Название | La favorita del Mahdi |
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Автор произведения | Emilio Salgari |
Жанр | Зарубежная классика |
Серия | |
Издательство | Зарубежная классика |
Год выпуска | 0 |
isbn |
— So che si chiama Abd-el-Kerim il prode, e ciò mi basta.
— Ti dirò allora che quell’uomo è promesso a una donna, che questa donna, che trovasi presentemente a Chartum, si chiama Elenka, e che Elenka è mia sorella!
— Tu menti! esclamò l’almea, saltando innanzi come una leonessa ferita.
— Te lo giuro, Fathma. Abd-el-Kerim, quando era di guarnigione a Chartum s’innamorò di mia sorella e chiese la sua mano. Appena finita la campagna contro il Mahdi egli la sposerà ed io diverrò suo cognato.
— Tu menti! Tu menti! ripetè l’almea con maggior forza. Quale scopo hai per inventare simili calunnie?
— Quello d’aprirti gli occhi, di conservare lo sposo a mia sorella e di offrirti la mia mano poichè ti amo Fathma, e immensamente.
L’almea fece un gesto di disprezzo, gli volse le spalle per allontanarsi, ma il greco non era un uomo da scoraggiarsi, nè da lasciarsi sfuggire così facilmente la preda che con tanta impazienza aveva atteso. Gli si mise dinanzi risoluto a impedirglielo, all’uopo di usare la forza.
— Odimi, Fathma, diss’egli. Ho giurato di farti mia, dovessi perdere ambe le braccia e anche le gambe, dovessi venire ucciso. Tu sei bella e mi hai affascinato; tu sei povera e io son ricco; tu sei maomettana e io sono greco ma mi farò, se vuoi, maomettano. Perchè non vuoi esser mia?
— Perchè amo di già un altro uomo.
— Ma tu non puoi prestar fede ad Abd-el-Kerim; ti tradirà, ti schianterà il cuore e più presto di quello che tu abbi a crederlo. Bada a me, che lo conosco a fondo quell’arabo; è un miserabile, è di più un vile!
Una fiamma di sdegno e di collera salì in volto all’almea; tese le mani chiuse verso il greco con gesto minaccioso.
— Taci! Taci, insensato! esclamò ella con violenza. Abd-el-Kerim è un eroe.
— Sì, eroe, perchè ebbe la fortuna di abbattere un povero leone, disse Notis con ironia. Bella prodezza in fede mia!.... Fathma, è ora di finirla. Abbiamo parlato anche troppo, senza nulla concludere.
— Ma che vuoi infine?
— Voglio portarti con me, lontano da questo campo e farti mia, lo capisci Fathma, farti mia a dispetto di Abd-el-Kerim. Verrai tu?
— Giammai! esclamo l’almea con forza.
— Ira di Dio! Dimmi il perchè? disse Notis furibondo.
— Perchè ti odio e ti disprezzo. Vattene!....
Il greco lanciò una bestemmia ed alzò le mani come per abbracciarla. L’almea fece un salto indietro, ponendo la dritta sul pugnale.
— Non toccarmi, maledetto! gli disse con voce sibilante per l’ira.
— Guarda, Fathma, noi siamo soli, la foresta non ha abitante alcuno, e io sono risoluto a farti mia. Non opporre resistenza veruna, se vuoi che non diventi feroce come una iena.
Egli si slanciò addosso all’almea che tornò ad indietreggiare traendo il pugnale. I suoi occhi si ingrandirono stranamente e il volto prese una espressione di indomita fierezza.
— Non toccarmi! gli disse cupamente. Se tu muovi un passo verso di me, ti assassino!
Il greco si mise a sogghignare, ma non s’avanzò nè toccò le sue armi. Egli girò lo sguardo attorno, tese per alcuni istanti l’orecchio, poi accostò le mani alle labbra e mandò un acuto fischio. Un fischio eguale vi rispose quasi subito.
— A noi due, ora, Fathma, disse poi. Per quanto tu sii forte e per quanta resistenza opporrai, Takir ti porterà via.
