Название | Racconti politici |
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Автор произведения | Ghislanzoni Antonio |
Жанр | Зарубежная классика |
Серия | |
Издательство | Зарубежная классика |
Год выпуска | 0 |
isbn |
VII
La voce di Gregorio si era fatta roca – i muscoli neri delle sue braccia si erano gonfiati. Don Remondo con accento di compassione e di benevolenza si studiava di moderare quegli impeti appassionati.
– Sentite, don Remondo – riprese il vecchio col suo energico accento – io credo che la mia anima andrebbe dannata se prima di morire non facessi qualche cosa anch'io per aiutare la giustizia di Dio. Se si è fatta la guerra ai tedeschi, vuol dire che i tedeschi ne devono aver fatte tante e poi tante a noi poveri italiani, che finalmente anche quel lassù si è stancato. Le ho sapute tutte… A me la figlia… a quest'altro la moglie… dei poveri innocenti mandati alla forca… bastonate a dritta e a sinistra… centinaia di individui morti nelle prigioni… E senza andare lontano… da noi… nella nostra piccola valle… quali orrori… quanti assassinii!.. Basta! Il secondo quarantotto è venuto… Hanno dovuto andarsene un'altra volta… dai nostri paesi… ed io – vedete maledizione! – io… nel cinquantanove, non sono arrivato in tempo… E voi ci avete avuto un po' di colpa, don Remondo… Mi dicevate: «aspetta, Gregorio!.. non è tempo di partire… non è tanto facile passare il confine… Garibaldi verrà su da Varese… quanto prima egli dovrà passare per Como, e allora noi andremo ad arruolarci con lui!» Sicuro ch'egli ci è passato per Como, Garibaldi!.. e poi si è portato a Lecco… e noi… bel da fare!.. siamo corsi laggiù per farci iscrivere… e abbiamo avuto il nostro fucile quando non c'era più modo di adoperarlo! E loro le avevano già amministrate le loro pillole di piombo… si erano battuti a Laveno, a Varese, a San Fermo… mentre noi, gira di qua, gira di là, daghela avanti un passo… caricate le armi – un bel giorno vengono a dirci: fermo, signori!.. alto!.. non c'è più guerra… hanno capitolato… hanno accomodato l'armistizio… la diplomazia… l'accidente che li fulmini tutti…! E dopo alcuni giorni – vi ricordate, don Remondo?.. noi eravamo a Lecco a fare il diavolo sulla piazza – e quel signore di Tirano colla barba rossa ci ha rimandati al paese con queste belle parole: basta! quel che ho fatto, ho fatto, e quel che voi non avete fatto, lo faremo noi! – (Col tempo e colla paglia!..) Dio! le belle parole! Ma intanto…! Intanto daghela avanti un passo come i gamberi… ed io sono tornato al paese con quel gusto!.. Oh! non sarà così questa volta… ve lo prometto io… Questa volta non si perderà il tempo a piantar delle carote… e dovranno lasciarci fare… perdio! La vuol esser l'ultima, don Remondo! Ci venite voi? Ebbene: non bisogna perder tempo… Preparare i nostri arnesi, e via tutti quanti!..
VIII
In quel momento Ernani rientrava nel cortile tutto affannato. Quel gracile fanciullo di sedici anni, giuocando cogli altri contadinelli, si era fatto tutto rosso – le sue guancie diafane stillavano come il muro di una cantina.
– Diamine!.. Mi vai tutto in sudore, figliuolo mio! Ci vuol altro… ci vuol altro! Con Garibaldi bisogna marciare! Venti… qualche volta trenta miglia al giorno… e a gamba levata!
– Oh! non dubitare, papà Gregorio! – rispose il fanciullo – io non ho paura delle marcie.
– E degli schioppi… avrai tu paura? chiese don Remondo accarezzando il fanciullo collo sguardo.
– Degli schioppi…! Ma ne avremo anche noi degli schioppi, non è vero, papà Gregorio?..
– Per noi due il governo non avrà da far spese… c'è tutto… Gli schioppi, le baionette, il sacco, le cartuccie… Questa volta ci siamo provveduti in tempo…
– Ma dunque? andremo proprio con Garibaldi? domandò il fanciullo saltando al collo del vecchio.
– Sicuro che ci andremo…
– Quando?
– Quando… quando!.. Bisogna domandarlo a lui… a don Remondo… Ci capisco io qualche cosa di queste gazzette?.. Là! fatemi il favore, don Remondo… tornate un po' a leggere il proclama di Garibaldi!
– Ma finora non ci sono proclami – rispose il prete – non sono che notizie da Caprera… dei si dice…
– Ma… dei si dice…! come nel cinquantanove! E mentre quegli altri si battevano, noi stavamo qui a masticare dei si dice!.. Ernani: va a dormire!
– A dormire!.. Così presto?.. Ma io non ho sonno…
– Va a dormire, ti dico: domattina verrò a svegliarti di buon'ora… e andremo tutti e due… dove s'ha da andare…
– Da Garibaldi!.. esclamò il fanciullo battendo le palme.
E di nuovo saltò al collo del vecchio; poi, senza dire parola, Ernani s'avviò alla cucina, salì per una scaletta di legno e disparve.
– Che vuol dire questa novità? – domandò il prete – se n'è andato senza salutarmi!
– Quel ragazzo aveva voglia di piangere… Io l'ho capito… Oh! non dormirà questa notte… il povero figliuolo!
– Ma dunque… anche lui… ha una gran voglia di andare alla guerra! A quell'età! E si può dire che egli non sa nemmeno cosa siano quei maledetti che a noi hanno fatto tanto male!
– Ditemi un po', don Remondo