Название | Bollettino del Club Alpino Italiano 1895-96 |
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Автор произведения | Various |
Жанр | Книги о Путешествиях |
Серия | |
Издательство | Книги о Путешествиях |
Год выпуска | 0 |
isbn |
Tutti riuniti, i suoi scritti formerebbero certamente diversi volumi di molta importanza, specialmente se fosse possibile radunare anche quelli pubblicati sui periodici nostrani e stranieri. Vedrebbero allora gli Alpinisti Italiani qual mole enorme di utile lavoro, quante nobili iniziative, quante opere generose, Egli ha predicate, che ancor non hanno potuto avere completa attuazione nelle nostre Alpi; quanto potente fosse l’amore che quest’uomo portava alla nostra Istituzione, il cui progresso fu scopo di tutta la sua vita.
Allorchè il Padre Denza si fece iniziatore degli Osservatori meteorologici in montagna, Egli tosto accorse a sostenere, ad aiutare quella ardita iniziativa, offrendo generosamente e l’opera e l’obolo suo, sì che l’illustre scienziato non dimenticò mai di segnalare nei suoi scritti e nei suoi discorsi, l’aiuto che il generoso Inglese gli aveva dato nell’impianto delle stazioni di Belluno, di Casteldelfino, di Valdobbia, di Domodossola ed altre.
Ed il senatore Torelli al Congresso Alpino tenutosi a Bormio nel 1873, rendeva grazie egli pure al Budden, d’essere stato dei primi ad aiutare l’impianto dell’Osservatorio Meteorologico alla IVª Cantoniera dello Stelvio.
Nè minor fortuna ebbe il padre Filippo Cecchi, direttore dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze, quando a lui si rivolse, per stabilire nell’Appennino Toscano una rete di tali osservatorî che in breve volger di tempo, mercè l’aiuto che Egli ne diede e come privato e come Presidente della Sezione Fiorentina, poterono iniziare utili studi.
Amante sincero d’ogni progresso scientifico, quando seppe che il Padre Denza voleva tradurre in lingua italiana un libro del Whymper sui barometri aneroidi, e che difficoltà finanziarie facevano ostacolo a quel progetto, pagò del suo i diritti d’autore onde rendere possibile la traduzione, che per la morte dell’insigne scienziato non potè portarsi a compimento.
Così Egli proclamava coi fatti come la scienza debba essere sorella all’alpinismo e che le associazioni alpine debbono avere uno scopo eminentemente educativo, onde lo vediamo darsi a tutt’uomo per l’impianto delle Biblioteche del Club, recar buon numero di volumi alla prima filiale della nostra istituzione in Aosta e sollecitarne l’invio dai suoi connazionali; altri portarne all’Ospizio del Piccolo S. Bernardo, a Cogne, a Valtournanche, ai principali alberghi di montagna, alle guide, ecc....., mentre arricchiva di opere pregevolissime e di valore quelle della Sede Centrale, della Sezione di Firenze, di Agordo, ecc....., facendo sempre qualcosa anche per altre Sezioni nel lungo volger d’anni, dalla fondazione del Club ad oggi.
Animo educato al bello ed al buono, se per lui la scienza doveva essere compagna dell’alpinismo, non dimenticava però l’arte che considerava ausiliaria potente. Entusiasta dei monti, innamorato dei ghiacciai, di quelle immense distese di nevi, le quali, benchè non fossero state campo alle sue gesta, per lui non avevano segreti, avendole ammirate un infinito numero di volte, in ogni ora del giorno, inondate di luce, o coll’infuriar della bufera, all’alba ed al tramonto, silenziose o solcate da tuonanti valanghe, rimpiangeva soventi che i nostri artisti non studiassero quelle scene potenti, perchè riteneva sarebbero stati d’aiuto alla nostra causa. Più d’una volta in numerosi scritti insistette perchè principiassimo ad occuparci seriamente di quest’importante argomento, trovava anzi «un fatto piuttosto strano che in questo ramo d’attività il C. A. I. siasi lasciato prendere il passo dai Clubs Alpini Inglese, Austriaco e Svizzero, e che in nessuno dei diversi congressi si sia tentato di riunire una collezione di quadri alpini, affine di coltivare in tal senso la passione delle montagne nel pubblico, creando una vera scuola d’artisti che ci rendessero in modo vero i monti, mettendo al bando quella pittura di fantasia che ce li ha spesso rappresentati sotto aspetti imaginari» e combattendo così anche l’eccessivo verismo di questi tempi.
Lavoratore instancabile, fino agli ultimi suoi giorni era solito dedicare tutte le ore del mattino a compilare articoli per le nostre pubblicazioni, per quelle dei Clubs esteri, o pei giornali quotidiani, e nel pomeriggio si dedicava alla lettura, specialmente di libri e giornali stranieri.
Nelle opere sue si scorge come Egli avesse dell’apostolo l’ampiezza delle idee e la pertinacia nel predicarle, nel sostenerle, com’Ei vedesse tutto possibile quando con buona volontà e costanza ci fossimo accinti al lavoro, e non si sgomentasse mai allorchè le sue proposte venivano ritenute speranze da sognatore, anzi proseguisse imperterrito con ardore di neofita il suo cammino, riescendo in questi ultimi anni a vedere attuato parte del suo vastissimo programma e molte altre sue proposte avviarsi esse pure per la buona strada.
Benchè da tanto tempo avesse posto dimora fra noi, pure conservava intenso, vivissimo l’affetto alla patria sua e non lasciava passare occasione per informarci di quanto i suoi connazionali compivano d’utile, di buono, ed in che fossero a noi superiori.
