.
Ehi, forse Danna ha dello spazio libero sul pavimento.
No. Voglio tornare a casa una volta finito.
Dash si pizzicò il ponte nasale, per combattere il mal di testa. Era determinato a non pensare a lei quel giorno, soprattutto poiché si avvicinava quello che sarebbe stato il loro decimo anniversario di matrimonio.
“Se può soltanto dirmi in quale sala riunioni devo presentarmi e quando, lo apprezzerei”, disse lui.
“Oh. In realtà...” Kait si succhiò i denti come si fa quando si stanno per dare delle cattive notizie. “Dovrebbe prendere parte alla registrazione del KrakenCast in una delle stanze private.”
“Davvero?” Gli sembrava strano. Era venuto a questo evento, una delle più grandi convention di fan di fumetti e fantascienza/fantasy del paese, immaginando che avrebbe incontrato i colleghi ex alunni della Wondermancer High per una mini-riunione. In un auditorium. Con i fan. Forse un agente di casting presente l’avrebbe notato e si sarebbe reso conto che Dash Gregory era cresciuto troppo per quel personaggio nerd diventato uno stereotipo in ruoli di video on demand negli ultimi dieci anni. “Quindi... per farlo avrei potuto telefonare da casa e magari risparmiare qualche centinaio di dollari?”
Gli occhi di Kait si spalancarono e iniziò a parlare in fretta, come se fosse pronta a vederlo scappare. “Oh, no. Vede, ci sarà un piccolo gruppo di ospiti che parteciperanno. È uno dei nostri eventi premium per “Super Fan”. Alcuni vincitori del concorso e delle persone che hanno pagato qualcosa in più al nostro fondo di beneficenza per incontrarvi”, spiegò lei. “Ci aspettiamo una quindicina di persone che hanno acquistato i biglietti e so che sono entusiasti di vedervi.”
“Capito.” Quanti di quei titolari di biglietti possedevano degli studi di registrazione?
Un altro ex bambino attore, Beck Taylor, che vent’anni prima aveva interpretato il ragazzo prodigio specializzando in un gruppo di severi ufficiali spaziali in Project: Jupiter, ospitava e produceva la serie di podcast. Dash aveva controllato il sito prima di accettare di comparire. Beck rivendicava decine di migliaia di abbonati, ma ciò non significava che tutti ascoltassero ogni singolo episodio. Né garantiva agli ascoltatori il potere di riportarlo in televisione in un ruolo da protagonista.
Era improbabile, in ogni caso. Dash cercò di ricordare l’ultima volta che aveva visto Beck in un film importante o in una serie televisiva di alto livello. Era sciocco pensare che KrakenCast potesse funzionare come trampolino di lancio.
Avrebbe dovuto dire di no. Poteva ancora squagliarsela, dire di stare male, ma la gente lo aveva riconosciuto. Se si fosse sparsa la voce che aveva abbandonato quella riunione, organizzata per beneficenza, avrebbe rischiato un altro duro colpo alla sua reputazione.
“Va bene, pazienza”, gemette lui e chiese le indicazioni e un programma. Voleva chiuderla, e al più presto, quindi forse sarebbe stato meglio sopportare un’intervista di fronte a una manciata di ospiti. Appena Beck avrebbe firmato, lui sarebbe saltato su un taxi per McCarran, poi, se tutto fosse andato per il verso giusto, sul primo aereo per tornare a casa.
Doveva solo trascorrere un’ora a rivivere il divertimento e le fissazioni con i suoi ex colleghi di cast, e cercare di non rabbrividire ogni volta che qualcuno avrebbe menzionato Gabby.
Grazie a Dio lei non doveva partecipare a quella cosa. Come avrebbe reagito nel vederla di persona dopo tutti quegli anni? Un tempo sarebbe scappato via con rabbia da lei, collegando la sua infelicità alle azioni di lei. Il tempo, però, lo aveva ammorbidito, e ora probabilmente sarebbe rimasto calmo. L’amava ancora, ma col cavolo che le avrebbe permesso di vederlo così: al momento disoccupato ed emotivamente distrutto, mentre fingeva che tutto nella sua vita andasse alla perfezione.
Lei meritava di meglio. Entrambi lo meritavano.
* * * *
A Gabby non dava mai fastidio quando i fan di Wondermancer High la chiamavano con il nome del suo personaggio. Era pronta a sentire le persone che chiedevano a “Tula” autografi e foto, e dopo la sua prima ora come celebrità nello stand di ExStream la sua mano iniziava ad avere i crampi a causa di tutte le firme. L’entusiasmo generale per il suo vecchio spettacolo sorprese anche lei. Aveva firmato una discreta quantità di prodotti promozionali all’apice della sua popolarità, e un decennio dopo era stupita di come le persone conservassero i gadget e le copertine delle riviste.
Una ragazza - forse poco più che adolescente, una spanna più alta di lei - si avvicinò vestita esattamente come il suo personaggio. A partire dalle spesse trecce che incoronavano la testa, la gonna scozzese grigia e la camicetta gialla con lo stemma della scuola Wondermancer, fino ai calzini con i risvolti in pizzo e le lucide Mary Jane rosse, quella fan avrebbe potuto lavorare come sua sostituta all’epoca.
“Adoro i tuoi capelli”, disse Gabby mentre firmava il libro degli autografi aperto su una pagina bianca. “Dev’esserci voluta un’eternità per farli.” Aveva indossato una parrucca a partire dalla seconda stagione, dopo che un incidente durante le riprese di una scena con i fuochi d’artificio le aveva quasi bruciato le trecce. Aveva dimezzato il tempo per il trucco, rispetto ai co-protagonisti che sopportavano ore di sedute