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attratta da lui allora, ma ancora di più adesso che le mostrava il suo lato vulnerabile. "Questa è una buona cosa" disse Catherine calorosamente. "Mi piaci, non importa quale titolo è attaccato al tuo nome."

      I suoi occhi sembrarono quasi illuminarsi di qualcosa. Forse felicità? Non poteva essere certa, ma Catherine apprezzava l'effetto che aveva su di lui. Un forte mormorio echeggiò attraverso la stanza e alcuni degli ospiti fissarono il punto da cui era partito. L'ambasciatore era entrato nella stanza. Il suo tutore lo fermò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. L'ambasciatore si rivolse a quelli riuniti e disse: "Ho alcune sfortunate notizie da riferire. L'erede dell'Impero Austro-Ungarico, Franz Ferdinand e sua moglie, Sophie, sono stati assassinati in Bosnia oggi."

      Sophie… Catherine si portò una mano al petto. Ecco cosa riguardava la sua visione. Se l'avesse saputo, avrebbe potuto fare qualcosa per impedirlo. Perché le sue visioni lasciavano più domande che risposte? Quella povera gente era morta per niente.

      "Stai bene?" chiese Asher sommessamente. "Sei impallidita. Per favore dimmi che non stai per svenire."

      "No" lo rassicurò. "Starò bene. La notizia mi ha sorpreso."

      "Li conoscevi?" Bevve lo champagne e posò il suo calice, insieme a quello di lei, su un tavolo vicino. "Vuoi andare da qualche altra parte?"

      Lei scosse la testa. "Non li ho mai incontrati." Catherine li aveva visti una volta nella sua visione, ed era stato sufficiente a raggelarla. Odiava vedere la gente morire senza motivo. Non che ci fosse una morte buona, ma una come la loro poteva essere considerata tragica. "Ci saranno ripercussioni." Lei alzò lo sguardo su di lui. "Qualcosa del genere non può essere ignorato."

      "Hai ragione" concordò lui. "Ho paura a cosa porterà questo."

      Tutti provarono un senso di disagio per la notizia. Nessuno di loro capiva fino in fondo quello che era successo, e persino Catherine, con le sue visioni, non poteva prevedere cosa avrebbe potuto succedere. L'apprensione aumentava dentro di lei ogni secondo che passava. Non poteva fare a meno di sentirsi come se il mondo potesse esplodere in qualsiasi momento, e se così fosse stato, il caos avrebbe regnato più a lungo di quanto chiunque avrebbe voluto.

      Tutti loro camminarono silenziosamente verso la sala da pranzo quando suonò il campanello. Ognuno fece del suo meglio per mantenere un umore gioviale, ma la notizia aveva creato un precedente per la serata. Asher si era seduto accanto a lei, ma anche quello non le era bastato. Dopo cena non andò in salotto e chiese invece di essere scusata. Catherine aveva molto a cui pensare, ed era certa che, a un certo punto, un'altra visione l'avrebbe colpita. Non voleva essere nel salotto quando sarebbe successo.

      30 Agosto, 1914

      Asher si precipitò verso l'ambasciata. Era in corrispondenza con il conte di Derby, e presto avrebbe lasciato la Francia. Avevano bisogno di qualcuno con le sue competenze in Belgio e, se fosse stato possibile, in Germania. Avevano bisogno di informazioni per vincere la guerra – ed erano tutti in guerra. Così tanti paesi avevano dichiarato guerra che aveva perso di vista chi era contro chi a un certo punto. La Francia era alleata con l'Inghilterra e, per ora, Catherine era al sicuro. Non sapeva per quanto tempo però…

      La porta dell'ambasciata si aprì. "Buona sera, mio signore" lo salutò il domestico. "Lady Catherine è nella biblioteca."

      Faceva visita a Catherine quasi tutti i giorni. L'intero staff ci aveva fatto l'abitudine e indicava ad Ash la posizione di Catherine immediatamente al suo arrivo. Ash annuì e andò dritto in biblioteca. Voleva avvertirla che non sarebbe tornato per un po'. Quando entrò nella stanza, trovò Catherine seduta sul divano, che accarezzava Merlin. "Le mie due persone preferite" disse, annunciando la sua presenza.

      "Ash" esclamò Catherine. "Merlin ama che tu lo consideri umano." Accarezzò la sua testa pelosa, poi guardò Ash. "Non pensavo che saresti passato oggi."

      Normalmente, sarebbe venuto a trovarla molto prima. Quindi, non fu sorpreso che lei credesse che non sarebbe arrivato. La guerra aveva gettato tutto nel caos. "Mi scuso per essere arrivato così tardi. Non poteva essere evitato."

