Название | I Cowboy Di Carla |
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Автор произведения | Bella Settarra |
Жанр | Вестерны |
Серия | |
Издательство | Вестерны |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9781802500301 |
Waltz Across Texas: Billy Talmadge
Advil: Pfizer, Inc.
Xerox: Xerox Corporation
Capitolo Uno
Erano trascorsi un paio di giorni difficili quando Carla Burchfield alla fine decise di concedersi una notte di sonno decente in un letto degno di questo nome.
Le luci soffuse del Melrose Motel parevano ammiccarle e lei sospirò quando trovò l’ingresso e lasciò cadere le valigie sul tappeto logoro della reception polverosa.
“Quanto tempo si trattiene?” Il vecchio signore dietro il bancone sembrava annoiato e puzzava di fumo di pipa stantio.
Carla si guardò intorno nell’edificio fatiscente. Non era per niente accogliente, ma la prospettiva di un vero letto lo rendeva il posto più invitante della terra. “In realtà non ne sono sicura. Posso pagare soltanto per stanotte e poi decidere?” Sollevò un po’ la visiera del berretto, cercando di assicurare all’uomo che non c’era nulla di ambiguo o sospetto in lei. In effetti, il cappello nascondeva i suoi capelli unti e spettinati tanto quanto tentava di camuffarla.
Il vecchio si grattò i capelli bianchi e annuì. “Sicuro. Venti dollari per la stanza. Se domani vuole fare colazione c’è una tavola calda dall’altra parte della strada.”
Carla annuì e gli consegnò il denaro. Aveva notato il bar lungo la strada ed era rimasta delusa di trovarlo chiuso. Erano quasi le dieci e il posto era deserto.
“C’è un altro locale aperto dove poter mangiare?” chiese speranzosa.
L’uomo scosse la testa. “No. Non abbiamo molte persone che passano da qui, quindi non ce n’è bisogno.”
Sicuramente riusciva a capire perché!
Seguì le indicazioni dell’uomo per la sua stanza, delusa ma non del tutto sorpresa. Il suo stomaco brontolò, ricordandole che non mangiava da mezzogiorno. Aveva un paio di barrette al cioccolato nella borsa e un sacchetto di patatine che avrebbero potuto sfamarla fino al mattino. Si tolse il cappello dalla testa non appena fu sola, facendo cadere i lunghi riccioli scuri intorno alle spalle. Non vedeva l’ora di fare una bella doccia e di lavarsi i capelli. Trovò la stanza e aprì rapidamente la porta.
La prima cosa che notò fu il letto. Era un materasso singolo, e il piumino sembrava piuttosto logoro e sbiadito, ma le faceva cantare il cuore. Lasciò le valigie, chiuse a chiave la porta e saltò sul letto. Era duro, ma non quanto il terreno su cui aveva dormito la notte precedente o la panchina del parco la sera prima. Aveva trascorso la prima notte in treno, che era più comodo, ma non aveva osato addormentarsi.
Quel letto sembrava sontuoso e accogliente e chiuse immediatamente gli occhi. Il sollievo le percorse tutto il corpo e sprofondò nel materasso bitorzoluto.
Doveva essersi addormentata perché, quando più tardi aprì gli occhi, trovò la stanza immersa nella totale oscurità. Anche la luce fioca che giungeva dalla strada quando era arrivata adesso era spenta. Cercò rapidamente l’interruttore della luce prima di togliersi i vestiti e si lavò nel lavandino in un angolo della stanza. Il bagno più vicino era in fondo al corridoio, ricordava, e mentre andava a cercarlo indossò una camicia da notte, facendo attenzione a chiudere a chiave la porta quando uscì.
Non appena tornò nella sua stanza, frugò nella borsa alla ricerca del diario, su cui scrisse mentre divorava gli snack. Persino le patatine fecero ben poco per alleviare i brontolii del suo stomaco vuoto, e non vedeva l’ora di fare un pasto decente al mattino. Era stata così impegnata ad allontanarsi da Sheridan che non si era preoccupata di fermarsi per mangiare come si deve. Aveva afferrato tutto ciò che poteva in qualunque stazione si era ritrovata prima di saltare sull’ennesimo treno. Immaginava di essere arrivata abbastanza lontana, e sperava che Jerome e la sua banda non avrebbero pensato di cercarla in Sud Dakota, figuriamoci in un posto minuscolo come quello. Era molto fuori mano e aveva camminato per ore da quando aveva lasciato la piccola stazione ferroviaria a svariati chilometri di distanza.
