Название | La Spia |
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Автор произведения | Juan Moisés De La Serna |
Жанр | Приключения: прочее |
Серия | |
Издательство | Приключения: прочее |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835407898 |
– Che cosa? – chiesi un po’ confuso.
– Il suo paese è in guerra! – mi disse quella persona.
– In guerra, ma cosa dice? – Chiesi sorpreso, pensavo di aver capito male.
– E in quanto militare, non può stare in strada – continuò a dire.
– No, non ero per strada, io stavo venendo qui…
– Chi se ne frega! Sta invadendo il nostro paese, e per questo che è in arresto.
– Invadervi? Con cosa, la mia valigetta e il mio cappello? – dissi sorpreso, non capivo quello che stava accadendo, ho anche pensato che stessi fraintendendo quello che mi diceva, cosa poco credibile, dato che avevo già testato più volte la mia conoscenza della lingua.
– Meno battute! Qui sono tutti sospettati fino a prova contraria, lei è in attesa di una corte marziale!
– Ma cosa dice? Mi hanno detto di presentarmi al Comando Centrale.
– Le hanno detto? Chi glielo ha detto? – mi chiese molto seriamente.
– Beh, ho ricevuto ordini da Washington.
– Bene, me li faccia vedere! – richiese impaziente.
–Non li ho con me, stavo solo facendo quello che mi è stato ordinato, in nessun momento mi è stato detto di mostravi alcun documento.”
– Sì, lo dicono tutti! Non sanno quello che fanno, eseguono gli ordini. Non è la prima spia che abbiamo dietro le sbarre.
– Spia? – chiesi sorpreso, mi aveva chiamato spia, non potevo crederci, era davvero un malinteso.
– Certo! O pensa che l’abbiamo rinchiusa per ammirare le nostre strutture dall’interno? Finché il nostro governo non deciderà cosa fare con voi, resterete rinchiusi, e preghi che il suo governo collabori, perché ‘ altrimenti … …
– Altrimenti cosa? – Chiesi spaventato, visto che quest’uomo era serio, e che stava per lasciarmi lì.
– Altri prima di lei, sono stati in questa stessa stanza e con quelle stesse sbarre, e non tutti sono tornati nel loro paese, la maggior parte ci sono serviti come moneta di scambio, ma il resto…
Ricordo di essere stato molto spaventato all’epoca, ma a proposito di moneta, dove ho lasciato le mie? Devo prendere il pane e non so dove ho lasciato i soldi, non devono essere lontano, forse in cucina, perché il pane è per la cucina.
Dopo aver controllato ovunque, alzando tutto quello che c’era e aprendo tutti i cassetti mi sono detto: “deve essere sul tavolo da pranzo, perché il pane è per mangiare.”
Andai lì e guardai ovunque senza successo, un po’ frustrato dalla situazione pensai,” Beh, non sarà importante” e mi sono seduto sul mio divano, accanto a una grande finestra di vetro da dove potevo vedere un piccolo giardino.
Non so quante volte non ho mangiato perché non mi ricordavo dove avevo lasciato i soldi, nonostante lo avessi scritto nel mio quaderno che portavo sempre con me, solo che a volte dimenticavo anche di guardarlo.
Questa cosa della memoria, sembra che non faccia che aggravarsi, a me, che dicevano che avevo la memoria fotografica! Che appena vedevo un messaggio una volta, ero in grado di impararlo a memoria per tradurlo mentalmente prima di qualsiasi computer, che dopo anni e anni di lavoro segreto riuscivo a ripetere ogni rapporto scritto per farmi un archivio personale.
La mia memoria, se ho potuto vantarmi di qualcosa nella mia vita è quella di avere una buona memoria, coltivata ogni giorno con molte ore di studio e di lettura perché anche se non sembra così, le lingue richiedono di essere continuamente praticate per non perderle.
Quante ore ho passato a studiare ogni lingua che conosco, o meglio conoscevo, o chissà se le conosco ancora.
