Название | Delitti Esoterici |
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Автор произведения | Stefano Vignaroli |
Жанр | Полицейские детективы |
Серия | |
Издательство | Полицейские детективы |
Год выпуска | 0 |
isbn | 9788835405757 |
In un angolo del grande foglio bianco scrissi in stampatello “AURORA” e “LARIS” e rinchiusi i due nomi in un cerchio.
«La seconda persona scomparsa è Mariella La Rossa. Nel 1997 partì dall'Abruzzo e giunse a Triora, visitò alcuni luoghi cari alle nostre streghe, la Fontana della Noce, la Fontana di Campomavùe, la Via Dietro la Chiesa e il Lagu Degnu, si inoltrò nel bosco, in una notte di luna piena, e scomparve nel nulla. Escludendo a priori che l'abbia rapita Satana, che fine ha fatto? É rimasta nascosta per anni nei boschi di Triora? O è stata uccisa, e il suo cadavere è stato occultato da qualche parte? E che nesso c'è con il camioncino andato a fuoco, nella stessa notte, per opera di presunti teppisti? Se abbiamo una morta bruciata oggi, la stessa fine potrebbe essere stata riservata, a suo tempo, a Mariella La Rossa. L'assassino allora magari ebbe il tempo e il modo di far sparire il cadavere! Quindi un'altra ricerca sarà incentrata su questa Mariella e sul camioncino andato in fiamme dodici anni fa.»
Scrissi i nomi “MARIELLA” e “CAMIONCINO” su un altro angolo del foglio e li cerchiai.
«Nell'anno 2000 scomparirono nel nulla tre giornalisti, due uomini e una donna: Stefano Carrega, Dario Vuoli e Giovanna Borelli. Di loro e della loro storia abbiamo molti elementi, a giudicare dal contenuto di quello scatolone...»
«Un momento» mi interruppe Laura. «io sono originaria di questi luoghi, abito a Molini di Triora, e conosco bene la storia delle streghe inquisite nel 1587. Due dei cognomi che hai appena nominato ricorrono nella storia delle streghe di Triora. Anzi, Stefano Carrega è omonimo del Podestà di Triora ai tempi del processo, mentre Teresa Borelli era una delle cinque streghe della Ca Botina, le principali inquisite. La Borelli era la strega indicata dagli abitanti del luogo come "Teresa il Maschiaccio".»
«Altre omonimie! Bene, a questo punto credo che dovrei documentarmi bene su questo processo alle streghe. Chissà che l'ipotetico assassino non prenda spunti dalla storia!»
Andai a scrivere in un terzo angolo del foglio “CARREGA”, “BORELLI” e “VUOLI” all'interno do un altro cerchio.
«Del processo c'è una versione ufficiale e una versione tramandata per via orale dai vecchi di Triora, che è ben diversa, ma è molto difficile da interpretare perché è raccontata solo in lingua occitana» intervenne Laura. «Cercherò di avere entrambe le versioni.»
«Benissimo, Laura! Ma giungiamo a ieri, giorno in cui è stato rinvenuto un cadavere carbonizzato di una donna, di cui non conosciamo l'identità. Dovremo aspettare i risultati dell'autopsia e dei rilievi della scientifica per cominciare a ragionarci. Ancora abbiamo pochi elementi.»
Nell'ultimo angolo del foglio scrissi “VITTIMA”, cerchiai anche quest'ultima parola, poi, al centro del foglio, a caratteri cubitali, andai a riportare il nome della setta, “ENOMOLAS ID IVRES”. Collegai infine con delle frecce ognuno dei quattro cerchi disegnati in precedenza al nome scritto al centro.
«Tutto sembra ruotare intorno a questa setta. Dobbiamo capire il significato di questo strano nome, a quali attività si dedicano gli adepti e chi ne tira le fila. In altre parole dobbiamo conoscere chi sia santone, o guru, di questa setta. Secondo me Aurora Della Rosa c'è invischiata e non poco. E non racconta tutto quello che sa, è molto abile a sviare i discorsi e a crearsi alibi attendibili. Mauro, credi che il Barbagianni possa autorizzare una perquisizione dell'abitazione della strega?»