— Vigliacco!
— Io ti amo e voglio farti mia,
— Miserabile, io ti abborro!
— E io ti amo. Avanti Takir!
L’almea faceva un salto da invidiare un leone e tentò fuggire, ma un negro di statura colossale, l’ordinanza di Notis, sbucando improvvisamente dai cespugli vicini, le sbarrò la via. Ella gettò un urlo di rabbia e indietreggiò fino al tronco di un palmizio col pugnale alzato.
— Addosso Takir, gridò il greco, facendosi innanzi colla scimitarra in mano.
Il nubiano s’aggrappò all’estremità d’un ramo di tamarindo, si sollevò in aria con una spinta e venne a cadere addosso a Fathma prima che questa avesse tempo di evitarlo. Egli l’afferrò fra le vigorose braccia alzandola da terra.
— Sta cheta, mugghiò egli stringendola così fortemente da farle crocchiar le ossa.
— Aiuto! a me Abd-el-Kerim! urlò la povera almea, dibattendosi disperatamente.
Ella cacciò il pugnale in un braccio del negro che si coprì tosto di sangue, ma Notis le afferrò i polsi e glieli torse tanto da farle abbandonar l’arma. I due uomini si misero a trascinarla verso il folto della foresta.
L’almea gettò un secondo grido, un grido di furore e di dolore.
— Lasciatemi maledetti! Aiuto! Aiuto!
Si udì un calpestio precipitato, un fragor di sciabole e uno scricchiolio di rami furiosamente schiantati. Abd-el-Kerim rosso d’ira, con una frusta nella dritta e una pistola nella sinistra, apparve, e dietro a lui Hassarn e l’intera compagnia dei basci-bozuk. Egli si scagliò in un lampo sui due assalitori.
— Miserabile! ruggì egli, sferrando Notis in faccia.
Il nubiano fu lesto a sparire sotto gli alberi, ma il greco si volse, caricando l’arabo colla scimitarra in pugno. Hassarn ebbe appena il tempo di arrestargli il braccio.
— Ah! esclamò Notis, con indefinibile accento d’odio. Sei qui traditore!
Cercò una seconda volta di gettarsi sul rivale, ma il turco lo disarmò e lo respinse violentemente, puntandogli una pistola sul petto.
— Se tu ti muovi, gli disse minacciosamente Hassarn, sei morto.
— Tutti contro di me, codardi! gridò Notis fuori di se.
— Basto io solo per punire un vigliacco tuo pari, disse l’arabo con disprezzo. Notis, qui uno dei due vi lascierà le ossa.
Fathma, che si era subito rizzata in piedi s’avvicinò ad Abd-el-Kerim.
— Grazie mio prode amico, le disse con voce commossa.
— Fathma, mormoro l’arabo non meno commosso, ringrazia Allàh che mi fece giungere in tempo per salvarti. Ma quell’uomo là, non ti oltraggierà più mai, poichè fra pochi minuti io l’ucciderò.
— Uccidi tuo cognato, disse Notis sogghignando.
— Taci!…
— Ed Elenka mi vendicherà, quando sarà diventata tua moglie.
— Non bestemmiare per Allàh! Se v’era un filo io l’ho spezzato e per sempre.
— Fathma, guardati da quest’uomo che tradì mia sorella.
L’arabo strinse i pugni. L’almea lo prese per le mani e volgendosi verso Hassarn e l’intera compagnia dei basci-bozuk.
— Io dò a quest’uomo la mia mano, il mio sangue e la mia vita! diss’ella.
Abd-el-Kerim la strinse fra le braccia e stettero così abbracciati per qualche minuto durante il quale Notis continuò a sogghignare, poi si separarono.
— Fathma, disse l’arabo. Va con questi soldati che ti accompagneranno alla tua dimora. Io e Hassarn qui restiamo a giuocare la nostra vita contro quella di quel vigliacco. Prega Allàh e il Profeta per noi.
L’almea