Sindòn La Misteriosa Sindone Di Torino. Guido Pagliarino

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che, nel biennio precedente l’Ostensione dell’Anno Santo 2000, s’erano succeduti nella sala riunioni della chiesa torinese di San Lorenzo, dei cui “Amici”, organizzati dallo stesso Latino, sarei giunto a far parte divenendo pure volontario per la spiegazione del Telo durante l’Ostensione di quell’anno6 ; e nondimeno, il mio credo non ha mai cessato di basarsi sulla testimonianza neotestamentaria, non sul Lenzuolo, ed è con lo stesso spirito che pubblico adesso questa nuova edizione del mio saggio divulgativo sulla Sindone, realizzata considerando nuovi dati e sanando un paio di inesattezze del libro uscito anni fa e del testo conforme che avevo diffuso sul web nel 2000 a modesto corollario dell’Ostensione di quell’Anno Santo. Ho organizzato il saggio in modo di tornare più volte su certi argomenti, secondo prospettive diverse, e il lettore non voglia considerare tali reiterazioni come pleonastiche e, men che mai, involontarie: l’opera comprende una parte introduttiva generale - in qualche punto, ritenendolo giovevole, di già con approfondimenti, come per le conclusioni mediche dell’anatomopatologo Pierluigi Baima Bollone - e una sezione, divisa in capitoli, con trattazione specifica di particolari argomenti già toccati nella prima parte, ad esempio le fotografie sindoniche, e una cronologia.

      Il Lenzuolo di Torino in positivo e in negativo

      La Sindone - Sacra Sindone in ambiente cattolico - è un Lenzuolo (sindòn = lenzuolo, telo) di lino spesso appena 0,34 millimetri, tessuto "a spina di pesce" con tecnica in uso duemila anni fa in Egitto (si conservano reperti egiziani vecchi di cinquemila anni), in Palestina e in altre zone del Medio Oriente; il filato è "ritorto a Z" (in senso orario) anziché "a S" (in senso antiorario) come invece in epoche successive7 . Si tratta di tecniche di filatura e tessitura delle quali s'era persa memoria già nel primissimo Medioevo. Questo Telo misura, dopo i restauri conservativi realizzati nel 2002 (v. Cronologia, anno 2002), 4,41 metri in lunghezza e 1,13 in larghezza8 . Ne è ufficiale custode l'Arcivescovo pro tempore di Torino (cioè quello in carica). La Sindone è a Torino dal 1578, con alcune occasionali assenze, di solito per guerre, come durante l'assedio francese alla città del 1706 e, l'ultima volta, nel corso del II conflitto mondiale, al cui scoppio nel 1939 (in previsione che pure l'Italia, come poi avvenne, entrasse in guerra) fu trasferita, per ripararla dai bombardamenti, presso il Santuario di Montevergine, vicino ad Avellino. Ritornò nel capoluogo piemontese nel 1946.

      La Sindone di Torino, ma ormai in tutto il mondo si dice semplicemente “La Sindone”, è un lenzuolo ancora in parte misterioso.

      Come si può osservare sulle foto precedenti, presenta diverse macchie, la cui natura e la cui causa solo parzialmente sono note. Come vedremo, per una parte di queste macchie la Sindone si comporta come un negativo fotografico. Per altre parti, no.

      Su questo lenzuolo vi sono rattoppi e segni di bruciature.

      Si sa, alla luce dei prelievi e delle analisi di esperti, che vi sono depositati invisibili pollini di piante del Medio Oriente e pollini di flora delle Alpi; inoltre, si trovano sul Telo tracce di aloe e di mirra nonché di aragonite (composizione di carbonato di calcio, ferro e stronzio), una terra presente a Gerusalemme e, in particolare, in una tomba studiata da Riccardo Levy-Setti, ricercatore dell’Università di Chicago che, confrontando con l'aragonite della Sindone, ha concluso che le due terre sono esattamente eguali.