«Ah, intendi il Dottor Leone? Ma, come l'hai chiamato? Il Barbagianni? Fantastico! È un magistrato molto pignolo e, senza elementi sufficienti, non autorizzerà mai una perquisizione. É uno che non ama avere noie.»
«Bene, quindi dovremo agire d'astuzia, ho già in mente qualcosa. E adesso al lavoro. Tu Laura dedicati alle ricerche che ti ho chiesto, e tu, Mauro, prepara l'auto, che si torna su a Triora!»
«Alla faccia della mia disciplina militare!» esclamò Mauro. «Ti ricordo che non andremo da nessuna parte prima di essere passati in Questura. Ne va della nostra testa.»
«E va bene, speriamo che il questore non ci riservi ore di anticamera. Aspettami giù in auto, arrivo tra qualche minuto.»
Di sicuro Mauro pensò che dovessi aggiustarmi il trucco, nello standard di civetteria riservato alle donne, ma non era così. Mi cambiai, indossando comodi abiti sportivi e scarpe da tennis. Non era infatti il caso di ritornare in mezzo ai boschi e camminare per sentieri di montagna e strade sterrate in tailleur e scarpe lucide. Dopo cinque minuti ero in auto di fianco a Mauro, che mi osservò allibito.
«Sei incredibile, Caterina! Ti vuoi presentare al questore vestita così?»
«L'abbigliamento non è in funzione del questore, ma dell'indagine. Hai intenzione di rimirarmi ancora o vuoi far partire questa dannata auto?»
Partì sgommando e, grazie a slalom in mezzo al traffico, incredibili contromano, invasioni di corsie preferenziali riservate a bus e taxi, senza mai scendere al di sotto dei novanta chilometri orari, nel giro di quattro minuti e venticinque secondi raggiunse Piazza del Duomo. Con un incredibile testa coda, ottenuto con l'aiuto del freno a mano, si infilò in maniera millimetrica tra altre due auto della Polizia di Stato, in uno dei parcheggi riservati alla Questura.
«Se non è necessario, ti pregherei di evitare tutte queste scene!» gli feci, scendendo dall'auto e cercando di riprendermi. La testa mi girava un po', sentivo quasi mancarmi, ma mantenevo il mio aplomb nonostante sentissi le forze che stavano per abbandonarmi.
Sempre con Mauro come guida, ci dirigemmo all'ingresso del palazzo e salimmo su un ascensore per guadagnare il terzo piano. Percorso un lungo corridoio dal pavimento lucidissimo, giungemmo alfine all'ufficio del questore. Il dottor Perugini ci ricevette subito, e di questo rimasi piacevolmente sorpresa. Era un uomo basso, un po' grassoccio, dal viso tondo e i capelli disordinati, quasi somigliante all'attore americano Denny De Vito. Si alzò dalla scrivania e mi strinse la mano con vigore. In piedi avanti a me, notai ancor di più la sua bassa statura. Sì e no, la sua testa giungeva all'altezza della mia spalla, mentre Mauro, in confronto a lui, appariva un gigante. Eppure ispirava simpatia, e in seguito avrei scoperto in lui una notevole intelligenza e un'ottima abilità nella gestione dei suoi dipendenti.
Conclusi i soliti preamboli, ritornò a sedere dietro la sua scrivania.
«Ho grande fiducia in lei, dottoressa Ruggeri, e so che non mi deluderà. Metterò a sua disposizione tutti i mezzi che vorrà per giungere a una conclusione di quest'indagine. Mi raccomando, priorità assoluta. E se ha problemi con il magistrato, non abbia timore di rivolgersi a me. Vada, ora, e mi tenga aggiornato.»
Tornati all'auto, raccomandai a Mauro di guidare ad andatura moderata e di fermarsi non appena avesse visto un negozio di ferramenta. Individuato l'obiettivo, vi entrai per acquistare delle grosse cesoie da giardiniere. Era infatti mia intenzione raggiungere a tutti i costi il camioncino bruciato e vederlo da vicino.