È una cosa che, sorprendentemente, penso di non aver perso, la capacità di capire altre lingue, in televisione a volte metto uno di quei canali internazionali e lo capisco senza problemi… è come si dice sull’andare in bicicletta, “che non si dimentica mai per quanti anni si passino senza praticare.”
Cosa che mi ha aiutato molto a fare progressi nella mia carriera e ad arrivare, stranamente, a conoscere più segreti di molti Presidenti, dal momento che questi volevano solo risultati ed eravamo in pochi a sapere cosa fare in ogni caso.
Il mio compito di matematico era cambiato nel tempo e sono passato dalla traduzione di messaggi di altri, alla creazione di modelli complessi per crittografare i nostri. Non si trattava più di codificare una o due parole per gli agenti sul campo, la sicurezza doveva essere massima per tutti i documenti governativi, e ci chiesero che, in caso di fuga di notizie, i documenti rubati non potessero essere letti dai nostri nemici.
E da lì, senza che me lo aspettassi, mi passarono all’intelligence, beh, fino ad ora lavoravo per un loro dipartimento, ma poi diventò sapere tutto sui segreti.
Tutto quello che il governo nega o non dice ero il primo a scoprirlo e lo codificavo.
C’era un sistema all’interno del sistema, una codifica esclusiva per i documenti e i messaggi ultrasegreti, come amavano dire ai colleghi.
Questi, in nessun modo dovevano essere decifrati, così il lavoro era a volte estenuante, e la richiesta ancora maggiore.
Non si trattava più di sapere dove fossero le posizioni dei nemici, i loro avanzamenti, e persino i loro agenti sul campo, ora conoscevamo tutti i dettagli tattici e intimi delle persone rilevanti di un regime nemico, della loro famiglia, degli amanti… una grande quantità di informazioni classificate come vitali e che non dovevano essere alla portata di nessun altro se non la persona autorizzata.
Mi era sembrata solo una curiosità, qualcosa come quelle riviste che servono solo a ficcare il naso nella vita degli altri, ma a poco a poco mi sono interessato non tanto alle persone e alle loro relazioni, ma a certe questioni che erano nascoste all’opinione pubblica.
Ma mi era chiaro che non avrei mai dovuto dire niente, che la mia vita dipendeva da questo.
Non mi è mai passato per la mente di commentare nessuno di quelle carte, nonostante la gravità delle stesse, e poi guardavo in televisione notizie così assurde al riguardo, un incidente chimico, un incendio iniziato senza causa apparente, un aereo che caduto inspiegabilmente.
Non capisco come la gente possa restare così calma di fronte a queste assurde giustificazioni e che se si fermasse a pensare, si renderebbe conto che questa piuttosto che notizia è disinformazione su scala nazionale.
Così tante storie improbabili per insabbiare qualche operazione governativa o un attacco frustrato e nessuno si fermava a pensare a quanto suonasse strano.
Forse tutti preferivano guardare dall’altra parte, e non chiedere nulla, sentendosi così al sicuro, a volte ho sentito parlare de “la felicità degli ingenui” riferito a quando qualcuno non sa cosa gli stia succedendo intorno e questo gli dà un falso senso di felicità.
Centinaia e centinaia di interventi sul suolo americano con lo stesso risultato, “agente neutralizzato.”
All’inizio non sapevo cosa volesse dire, ma mi apparve chiaro che neutralizzato significa eliminato, poiché da quando la parola appariva nei rapporti, non si avevano più notizie di quell’agente.
Tutte le spie erano classificate, e ricevevamo regolari rapporti sui loro movimenti, su quello che facevano, con chi parlavano, con chi facevano sesso… finché un giorno, venivano neutralizzati, e da allora niente.
A volte leggendo il giornale che mi lasciano sul portico ogni mattina, mi chiedo se quello che leggo sarà vero o no. Alcune notizie sembrano così false che mi sorge il dubbio che siano affari del governo.
Anche se sono stato lontano da tutto questo per molto tempo, da quando sono andato in pensione, sono sicuro che il governo ha continuato