      È inoltre sicuro che sul lenzuolo vi sono macchie di sangue coagulato del gruppo AB con tracce di DNA, dopo analisi effettuate da diversi anatomo-patologi di fama internazionale, tra cui il professor Luigi Baima Bollone, già ordinario e ora professore emerito di medicina legale presso l’Università di Torino.

      Per inciso: È quanto meno curioso sapere che sangue dell'identico tipo AB macchia il cosiddetto Sudario di Oviedo (Spagna), una tela di centimetri 83x52. Queste impressioni ematiche sono in forme simmetriche e, a quanto tanti dicono, richiamerebbero nel complesso un volto umano9 . Inoltre, è interessante il fatto che i resti (reliquie) del miracolo che la tradizione riporta, avvenuto nell'VIII secolo a Lanciano in provincia di Chieti (un sacerdote aveva dubitato della presenza di Cristo nell'Eucaristia, mentre stava consacrando, e il pane e il vino s'erano trasformati in carne e sangue) sono: sangue rappreso gruppo AB come quello della Sindone; carne umana di tessuto miocardico (analisi del 1970 del prof. Odoardo Linoli, anatomo-patologo.10

      Di seguito, fotografie del Sudario di Oviedo

      e

      dell’Ostensorio, con la carne, e ampolla, col sangue raggrumato, nel Santuario di Lanciano:

      Alcune macchie di sangue della Sindone sono accompagnate da siero sanguigno (il che significa sangue di cadavere), altre no, cioè sono di persona ancora viva.

      È certo poi che il Telo ha subito bruciature nel lontano passato. Ne restano evidentissimi segni: in modo particolare, quelli dell'incendio, documentato, del 4 dicembre 1532 avvampato nella cappella di Chambery in Savoia, dove il Lenzuolo era custodito (v. Cronologia, anno 1532): due righe carbonizzate per tutta la lunghezza del Telo e fori, poi coperti da toppe a cura di suore clarisse d'un vicino convento; inoltre le religiose cucirono, per rinforzare il lenzuolo, una fodera sul suo retro, un telo d'Olanda, per tutta la sua estensione. Le toppe e il telo d’Olanda sono stati rimossi da esperti in occasione dei restauri della Sindone nel 2002.

      Schema delle bruciature

      linea di bruciatura ___ foro O

      È poi del tutto evidente che sul lenzuolo è impressa l'immagine d'un corpo umano di fronte e di retro. Quest'immagine umana sulla Sindone è sostanzialmente un negativo fotografico. Così, una volta impressa fotograficamente sul rullino, o più anticamente sulla lastra negativa, appare come positiva. È un po' come se l'Uomo si fosse specchiato e in questo specchio-Sindone fosse rimasta fotografata in negativo la sua immagine: come in ogni negativo e come per un'immagine allo specchio ciò che è destro appare sinistro e viceversa.

      Per rendere evidente quanto sopra, mettiamo a confronto una foto, positiva e negativa, d’un'opera d'arte bizantina (un'icona dipinta) e, immediatamente sotto, una foto, positiva e negativa, del Volto dell'Uomo sindonico:

      Le righe che attraversano capelli e barba del Volto sindonico sono due pieghe del lenzuolo dovute a chi sa quali passate cause, forse alla fodera cucita sul retro dalle clarisse di Chambery dopo l'incendio del 1532. Così come le macchie di sangue, ad esempio quella molto evidente sulla fronte che ha la forma, rispettivamente, di cioè d’un "3 rovesciato", sull'immagine di destra (alla sinistra del lettore) e di un "3" su quella speculare, di sinistra, anche le pieghe, al contrario del volto, risultano positive nella foto di destra e negative in quella di sinistra.

      Riproduzione di uno dei due dipinti di Giovanni Battista della Rovere “il Fiammenghino” rappresentanti l’avvolgimento di Gesù in Sindone (l’altro è stampato sulla 1a pagina di copertina)

      È poi sicuro che il lenzuolo è