Assassinio in villa. Фиона Грейс

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Название Assassinio in villa
Автор произведения Фиона Грейс
Жанр Зарубежные детективы
Серия
Издательство Зарубежные детективы
Год выпуска 0
isbn 9781094305035



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non poté trattenersi. Si aprì totalmente e riversò tutti i propri sentimenti.

      “Vendeva articoli d’antiquariato,” spiegò, il sorriso che nuovamente le incurvava le labbra al pensiero di quei ricordi, anche se le lacrime le scendevano dagli angoli degli occhi. “L’odore qua dentro mi ha fatto provare una tale nostalgia, e tutto mi è tornato in mente. Il suo negozio aveva addirittura la stessa disposizione.” Indicò la stanza sul retro da cui l’uomo aveva fatto la sua comparsa. “Quella stanza veniva usata come magazzino, ma lui aveva sempre voluto trasformarla in una sala d’aste. Era molto lunga e si affacciava su un giardino.”

      L’uomo si mise a ridacchiare. “Vieni a vedere. Anche questa stanza è lunga e dà su un giardino.”

      Toccata dalla sua compassione, Lacey seguì l’uomo attraverso la porta entrando nella stanza. Era lunga e stretta, simile alla carrozza di un treno, e quasi identica alla sala dove suo padre aveva sognato di organizzare delle aste. Attraversando la stanza per lungo, Lacey arrivò a un giardino da fiaba. Era anch’esso stretto e lungo, e si dispiegava per circa venti metri. C’erano piante variopinte ovunque, e alberi piantati in posizioni strategiche, con grovigli di vegetazione che fornivano la giusta quantità di ombra. Una piccola siepe che arrivava all’altezza del ginocchio era tutto ciò che lo separava dal giardino del negozio adiacente, che diversamente dallo spazio immacolato nel quale ora si trovava, sembrava essere utilizzato solo come magazzino, con diversi orribili casotti di plastica grigia e una fila di bidoni dell’immondizia posizionati nel mezzo.

      Lacey riportò la propria attenzione al bel giardino dell’antiquario.

      “È incredibile!” disse sorpresa.

      “Sì, è un posto bellissimo,” rispose l’uomo raddrizzando il vaso rovesciato di una pianta. “La gente che gestiva questo posto prima lo usava come negozio di articoli per casa e giardino.”

      Lacey notò subito l’aria malinconica nella sua voce. Si rese allora conto che la grande serra di vetro che stava davanti a lei aveva le porte spalancate, e all’interno si vedevano vasi di piante sparpagliati qua e là in terra, i gambi spezzati, il terriccio riversato sul pavimento. Subito si sentì incuriosita. La vista di quelle piante abbandonate in un giardino così ben tenuto le parve strana. La sua mente passò immediatamente dai pensieri di suo padre al momento presente.

      “Cos’è successo qui?” chiese.

      L’espressione dell’anziano signore era ora completamente abbattuta. “È il motivo per cui sono qui. Ho ricevuto una chiamata dal vicino questa mattina, che mi ha detto che sembrava che durante la notte il posto fosse stato ripulito.”

      Lacey sussultò. “Sono passati i ladri?” La sua mente faceva fatica ad abbinare il concetto di crimine alla bella e tranquilla località balneare di Wilfordshire. Le aveva sempre dato l’idea del tipo di posto dove la massima scorrettezza possibile potesse essere un ragazzino che rubava una torta appena sfornata dal poggiolo di una finestra, dove era stata messa a raffreddare.

      L’uomo scosse la testa. “No, no, no. Se ne sono andati. Hanno fatto i bagagli e sono spariti. Non hanno neanche avvisato. Mi hanno lasciato anche i loro debiti. Bollette non pagate. Una montagna di fatture.” Scosse la testa tristemente.

      Lacey era scioccata di apprendere che quel negozio era vuoto solo da quella mattina, e che lei si era intrufolata ignara all’interno di uno scenario in pieno svolgimento, inserendosi per caso all’interno di un racconto misterioso che era appena iniziato.

      “Mi spiace moltissimo,” disse con sincera empatia per quel pover’uomo. Ora era il suo turno di fare la terapeuta, di ricambiare la gentilezza che l’uomo le aveva dimostrato prima. “Se la caverà?”

