Название | Connor |
---|---|
Автор произведения | Virginie T. |
Жанр | Современная зарубежная литература |
Серия | |
Издательство | Современная зарубежная литература |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835405368 |
Connor – Il branco degli angeli guardiani
All’ origine, il mondo era un popolo di umani, di mutanti e di fateliani. All’apparenza, la pace regnava tra i popoli. Ma se avessimo grattato la superficie, avremmo scoperto che la realtà era completamente diversa.Con metodo e pazienza, i branchi animorfi hanno sterminato a uno a uno tutti i fatali. Li hanno fatti sparire dalla faccia della Terra. In fondo, è quello che tutti hanno pensato durante gli scorsi venticique anni… mi chiamo Connor e sono il capo del branco degli Angeli Guardiani, incaricato di proteggere i testimoni di eccessi dei branchi ribelli. Nonostante ciò, non mi aspetto di scoprire che la persona da soccorrere non è altro che la mia anima gemella tanto sperata e l` ultima della sua specie. Sono pronto a tutto per portarla al sicuro sul mio territorio e la rivendicherò mia.
All’origine, il mondo era un popolo di umani, mutanti e fateliani. All’apparenza, la pace regnava tra i popoli anche se ci mescoliamo veramente poco: vivendo gli uni accanto agli altri senza un contatto reale, avendo tutti un posto ben definito. Ma se avessimo grattato la superficie, avremmo scoperto che la realtà era completamente diversa.
I fateliani detenevano il potere da decenni. Le loro classi comprendevano profeti, telepatici, telecinetici e altri esseri dai doni straordinari. Erano molto potenti e fungevano da giudici in caso di conflitto, poiché di una saggezza esemplare. Alcuni gruppi di mutanti invidiavano questo potere. Si consideravano tutti così potenti e, in quanto predatori, stimavano che toccava a loro dirigere il mondo. Volevano essere i capi di tutti i potenti, contrariamente ai fateliani che governavano con giustizia ed empatia. Inoltre i branchi possedevano un vantaggio innegabile: gli animali sentivano la magia che circolava nel sangue dei fateliani. Il branco dei Black, tra gli altri, faceva parte di questi gruppi in cerca di ricchezza e conoscenza.
Con metodo e pazienza, i gruppi dissidenti hanno sterminato a uno a uno tutti i fateliani per accedere alle più alte sfere economiche e politiche. I primi coinvolti sono stati i profeti. I clan volevano eliminare con priorità quelli che avevano la capacità di predire il loro progetto, e dunque il loro attacco. La maggior parte degli umani ignorava la loro particolarità fisica, poiché questa, così preziosa per il loro popolo, viveva quasi in autarchia. Ma i mutanti sapevano tutto su di loro. Non possedevano alcun potere offensivo e i loro occhi le tradivano in faccia ai nemici.
Impossibile per loro di nascondersi tra gli umani. Malgrado il loro incredibile dono, non hanno potuto fare niente contro l’attacco di massa che le ha attese. Gli altri fatali sono in seguito stati tracciati e uccisi a uno a uno nella penombra, senza che ciò non sollevi domande. Degli incidenti in macchina, delle crisi cardiache o degli attacchi di “animali selvaggi” nella foresta. Niente di sospetto in apparenza, anche se questo ha sollevato dei punti interrogativi tra gli umani e i mutanti con il tempo.
I ribelli li hanno fatti sparire dalla faccia della Terra e l’esistenza dei fatali è caduta rapidamente nell’ oblio. Siccome nessuna prova concreta rivela i colpevoli, solamente dei sospetti, nessuno è stato punito. Nessuno ha vendicato questo popolo pacifico sterminato per la loro stessa essenza. Un vero genocidio. Per nostra salvezza, i branchi ribelli non sono diventati i capi del mondo per il momento.
Gli umani e gli altri branchi hanno realizzato ciò che si era prodotto sotto i loro occhi e sono stati inorriditi dalla loro stessa inazione. Le cose sono cambiate, si sono evolute, da quel dramma, rasserenando i legami tra umani e mutanti, per far sì che una simile tragedia non si possa mai più riprodurre. Ma era troppo tardi: il male era fatto, il popolo magico era stato annientato.