      "Non hai bisogno di venire ogni giorno" disse con tono spensierato. "Sopravviverò anche se manchi di quando in quando."

      Odiava doverle dire che doveva andarsene. Ash si sedette dall'altra parte di Merlin e lo accarezzò dietro le orecchie. "Mi mancherete, voi due."

      "Non stiamo andando da nessuna parte" disse Catherine, confusione nel suo tono.

      "No, ma io sì." Questa era la parte difficile. Aprì la bocca per dirle dove si stava dirigendo, ma un sonoro boom riecheggiò nella stanza. Sirene suonarono fuori dall'edificio, subito dopo.

      "Che cos'era?" Catherine si alzò e si precipitò verso una finestra.

      "Cat" urlò. "Torna qui. Non è sicuro."

      Raccolse Merlin e poi la prese per mano. Artigli si fecero strada nella sua spalla. Ash li strattonò via e il gatto subito li piantò di nuovo. In quel particolare momento, Merlin divenne il suo gatto meno preferito, ma Catherine lo amava così cercò di aiutare la bestia.

      Le sirene erano state installate in caso di emergenza, e il rombo forte poteva significare solo una cosa: bombe. Un'altra esplosione risuonò nella stanza scuotendo tutto. Una lampada cadde e colpì il pavimento. Alcuni libri si rovesciarono sullo scaffale, ma restarono lì. Un altro forte colpo e probabilmente sarebbero caduti. L'attentatore era riuscito a colpire più vicino all'ambasciata. Finché Ash non avesse avuto la certezza che Catherine fosse al sicuro, non l'avrebbe lasciata sola. Si rannicchiò con lei in fondo alla biblioteca, pregando che il bombardamento non durasse a lungo. Udirono altre tre esplosioni che si fecero più distanti a ogni detonazione. Quindi nient'altro che un benedetto silenzio…

      Catherine tremava tra le sue braccia. "Questo peggiorerà di giorno in giorno."

      "Lo farà" convenne. "Ecco perché devo andarmene." Merlin lasciò andare la sua spalla e gli graffiò il collo. Ash lo lasciò andare istintivamente, e il gatto saltò via dalle sue braccia. Corse sotto una sedia vicina e vi si rannicchiò. Il poveretto era terrorizzato, e Ash non lo biasimava, anche se gli sarebbe piaciuto essere meno mutilato dai suoi artigli.

      "No." Catherine incontrò il suo sguardo. Le sue labbra fremevano un po' e le sue mani tremavano. Sembrava che si sentisse come Merlin. "Potresti restare, ma non lo farai. Capisco. Abbiamo tutti una parte da giocare. Ora lo vedo."

      Non capiva cosa intendesse, ma era contento non rendesse le cose difficili. "Tornerò a trovarti quando posso."

      "Non fare promesse che potresti non essere in grado di mantenere. Inoltre, potrei non essere qui quando tornerai. C'è un posto dove potrei dover andare invece."

      Si stava comportando in modo enigmatico. Ad Ash non piaceva, ma non era nella posizione per dirle cosa fare. Avevano una strana relazione che non riusciva a definire. Non si stavano facendo la corte. A un certo punto, avrebbe potuto volerlo, ma non avrebbero avuto questa possibilità ora. Quello che avevano era una fragile amicizia che veniva dilaniata da una guerra che non era stata fatta da loro. "Scriverò quando posso."

      Lei sorrise, ma c'era un filo di tristezza. "Se le ricevo, cercherò di restituire il favore."

      Ash non sapeva perché decise di fare quello che fece dopo. Forse lo aveva sempre desiderato, o forse pensava che non avrebbe mai più avuto la possibilità. In ogni caso, non mise in dubbio l'istinto. Si chinò e premette le labbra sulle sue. Il bacio non durò a lungo, ma gli diede uno scopo che non aveva avuto prima. Un giorno l'avrebbe trovata di nuovo, e quando l'avrebbe fatto, Ash intendeva assolutamente portare la loro relazione in una direzione diversa. L'aveva incontrata per una ragione, e credeva che fosse per qualcosa di più dell'amicizia. Perché altrimenti avrebbe passato così tanto tempo con lei? Il destino poteva essere volubile, ma in questo caso, gli aveva dato l'unica persona di cui aveva bisogno più di ogni altra cosa – Catherine.

      L'aiutò a rialzarsi e camminò con lei finché non raggiunsero le sue stanze. Ash non la seguì dentro. Sarebbe stato più che presuntuoso e inaudito. Alcune convenzioni dovevano essere osservate. Avrebbe mantenuto la sua promessa con lei. Le avrebbe scritto il più spesso possibile e sarebbe