      “Non proprio,” disse lui con tono mesto. “Dovremo vendere per sistemare i conti, e onestamente io e mia moglie siamo troppo vecchi per questo genere di stress.” Si diede un colpetto al petto, come a voler indicare la fragilità del proprio cuore. “Sarà un dannato peccato dire addio a questo posto.” La voce gli si spezzò. “Appartiene alla famiglia da anni. Lo adoro. Abbiamo avuto degli affittuari molto coloriti nel tempo.” Ridacchiò, gli occhi che si inumidivano mentre ricordava. “Ma no. Non possiamo più affrontare uno stress del genere. Sarebbe troppo.”

      La tristezza della sua voce era tale da spezzarle il cuore. Che situazione orribile in cui trovarsi. Che brutta cosa. La profonda comprensione che provava per l’uomo era in perfetta combinazione con la sua situazione personale, con il modo in cui la vita che aveva costruito con David a New York le fosse stata ingiustamente strappata via. Provò un improvviso senso di responsabilità e il desiderio di risolvere il problema.

      “Prendo in affitto il negozio,” disse senza neanche pensare, le parole che le uscivano dalla bocca prima che il cervello si accorgesse di cosa stava per dire.

      Le sopracciglia bianche dell’uomo si inarcarono di scatto in evidente sorpresa. “Scusi, cos’ha appena detto?”

      “Lo prendo in affitto,” ripeté Lacey rapidamente, prima che la parte logica della sua mente avesse la possibilità di inserirsi e dissuaderla. “Non può venderlo. Ha troppa storia, l’ha detto lei stesso. Troppo valore sentimentale. E io sono super affidabile. Ho esperienza. Più o meno.”

      Pensò alla guardia aeroportuale con le sopracciglia marcate di nero: le aveva detto che c’era bisogno di un visto per lavorare, e lei le aveva assicurato con decisione che l’ultima cosa che aveva intenzione di fare in Inghilterra era lavorare.

      E Naomi? E il suo lavoro con Saskia? Cosa ne sarebbe stato di tutto il resto?

      All’improvviso niente di tutto ciò aveva importanza. Quella sensazione l’aveva conquistata quando aveva visto il negozio, come vero e proprio colpo di fulmine. E ora ci si stava buttando a capofitto.

      “Allora, cosa ne pensa?” gli chiese.

      L’uomo sembrava un po’ confuso. Lacey non lo poteva biasimare. Ecco qui questa strana donna americana vestita al risparmio che gli chiedeva di affittarle il suo negozio, quando lui aveva appena deciso di venderlo.

      “Beh… io…” iniziò a dire. “Sarebbe bello poterlo tenere in famiglia un po’ di più. E adesso non è neanche il momento migliore per vendere, con la situazione attuale del mercato. Ma prima dovrò parlarne con mia moglie Martha.”

      “Certo,” disse Lacey. Scribacchiò velocemente il proprio nome e numero di telefono su un pezzetto di carta e glielo porse, sorpresa della propria sicurezza. “Si prenda tutto il tempo che le serve.”

      Aveva bisogno di tempo per sistemare le cose con il visto, dopotutto, ed escogitare un piano finanziario, e la gestione degli affari, e la fornitura, e, beh, tutto quanto. Magari avrebbe potuto cominciare comprando una copia di Come condurre un negozio – Per principianti impacciati.

      “Lacey Doyle,” disse l’uomo, leggendo il foglietto di carta che gli aveva dato.

      Lacey annuì. Due giorni fa quel nome le era suonato così poco familiare. Ora le sembrava di nuovo suo.

      “Io sono Stephen,” le rispose.

      Si strinsero la mano.

      “Aspetterò ansiosa una sua chiamata,” gli disse Lacey.

      Uscì dal negozio, il cuore gonfio di trepidazione. Se Stephen avesse deciso di affittarle il locale, lei sarebbe rimasta a Wilfordshire in modo molto più permanente di quanto avesse inizialmente programmato. Il pensiero avrebbe dovuto spaventarla. E invece la rendeva contenta. Le sembrava così giusto. Più che giusto. Le sembrava veramente un segno del destino.

      CAPITOLO CINQUE

      “Pensavo fosse una vacanza!” La voce furiosa di Naomi esplose attraverso il telefono che Lacey teneva tra l’orecchio e la spalla.

      Sospirò, mentre seguiva con poca concentrazione la tirata di sua sorella e digitava qualcosa sulla tastiera del computer della biblioteca cittadina di Wilfordshire. Stava controllando lo stato della sua richiesta online per modificare il