Era solito dire che l’alpinismo aveva avuto la virtù di farlo diventare oratore, ed in tutti i congressi, nelle assemblee, ai pranzi sociali, la simpatica e franca sua parola risuonava gradita sempre, portatrice d’idee pratiche, d’alto criterio, d’entusiasmo per quanto riusciva a decoro del Club.
Originalissime erano le sue concioni, ognuna delle quali rappresentava un’idea che voleva ribadirci in capo, dette con una cadenza di voce, con una pronuncia tutta speciale che tradivano la sua origine, ma davano alle sue parole un non so che di vibrato, di squillante, d’energico. Caratteristica indimenticabile di molti suoi discorsi erano certi scatti curiosi d’informe ma franca eloquenza, che gli permettevano di spiattellarci a bruciapelo, curando solo che ben comprendessimo quanto voleva dirci, verità crude, crude, che da altri dette, che non fosse l’apostolo dell’Alpinismo, avrebbero urtata la suscettibilità di non pochi.
Carattere adamantino, sempre eguale, elevato sempre, solo rare volte e quando si sentiva fortemente contrariato s’indispettiva ed allora, rosso in viso, con fierezza, battendo il piede in terra soleva esclamare: «Sono inglese!» per farci comprendere che tosto o tardi voleva riuscire nel suo intento.
Entrato a far parte del C. A. I. nei suoi primordi (1865), veniva nel 1866 eletto a membro del Consiglio Direttivo, carica che, salvo breve intervallo, mantenne sino alla morte.
Nel 1866 propugnò ed aiutò l’impianto della Sezione di Aosta, ne sorresse i primi passi, ed allorchè colla morte del canonico Carrel e di tanti altri volonterosi essa minacciava di cadere, Egli accorse, ne promosse la fusione col «Cabinet littéraire» e con dono di quadri e di libri ne abbellì le sale e v’iniziò una specie di museo, destinato a raccogliere i prodotti minerali e delle principali industrie della vallata. Alle sedute che allora presiedette sospinse calorosamente giovani e vecchi ad aiutare con tutte le loro forze il risorgere della più vecchia Sezione del Club, ch’Ei voleva destinata a rendere servizi importanti a tutta l’estesa regione che la circonda. Fu in quelle memorande sedute, che risorta a nuova vita, la Sezione d’Aosta proclamava il Budden suo Presidente Onorario.
Presiedette pure il comitato formatosi per attuare il progetto di riparare la mulattiera e tracciare un sentiero che salisse al Col Fenêtre in Valpellina, comitato che ottenne dalle Autorità svizzere, il compimento dell’opera sul versante di Val di Bagnes.
Ai suoi aiuti morali e finanziari è dovuta la esecuzione del sentiero che attraversa il Colle di Valcornera, quello del Tournalin, la costruzione di un «pavillon» sul Pic Sismonda e di tutte le capanne della Sezione, la pubblicazione di un album ove sono illustrate la Valpellina, la Valgrisanche e le Valli di Cogne e Rhême, fattasi per sottoscrizione, in capo alla quale Egli figura per lire 200, la fondazione della Scuola di Agricoltura, della Scuola per le Piccole Industrie e della nuova Società d’Apicoltura, ecc. ecc., tanto che il Comizio Agrario di Aosta che aveva avute da lui sì larghi incoraggiamenti nel 1871 lo nominava suo Presidente Onorario e l’anno successivo il Consiglio Comunale di detta Città credette dover suo concedergli la cittadinanza onoraria1.
Nel 1869 con Felice Giordano, Giovanni Battista Rimini ed Igino Cocchi fondava in Firenze un’altra Sezione del Club Alpino, che presiedette poi sino ai suoi ultimi giorni e
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A questo proposito ci sembra opportuno riferire testualmente la deliberazione Consigliare presa in data 20 maggio 1872, la quale enumera i preclari titoli di benemerenza del Budden a riguardo della Valle d’Aosta.
«Considérant que M.r Budden n’a cessé, depuis qu’une bonne étoile et son goût du beau le conduisirent dans nos montagnes, de vouer un intérêt particulier à la Vallée et principalement à cette Ville où il a établi une Succursale du Club Alpin, de laquelle il est le digne Président honoraire et l’âme vivante; qu’il cherche sans cesse à faire connaître la beauté de nos sites et la majesté de nos pics gigantesques et à nous attirer les touristes et les voyageurs, tant par ses nombreuses relations particulières que par la voie du journalisme; que, dans ce but, il est toujours là à suggérer de bonnes directions à nos hôtels et des conseils pratiques à nos guides; qu’à son initiative ed à sa persévérante bonne volonté sont dues les améliorations au pavé et aux promenades de Courmayeur, la construction de la grotte d’abri au Mont-Cervin, la prochaine construction d’une cabane au Col Sismonda, le chemin du Tournalin, etc.;
«Qu’il ne se contente pas d’étudier et de nous communiquer avec une amitié constante tous les moyens propres à nous attirer les étrangers et les amis de la belle, riche et variée nature de nos montagnes, mais qu’aux conseils, il joint toujours l’aide puissant de ses libéralités, témoin la belle part qu’il prend à toutes le souscriptions, le prix qu’il a établi pour l’inventeur du meilleur système de reboisement de nos forêts, cette collection d’ouvrages, de cartes géographiques, d’itinéraires, de dessins, de lithographies et ce beau portrait en grand de notre compatriote regretté M.r le Chanoine Georges Carrel qui ornent et embellissent notre salle du Club;
«Que tous ces mérites sont des titres à notre reconnaissance et constituent le vrai citoyen;
«Ce Conseil, voulant consacrer, par un acte légal, la manifestation de l’opinion publique et de ses propres sentiments,
«A délibéré, à l’unanimité des suffrages, de conférer à M.r le chevalier Budden le titre honorifique de
«Préalable lecture, la présente a été signée comme suit.