In fondo, è quello che tutti hanno pensato durante gli scorsi venticinque anni…
Faccio il mio giro di guardia all'ospedale Jefferson come faccio cinque giorni a settimana, da due a tre volte al giorno. Adoro questo luogo. Lavoro al servizio delle cure intensive di un piccolo ospedale al centro di una cittadina principalmente diretta dagli umani, popolo di cui faccio parte. So che sono utile qui, ed è per questo che ho scelto questo posto, da sei anni. Mi auguro di aiutare la gente e questo è il luogo ideale per riuscirci.
– Buongiorno Sevana. Hai passato un buon weekend?
– Buongiorno Ashley. Non male e tu?
– Benissimo. Un bellissimo weekend a restare nel letto con il mio nuovo amore. Tu hai fatto incontri interessanti?
Sempre la stessa domanda di lunedì mattina. È ripetitivo e un tantino orripilante. Adoro Ashley. È mia amica da quanto sono stata assunta in questo servizio, però so esattamente cosa significa la sua alzata di sopracciglio. La mia vita sentimentale, o piuttosto l'assenza della mia vita sentimentale, è il suo soggetto di discussione preferito da quanto mi ricordo. Accidenti, ho solo ventisei anni! Non sento il panico del mio orologio biologico che sembra tanto inquietare la mia amica. A credere che ho una data di scadenza e arriverò presto all'esasperazione! Non che non mi interesso agli uomini. Ho già avuto delle relazioni. Diciamo solamente che la mia piccola peculiarità non piace a tutti e che pochi mi hanno dato abbastanza confidenza in me stessa per mostrargli la vera me. Senza contare la mia capacità fuori norma che mi fa capire delle cose che preferirei ignorare e che fallisce la mia relazione molto prima del previsto.
In genere, non sono che un passatempo prima della prossima avventura seria con una signora. Questo non dona veramente molta voglia di restare con il suddetto zoticone che desidera soltanto passare del tempo con me. Non ci tengo a essere un colpo veloce fatto di passaggio. Aspiro a meglio che questo. Questo è il motivo per cui so in anticipo che le mie attività del weekend non saranno di gusto per Ashley.
– No. Mi sono fatta una domenica coccolandomi con un buon romanzo e un bagno caldo. Un vero weekend rilassante.
– Sei esasperante. A questo ritmo finirai come una vecchia gattara! Quando troverai un gentiluomo per prendersi cura di te?
Le faccio la linguaccia come una ragazzina. Quello che lei può pensare o temere mi passa leggermente sotto gamba. Sono convinta che quando il momento sarà arrivato, l’uomo fatto per me entrerà nella mia vita e non ne uscirà più.
– Ci ritroviamo per mangiare?
– D’accordo. A presto.
Perché accetto di raggiungerla per i pasti ogni volta? So benissimo come andrà a girarsi la conversazione. Lei proverà ancora a organizzarmi un appuntamento con uno delle sue conoscenze. E questi appuntamenti organizzati, per i pochi che ho accettato pur che mi lasci un po’ tranquilla, si sono rivelati tutti disastrosi. Gli uomini della sua cerchia hanno la tendenza ad immaginare che io non penso che andare a letto o che è un gioco da ragazzi, perché dopotutto, ho la fortuna che mi rivolgono un po’ di attenzione, e che quindi loro non hanno bisogno di fare sforzo per sedurmi.
Rientro nella camera più vicina rimproverandomi interiormente della mia debolezza nei confronti della mia amica, semplicemente non voglio offenderla, ma ciò mi costa. Mi scuoto mentalmente per mettere da parte i miei pensieri e riprendere una posizione professionale.
Vado al capezzale del paziente ed effettuo il mio rito. Sempre lo stesso: prendo conoscenza della cartella, verifico le costanti del malato e tocco la sua mano. Quest’ultimo punto è la mia marca di fabbrica personale. Sono solo io a procedere in questo modo e resto estremamente discreta su questo dettaglio, ma è indispensabile. Diciamo che ho, uhm, dell’intuizione. A volte, con un semplice contatto fisico, apprendo delle cose sulla persona in questione. Percepisco il suo avvenire, una possibilità, ciò che potrebbe accadere se nessuna persona esterna intervenisse, in ogni caso. In questo quadro del mio lavoro, saprei se lo stato del mio paziente peggiorerà o no. Durante il servizio mi chiamano l'angelo guardiano. Ho permesso di salvare numerose vite con gli anni e i miei colleghi non si stupiscono più quando chiedo rinforzo per un malato che appare stabile. Come