Si arrampicò sul letto e assaporò la sensazione delle coperte contro il corpo stanco. La morbidezza del cuscino e il fresco delle lenzuola di cotone la circondavano in una sensazione che non si era più concessa da quella notte terribile.
La sua mente vorticò mentre ricordava lo sguardo sul viso di Jerome Pearson mentre celebrava il successo con Quinn Mason e Steve e Oliver Hutchings. Si erano vantati dell’espressione terrorizzata apparsa sul viso del Signor Roberts quando avevano estratto i coltelli e l’avevano obbligato ad aprire la sua cassaforte e tirare fuori i soldi. La farmacia aveva fruttato loro quasi quarantasettemila dollari e stavano progettando di dividerli in quattro. Il problema era che erano stati così impegnati a bere per festeggiare il loro successo che nessuno era ancora stato in grado di contare i soldi, figuriamoci di custodirli.
Carla aveva visto un lato del suo ragazzo che non aveva mai immaginato, e in quei pochi secondi il suo amore e la sua adorazione si erano trasformati in odio e disgusto. Non era altro che un comune ladro a cui piaceva tormentare gli anziani, minacciando le loro vite se non avessero consegnato i soldi per cui avevano lavorato così duramente. Carla conosceva il Signor Roberts da diversi anni e lo aveva confortato al funerale di sua moglie. Betty Roberts era stata per lei una buona amica quando era arrivata a Sheridan, e per un po’ le aveva anche dato un lavoro.
Quando gli uomini erano stati così ubriachi da addormentarsi, aveva colto l’occasione per afferrare i soldi e scappare. Quei soldi erano del Signor Roberts e lei doveva solo trovare un modo per restituirli senza finire nei guai. Sapeva che Jerome e i suoi amici l’avrebbero uccisa se l’avessero raggiunta, ma doveva fare qualcosa. Il Signor Roberts non meritava tutto quello e lei era determinata ad aiutarlo.
I ricordi di quella notte le riempirono i sogni e la sua mente era piena di terribili memorie quando si addormentò di nuovo.
Quando si svegliò si sentiva molto meglio. Erano già le otto e mezzo passate e sorrise guardandosi intorno nella stanzetta. Era molto spartana, con solo una vecchia sedia di vimini in un angolo e una cassettiera ancora più vecchia contro una parete. La moquette era consumata e la carta si stava staccando dalle pareti, ma a Carla sembrava lussuosa. Anche l’odore di umidità e muffa che aleggiava pesantemente nell’aria non era sufficiente a guastare il suo umore.
Si sentì come rinata dopo aver fatto la doccia ed essersi infilata gli abiti puliti, poi afferrò le borse e si diresse verso la piccola tavola calda per fare colazione. L’odore all’interno del locale gli sembrò il paradiso, e quando vide le dimensioni della porzione che le era stata data il suo cuore sussultò. Divorò l’enorme colazione insieme a due teiere e alcune fette di pane tostato.
“Sembra che tu sia a digiuno da una settimana.” La signora paffuta dietro il bancone sorrise.
Carla non aveva intenzione di dirle quanto tempo era passato da quando aveva fatto un pasto decente, così si limitò a sorridere e continuò a mangiare. Era una ragazza piuttosto robusta e probabilmente poteva permettersi di perdere qualche chilo, ma c’era sicuramente un limite al tempo che una donna poteva stare senza cibo.
Le due borse erano appoggiate sulla panca accanto a lei, una contenente i pochi vestiti che aveva messo insieme e l’altra i soldi. Aveva infilato il diario in uno dei borsoni, sperando che sembrasse poco appariscente, e lo stava custodendo con la propria vita. Fino al giorno precedente ciò aveva significato non dormire serenamente nel caso qualcuno avesse cercato di prenderlo da sotto la sua testa, dove lo aveva usato come cuscino mentre la cinghia era strettamente avvolta intorno al suo polso. Era per questo che aveva dormito così profondamente la notte appena trascorsa, supponeva.
“C’è una banca qui vicino?” chiese alla donna, quando le portò via il piatto.
“A circa mezzo miglio di distanza”, rispose lei con un sorriso. “Abbiamo un ufficio postale in fondo alla strada, ma questo è quanto. La gente di solito non si ferma qui, passa soltanto in macchina.”
Carla annuì. Quando era arrivata la notte precedente aveva cercato le varie attività